Codice Civile art. 2948 - Prescrizione di cinque anni.Prescrizione di cinque anni. [I]. Si prescrivono in cinque anni: 1) le annualità delle rendite perpetue [1861] o vitalizie [1872]; 1-bis) il capitale nominale dei titoli di Stato emessi al portatore (1); 2) le annualità delle pensioni alimentari [433 ss.]; 3) le pigioni delle case, i fitti dei beni rustici e ogni altro corrispettivo di locazioni [1571, 1607, 1628]; 4) gli interessi e, in generale, tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi (2); 5) le indennità spettanti per la cessazione del rapporto di lavoro [1751, 2118, 2120, 2121, 2122]. (1) Numero inserito dall'art. 2 l. 12 agosto 1993, n. 313 e successivamente così modificato dall'art. 54 2 l. 27 dicembre 1997, n. 449. (2) La Corte cost., con sentenza 10 giugno 1966, n. 63 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente numero, unitamente al numero 2 dell'art. 2955 e al numero 1 dell'art. 2956, «limitatamente alla parte in cui consentono che la prescrizione del diritto alla retribuzione decorra durante il rapporto di lavoro». InquadramentoLa norma in commento elenca ulteriori ipotesi in cui il termine prescrizionale risulta abbreviato, ossia quinquennale, e trova motivo nella periodicità delle prestazioni di dare indicate, le quali potendo svilupparsi anche nell'arco di parecchi anni, devono essere in grado di consentire la liberazione del debitore per le prestazioni di volta in volta scadute e che non siano state richieste dal creditore nel regolare termine. Le figure elencateI crediti elencati nella norma in commento sono accomunati fondamentalmente dalla circostanza di riguardare prestazioni di dare di natura periodica (Troisi, 28). Si ritiene che le previsioni dei numeri da uno a tre non danno luogo a rilevanti problemi applicativi: annualità delle rendite perpetue o vitalizie, annualità delle pensioni alimentari, pigioni, fitti e, in genere, corrispettivi delle locazioni (Roselli, Vitucci, 568). Il n. 1 bis, relativo al capitale nominale dei titoli del debito pubblico emessi al portatore, è stato introdotto ad opera dell'art. 2, l. 12 agosto 1993, n. 313 (abrogato e sostituito dagli artt. 21 e 79, d.P.R. 30 dicembre 2003, n. 398). La prescrizione quinquennale, prevista dall'art. 2948 per tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad un anno ovvero in termini più brevi, si riferisce alle obbligazioni periodiche o di durata, caratterizzate dal fatto che la prestazione è suscettibile di adempimento solo col decorso del tempo, cosicché solo con il protrarsi dell'adempimento nel tempo si realizza la causa del rapporto obbligatorio e può essere soddisfatto l'interesse del creditore attraverso più prestazioni, aventi un titolo unico, ma ripetute nel tempo ed autonome le une dalle altre, pertanto anche gli interessi previsti dalla stessa disposizione devono rivestire il connotato della periodicità. Il diritto camerale, disciplinato dall'art. 18 della l. n. 580 del 1993 e finalizzato al finanziamento ordinario delle Camere di Commercio, va versato con cadenza annuale ed è, pertanto, assimilabile ai tributi aventi cadenza periodica, configurandosi alla stregua di un'obbligazione periodica o di durata, che soggiace conseguentemente all'applicazione dell'art. 2948 n. 4 c.c., e quindi alla prescrizione quinquennale (Cass. V, n. 22897/2022). E' invece sottoposto alla prescrizione decennale Il diritto al rimborso di canoni periodici indebitamente versati, quali i canoni pagati per il servizio idrico integrato, atteso che il Comune è tenuto a restituire le somme indebitamente percepite in un'unica soluzione, e non a rate. Ne consegue che tale diritto non è soggetto al termine di prescrizione quinquennale di cui all'art. 2948, n. 4, c.c., ma all'ordinario termine decennale di prescrizione, che decorre dalle date dei singoli pagamenti (Cass. II, n. 1998/2020). L'imposta comunale sugli immobili (ICI) soggiace alla prescrizione quinquennale di cui all'art. 2948, n. 4, c.c., trattandosi di un'obbligazione periodica o di durata non unitaria (Cass. VI, n. 13683/2020). In caso di insolvenza del datore di lavoro, il diritto del lavoratore di ottenere dal Fondo di Garanzia istituito presso l'INPS la corresponsione di emolumenti retributivi è esercitabile decorsi quindici giorni dalla pubblicazione della sentenza che – decidendo sull'opposizione – ammette il credito del lavoratore al passivo fallimentare, dovendo pertanto escludersi che il termine di prescrizione entro cui far valere il diritto in questione decorra dal passaggio in giudicato della predetta sentenza (Cass. L, n. 24852 /2022). Rapporto di lavoroPer quanto concerne i crediti di lavoro, il criterio per distinguere l'ambito di operatività della prescrizione quinquennale rispetto a quello della prescrizione ordinaria decennale (dai quali deve essere, a sua volta, distinto l'ulteriore settore in cui trova applicazione la prescrizione presuntiva di cui agli artt. 2955, n. 2 e 2956, n. 1), è dato dalla diversa connotazione dei diritti di cui rispettivamente si tratta e, conseguentemente, dalla differente modalità del loro soddisfacimento (Maresca, 1). Opera la prescrizione quinquennale per i crediti da soddisfarsi da parte del datore di lavoro con continuità a scadenze periodiche (retribuzione e tutto ciò che viene corrisposto con periodicità annuale o infra annuale), nonché per le competenze spettanti alla cessazione del rapporto di lavoro; altrimenti, opera la prescrizione decennale. In effetti la giurisprudenza ha precisato che l'azione promossa dal lavoratore subordinato per il riconoscimento della qualifica superiore si prescrive nell'ordinario termine decennale di cui all'art. 2946, mentre le azioni dirette ad ottenere le differenze retributive derivanti dal suddetto riconoscimento si prescrivono nel termine quinquennale previsto dall'art. 2948 (Cass. lav., n. 21645/2016). La Corte Costituzionale, a tal riguardo, è intervenuta ed ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della disposizione di cui all'art. 2948, n. 4 (oltre che di quelle di cui all'art. 2955, n. 2 e all'art. 2956, n. 1), limitatamente alla parte in cui consente “che la prescrizione del diritto alla retribuzione decorra durante il rapporto di lavoro” (Corte cost. 10 giugno 1966, n. 63), ritenendola in contrasto con l'irrinunciabilità del diritto alla retribuzione, quale si ricava da un'interpretazione estensiva dell'art. 36 Cost. Successivamente la Corte medesima (Corte cost. 21 maggio 1975, n. 115; Corte cost. 12 dicembre 1972, n. 174; Corte cost. 29 aprile 1971, n. 86; Corte cost. 20 novembre 1969, n. 143) ha corretto la portata del principio emerso dalla sua prima declaratoria limitandolo ai crediti di natura retributiva ed escludendone l'applicazione in quei rapporti, di natura pubblicistica o privatistica, che sono caratterizzati dal requisito della stabilità. Conformemente alla giurisprudenza costituzionale, la giurisprudenza ordinaria ritiene che la prescrizione dei crediti di natura retributiva del lavoratore decorre in costanza di rapporto di lavoro solo laddove il rapporto medesimo sia assistito da garanzia di stabilità reale, presupposto che va verificato avendo riguardo al concreto atteggiarsi del rapporto stesso e alla configurazione che di esso danno le parti nell'attualità del suo svolgimento (dipendendo da ciò l'esistenza, o meno, di una effettiva situazione psicologica di metus del lavoratore) e non già alla stregua della diversa normativa garantistica che avrebbe dovuto, in astratto, regolare il rapporto ove questo fosse sorto, fin dall'inizio, con le modalità e la disciplina che il giudice, con un giudizio necessariamente ex post, riconosce applicabili nella specie, con effetto retroattivo per il lavoratore (Cass. lav., n. 1717/2009). Secondo Cass. VI- V, n. 33681/2022 l'azione di restituzione delle trattenute operate sulla pensione dalla Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza a favore dei dottori commercialisti a titolo di contributo di solidarietà è soggetta al termine di prescrizione decennale, non essendo i ratei trattenuti liquidi ed esigibili. BibliografiaAzzariti, Scarpello, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. S.B., sub artt. 2934-2969, Bologna-Roma, 1977; Bonsignori, Effetti della vendita e dell'assegnazione, in Comm. S., Milano, 1988; Busnelli, Della tutela giurisdizionale dei diritti, in Comm. cod. civ., VI, 4, Torino, 1980; Fabiani, Fondamento e azione per la responsabilità degli amministratori di s.p.a. verso i creditori sociali nella crisi dell'impresa, in Riv. soc. 2015; Gambino, La prescrizione, in Comm. S., sub artt. 2941-2963, Milano, 1999; Grasso, Prescrizione (diritto privato), in Enc. dir., XXXV, Milano, 1986; Iannaccone, La prescrizione, in Comm. S., sub artt. 2941-2963, Milano, 1999; Maresca, Prescrizione (diritto del lavoro), in Enc. giur., XXIV, Roma, 1991; Mazzamuto, L'esecuzione forzata, in Tr. Res., 20, Torino, 1985; Roselli, Vitucci, La prescrizione e la decadenza, in Tr. Res., 20, Torino, 1998; Ruperto, La prescrizione, in Comm. S., sub artt. 2941-2963, Milano, 1999; Troisi, La prescrizione come procedimento, Napoli, 1980. |