Codice Civile art. 2947 - Prescrizione del diritto al risarcimento del danno.

Donatella Salari

Prescrizione del diritto al risarcimento del danno.

[I]. Il diritto al risarcimento del danno derivante da fatto illecito si prescrive in cinque anni dal giorno in cui il fatto si è verificato [2043 ss.] (1).

[II]. Per il risarcimento del danno prodotto dalla circolazione dei veicoli di ogni specie il diritto si prescrive in due anni (2).

[III]. In ogni caso, se il fatto è considerato dalla legge come reato e per il reato è stabilita una prescrizione più lunga, questa si applica anche all'azione civile. Tuttavia, se il reato è estinto per causa diversa dalla prescrizione o è intervenuta sentenza irrevocabile nel giudizio penale, il diritto al risarcimento del danno si prescrive nei termini indicati dai primi due commi, con decorrenza dalla data di estinzione del reato [150 ss. c.p.] o dalla data in cui la sentenza è divenuta irrevocabile [576 c.p.p.].

(1) V. in tema di risarcimento del danno da prodotti difettosi art. 125 d.lg. 6 settembre 2005, n. 206.

(2) L'art. 8, comma 6, d.l. 23 dicembre 2013, n. 145, aveva modificato il comma. Il testo recitava: «Per il risarcimento del danno prodotto dalla circolazione dei veicoli di ogni specie il diritto si prescrive in due anni. In ogni caso il danneggiato decade dal diritto qualora la richiesta di risarcimento non venga presentata entro tre mesi dal fatto dannoso, salvo i casi di forza maggiore». La modifica è decaduta in sede di conversione, avvenuto con l. 21 febbraio 2014, n. 10.

Inquadramento

La presente disposizione inaugura una serie di ipotesi di cosiddetta prescrizione breve, deroganti quindi a quella ordinaria decennale, e trova la sua ratio nella forte incidenza che qui assume la prova testimoniale ex art. 2721 per dimostrare i fatti costitutivi l'illecito, in quanto il legislatore sa che l'eccessivo decorso del tempo può far svanire nei soggetti il ricordo di tali fatti.

La prescrizione del diritto al risarcimento del danno derivante da fatto illecito

Tra i casi più significativi aventi termini prescrizionali brevi deve essere sicuramente incluso l'illecito extracontrattuale di cui al comma 1 della norma in esame, ricomprendente qualsiasi comportamento doloso o colposo che abbia provocato un danno ingiusto ad una persona. La prescrizione quinquennale del diritto al risarcimento del danno derivante da fatto illecito extracontrattuale, non conosciuta dal vecchio codice, è stata introdotta nel codice vigente al fine di circoscrivere ad un più breve periodo l'esercizio di un diritto affidato a prove, per lo più testimoniali, labili in quanto più soggette all'usura del tempo (Roselli, Vitucci, 559). Si esclude che la prescrizione breve possa riguardare il risarcimento del danno da illecito contrattuale (Azzariti, Scarpello, 291).

Anche la giurisprudenza conferma tale assunto tant'è vero che, in ipotesi di concorso, nella medesima fattispecie, di responsabilità extracontrattuale e responsabilità contrattuale, la duplicità del titolo risarcitorio comporta un distinto regime per ciascuna delle due azioni anche per quanto riguarda la prescrizione cui sono soggette (Cass. lav., n. 8090/1994).

Nel  caso di risarcimento del danno da illecito anticoncorrenziale, il termine di prescrizione della relativa azione comincia a decorrere dal momento in cui il titolare sia stato adeguatamente informato o si possa pretendere ragionevolmente e secondo l'ordinaria diligenza che lo sia stato, non solo dell'altrui violazione ma anche dell'esistenza di un possibile danno ingiusto,nel caso di specie dalla data di avvio dell'istruttoria dinanzi all'AGCM e non dalla pubblicazione del provvedimento sanzionatorio (Cass. I, n. 7677/2020).

Decorrenza della prescrizione

La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il danno si è verificato, assumendo al riguardo rilievo, in base al disposto dell'art. 2935, la mera possibilità legale di esercizio del diritto, e non anche gli impedimenti soggettivi, ancorché determinati dal fatto di un terzo, e gli ostacoli di mero fatto, come quelli che trovano la loro causa nell'ignoranza, da parte del titolare, dell'evento generatore del suo diritto e nel ritardo con ui egli proceda a d accertarlo (Cass. III, n. 14576/2007).

Il termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno da fatto illecito inizia a decorrere non dal momento in cui il fatto del terzo determina la modificazione che produce danno all'altrui diritto, ma dal momento in cui la produzione del danno si manifesta all'esterno, divenendo oggettivamente percepibile e riconoscibile (Cass. III, n. 11119/2013;) e, comunque, da quando si verifica la lesione effettiva e concreta, e non solo potenziale, nella sfera giuridica del danneggiato (Cass. II, n. 311/2003).

Con riferimento alla fattispecie del danno da emo-trasfusione, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U., n. 576/2008) hanno ritenuto che la responsabilità del Ministero della salute per i danni conseguenti ad infezioni da virus Hbv, Hiv e Hcv contratte da soggetti emotrasfusi sia di natura extracontrattuale, e che non siano ipotizzabili, al riguardo, figure di reato tali da innalzare i termini di prescrizione (epidemia colposa o lesioni colpose plurime); ne consegue che il diritto al risarcimento del danno da parte di chi assume di aver contratto tali patologie per fatto doloso o colposo di un terzo è soggetto al termine di prescrizione quinquennale che decorre, a norma degli artt. 2935 e 2947, comma 1, non dal giorno in cui il terzo determina la modificazione causativa del danno o dal momento in cui la malattia si manifesta all'esterno, bensì da quello in cui tale malattia viene percepita o può essere percepita, quale danno ingiusto conseguente al comportamento del terzo, usando l'ordinaria diligenza e tenendo conto della diffusione delle conoscenze scientifiche.

Illecito istantaneo, illecito permanente, pluralità di illeciti

La distinzione tra l'illecito istantaneo e l'atto illecito permanente, con le relative conseguenze in ordine alla decorrenza del termine prescrizionale per l'esercizio dell'azione risarcitoria, va accertata con riferimento non già al danno, bensì al rapporto causale tra questo e la condotta contra ius del soggetto agente, qualificato dal dolo o dalla colpa. Mentre nell'illecito istantaneo tale comportamento si esaurisce con il verificarsi del danno, pur se l'esistenza di questo si protragga poi autonomamente (c.d. fatto illecito istantaneo ad effetti permanenti), nell'illecito permanente la condotta oltre a produrre l'evento dannoso, lo alimenta continuamente per tutto il tempo in cui questo perdura, avendosi così coesistenza dell'uno e dell'altro (Cass. III, n. 5831/2007).

Quindi, nel caso di illecito istantaneo, caratterizzato da un'azione che si esaurisce in un lasso di tempo definito, lasciando permanere i suoi effetti, la prescrizione incomincia a decorrere con la prima manifestazione del danno (Cass. III, n. 17985/2007); mentre nell'ipotesi di illecito permanente, caratterizzate dal perdurare nel tempo del comportamento lesivo e dal suo non esaurirsi uno actu, la prescrizione ricomincia a decorrere ogni giorno successivo a quello in cui il danno si è manifestato per la prima volta, fino alla cessazione della predetta condotta dannosa, sicché il diritto al risarcimento sorge in modo continuo via via che il danno si produce, ed in modo continuo si prescrive se non esercitato entro cinque anni dal momento in cui si verifica (Cass. III, n. 17985/2007). Pertanto la prescrizione quinquennale decorre da ciascun giorno rispetto al fatto già verificatosi ed al corrispondente diritto al risarcimento (Cass. III, n. 1439/1997). Viene considerato dalla giurisprudenza illecito permanente, tra gli altri, la violazione di norme sulle distanze legali (Cass. II, n. 685/1982) o anche la detenzione abusiva di un fondo di altrui proprietà (Cass. III, n. 19359/2007).

Qualora, infine, uno stesso fatto illecito, dopo un primo evento lesivo, determini ulteriori conseguenze pregiudizievoli, la prescrizione dell'azione risarcitoria per il danno inerente a dette cause decorre dalla loro verificazione solo quando le stesse non costituiscono un mero sviluppo ed aggravamento del danno già insorto, ma integrano nuove ed autonome lesioni (Cass. III, n. 7139/2013).

Circolazione stradale

Il comma 2 della norma in commento contempla la prescrizione biennale delle ipotesi di danni prodotti dal fatto illecito di una persona che circola con un veicolo (per Cass. III, n. 5821/1999 può trattarsi della circolazione di veicoli di ogni specie, compresi quelli con guida di rotaie e, pertanto, anche i convogli ferroviari), senza che si debba avere riguardo né alla situazione giuridica nella quale può trovarsi il danneggiato nei confronti della circolazione del veicolo danneggiante, né alla causa generatrice del danno (Cass. III, n. 4535/1993). Per l'applicabilità di tale prescrizione breve non è, pertanto, necessario che si tratti di danni che siano derivati dalla circolazione dei veicoli, nel senso dello stretto rapporto di causa ad effetto, ma è sufficiente che vi sia un nesso di dipendenza per il quale l'evento si colleghi, nel suo determinismo, alla circolazione medesima (Cass. III, n. 10680/2008).

La prescrizione applicabile in ipotesi di fatto da reato

L'ultimo comma della norma in commento disciplina l'ipotesi in cui un illecito civile sia considerato dalla legge anche come reato; orbene, in tal caso, qualora per il reato sia stabilito un più lungo termine di prescrizione, questo si applica anche all'azione civile di risarcimento, indipendentemente dalla promozione o meno dell'azione penale, essendo il maggior termine di prescrizione correlato solo alla astratta previsione dell'illecito come reato (Cass. III, n. 19566/2004). Tale previsione vuole far fronte alla necessità che il responsabile dell'illecito civile riesca ad evitare l'obbligo del risarcimento dei danni, mediante l'utilizzo del termine prescrizionale breve.

La giurisprudenza ha ritenuto, in tema di prescrizione del diritto al risarcimento del danno derivante da fatto illecito avente rilevanza penale, che il più lungo termine di prescrizione del reato si applica anche ove dal giudice penale sia stato emesso decreto di archiviazione, e decorre dalla data dell'illecito (Cass. III, n. 15699/2010) potendo essere la data di tale provvedimento rilevante ai fini della decorrenza della prescrizione solo allorché il decreto di archiviazione, emesso dopo il compimento di una vera istruttoria integri sostanzialmente una sentenza di proscioglimento (Cass. III, n. 14644/2009).

La giurisprudenza ha precisato che la prescrizione decorre dalla data del fatto anche nell'ipotesi di fatto illecito previsto come reato perseguibile a querela, qualora l'improcedibilità dell'azione penale non abbia formato oggetto di declaratoria del giudice. Né rileva l'art. 99, l. 24 novembre 1981, n. 689, che non fa eccezione alla regola di cui all'art. 2935, norma alla quale il legislatore ha inteso derogare nelle sole ipotesi di estinzione del reato per causa diversa dalla prescrizione o sentenza penale irrevocabile, previste dall'art. 2947, comma 3.

Quindi, se il reato si prescrive in un termine superiore ai cinque anni, la stessa durata ha il termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno; quando, invece, per il reato è stabilito un termine prescrizionale uguale o più breve di quello previsto per il diritto al risarcimento, il diritto medesimo è soggetto alla prescrizione fissata dall'art. 2947, commi 1 e 2 (Cass. III, n. 5693/2001). In tal caso, il termine di prescrizione dell'azione civile decorre dalla data di consumazione del reato e non rilevano cause di interruzione o sospensione della prescrizione relative al reato, atteso che, essendo ontologicamente diversi l'illecito civile e quello penale ed esclusa pertanto ogni interferenza tra le due discipline, operano soltanto le cause di interruzione previste nella disciplina civilistica (Cass. III, n. 19566/2004).

Secondo la Cass. III, n. 11190/2022 se il fatto illecito è considerato dalla legge come reato, il termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno cagionato dal reato decorre dall'irrevocabilità della sentenza penale, purchè vi sia stata costituzione di parte civile, considerando, tuttavia, che l'interruzione della prescrizione a fini civilistici può anche avvenire con modalità diverse dalla costituzione di parte civile nel processo penale.

Qualora il giudizio penale si sia concluso con una sentenza che contenga anche la condanna generica al risarcimento dei danni a carico del responsabile civile ed in favore della parte civile, la successiva azione volta alla quantificazione del danno è soggetta al termine decennale di prescrizione, con decorrenza dalla data in cui la sentenza di condanna sia divenuta irrevocabile (Cass. III, n. 4054/2009).

Per il caso in cui invece il reato si estingue per morte del reo, l'orientamento che pare prevalere in sede di legittimità è quello per cui, in presenza di costituzione di parte civile nel processo penale, la prescrizione del diritto al risarcimento del danno ricomincia a decorrere dalla morte del reo e non dalla sentenza penale dichiarativa dell'improcedibilità dell'azione.

Bibliografia

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