Codice Civile art. 2907 - Attività giurisdizionale. [392, 393 c.p.][I]. Alla tutela giurisdizionale dei diritti provvede l'autorità giudiziaria su domanda di parte [99 c.p.c.] e, quando la legge lo dispone, anche su istanza del pubblico ministero [23, 48, 50, 58, 62, 67, 85, 102, 117, 119, 125, 264, 307, 321, 336, 410, 417, 418, 429, 2098, 2409, 2487] o d'ufficio. [II]. La tutela giurisdizionale dei diritti, nell'interesse delle categorie professionali, è attuata su domanda delle associazioni legalmente riconosciute, nei casi determinati dalla legge e con le forme da questa stabilite [409 ss. c.p.c.] (1). (1) Comma inoperante in conseguenza dello scioglimento delle associazioni professionali obbligatorie operato dal d.lg. lt. 23 novembre 1944, n. 369. InquadramentoLa norma in commento richiama nel codice sostanziale il principio della domanda, sancito nel nostro ordinamento processuale dall'art. 99 c.p.c. In forza di tale principio, alla tutela giurisdizionale dei diritti in ambito civile provvede solo l'autorità giudiziaria e solo se adita dalla domanda della parte interessata, salvi i casi in cui la stessa legge ammette l'iniziativa del Pubblico Ministero ovvero l'iniziativa officiosa dello stesso organo giudicante. Il principio della domanda e le sue derogheDal principio dettato dall'art. 2907 deriva anche il divieto di autotutela del privato, che per la salvaguardia dei propri diritti deve necessariamente ricorrere all'autorità giudiziaria. Il divieto di autotutela privata, pur essendo penalmente sanzionato — configurando, in particolare, il codice penale, all'art. 393, il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni — non è assoluto, soffrendo anch'esso di alcune deroghe, con riferimento a quelle ipotesi in cui è lo stesso legislatore a configurare forme lecite di autotutela preventiva, come ad esempio il diritto di ritenzione del possesso di un bene sino al soddisfacimento del proprio diritto di credito (artt. 748, 1006, 1011, 1152, 1502, 2756), ovvero il potere di vendita diretta del bene per l'esecuzione coattiva di un'obbligazione rimasta inadempiuta (artt. 1515, 1516, 2796, 2797). Altra deroga alla necessaria competenza dell'autorità giudiziaria per la tutela dei diritti si rinviene nella disciplina dell'arbitrato, che consente alle parti di far decidere a privati cittadini le controversie tra di loro insorte su diritti disponibili, in forma rituale o irrituale. In forza, poi, del principio della domanda, l'autorità giudiziaria può essere adita solo da chi sia titolare del diritto di cui si invoca tutela (non essendo di regola ammessa, fuori dai casi espressamente previsti dalla legge, l'iniziativa giudiziaria a tutela di un diritto altrui: art. 81 c.p.c.). Vi sono, tuttavia, dei casi eccezionali in cui la legge ammette l'iniziativa giudiziaria in ambito del civile del Pubblico Ministero, ovvero la stessa iniziativa officiosa del giudice civile, in presenza, evidentemente, di interessi di natura pubblicistica. Il PM, in particolare, ai sensi dell'art. 69 c.p.c. esercita l'azione civile “nei casi stabiliti dalla legge”. Tali casi sono individuati dalle leggi speciali (ad esempio, l'iniziativa in materia fallimentare, oggi liquidazione giudiziale), ma anche dal codice di procedura civile (che, ad esempio, all'art. 79 faculta il PM a chiedere la nomina di un curatore speciale e all'art. 735 consente anche al PM di chiedere la sostituzione dell'amministratore del patrimonio familiare) e, più frequentemente, dal codice civile (specie a tutela di minori e incapaci). Come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, la titolarità dell'azione del P.M. in sede civile è eccezionale, derogando al principio della domanda di parte (cd. principio dispositivo), e la regola della tipicità, contenuta negli artt. 69 c.p.c. e 2907, porta ad escludere interpretazioni estensive o analogiche, avendo tali enunciati carattere imperativo; ne consegue che, fuori dalle ipotesi tassativamente previste, il P.M. non ha potere di azione e tanto meno d'impugnazione (Cass. n. 17764/2012). Decisamente meno frequenti sono i casi di iniziativa officiosa del giudice, limitati alla materia della responsabilità genitoriale (artt. 330-332), della tutela di minori e incapaci (art. 361), delle iscrizioni nel registro delle imprese (art. 2190). BibliografiaAndrioli, Commento al codice di procedura civile, Napoli, 1961, 276; Bonsignori, Tutela giurisdizionale dei diritti, in Commentario del codice civile a cura di Scialoja-Branca, Bologna-Roma, 1999, 1 e ss.; La China, La tutela giurisdizionale dei diritti, in Trattato di diritto privato a cura di Rescigno, Torino, 1997, 7 ss. |