Codice Civile art. 2888 - Rifiuto di cancellazione.Rifiuto di cancellazione. [I]. Qualora il conservatore rifiuti di procedere alla cancellazione di un'iscrizione, il richiedente può proporre reclamo all'autorità giudiziaria [113 att.; 737 ss. c.p.c.]. InquadramentoLa procedura prevista dalla norma in commento, che si accompagna alla normale procedura contenziosa (per cui la sua adozione resta in facoltà della parte interessata), si giustifica con l'opportunità di offrire, in caso di ingiustificato rifiuto del conservatore, la possibilità di optare per una procedura più rapida e snella rispetto all'ordinario giudizio di cognizione. In genereIl rimedio previsto dalla norma in esame risponde all'esigenza di offrire una procedura più snella dell'ordinario giudizio di cognizione, per il caso in cui il soggetto legittimato a richiedere la cancellazione si veda opporre un rifiuto ingiustificato del conservatore. Tale norma indica alla parte che si assume lesa dal comportamento negativo del conservatore un facile rimedio per ovviare all'eventuale illegittimità di tale rifiuto, consistente nel reclamo (con un procedimento in camera di consiglio) al tribunale nella cui circoscrizione si trova l'ufficio del conservatore. L'adozione del procedimento, come anticipato, resta del tutto facoltativa, potendo l'interessato adire la forma contenziosa ordinaria. La stessa norma dell'art. 113, comma 3, disp. att., prevede che il giudice investito del reclamo possa ordinare che la domanda sia proposta nelle forme contenziose ordinarie, in contraddittorio con le persone che hanno interesse contrario alla cancellazione medesima (sempre che la questione al suo vaglio attenga anche ai rapporti sostanziali fra le parti private). Secondo la giurisprudenza di merito è legittimo ex art. 2887 il rifiuto della cancellazione ove il titolo che il creditore deve presentare ai fini della cancellazione non sia completo (Trib.Torino III, 26 novembre 2014). Non è ammissibile il reclamo previsto dal presente articolo contro il rifiuto del conservatore dei registri immobiliari di cancellare un'iscrizione ipotecaria effettuata per errore, qualora manchi il consenso del creditore, dovendosi in tal caso ricorrere all'autorità giudiziaria in sede contenziosa ex art. 2884 (App. Torino, 17 maggio 1991). ProcedimentoIl reclamo si propone avanti il tribunale nella cui circoscrizione ha sede la conservatoria presso cui doveva avvenire la cancellazione dell'ipoteca. Il tribunale provvede in camera di consiglio, sentiti il conservatore e il p.m. (art. 113, comma 1, disp. att.). Il procedimento è, quindi, regolato dalle norme dalle norme del codice di rito che disciplinano il procedimento in camera di consiglio (artt. 737 e ss. c.p.c.), in quanto compatibili. Si ritiene che il decreto con cui il tribunale accoglie il reclamo e ordina la cancellazione dell'ipoteca sia definitivo e irrevocabile, donde l'inapplicabilità dell'art. 742 c.p.c. (Gorla, in Comm. S.B., 1973, 452). Tale interpretazione è confermata dal comma 2 dell'art. 113 disp. att., che consente la riproposizione della domanda ad opera del richiedente, mediante reclamo alla Corte d'Appello, solo contro il provvedimento che non accoglie la domanda. Di diverso avviso è la giurisprudenza di merito, che sostiene la legittimazione del conservatore a proporre reclamo dinanzi alla Corte d'Appello (App. Cagliari, 5 giugno 1995). In caso di accoglimento del reclamo, il tribunale ordina al conservatore di eseguire la cancellazione. Quest'ultimo ha l'obbligo di ottemperare, ed incorre, in caso di inadempimento o di ingiustificato ritardo, in responsabilità per risarcimento dei danni (Cass. n. 808/1977). È inammissibile il ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost. avverso il decreto della Corte d'Appello, emesso in sede di reclamo ai sensi degli artt. 2888 e 113 disp. att., sul rifiuto di cancellazione di iscrizione ipotecaria da parte del conservatore, giacché tale decreto - reso all'esito di un procedimento privo di natura contenziosa, essendone l'istante unica parte e non avendo ad oggetto la risoluzione di un conflitto di interessi (bensì il regolamento, secondo legge, dell'interesse pubblico alla pubblicità immobiliare) - non è suscettibile di passare in giudicato, potendo le parti agire in via contenziosa per ottenere una pronuncia sull'esistenza del loro diritto alla cancellazione o sull'inesistenza del diritto all'iscrizione in capo a colui che l'abbia chiesta ed ottenuta (Cass. III, n. 3279 /2015). Il conservatore, qualora abbia ricevuto una diffida a non cancellare l'ipoteca, a meno che l'opposizione non risulti ictu oculi infondata, può legittimamente sospendere la cancellazione, nell'attesa che l'autorità giurisdizionale adita decida sulla fondatezza o meno dell'opposizione. Nel caso in cui l'opposizione venga poi dichiarata illegittima, la responsabilità per la mancata cancellazione viene a gravare sempre sull'opponente, e non sul conservatore, la cui eventuale colpa non giova comunque ad eliminare la responsabilità del primo (Cass. n. 2015/1950). BibliografiaFragali, Ipoteca (dir. priv.), in Enc. dir., XXII, Milano, 1972; Gentile, Le ipoteche, Roma, 1961; Tamburrino, Della tutela dei diritti. Delle ipoteche, in Comm. cod. civ., VI, Torino, 1976; Vascellari, Commento alla L. 27 febbraio 1985 n. 52, in Nuove leggi civ. comm. , 1985. |