Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 33 - Relazione al giudice e rapporti riepilogativi 1 .

Alessandro Farolfi

Relazione al giudice e rapporti riepilogativi 1 .

 

Il curatore, entro sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento, deve presentare al giudice delegato una relazione particolareggiata sulle cause e circostanze del fallimento, sulla diligenza spiegata dal fallito nell'esercizio dell'impresa, sulla responsabilità del fallito o di altri e su quanto può interessare anche ai fini delle indagini preliminari in sede penale 2.

Il curatore deve inoltre indicare gli atti del fallito già impugnati dai creditori, nonché quelli che egli intende impugnare . Il giudice delegato può chiedere al curatore una relazione sommaria anche prima del termine suddetto 3.

Se si tratta di società, la relazione deve esporre i fatti accertati e le informazioni raccolte sulla responsabilità degli amministratori e degli organi di controllo, dei soci e, eventualmente, di estranei alla società 4.

Il giudice delegato ordina il deposito della relazione in cancelleria, disponendo la segretazione delle parti relative alla responsabilità penale del fallito e di terzi ed alle azioni che il curatore intende proporre qualora possano comportare l'adozione di provvedimenti cautelari, nonché alle circostanze estranee agli interessi della procedura e che investano la sfera personale del fallito. Copia della relazione, nel suo testo integrale, è trasmessa al pubblico ministero 5.

Il curatore, ogni sei mesi successivi alla presentazione della relazione di cui al primo comma, redige altresì un rapporto riepilogativo delle attività svolte, con indicazione di tutte le informazioni raccolte dopo la prima relazione, accompagnato dal conto della sua gestione. Copia del rapporto è trasmessa al comitato dei creditori, unitamente agli estratti conto dei depositi postali o bancari relativi al periodo. Il comitato dei creditori o ciascuno dei suoi componenti possono formulare osservazioni scritte. Altra copia del rapporto è trasmessa, assieme alle eventuali osservazioni, per via telematica all'ufficio del registro delle imprese, nei quindici giorni successivi alla scadenza del termine per il deposito delle osservazioni nella cancelleria del tribunale. Nello stesso termine altra copia del rapporto, assieme alle eventuali osservazioni, e' trasmessa a mezzo posta elettronica certificata ai creditori e ai titolari di diritti sui beni. Il rapporto contiene i dati identificativi dello stimatore 6.

[1] Rubrica modificata dall'articolo 3, comma 6, del D.Lgs. 12 settembre 2007 n.169, con la decorrenza indicata nell'articolo 22 del medesimo D.Lgs. 169/2007.

[6] Comma aggiunto dall'articolo 29, comma 1, lettera b) del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5 e, successivamente, modificato dall' articolo 17, comma 1, lettera c), del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179; per l'applicazione di quanto disposto dall'articolo 17, comma 1, lettera c) vedi i commi 4 e 5 del medesimo articolo 17. Da ultimo modificato dall'articolo 14, comma 1, lettera a), del D.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, con effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023, come stabilito dall'articolo 35, comma 1, del D.Lgs. 149/2022 medesimo, come modificato dall'articolo 1, comma 380, lettera a), della Legge 29 dicembre 2022, n. 197.

Inquadramento

L'art. 33 prevede un fondamentale dovere informativo a carico del curatore che, in primo luogo, è diretto al giudice delegato, affinché questi possa esercitare le proprie funzioni di vigilanza e controllo avendo un quadro completo ed informato della procedura. Rispetto alla formulazione previgente, quella attuale prevede che la fondamentale relazione del curatore sia presentata al giudice delegato entro sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento (in precedenza un mese). Non si tratta di un cedimento ai tempi spesso più dilatati dell'agire amministrativo degli organi della procedura. Ma si tratta della presa d'atto di una maggiore complessità della relazione medesima che, per poter essere adeguatamente redatta, richiede un tempo sicuramente maggiore per consentire ogni più opportuno accertamento ed indagine. Si è poi osservato che in questo modo il legislatore della riforma avrebbe preso atto di una prassi molto diffusa che riconosceva una o più proroghe per il compimento di questo adempimento. D'altra parte, è pur sempre previsto che anche prima della scadenza di detto termine il g.d. possa richiedere una relazione sommaria. Al riguardo, se vi sono prassi di alcuni uffici giudiziari che hanno sostanzialmente istituzionalizzato la redazione di questa relazione sommaria, nelle ipotesi in cui ciò non sia richiesto in via generale si dovrà comunque ricorrere a questa informativa semplificata quando vi siano ragioni urgenti che possono interessare le indagini penali, ad esempio per provocare sequestri o misure cautelari personali, ovvero anche nei casi in cui vi siano delle operazioni urgenti da compiere la cui posticipazione rischi di mettere a repentaglio la fruttuosità e l'efficienza della procedura: si pensi al caso in cui si scopra dopo il fallimento l'esigenza di procedere con urgenza ad un esercizio provvisorio, oppure, ancora, si pensi al caso in cui la mancata trascrizione di azioni giudiziarie o l'omessa invocazione di misure cautelari civili possa consolidare fenomeni distrattivi del patrimonio fallimentare. La relazione sommaria, insomma, deve essere depositata nell'immediatezza della pronuncia di fallimento e funzionalizzata all'adozione immediata di provvedimenti giudiziari o atti conservativi urgenti.

Secondo parte della giurisprudenza, sarebbe da escludere che le affermazioni contenute nella relazione del curatore fallimentare possano intendersi fare piena prova fino a querela di falso, qualora non sia stato specificato il modo di accertamento, da parte del curatore, delle circostanze che ne costituiscono oggetto, costituendo, in questo caso, dette affermazioni, solo indizi liberamente valutabili (App. Napoli, 30 marzo 2005), mentre secondo altro indirizzo, qualora venga prodotta in un giudizio di cognizione promosso dal curatore, la relazione non potrebbe costituire prova dei fatti in essa contemplati e posti a fondamento della domanda giudiziale (Trib. Milano 16 maggio 1988 e Trib. Milano 22 giugno 1989). Si deve altresì dare conto dell'indirizzo secondo cui l'efficacia probatoria del contenuto della relazione redatta dal curatore fallimentare va diversamente valutata a seconda della natura delle risultanze da essa emergenti. Mentre, infatti, la relazione, in quanto formata da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, fa piena prova fino a querela di falso degli atti e dei fatti che egli attesta essere stati da lui compiuti o essere avvenuti in sua presenza, il contenuto delle dichiarazioni rese dai terzi rimane liberamente valutabile in relazione alla sua veridicità. In ordine a tale secondo genere di risultanze, peraltro, ove la ratio decidendi si fondi su quelle parti della relazione del curatore in cui viene recepito ciò che allo stesso è stato riferito, eludendosi, in tal modo, il ricorso ad una prova testimoniale, con i limiti e la responsabilizzazione che essa comporta, si è ritenuto che in tal modo si sostituisce una fonte di prova atipica alla utilizzazione di un mezzo di prova tipico, violandosi i precetti di diritto che governano l'assunzione delle prove. Secondo questa ormai datata, ma a volte riaffiorante impostazione, non può ritenersi che, in tali ipotesi, la prova abbia carattere presuntivo, ove si consideri l'esigenza, per la validità di tal genere di prova, che essa abbia a fondamento fatti noti, in quanto provati o tali da non richiedere di essere provati per la loro notorietà o per l'assenza di contestazione (Cass. n. 8704/1998).

Contenuto della relazione

Il contenuto tipico della relazione ex art. 33 l.fall. può così essere schematizzato:

1) cause e circostanze del fallimento

1a) Cenni storici e vicende sociali

1b) Cause del dissesto

1c) Bilanci e tenuta scritture contabili

2) diligenza spiegata dal fallito nell'esercizio dell'impresa

3) responsabilità del fallito o di altri

4) atti già impugnati o da impugnare

Appare inoltre opportuno che la relazione contenga già, ove necessario, una proposta del curatore sulla parte che egli ritenga opportuno secretare, spiegandone succintamente i motivi, affinché il g.d. possa provvedere al riguardo in modo ancor più immediato. La relazione si pone, come è evidente, quale tramite fra il Giudice delegato, da un lato, e la Procura della Repubblica, dall'altro, contenendo aspetti relativi alla riclassificazione del bilancio ed alle responsabilità che possono avere immediato riflesso sulle eventuali indagini preliminari già in corso, ovvero svolgendo una funzione propulsiva in ordine all'inizio delle stesse. È infatti previsto che una copia della relazione, nel suo testo integrale, sia trasmessa al pubblico ministero (tale incombente avviene di solito a seguito del provvedimento con cui il g.d. ordina il deposito della relazione in cancelleria, rendendone così pubblico il testo, salvo che per le parti oggetto di secretazione. Si deve notare che il potere di secretazione di cui all'art. 33, da esercitare cum grano salis e con riferimento agli aspetti oggetto di interesse penale (per la riservatezza della fase delle indagini preliminari) o relativi alla proposta di azioni che possono comportare l'adozione di misure cautelari (per il venir meno altrimenti dell'»effetto sorpresa» che è funzionale ad assicurare la fruttuosità delle stesse) si collega, comunque, ad una più generale esigenza di riservatezza che per determinati atti del fascicolo fallimentare ne può portare all'inclusione in una sezione separata (cfr. art. 90 l.fall.). Come detto, il principio informatore contenuto nel dis. legge di riforma delle procedure concorsuali, in corso di approvazione, prevede sul punto un generale principio di trasparenza verso il fallito ed un onere di specifica individuazione degli atti coperti da segreto. Dal punto di vista contenutistico la relazione rappresenta uno dei documenti più importanti dell'intero fascicolo fallimentare: in primo luogo ha una funzione retrospettiva di ricostruzione delle vicende imprenditoriali o sociali, dovendo da questo punto di vista individuare esattamente i soggetti che si sono avvicendati – e per quali periodi – nell'attività di gestione e controllo dell'impresa. Tale indicazione deve poi coordinarsi con la individuazione non generica delle cause del dissesto, dovendosi in particolare specificare se e quali atti abbiano contribuito a determinare l'insolvenza ed operando una riclassificazione dei bilanci al fine di accertare il momento a partire dal quale gli organi sociali hanno operato nonostante la compromissione del patrimonio, nonché se essi hanno violato il canone di prudenza dell'art. 2486 c.c. È quindi essenziale che il curatore acceda immediatamente in azienda e prenda possesso della contabilità (e più in generale dei beni costituenti l'attivo della procedura), subito dopo la pronuncia di fallimento, al fine di evitare possibili dispersioni della documentazione utile a ricostruire le vicende che hanno preceduto l'apertura della procedura concorsuale. È ben possibile che parte della documentazione rilevante venga scoperta in seguito, o emerga attraverso documentazione messa a disposizione da terzi durante la fase di formazione dello stato passivo; in questo caso il curatore dovrà procedere a depositare un supplemento di relazione ex art. 33 l.fall. Il contenuto della relazione dovrà quindi evidenziare il grado di diligenza che il fallito ha mostrato nella gestione dell'impresa ed indicare fatti per cui ritenga sussistente una possibile responsabilità (del fallito, qualora la dichiarazione lo abbia riguardato personalmente, ma anche degli organi amministrativi e di controllo nelle società). Occorre inoltre che il curatore cerchi immediatamente di ricostruire il contenzioso pendente nel quale l'impresa fallita è coinvolta e gli eventuali atti che fossero già impugnati dai creditori. Particolare attenzione va dedicata all'esistenza di procedure esecutive pendenti, al fine di ottenerne una dichiarazione di improcedibilità o subentrarvi (per le esecuzioni fondiarie, che non subiscono l'improcedibilità ex art. 41 TUB, può essere comunque opportuno che il curatore vi intervenga per far valere gli interessi del fallimento). La relazione ex art. 33 ha di certo un coordinamento con un altro atto fondamentale che il curatore dovrà predisporre, il programma di liquidazione di cui all'art. 104-ter l.fall., pur se sotto l'aspetto contenutistico non è necessario che nella prima relazione siano già indicate tutte le attività liquidatorie che il curatore intende attivare e che saranno invece l'oggetto principale di questo successivo documento.

Circa il valore probatorio della relazione ex art. 33 l.fall., si è ritenuto che sono utilizzabili, quale prova a carico dell'imputato, le testimonianze indirette del curatore fallimentare sulle dichiarazioni accusatorie a lui rese da un coimputato rimasto contumace e poi trasfuse nella relazione di cui all'art. 33 l.fall. (Cass. pen. n. 38453/2015), mentre le dichiarazioni assunte dal curatore fallimentare e trasfuse nella relazione redatta ai sensi dell'art. 33 l.fall., se rese da un indagato o da un imputato di reato connesso o collegato nel medesimo procedimento o in separato procedimento, devono essere valutate unitamente agli altri elementi di prova che ne confermano l'attendibilità, ai sensi dell'art. 192, comma 3, c.p.p. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato la sentenza di condanna dell'imputato fondata sulle dichiarazioni riportate nella relazione dal curatore fallimentare, non escusso in dibattimento a causa del suo decesso, ed a questi rese da soggetti coindagati, anch'essi non sentiti in giudizio) (Cass. pen. n. 20090/2015). Il tema delle dichiarazioni assunte dal curatore e della loro utilizzabilità in sede penale è oggetto di alterne pronunce: è si è infatti affermato che è utilizzabile, quale prova a carico dell'imputato, la testimonianza indiretta del curatore fallimentare sulle dichiarazioni accusatorie rese con una missiva da un coimputato non comparso in dibattimento e trasfuse dallo stesso curatore nella relazione redatta ai sensi dell'art. 33 l.fall. (Cass. n. 32388/2015) ma si è precisato che è utilizzabile, quale prova a carico dell'imputato, anche la testimonianza indiretta del curatore fallimentare sulle dichiarazioni accusatorie resegli da un coimputato non comparso al dibattimento, e trasfuse dallo stesso curatore nella relazione redatta ai sensi dell'art. 33 l.fall. Né sussiste, qualora l'imputato o il suo difensore non abbiano chiesto l'esame del predetto coimputato, la violazione dell'art. 526 c.p.p., in quanto, in tal caso, il dichiarante non si è per libera scelta volontariamente sottratto all'esame dell'imputato, stante la ratio dell'art. 526 c.p.p. preordinata ad assicurare la piena esplicazione del principio del contraddittorio che, tuttavia, non ha carattere assoluto ma è rimesso alla discrezionalità della parte, la quale può scegliere liberamente le prove da introdurre e da escutere nel processo, con la conseguenza che non può dolersi della mancata assunzione o escussione di prove non richieste (Cass. pen. n. 3885/2014).

Rapporti riepilogativi

A differenza della relazione iniziale, che ha un contenuto storico-ricostruttivo, volto ad accertare soprattutto le vicende che hanno preceduto la dichiarazione di fallimento, i successivi rapporti riepilogativi hanno la funzione sì di registrare le attività compiute dal curatore (che infatti deve allegare un rendiconto della gestione del periodo interessato dal rapporto), ma anche quella di indicare prospetticamente in che direzione sta andando la procedura e quali attività il curatore sta seguendo. Il rapporto deve infatti contenere le informazioni che siano state acquisite dopo la redazione della relazione iniziale, ma anche riepilogare le attività svolte e, deve ritenersi, quelle che si accinge a compiere. Al rapporto vanno allegati gli estratti conto bancari o postali della procedura, che devono ovviamente coincidere con le movimentazioni esposte nel rendiconto di gestione del periodo. La cadenza di questa relazione è semestrale (viene così superata la precedente periodicità mensile che, di fatto, non veniva quasi mai osservata). All'allungamento del periodo di osservazione di ciascun rapporto si è, tuttavia, accompagnata una certa procedimentalizzazione: il rapporto va infatti trasmesso al comitato dei creditori che può sollevare osservazioni al riguardo ed il rapporto stesso, generalmente solo dopo la preliminare presentazione al C.d.c. ed unitamente alle eventuali osservazioni di quest'ultimo, viene inviato alla cancelleria del g.d. per l'esercizio dei compiti di vigilanza e controllo allo stesso spettanti (l'invio può avvenire oggi con modalità anche esclusivamente telematiche). Altra copia è inviata alla Camera di commercio, sempre con modalità telematiche, per la pubblicazione nel registro delle imprese. Quest'ultimo incombente vuole favorire la trasparenza della procedura e l'accessibilità a terzi ed ai creditori delle informazioni contenute nel rapporto semestrale di cui all'art. 33 ult. comma l.fall. Proprio al fine di aumentare ancora la trasparenza della procedura, l'ultimo comma della norma in esame è stata recentemente modificando inserendo una parte finale che recita: «nello stesso termine altra copia del rapporto, assieme alle eventuali osservazioni, è trasmessa a mezzo posta elettronica certificata ai creditori e ai titolari di diritti sui beni». Tale periodo è stato aggiunto dal d.l. n. 179/2012, convertito con l. n. 221/2012, e la nuova disposizione si applica dal 19 dicembre 2012 anche alle procedure di fallimento, di concordato preventivo, di liquidazione coatta amministrativa e di amministrazione straordinaria pendenti, rispetto alle quali, alla stessa data, non era stata effettuata la comunicazione rispettivamente prevista dagli articoli 92, 171, 207 l.fall. o dall'articolo 22 d.lgs. 8 luglio 1999, n. 270. Per le procedure in cui, alla data 19 dicembre 2012, fosse già stata effettuata la comunicazione suddetta, la nuova disposizione si applica a decorrere dal 31 ottobre 2013. Va soggiunto che questa modifica ed esigenza di trasparenza è stata dal legislatore generalizzata anche alla fase finale della procedura fallimentare ed alla fase post omologa del concordato preventivo. Si è infatti previsto che unitamente all'istanza di cui all'art. 119, primo comma, l.fall., il curatore deposita un rapporto riepilogativo finale redatto in conformità a quanto previsto dall'articolo 33, quinto comma, del medesimo regio decreto. Conclusa l'esecuzione del concordato preventivo con cessione dei beni, si procede a norma del periodo precedente, sostituendo il liquidatore al curatore (art. 16-bis, comma 9-ter della l. n. 221/2012). Per il concordato preventivo analoga previsione è stata inserita all'ultimo comma dell'art. 182 l.fall. (per il concordato liquidatorio la predisposizione semestrale spetta al liquidatore e l'invio ai creditori al commissario giudiziale) ed all'art. 16-bis, comma 9-quater della legge cit. (per il concordato in continuità sia la redazione con cadenza semestrale che l'invio ai creditori sono stati previsti come adempimenti posti a carico del commissario giudiziale).

Bibliografia

Abete, Il curatore, in Il fallimento e le altre procedure concorsuali, Panzani (a cura di), III, Torino, 2012; Bonfatti – Censoni, Manuale di diritto fallimentare, Padova, 2011; Cataldo, Carattere personale dell'incarico di curatore e regime di responsabilità, in Fall. 2008, 1393; Cavalli, Gli organi del fallimento, in Tratt. Diritto commerciale, Cottino (diretto da), XI, Padova, 2009; Ghedini, Sub art. 28, in La legge fallimentare. Commentario teorico-pratico, Ferro (a cura di), Padova, 2007; Lo Cascio, Organi del fallimento e controllo giurisdizionale, in Fall., Milano, 2008; Maffei Alberti, Comm. breve alla legge fallimentare, Padova, 2013; Monteleone, Curatore fallimentare, Milano, 2017; Penta, Gli organi della procedura fallimentare. Soluzioni giudiziali e prime prassi applicative, Torino 2009; Proto, Il curatore, in Il diritto fallimentare riformato, Schiano Di Pepe (a cura di), Padova, 2007; Ricci, Lezioni sul fallimento, I, Milano, 1997; Scano, Il curatore, in Tratt. diritto fallimentare, Buonocore – Bassi (a cura di), II, Padova, 2010; Scarselli, Gli organi preposti al fallimento, in Manuale di diritto fallimentare, Milano, 2011; Serao, Il curatore, in Fall., Fauceglia – Panzani (a cura di), 2009, 313; Semiani – Bignardi, Il curatore fallimentare pubblico ufficiale, Padova, 1965; Stanghellini, Il curatore: una figura in transizione, in Fall., 2007, 999; Vassalli, Gli organi preposti alla gestione della procedura, in Tratt. diritto fallimentare e delle altre proc. concorsuali, II, Torino, 2014; Vitiello, Il nuovo curatore fallimentare, Milano, 2017; Zanichelli, La nuova disciplina del fallimento e delle altre procedure concorsuali, Torino, 2006.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario