Codice Civile art. 2934 - Estinzione dei diritti.

Donatella Salari

Estinzione dei diritti.

[I]. Ogni diritto si estingue per prescrizione, quando il titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge.

[II]. Non sono soggetti alla prescrizione i diritti indisponibili e gli altri diritti indicati dalla legge [248 2, 249 2, 263 3, 270, 533 3, 948 3, 1422].

Inquadramento

La norma in commento è fondamentale nell'ordinamento giuridico e trova la sua giustificazione nella forte esigenza di stabilità e certezza dei rapporti giuridici, presupponendo l'esistenza di un diritto che poteva essere esercitato dal titolare, l'inerzia del titolare nell'esercitarlo e la decorrenza di un periodo di tempo stabilito ex lege.

Natura giuridica e fondamento

L'istituto della prescrizione disciplina gli effetti del trascorrere del tempo sulle situazioni giuridiche non esercitate nei i termini stabiliti dal legislatore; essa assolve alla funzione di paralizzare, attraverso il diniego della tutela, le pretese esercitate tardivamente (Azzariti, Scarpello, 202).

Costituisce un istituto di carattere generale e si applica sia ai rapporti privati che ai rapporti pubblici, ivi comprese le fattispecie di responsabilità amministrativa e contabile (C. Conti 10 maggio 1993, n. 884/A) e secondo la Corte Costituzionale anche ai diritti costituzionalmente garantiti che sono passibili di estinzione per inerzia del titolare (Corte cost. 33/1974).

Circa gli effetti che la prescrizione produce, la dottrina tradizionale ha ritenuto la natura estintiva dell'istituto. La giurisprudenza, in linea con la dottrina tradizionale, attribuisce alla prescrizione efficacia estintiva del diritto non esercitato in tempo utile (Cass., n. 3856/1978), anche se talora riconosce che l'esame dell'eccezione di prescrizione del diritto ha natura preliminare, in quanto l'eventuale estinzione di esso fa venir meno ogni interesse all'accertamento del diritto azionato (Cass. n. 9825/2000; Cass. n. 4151/1992).

Il fondamento dell'istituto si rinviene nell'esigenza di dare certezza ai rapporti giuridici (Azzariti, Scarpello, 203), e nell'opportunità di sanzionare l'inerzia ingiustificata del titolare (Messineo, 187), adeguando così la situazione di diritto a quella di fatto (Falzea, 500).

Circa gli effetti che la prescrizione produce, la dottrina tradizionale ha ritenuto la natura estintiva dell'istituto. La giurisprudenza, in linea con la dottrina tradizionale, Cass. I,  n. 15337/2016 , ha precisato che  l’allegazione fondamentale dell’eccezione di prescrizione sta nella condotta inerte del titolare  e nella volontà di chi se ne giova di volerne approfittare. Ne consegue che ogni questione circa la durata del termine prescrizionale – secondo il regime applicabile- configura una  questione di diritto riservata al giudice.

I presupposti

Il concetto «non esercizio del diritto» ex art. 2934 costituisce l'elemento causale dell'effetto prescrizionale (Cass., n. 395/1971).

Esso non rileva in sé ma esclusivamente quando, configurandosi come disinteresse rispetto al diritto e alla sua tutela, sia giuridicamente e socialmente apprezzabile come mancato esercizio di una situazione soggettiva (Auricchio, 30).

Oggetto

Secondo l'espressione utilizzata dal codice civile vigente, oggetto della prescrizione è ogni diritto soggettivo. Essa si verifica quando il titolare non esercita il diritto per il tempo previsto dalla legge (art. 2934). È stata così troncata la diatriba tra chi riteneva che si prescrivesse il diritto e chi invece l'azione intesa a farlo valere. In realtà ancora oggi, nonostante il chiaro disposto normativo, la polemica non si è placata, poiché non mancano opinioni che sostengono che oggetto della prescrizione sia l'azione e non il diritto (Gazzoni, 108, per il quale per effetto della prescrizione il diritto non si estingue, ma semplicemente perde la propria forza «nel senso che, se si agisce in giudizio, il terzo potrà eccepire l'intervenuta prescrizione, in tal modo bloccando l'iniziativa giurisdizionale»).

Oggetto della prescrizione è il diritto soggettivo di carattere patrimoniale (T.A.R. Reggio Calabria 17 luglio 2002, n. 713), e non già il fatto costitutivo di esso (Cass., n. 306/1988), e pertanto sono insuscettibili di prescrizione i meri fatti giuridici in sé considerati (Cass., n. 8430/1996).

Problemi si pongono circa la individuazione dei diritti che rientrano nella figura in esame, in quanto alcuni autori propendono per ritenere applicabile la prescrizione a tutti i diritti, fatte salve le eccezioni previste dalla legge (Azzariti, Scarpello, 203), altri all'intero rapporto giuridico (Troisi, 27); isolata è l'opinione secondo cui la prescrizione paralizza in via immediata l'esercizio del potere attraverso l'estinzione o la riduzione dell'ordinamento e solo in via mediata incide sui diritti (Romano, 150).

Diritti imprescrittibili

Sono giudicati imprescrittibili sia i diritti cosiddetti indisponibili sia quelli che sono tali ex lege.

I diritti “indisponibili” sono sottratti alla disponibilità del titolare prevalentemente perché rispondono ad un'esigenza collettiva. Il problema di maggior rilievo è rappresentato dal significato da attribuire all'espressione diritti indisponibili, come tali imprescrittibili; la dottrina dominante ritiene che la prescrizione non opera quando l'indisponibilità è piena ed assoluta (Azzariti, Scarpello, 204); altri autori affermano che l'indisponibilità deve essere valutata sulla base di un criterio funzionale che tenga conto dell'assetto di interessi espresso in un determinato rapporto giuridico (Troisi, 100).

Si tratta, ad esempio, dei diritti della personalità (in primis, il diritto al nome ex art. 6 e all'immagine ex art. 10), dei diritti connotanti uno status (come il diritto di cittadinanza), dei poteri di diritto familiare (prima fra tutti ovviamente la potestà genitoriale) o ancora dei diritti patrimoniali che discendono da rapporti familiari (vedi l'usufrutto legale, il diritto agli alimenti, ecc.).

Sono invece considerati non sottoposti a prescrizione in virtù di espressa disposizione normativa: il diritto di proprietà stabilito dal Libro III, Titolo II, del quale viene esplicitamente sancita l'impossibilità di perdita per non utilizzo (ad eccezione del caso di usucapione posta in essere da un terzo, in virtù del Libro III, Titolo VIII, Capo II, Sez. III), il diritto in capo all'erede di chiedere il riconoscimento della sua qualifica verso chiunque possieda i beni ereditari (v. art. 533) e il diritto di domandare la nullità contrattuale (come dispone il Libro IV, Titolo II, Capo XI).

Circa il diritto di proprietà occorre segnalare che in dottrina è stata contestata l'imprescrittibilità di tale diritto, in quanto diritto disponibile e non espressamente sottratto alla regola generale della prescrizione (Troisi, 130).

Sono altresì considerate imprescrittibili tutte le facoltà che costituiscono il contenuto del diritto di proprietà (Cass. II, n. 4906/1998) e cioè quelle derivanti dalla legge o dalla natura del diritto.

A volte l'indisponibilità (e la conseguente imprescrittibilità) trova il suo fondamento nella carta costituzionale, ed infatti la Suprema Corte ha disposto che il diritto alla parità di trattamento economico fra uomo e donna in materia di lavoro, sancito dall'art. 37 Cost. presenta i suddetti caratteri (Cass. lav., n. 5391/1983).

Il diritto al risarcimento del danno pur conseguenziale alla violazione di un diritto indisponibile è assoggettato alla prescrizione ordinaria (Cass. S.U., n. 1744/1975). Circa i diritti potestativi la Suprema Corte stabilisce che il diritto potestativo è soggetto a prescrizione, in quanto non si tratta di un diritto indisponibile o di una situazione giuridica per la quale l'estinzione è esclusa per legge (Cass. II, n. 635/1996).

Azioni ed eccezioni

Sono imprescrittibili l'actio negatoria servitutis (Cass. II, n. 12810/1997), le azioni di mero accertamento (Cass. n. 1587/1980) e quelle di accertamento negativo, in quanto, essendo dirette a far valere l'inesistenza di un diritto o di un rapporto o l'inefficacia di un negozio (Cass. I, n. 4507/1981), sono potestà autonome, non collegate al diritto dell'attore.

Rientrano tra le azioni imprescrittibili anche la petizione ereditaria (Cass. II, n. 5731/1988) e l'azione del legatario volta ad ottenere la consegna del bene dal detentore (Cass. II, n. 5982/1993), nonché l'azione di regolamento di confini ha natura reale e petitoria e, pur nel silenzio dell'art. 950 è imprescrittibile, a meno che non venga eccepita l'usucapione (Cass. II, n. 5134/2008).

Secondo il giudice di legittimità, nel rito del lavoro, l'eccezione di prescrizione, in quanto eccezione in senso stretto, è soggetta alla preclusione di cui all'art. 416 c.p.c. sicché la tardività della relativa deduzione può essere rilevata dal giudice anche d'ufficio. In mancanza, la parte interessata è tenuta – ex art. 161 c.p.c., per cui tutti i motivi di nullità della sentenza si convertono in motivi di impugnazione, tranne l'omessa sottoscrizione della sentenza da parte del giudice - a denunciare il vizio in sede di gravame, pena il formarsi del giudicato interno sul punto e la preclusione sia della sua rilevabilità d'ufficio da parte del giudice d'appello, sia della sua deducibilità nei successivi gradi di giudizio (Cass. VI, n. 17643/2020).

La giurisprudenza (Cass. I, n. 15631/2016) ha anche affermato che nel caso di ente a struttura articolata gli atti interruttivi diretti ad organo privo di rappresentanza esterna o incompetente hanno efficacia interruttiva anche se diretti ad un organo che, investito della cura degli interessi cui l'atto stesso si riconnette, sia privo della rappresentanza esterna dell'ente medesimo, ovvero ad un organo incompetente, dovendo presumersi che quest'ultimo provveda ad inoltrare l'atto all'organo competente. (per esempio non va  esclusa l'efficacia interruttiva della prescrizione del credito se l'atto risulta notificato non al Presidente di una regione, ma all'assessorato dei lavori pubblici della medesima Regione).

Sono invece soggette a prescrizione le azioni di delibazione di sentenza straniera (Cass. S.U. , n. 8590/1996). Per converso, secondoCass. I, n. 11198/2018 il termine di prescrizione di cui all'art. 2934 non si applica all'azione diretta al riconoscimento in Italia di atti pubblici rogati all'estero diretta a produrre solo effetti processuali.

Nel caso di risarcimento del danno conseguente alla concessione di un aiuto di Stato illegittimo, l'azione risarcitoria contro lo Stato per l'illecito eurounitario è soggetta alle regole di prescrizione dell'ordinamento interno (Cass. III n. 22631/2020).

 Ove l'esame della questione sulla prescrizione non sia limitato all'identificazione del "dies a quo" o all'esistenza di cause interruttive, ma involga la qualificazione del diritto stesso l'appello in ordine alla sola statuizione sulla prescrizione non determina la formazione del giudicato interno sulla spettanza del diritto, in astratto riconosciuta in primo grado, (Cass. III, n. 1587/2020).

Bibliografia

Auricchio, Appunti sulla prescrizione, Napoli, 1971; Azzariti, Scarpello, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. S.B., sub artt. 2934-2969, Bologna-Roma, 1977; Benedetti, Dal contratto al negozio giuridico unilaterale, Milano, 1969; Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, Diritto civile e commerciale, I, Torino, 1990; Ferrucci, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. cod. civ., Torino, 1980; Gazzoni, Manuale di diritto privato, Napoli, 1996; Iannaccone, La prescrizione, II, in Comm. S., Milano, 1999; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, I, Milano, 1957; Messineo, Variazioni sul concetto di «rinunzia alla prescrizione», in Riv. trim. dir. proc. civ. 1957; Nicolò, Azione surrogatoria e azione revocatoria, in Raccolta di scritti, Milano, 1980; Panza, Contributo allo studio della prescrizione, Napoli, 1984; Panza, Prescrizione, in Dig. civ., XIV, Torino, 1996; Perlingieri, Rapporto preliminare e servitù su «edificio da costruire», Napoli, 1966; Pugliese, Usufrutto, uso e abitazione, in Tr. Vas., Torino, 1972; Romano, L'ordinamento giuridico, Firenze, 1951; Roselli, Vitucci, La prescrizione e la decadenza, in Tr. Res., 20, Torino, 1998; Ruperto, Prescrizione e decadenza, in Comm. Utet, Torino, 1985; Troisi, La prescrizione come procedimento, Napoli, 1980; Vitucci, La prescrizione, in Comm. S., Milano, 1990; Vitucci, Prescrizione, in Enc. giur., XXIV, Roma, 1991.

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