Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 59 - Crediti non pecuniari.

Angelo Napolitano

Crediti non pecuniari.

 

I crediti non scaduti, aventi per oggetto una prestazione in danaro determinata con riferimento ad altri valori o aventi per oggetto una prestazione diversa dal danaro, concorrono secondo il loro valore alla data della dichiarazione di fallimento 123.

[1] La Corte costituzionale, con sentenza 19 dicembre 1986, n. 300, ha dichiarato l'illegittimità del combinato disposto dal presente articolo richiamato dall'articolo 169 del presente decreto, nella parte in cui esclude la rivalutazione dei crediti di lavoro per il periodo successivo alla domanda di concordato preventivo.

[2] La Corte costituzionale, con sentenza 20 aprile 1989, n. 204, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo, anche in relazione all'art. 429 terzo comma c.p.c., nella parte in cui non prevede la rivalutazione dei crediti da lavoro con riguardo al periodo successivo all'apertura del fallimento fino al momento in cui lo stato passivo diviene definitivo.

[3] La Corte costituzionale, con sentenza 22 dicembre 1989, n. 567, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo, in relazione all'articolo 1 del D.L. n. 26 del 1979, nella parte in cui non prevede la rivalutazione dei crediti di lavoro con riguardo al periodo successivo al decreto ministeriale con cui si dispone la procedura di amministrazione straordinaria fino al momento in cui la verifica del passivo diviene definitiva.

Inquadramento

L'articolo in commento disciplina il concorso dei crediti, non scaduti alla data di dichiarazione di fallimento, pecuniari, la cui prestazione in denaro sia determinata con riferimento ad altri valori, e non pecuniari.

Essi concorrono secondo il loro valore pecuniario alla data della dichiarazione di fallimento.

Si tratta di una specifica applicazione dell'art. 55 l.fall., che dispone che ai fini del concorso i crediti non scaduti si considerano scaduti alla data della dichiarazione di fallimento.

La norma si applica, oltre che nel caso di indicizzazione del credito pecuniario con riferimento ad una valuta estera non avente corso legale, alle prestazioni di fare, al di fuori dei rapporti di cui all'art. 72 l.fall., ed a quelle di non fare, implicanti l'obbligo della distruzione di un opus: i relativi crediti andranno insinuati al passivo sulla base del valore delle corrispettive prestazioni inadempiute alla data di apertura del concorso. La norma si applica anche ai crediti risarcitori, che sono crediti di valore, ai quali sarà applicata la rivalutazione monetaria fino alla data della dichiarazione di fallimento (Cass. n. 11228/2000; Inzitari, 232; Lamanna, 517).

La Suprema Corte ha stabilito che la cristallizzazione operante con riferimento ai crediti verso il fallito non si applica ai debiti verso quest'ultimo, che il curatore può esigere alla scadenza contrattuale secondo il loro valore alla relativa data, statuendo che il principio posto dall'art. 59 della legge fallimentare di cristallizzazione dei crediti verso il fallito al momento dell'apertura del fallimento, in funzione della «par condicio creditorum», non è operante, senza che ne derivi contrasto con l'art. 3 Cost., nei riguardi dei debiti dei terzi verso il fallito, con la conseguenza che il curatore, sostituendosi al fallito, ha diritto di riscuoterli interamente, anche con riguardo alla loro rivalutazione monetaria, che, ricorrendone le condizioni, sia derivata dalla svalutazione intervenuta successivamente alla apertura del fallimento (Cass. S.U., n. 1442/1994).

La disposizione in commento si applica ai crediti pecuniari indicizzati con riferimento a monete diverse da quella avente corso legale, compresi quelli condizionali (cfr. Trib. Firenze 3 dicembre 1997)

La Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità dell'art. 59 l.fall. in relazione all'art. 429, terzo comma, c.p.c. per contrasto con gli artt. 3 e 36 Cost., nella parte in cui esclude la rivalutazione dei crediti di lavoro dipendente per il periodo successivo alla dichiarazione di fallimento e fino alla data in cui lo stato passivo diviene definitivo (Corte cost. n. 204/1989).

Il portato di questa pronuncia, poi, è stato esteso: ai crediti di lavoro nei confronti del soggetto ammesso al concordato preventivo, da rivalutarsi fino alla fine della procedura (omologazione); ai crediti di lavoro nei confronti di soggetto in liquidazione coatta amministrativa e in amministrazione straordinaria (cfr. Corte cost. n. 300/1986; Corte cost. n. 570/1989).

Si deve rilevare, inoltre, che per il credito di risarcimento derivante da sinistro stradale legato alla circolazione di autoveicoli e natanti valgono norme speciali, portate dal d.lgs. n. 209/2005: il danneggiato, infatti, potrà insinuare il proprio credito al passivo dell'assicuratore in liquidazione coatta amministrativa anche se sia stato accertato con giudizio conclusosi dopo l'inizio della procedura concorsuale, comprensivo di rivalutazione e interessi (Cass. n. 18656/2003; cfr. anche art. 286 d.lgs. n. 209/2005; Maffei Alberti).

Il nuovo art. 158 del d.lgs. n. 14/2019 - Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (in vigore dal 15 agosto 2020), rappresenta la trasposizione dell'articolo in commento.

Bibliografia

Inzitari, Effetti del fallimento, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 1988; Lamanna, in Fallimento e altre procedure concorsuali, diretto da Fauceglia e Panzani, Torino, 2009; Maffei Alberti, sub art. 59, in Commentario breve alla legge fallimentare, Padova, 2013.

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