Codice Civile art. 2913 - Inefficacia delle alienazioni del bene pignorato.

Donatella Salari

Inefficacia delle alienazioni del bene pignorato.

[I]. Non hanno effetto in pregiudizio del creditore pignorante e dei creditori che intervengono nell'esecuzione [498 ss. c.p.c.] gli atti di alienazione dei beni sottoposti a pignoramento, salvi gli effetti del possesso di buona fede per i mobili non iscritti in pubblici registri [1153 ss.] (1).

(1) V. art. 44 r.d. 16 marzo 1942, n. 267.

Inquadramento

La disposizione fissa il principio conforme ad un interesse pubblico secondo il quale l'acquisto da parte di un terzo di un bene sottoposto a pignoramento, soggiace all'inefficacia di cui all'art. 2913 c.c., verso il creditore procedente ed i creditori intervenuti delle alienazioni del bene staggito successive al pignoramento, esclude che costui succeda nella posizione di soggetto passivo dell'esecuzione in corso, con l'ulteriore conseguenza che egli non possa proporre opposizione all'esecuzione ai sensi dell'art. 615, comma 2 c.p.c.

Si tratta di una vera e propria sanzione de iure d'indisponibilità dell'atto dispositivo pendente l'esecuzione che non attinge né la capacità del debitore né il bene in quanto tale. Ciò è tanto vero che l'atto di disposizione del bene pignorato non è certamente vietato in sé ed il notaio che è pure tenuto a verificare la libertà del bene, dopo avere preavvertito le parti non potrà ricusare il suo ufficio (cfr. Cass. n. 15726/2010).

L'atto dispositivo inefficace

Si tratta del conseguente effetto del vincolo di destinazione che il pignoramento imprime al patrimonio del debitore in forza della garanzia che questo ultimo offre con il suo patrimonio ex art. 2740 al creditore procedente, ossia asservisce il bene mobile o immobile alla pretesa satisfattiva del creditore la quale rimarrebbe priva di ogni effettualità ove costui perdesse la disponibilità del bene staggito. Occorreva dunque una disposizione che disciplinasse le vicende giuridiche del bene pignorato con la previsione della loro inefficacia relativa (Busnelli, 280 che parlano d'inefficacia relativa sostanziale, nel senso che i creditori procedenti potrebbero prescindere dall'impugnazione non trattandosi né di un atto nullo, né annullabile (Mazzamuto, 214; Satta, Punzi; 726, Luiso, 78) con la particolarità che il negozio avente per oggetto il bene staggito è idoneo a spiegare rispetto ai suoi effetti traslativi rispetto alla proprietà, ma non nei confronti del creditore del dante causa, sicché all'acquirente ex art. art. 2913 — non resta che proporre opposizione di terzo all'esecuzione considerato che egli ha acquistato a titolo particolare l'immobile pignorato mentre pendeva l'esecuzione forzata e successivamente alla trascrizione del pignoramento.

Il terzo acquirente, pertanto, è interessato a far valere l'invalidità del pignoramento perché intende mantenere il suo acquisto, onde sottrarre all'esecuzione il bene pignorato. Ne discende che non risulta proponibile un'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c. ma la sola azione ex art 619 c.p.c. (Cass. n. 8936 /2013).

La circostanza che l'art. 2913 riguardi un'invalidità legale di tipo relativo, ossia che riguarda i soli creditori procedenti è confermata dal fatto che ove l'atto dispositivo sia stato concluso cin una scrittura privata nulla impedisce che la volontà negoziala sia trasfusa in un atto pubblico, ciò che conta infatti è salvaguardare la garanzia patrimoniale del ceto creditorio e pertanto quell'acquisto è semplicemente condizionato dal pignoramento e potrà essere fatto salvo solo al venir meno di questo, tenendo presente che l'acquirente per il principio di inefficacia relativa rimane sempre proprietario del bene.

Ne consegue che (Cass. n. 15400/2010) la legittimazione del terzo acquirente a proporre opposizione agli atti esecutivi è da escludere perchè costui non è legittimato ad intervenire nell'esecuzione forzata neppure in via adesiva salva l'opposizione di terzo opposizione di terzo ma solo partecipare alla distribuzione del prezzo ricavato dalla vendita forzata ove vi siano residui una volta soddisfatto il ceto creditorio nel quale vanno compresi anche i creditori intervenuti dopo la trascrizione dell'atto di alienazione, sempreché questo sia successivo al pignoramento (Cass. n. 7214/1996).

Il principio vale anche per la promessa di vendita nel senso che esso non impedisce all'avente causa del debitore esecutato di chiedere la sentenza costitutiva ex art. 2932 c.c., con la conseguenza che il diritto nascente dal contratto preliminare si estingue per prescrizione ove non esercitato nel decennio.

Nel caso di fallimento, secondo Cass. I, n. 15249/2011, sono inefficaci nei confronti del fallimentare fallimento, che subentri nella posizione del creditore pignorante ex art. 107 l. fall., gli atti di di disposizione di beni sottoposti a pignoramento, in forza dell'art. 2913 con conseguente irrilevanza dell'azione revocatoria intrapresa dal fallimento, attesa la priorità temporale del pignoramento.

Casistica

La previsione dell'art. 2913 non riguarda gli atti mortis causa a titolo universale, considerato che ex art. 110 c.p.c., gli eredi si trovano nella medesima situazione del defunto, viceversa ricadono nell'ambito di applicabilità dell'art. 2913 i legati relativi alle successioni apertesi dopo il pignoramento (Busnelli, 283).

Secondo Cass n. 463/2009 infatti per il caso di esecuzione forzata iniziata prima dell'apertura della successione è opponibile l'ipoteca al coniuge titolare del diritto di abitazione ex art. 540 con la conseguenza che Il creditore ipotecario può contrastare con la garanzia reale il diritto di abitazione del coniuge del debitore che, alla morte di questo ultimo possa vantare ex art. 540 il diritto di abitazione sulla casa familiare, con al conseguenza che la procedura esecutiva già iniziata prima della morte del de cuius proseguirà nei confronti del detto coniuge il quale semmai potrà pretendere sull'eventuale residuo solo l'attribuzione del controvalore monetario del suo diritto, sul ricavato della vendita del bene staggito.

Secondo Cass. III, n. 27545/2017 il creditore  che sia stato soddisfatto deve sollecitamente rinunciare agli atti esecutivi onde  consentire la liberazione dei beni dalle garanzie date per il credito  salvo il risarcimento del danno nel caso di ritardo ingiustificato.

Il possesso di buona fede

L'art. 2913 fa salvo il possesso di buona fede del terzo acquirente che ignori — ferma la presunzione ex art. 1147 l'esistenza del a del pignoramento sul bene mobile non iscritto in pubblici registri secondo il principio generale del possesso in buona fede che vale titolo ex. art. 1153).

Si tratta di un evidente strappo alla garanzia generale dei beni del debitore in favore del creditore (Mazzamuto, 215).

Per quanto riguarda un bene immateriale come la quota di una società a responsabilità limitata, la giurisprudenza di legittimità ha affermato che (Cass. n. 10826 /2014) nel caso di pignoramento di quota di s.r.l. antecedente al d.lgs. n. 6/2003 l'alienazione della quota pignorata rispetto al possesso in favore dell'acquirente non comporta la prevalenza delle ragioni di costui rispetto al creditor procedente per effetto della necessaria iscrizione del trasferimento nel libro dei soci della società e pertanto Il pignoramento di detta quota è opponibile al terzo acquirente della medesima: “Se il trasferimento sia iscritto nel libro dei soci successivamente alla notifica del pignoramento alla società, posto che l'acquirente viene in possesso della quota ed è messo nelle condizioni di esercitare i diritti inerenti lo «status» di socio solo dal momento dell'iscrizione”.

Bibliografia

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