Legge - 27/01/2012 - n. 3 art. 13 - Esecuzione dell'accordo o del piano del consumatore1

Salvo Leuzzi

Esecuzione dell'accordo o del piano del consumatore1

 

1. Se per la soddisfazione dei crediti sono utilizzati beni sottoposti a pignoramento ovvero se previsto dall'accordo, o dal piano del consumatore, il giudice, su proposta dell'organismo di composizione della crisi, nomina un liquidatore che dispone in via esclusiva degli stessi e delle somme incassate. Si applica l'articolo 28 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 2672.

2. L'organismo di composizione della crisi risolve le eventuali difficolta' insorte nell'esecuzione dell'accordo e vigila sull'esatto adempimento dello stesso, comunicando ai creditori ogni eventuale irregolarita'. Sulle contestazioni che hanno ad oggetto la violazione di diritti soggettivi e sulla sostituzione del liquidatore per giustificati motivi decide il giudice investito della procedura.

3. Il giudice, sentito il liquidatore e verificata la conformita' dell'atto dispositivo all'accordo o al piano del consumatore, anche con riferimento alla possibilita' di pagamento dei crediti impignorabili [e dei crediti di cui all'articolo 7, comma 1, terzo periodo], autorizza lo svincolo delle somme e ordina la cancellazione della trascrizione del pignoramento, delle iscrizioni relative ai diritti di prelazione, nonche' di ogni altro vincolo, ivi compresa la trascrizione del decreto di cui agli articoli 10, comma 1 e 12-bis, comma 3, e la cessazione di ogni altra forma di pubblicita'. In ogni caso il giudice puo', con decreto motivato, sospendere gli atti di esecuzione dell'accordo qualora ricorrano gravi e giustificati motivi 3.

4. I pagamenti e gli atti dispositivi dei beni posti in essere in violazione dell'accordo o del piano del consumatore sono inefficaci rispetto ai creditori anteriori al momento in cui e' stata eseguita la pubblicita' di cui agli articoli 10, comma 2, e 12-bis, comma 3 4.

4-bis. I crediti sorti in occasione o in funzione di uno dei procedimenti di cui alla presente sezione, compresi quelli relativi all'assistenza dei professionisti, sono soddisfatti con preferenza rispetto agli altri, con esclusione di quanto ricavato dalla liquidazione dei beni oggetto di pegno ed ipoteca per la parte destinata ai creditori garantiti5.

4-ter. Quando l’esecuzione dell’accordo o del piano del consumatore diviene impossibile per ragioni non imputabili al debitore, quest’ultimo, con l’ausilio dell’organismo di composizione della crisi, può modificare la proposta e si applicano le disposizioni di cui ai paragrafi 2 e 3 della presente sezione6.

Inquadramento

La disciplina dell'accordo e del piano si differenzia, in alcuni passaggi, nella parte procedimentale, per poi tornare ad essere comune quanto alla fase di esecuzione successiva all'omologa. Il debitore deve provvedere ad adempiere le obbligazioni contenute nella proposta di accordo secondo le prescrizioni contemplate nell'art. 13. La disciplina dell'esecuzione del piano del consumatore è la stessa prevista per l'accordo. Qualora sia necessario, avuto riguardo alla tipologia e al contenuto specifico del rimedio prescelto, si potrà procedere alla nomina di un liquidatore, mentre all'Organismo di composizione della crisi è demandato un ruolo di risolutore delle eventuali difficoltà attuative del piano.

Sono fissate, poi, regole essenziali in punto di inefficacia dei pagamenti e degli atti dispositivi dei beni posti in essere in violazione dell'accordo o del piano; di sospensione per gravi e giustificati motivi; di prededuzione dei crediti sorti in occasione o in funzione di una delle procedure contemplate dalla legge in commento; di modificabilità, con l'ausilio dell'Organismo di composizione della crisi, della proposta omologata, in ipotesi di impossibilità, per ragioni non imputabili al debitore, di eseguibilità di quella omologata.

Solo una volta adempiute le obbligazioni medesime in conformità all'accordo si determina la vera e propria esdebitazione, con l'effetto liberatorio del debitore dal residuo di esse. È il debitore che, non subendo spossessamento alcuno, deve provvedere personalmente ai pagamenti e agli altri atti previsti nell'accordo e nel piano.

Nomina del liquidatore

In forza del comma 1 della norma in commento se per la soddisfazione dei crediti sono utilizzati beni sottoposti a pignoramento, ovvero se previsto dall'accordo, il giudice, su proposta dell'organismo di composizione della crisi, nomina un liquidatore che dispone in via esclusiva degli stessi e delle somme incassate. Il liquidatore va scelto tra i soggetti che hanno i requisiti per la nomina a curatore fallimentare, atteso il richiamo esplicito all'art. 28. In buona sostanza, il liquidatore viene nominato dal giudice qualora debbano essere utilizzati beni pignorati o se a stabilirlo sia l'accordo. In tal caso, non è, peraltro, previsto il diritto del debitore di controllare la gestione e di averne il rendiconto alla fine della liquidazione, come prescritto dall'art. 1983 c.c.

Al di fuori delle ipotesi enucleate dal predetto comma 1, la liquidazione segue le modalità specificamente previste nel piano per la liquidazione dei beni e che possono assumere la più varia fisionomia.

Peraltro, nell'ipotesi di beni pignorati, benché la legge taccia al riguardo, sembra maggiormente funzionale affidare al liquidatore, non solo la liquidazione dei suddetti beni e la relativa distribuzione del ricavato, ma quella dell'intero attivo, senza frazionamenti.

Ruolo dell'Organismo di composizione della crisi

Nell'esecuzione un rilevante ruolo è attribuito all'Organismo di composizione, il quale, ai sensi del comma 2 della norma in esame, ha il duplice compito di risolvere le eventuali difficoltà insorte nell'esecuzione dell'accordo e di vigilare sull'esatto adempimento dello stesso, comunicando ai creditori ogni eventuale irregolarità.

Il riferimento alle difficoltà è volutamente generico e tendenzialmente onnicomprensivo. Al relativo ambito devono sottrarsi soltanto le controversie in materia di diritti soggettivi e quelle afferenti la sostituzione del liquidatore per giustificati motivi, che, in virtù del secondo periodo del comma 2, sono risolte dal giudice investito della procedura, con un provvedimento decisorio che presuppone un procedimento in camera di consiglio teso ad assicurare l'effettività del contraddittorio e del diritto di difesa.

Verifica di conformità e sospensione dell'esecuzione

Ai sensi del comma 3 dell'art. 13, il giudice, sentito il liquidatore e verificata la conformità dell'atto di disposizione all'accordo, anche con riferimento alla possibilità di pagamento di crediti impignorabili e privilegiati, autorizza lo svincolo delle somme e ordina la cancellazione della trascrizione del pignoramento, delle iscrizioni relative ai diritti di prelazione, nonché di ogni altro vincolo. Benché la norma faccia riferimento al liquidatore, il giudice provvederà allo stesso modo qualora detto organo non vi sia.

L'ultimo inciso del comma 3, prevede che, con decreto motivato, il giudice può sospendere d'ufficio gli atti di esecuzione per gravi e giustificati motivi.

Violazioni dell'accordo e del piano

Ai sensi del comma 4 della norma in commento, i pagamenti e gli atti dispositivi dei beni posti in essere in violazione dell'accordo e del piano sono inefficaci rispetto ai creditori anteriori al momento in cui è stata eseguita la pubblicità di cui al comma 3 dell'art. 12 e al comma 3 del precedente art. 10 l. n. 3/2012. La norma pone implicitamente in rilievo una sorta di «vincolo di destinazione» dei beni. Rispetto alla disciplina previgente, cambia, dunque, la sanzione stabilita per l'inosservanza del contenuto dell'accordo omologato: il nuovo comma 4 dell'art. 13, stabilisce, infatti, che i pagamenti e gli atti dispositivi dei beni posti in essere in infrazione dell'accordo o del piano del consumatore sono contrassegnati da inefficacia rispetto ai creditori anteriori al momento in cui ne è stata eseguita la pubblicità. La precedente formulazione della norma prevedeva, invece, la diversa sanzione della nullità.

Prededuzioni

Il comma 4-bis della norma in commento, riprendendo lo «schema» di cui all'art. 111 l.fall., assegna il rango della prededuzione ai crediti sorti in occasione o in funzione di una delle tre procedure di cui alla legge n. 3/2012. La prededuzione è riconosciuta «con esclusione di quanto ricavato dalla liquidazione dei beni oggetto di pegno e di ipoteca per la parte destinata ai creditori garantiti». Nella normalità statistica la prededuzione riguarderà essenzialmente le spese di procedura, il compenso del liquidatore o del gestore e gli eventuali crediti dell'organismo di composizione connessi all'istruttoria relativa alla presentazione della proposta.

Impossibilità di esecuzione

Per l'ipotesi d'impossibilità dell'esecuzione dell'accordo o del piano del consumatore per cause non imputabili al debitore, il comma 4-ter della norma dispone che quest'ultimo, con l'ausilio dell'Organismo di composizione della crisi, possa modificare la proposta, ai sensi degli artt. 10 ss l. n. 3/2012. Torneranno ad applicarsi in tal caso le disposizioni che regolano la procedura di accordo di composizione della crisi illustrate nei paragrafi che precedono.

Più nello specifico, il comma in questione permette al debitore di modificare l'accordo o il piano del consumatore, che siano già stati omologati, qualora l'esecuzione dell'accordo o del piano suddetto divenga impossibile per ragioni non imputabili al debitore. Pertanto, il legislatore ha dettato una disciplina in cui se, dopo l'omologazione, nella fase esecutiva, emerge che per cause imputabili al debitore non è possibile eseguire l'accordo o il piano, dietro istanza del debitore o di un creditore viene disposta la conversione della procedura in liquidazione del patrimonio, mentre se l'impossibilità sopravvenuta all'esecuzione dipende da cause non imputabili al debitore, allora è a quest'ultimo consentito, con l'ausilio dell'Organismo di composizione della crisi di modificare l'accordo o il piano. In tal caso, non si applica la preclusione di cui all'art. 7, comma 2, lett. b) l. n. 3/2012.

Dalla norma si evince a contrario che è precluso al debitore di poter modificare l'accordo o il piano omologati qualora la mancata esecuzione dipenda da un inadempimento a lui imputabile. In questi casi è prevista soltanto la conversione nella procedura di liquidazione del patrimonio.

Bibliografia

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