Codice Civile art. 2916 - Ipoteche e privilegi.Ipoteche e privilegi. [I]. Nella distribuzione della somma ricavata dall'esecuzione [509 ss. c.p.c.] non si tiene conto: 1) delle ipoteche [2808 ss.], anche se giudiziali [2818 ss.], iscritte dopo il pignoramento; 2) dei privilegi per la cui efficacia è necessaria l'iscrizione [2762, 2766 3], se questa ha luogo dopo il pignoramento; 3) dei privilegi per crediti sorti dopo il pignoramento. InquadramentoLa norma in esame, al pari del successivo art. 2917, costituisce un'applicazione particolare (limitata alle ipoteche e ai privilegi) della regola generale, sancita dall'art. 2913, dell'inefficacia, nei confronti dei creditori in executivis, degli «atti di alienazione» compiuti anteriormente al pignoramento. In ordine alle ipoteche, l'art. 2916 non distingue tra ipoteche volontaria (art. 2821), legale (art. 2817) e giudiziale (art. 2818). Attesa la natura costitutiva dell'iscrizione dell'ipoteca (art. 2808), per stabilire l'anteriorità del diritto reale di garanzia rispetto alla trascrizione del pignoramento si deve aver riguardo esclusivamente al momento dell'iscrizione dell'ipoteca, restando irrilevante sia il tempo della concessione sia quello della pronuncia del provvedimento giudiziale. Diversamente dagli artt. 2913, 2914, 2915, 2917 e 2918, la norma non menziona il requisito del «pregiudizio», atteso che ipoteche e privilegi, quali cause legittime di prelazione, alterano di per sé la par condicio creditorum (art. 2741), come rivela lo stesso riferimento letterale alla fase della «distribuzione del ricavato» (artt. 509-512, 541 e 542, 596-598 c.p.c.). Ipoteche e privilegiLa ratio della norma in commento è ispirata al principio della certezza del diritto e stabilisce che, qualora sui beni esecutati gravino garanzie ipotecarie, forme di privilegio od altre legittime cause di prelazione ex art. 2741, queste possano essere fatte valere nei confronti del creditore pignorato soltanto se corredate da data certa anteriore al pignoramento. La norma in esame, pertanto, non comporta l'invalidità dell'ipoteca iscritta dopo la trascrizione del pignoramento, bensì la sua inefficacia relativa; di conseguenza, si deve ritenere, da una parte, che il creditore assistito da ipoteca iscritta dopo il pignoramento può comunque intervenire (art. 499 c.p.c.) nell'espropriazione, ma nel riparto sarà trattato come creditore chirografario; e, dall'altra, che in caso di estinzione del processo di espropriazione iniziato con pignoramento anteriore all'iscrizione dell'ipoteca, quest'ultima sarà pienamente efficace nell'eventuale successivo procedimento esecutivo (Busnelli, 287; Mazzamuto, 216). La precisazione che l'ipoteca iscritta successivamente al pignoramento (di cui, ai sensi dell'art. 2916, n. 1, non si può tenere conto in sede di distribuzione della somma ricavata dall'esecuzione), in caso di estinzione del processo esecutivo, costituisce causa legittima di prelazione in ogni altro processo esecutivo promosso sullo stesso bene, nei confronti degli altri creditori, è stata affermata anche dalla giurisprudenza di legittimità in occasione dell'estinzione del processo esecutivo in conseguenza della mancata istanza di vendita da parte dei creditori procedenti (Cass. n. 481/1961). Si precisa che la disposizione in commento non trova applicazione nel caso di negozi dispositivi dell'ipoteca, previsti dal art. 2843, comma 1. In forza dell'art. 2843, viene imposta l'annotazione ai fini identificativi del soggetto cessionario del credito e della garanzia, senza alcuna valenza costitutiva della garanzia in sé, che già è presente ed iscritta: di conseguenza, tale trasmissione, non determinando alcun pregiudizio per i creditori, è efficace nei confronti di questi ultimi; né sussistono elementi di identità di fattispecie tali da affermare una applicazione, al di fuori della disciplina concorsuale, della più rigorosa norma di cui all'art. 45 l. fall., che non opera distinzioni in seno alle formalità necessarie a rendere opponibili gli atti ai terzi, comprensive dunque non solo di quelle iscrizionali dell'ipoteca, se posteriori al fallimento, ma anche di quelle di annotazione del vincolo in favore di nuovo soggetto (Cass. n. 17644/2007). Anteriormente alla riforma organica delle procedure concorsuali (d.lgs. n. 5/2006), la Suprema Corte aveva applicato la norma in esame anche in ambito concorsuale con esiti incerti. Attualmente il d.lgs. n. 5/2006, ha riformato radicalmente ogni aspetto della liquidazione dell'attivo fallimentare ed ha dedicato alle sorti dei procedimenti di espropriazione immobiliari pendenti al momento della dichiarazione di fallimento soltanto il comma 5 del nuovo art. 107 l. fall., ai sensi del quale “Se alla data di dichiarazione di fallimento sono pendenti procedure esecutive, il curatore può subentrarvi; in tale caso si applicano le disposizioni del codice di procedura civile; altrimenti su istanza del curatore il giudice dell'esecuzione dichiara l'improcedibilità dell'esecuzione, salvi i casi di deroga di cui all'articolo 51”. In ogni caso, deve comunque ritenersi che l'efficacia dell'ipoteca su un bene del fallito iscritta prima del fallimento, ma successivamente ad un pignoramento relativo allo stesso bene, va accertata in sede di verifica dello stato passivo, atteso che l'eventuale inopponibilità dell'ipoteca in forza della disposizione in esame concerne tutti i creditori e non una singola categoria degli stessi (Cass. n. 13865/2002). La disposizione in commento, peraltro, non trova applicazione in tutte le procedure concorsuali: un intervento del Supremo Collegio (Cass. n. 5511/2000), in particolare, ha escluso che l'art. 2916, n. 1, trovi applicazione nel concordato preventivo, con la conseguenza che l'ipoteca iscritta dopo il pignoramento, ma prima dell'ammissione del debitore al concordato preventivo, è opponibile alla massa dei creditori. Con riguardo alla portata dell'art. 2916 rispetto ai sequestri conservativi (v. art. 2906) trascritti su beni immobili, la giurisprudenza, osservato che la disposizione in esame non sancisce il divieto di iscrivere ipoteche, ma stabilisce l'inefficacia relativa delle ipoteche iscritte dopo il pignoramento (o il sequestro), ha chiarito che l'ipoteca iscritta dopo il sequestro conservativo non è nulla, ma è inopponibile unicamente al creditore sequestrante e non anche ai creditori intervenuti nell'esecuzione (Cass. n. 2302/1995). BibliografiaBadini Confalonieri, Inopponibilità al fallimento della cessione obbligatoria di crediti futuri, in Fall. 1997; Bonsignori, Gli effetti del pignoramento, in Comm. S., Milano, 2000; Bove, Il bene pignorato ed espropriato tra diritto processuale e diritto sostanziale, in judicium.it; Busnelli, Della tutela giurisdizionale dei diritti, in Comm. 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