Codice Civile art. 2964 - Inapplicabilità di regole della prescrizione.Inapplicabilità di regole della prescrizione. [I]. Quando un diritto deve esercitarsi entro un dato termine sotto pena di decadenza [117, 123, 244, 1171, 1286 3, 1402, 1501, 1503, 2264], non si applicano le norme relative all'interruzione della prescrizione [2943 ss.]. Del pari non si applicano le norme che si riferiscono alla sospensione [2941 ss.], salvo che sia disposto altrimenti [245, 489]. InquadramentoLa norma fissa il principio secondo il quale in tutti i casi nei quali è prevista una decadenza ossia una determinata attività o condotta deve essere compiuta dal titolare del diritto entro un certo termine, ove questo sia decorso inutilmente il suo esercizio rimane precluso irreversibilmente senza che possano rilevare elementi circostanziali che avrebbero determinato la maturazione del termine ( si pensi all'impugnazione. La linea di demarcazione della decadenza rispetto alla perdita del diritto si evidenzia considerando che la prima non è legata alla pura inerzia del titolare perché ciò che rileva è il fatto puro e semplice del decorso del tempo in assenza dell'attività richiesta. CasisticaTale è il motivo per il quale, come indicato dalla norma non trovano applicazione le regole in tema di sospensione e di interruzione, ossia proprio quei casi nei quali possono rilevare considerazioni di tipo soggettivo Non si applicano le disposizioni sull'interruzione della prescrizione in quanto l'atto che il soggetto ha l'onere di compiere per evitare di decadere dal diritto soddisfa immediatamente la finalità di eliminazione dell'incertezza per cui l'istituto è previsto (Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, 1954, 104). Secondo la giurisprudenza di legittimità ( Cass. III, n. 2650/1994) in tema di Impugnazioni il decorso del termine breve di decadenza dall'impugnazione, con la conseguente formazione del giudicato, non è impedito dalla condizione di mera incapacità naturale in cui versi il procuratore della parte cui sia stata effettuata la notificazione della sentenza, non essendo la condizione stessa assimilabile a quella di incapacità legale risultante da sentenza di interdizione o da nomina di tutore provvisorio in attesa di tale provvedimento. Nondimeno, che, in alcuni casi il legislatore consenta in via eccezionale la proroga dei termini per l'attuazione dell'attività richiesta e mancata, per esempio in casi di forza maggiore inteso come vis cui resisti non potest. Un'ipotesi eccezionale di sospensione della decadenza può essere desunta dal tenore dell'art. 244. Il nostro ordinamento giuridico stabilisce la possibilità di applicare la disciplina riguardante la sospensione principalmente in virtù dell'art. 244, in relazione all'azione di disconoscimento della paternità (v. art. 244). In ogni caso è talora indispensabile nelle varie ipotesi previste un'attività d'interpretazione se la formulazione legislativa appaia perplessa. È comunque da credere che elemento decisivo sia la finalità che attraverso questo o quell'istituto si tende a realizzare. Esempio concreto recente risulta costituito dall'art. 38, comma 4, del d.l. 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito, con modificazioni, dall'art.1, comma 1, della legge 15 luglio 2011, n. 111, attraverso il quale Il limite della prescrizione decennale riferentesi alle domande giudiziali dirette all'adeguamento delle prestazioni già riconosciute per un importo inferiore al dovuto) risulta sostituito — per effetto del citato art. 38, comma 1, lettera d) — dalla decadenza triennale per le domande di accessori del credito così assimilata alla stessa decadenza prescritta per le domande di riconoscimento del diritto stesso alla pensione nonché dalla prescrizione quinquennale per le domande di corresponsione di ratei arretrati. La ratio era evidentemente diretta a realizzare il risparmio nel settore previdenziale nella discrezionalità del legislatore, nondimeno la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 38, comma 4, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, nella parte in cui prevede che le disposizioni di cui al comma1, lett. d), si applicano anche ai giudizi pendenti in primo grado alla data di entrata in vigore del presente decreto. In dottrina si è che in materia tributaria si verifica spesso che la modifica dei termini di decadenza e prescrizione, sia introdotto talora anche dopo la scadenza del relativo termine posto a vantaggio di una delle parti con interventi legislativi ad hoc (Chindemi, 234B). Computo del termine di decadenzaCome detto la condotta inerte del titolare del diritto è elemento costitutivo della fattispecie con il che il dies a quo della decadenza corrisponde al tempo in cui si richiede l'esercizio dello stesso diritto soggetto a decadenza, ovvero con il momento previsto per il compimento di un atto c.d. «singolare», ossia non sovrapponibile al diritto ma comunque necessario: è il caso della denuncia, della diffida, ossia in una riserva (Trimarchi, 218). In ogni caso la giurisprudenza di legittimità (Cass. III, n. 4661/2007) in tema di garanzia fideiussoria o autonoma — nella disciplina del termine di scadenza della garanzia e del termine di decadenza per la relativa escussione va fatta una distinzione tra il termine di scadenza della garanzia da quello decadenziale per la sua escussione che deve essere tale da non rendere eccessivamente difficile l'esercizio del diritto del creditore nei confronti del garante: con la conseguenza che tale non può ovviamente essere il termine che coincide con la scadenza dell'obbligazione, potendosi, anzi, in questo caso, ipotizzarsi la sua nullità ai sensi dell'art. 2965. Nondimeno anche se come detto va esclusa la proroga, sospensione o interruzione del termine stesso, se non nei casi eccezionali tassativamente previsti dalla legge, va detto che anche l'ipotesi ececzioale di remissione in termini di cui all'art. 184 bis c.p.c (Cass. n. 21794/2015) la rimessione in termini si fonda sul presupposto presuppone che la decadenza sia dovuta a causa non imputabile alla parte che deve escludersi se la parte medesima mentre si preoccupava di emendare integrare una delibera di ammissione al gratuito patrocinio non curava l'iscrizione al ruolo di una causa di appello nel termine di legge, in questo caso la rimessione in termini in termini va esclusa perché la perenzione del diritto d'impugnare è dipeso da una scelta consapevole dell'interessato. Nei casi in cui manchi l'indicazione del dies a quo, è da credere che, in via analogica, possa farsi ricorso al principio dell'art. 2935 in tema di prescrizione. Secondo Cass. VI L., n. 26309 /2017 pur essendo la domanda giudiziale evento utile ad impedire la decadenza di un diritto, tuttavia, l'esercizio dell'azione giudiziaria non impedisce la decadenza, ove il giudizio si estingua. Infatti, la non estensione alla decadenza dell'effetto interruttivo della domanda giudiziale previsto dalle norme sulla prescrizione, ex art. 2964 è giustificata dalla diversità della natura e della funzione dei due istituti, giacché la prescrizione si radica nell'inerzia del titolare del diritto, laddove la decadenza consiste nel fatto oggettivo del mancato esercizio del diritto entro un termine stabilito, in funzione dell'interesse generale o individuale rispetto alla certezza di una determinata situazione giuridica. BibliografiaAzzariti, Scarpello, Della prescrizione e della decadenza, in Comm. 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