Codice Civile art. 2915 - Atti che limitano la disponibilità dei beni pignorati.

Donatella Salari

Atti che limitano la disponibilità dei beni pignorati.

[I]. Non hanno effetto in pregiudizio del creditore pignorante e dei creditori che intervengono nell'esecuzione [498 c.p.c.] gli atti che importano vincoli di indisponibilità [167, 210, 1980], se non sono stati trascritti prima del pignoramento, quando hanno per oggetto beni immobili o beni mobili iscritti in pubblici registri [2647, 2649, 2685, 2687, 2693], e, negli altri casi, se non hanno data certa [2704] anteriore al pignoramento.

[II]. Non hanno del pari effetto in pregiudizio del creditore pignorante e dei creditori che intervengono nell'esecuzione gli atti e le domande per la cui efficacia rispetto ai terzi acquirenti la legge richiede la trascrizione [2652, 2653], se sono trascritti successivamente al pignoramento.

Inquadramento

La disposizione intende porre a garanzia del creditore pignorante e di quelli intervenuti la limitazione di efficacia di una serie di atti che il debitore abbia compito anteriormente al pignoramento, che sono pregiudizievoli per il creditore procedente e per i creditori intervenuti (Busnelli, 294; Mazzamuto, 218).

Il comma 1

Il comma 1 richiamando il vincolo d'indisponibilità chiama in causa il fondo patrimoniale (v. art. 167), considerato che questo è l'unico vincolo di indisponibilità che deve essere trascritto nei registri immobiliari (v. art. 2647), con il che sorge un una dubbiosa coordinazione fra il disposto dell'art. 2915 e il sistema di pubblicità delle convenzioni matrimoniali mediante annotazione nei registri dello stato civile(. artt. 162 e 164).

In sostanza il secondo comma si applica anche al creditore anteriore che, entro un anno dalla trascrizione dell'atto pregiudizievole, interviene nell'esecuzione da altri promossa.

Va di poi richiamato il d.l. n. 83/2015 che ha, introdotto l'art. 2929-bis, che reca il seguente testo « Il creditore che sia pregiudicato da un atto del debitore, di costituzione di vincolo di indisponibilità o di alienazione, che ha per oggetto beni immobili o beni mobili iscritti in pubblici registri, compiuto a titolo gratuito successivamente al sorgere del credito, può procedere, munito di titolo esecutivo, ad esecuzione forzata, ancorché non abbia preventivamente ottenuto sentenza di vittorioso esperimento dell'azione revocatoria, se trascrive il pignoramento nel termine di un anno dalla data in cui l'atto è stato trascritto ».

La disposizione appare davvero innovativa poiché autorizza il creditore, munito di un titolo esecutivo, di procedere in executivis senza esperire in via preventiva l' azione revocatoria ordinaria ex art. 2901 diretta a rendere inefficace l'atto (o il vincolo) pregiudizievole nei suoi confronti. Ne consegue che in tal caso gli artt. 2911 e 2915 risultano non applicabili.

Il comma 2: le domande giudiziali relative a beni pignorati

L'art. 2915, comma 2 estende anche ai creditori concorrenti il disposto degli artt. 2652 e 2653 sulla trascrizione delle domande giudiziali. Ne consegue che il decisum sarà opponibile ai creditori purché la relativa domanda giudiziale sia stata trascritta anteriormente al pignoramento, secondo il noto meccanismo degli effetti prenotativi della trascrizione.

Casistica

In tema di contratto di locazione la giurisprudenza di legittimità ha pure affermato (Cass. n. 5792/2014) che in ambito locativo il contratto registrato di durata ultranovennale che non sia stato trascritto non è opponibile al curatore fallimentare del locatore sia per lo spossessamento in favore del curatore che presidia tutti i poteri geerstori dei beni fallimentari già in capo all'imprenditore sia per il subentro «ope legis» del curatore nel contratto nei soli limiti in cui lo stesso sia opponibile alla massa dei creditori. Ne deriva che il curatore medesimo, stabilità l'opponibilità della data certa del contratto registrato anteriormente al fallimento, al termine del novennio può opporre l'inefficacia della locazione per il periodo eccedente il novennio.

Inoltre più recentemente la giurisprudenza di legittimità a sezioni unite ha affermato Cass. S.U., n. 18131/2015) che: “In base al combinato disposto dell'art. 45 l.fall. e art. 2652,2653 e 2915 c.c., sono opponibili ai creditori fallimentari non solo gli atti posti in essere e trascritti dal fallito prima della dichiarazione di fallimento, ma anche le sentenze pronunciate dopo tale data, se le relative domande sono state in precedenza trascritte. A questa regola per la risoluzione dei conflitti non fa eccezione la trascrizione della domanda ex art. 2932: la trascrizione della sentenza che accoglie la domanda diretta a ottenere l'esecuzione in forma specifica dell'obbligo di contrarre prevale sulle trascrizioni e iscrizioni eseguite contro il convenuto dopo la trascrizione della domanda, ivi compresa l'iscrizione nel registro delle imprese della sentenza di fallimento a norma degli art. 16 e 17 l. fall.”.

 L'art. 55 del Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, come modificato dalla l. n. 161/2017, si applica solo alle ipotesi di confisca ivi previste o da norme che esplicitamente vi rinviano (come l'art. 104-bis disp. att. c.p.p.) e prevalgano sui diritti reali dei terzi che, solo se di buona fede, possono vedere tutelate le loro ragioni in sede di procedimento di prevenzione o di esecuzione penale. Per converso, la predetta disciplina non è suscettibile di applicazione analogica a tipologie di confisca diverse, per le quali, nei rapporti con le procedure esecutive civili, vige il principio generale della successione temporale delle formalità nei pubblici registri, sicché, ai sensi dell'art. 2915 c.c., l'opponibilità del vincolo penale al terzo acquirente in executivis dipende dalla trascrizione del sequestro (ex art. 104 disp. att. c.p.p.) che, se successiva all'acquisto, impedisce la posteriore confisca del bene acquisito dal terzo "pleno iure" (Cass. III, n. 28242/2020).

Bibliografia

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