Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 50 - Pubblico registro dei falliti.Pubblico registro dei falliti.
[Nella cancelleria di ciascun tribunale è tenuto un pubblico registro nel quale sono iscritti i nomi di coloro che sono dichiarati falliti dallo stesso tribunale, nonchè di quelli dichiarati altrove, se il luogo di nascita del fallito si trova sotto la giurisdizione del tribunale. Le iscrizioni dei nomi dei falliti sono cancellate dal registro in seguito a sentenza del tribunale. Finchè l'iscrizione non è cancellata, il fallito è soggetto alle incapacità stabilite dalla legge. Le norme per la tenuta del registro saranno emanate con decreto del ministro per la grazia e giustizia. Fino all'istituzione del registro dei falliti le iscrizioni previste dal presente articolo sono eseguite nell'albo dei falliti attualmente esistente.] 1 2 [1] Articolo abrogato dall'articolo 47 del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5. [2] La Corte Costituzionale con sentenza 27 febbraio 2008 , n. 39 (in Gazz.Uff., 5 marzo 2008, n. 11), ha dichiarato l'illegittimita' costituzionale del presente articolo, nel testo anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo 9 gennaio 2006, n. 5 (Riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali a norma dell'articolo 1, comma 5, della legge 14 maggio 2005, n. 80), in quanto stabilisce che le incapacita' personali derivanti al fallito dalla dichiarazione di fallimento perdurano oltre la chiusura della procedura concorsuale. InquadramentoL'articolo in commento prevedeva il registro dei falliti, tenuto presso la cancelleria di ogni tribunale, ed è stato abrogato con l'art. 47 del d.lgs. n. 5/2006. Tuttavia, ancora oggi molte norme speciali prevedono una serie di incapacità per il fallito. Il fallito non può svolgere la funzione di amministratore (art. 2382 c.c.), di sindaco (art. 2393, comma 1, lett. a), revisore contabile (art. 2409-quinquies, comma 1, lett. c), rappresentante comune degli obbligazionisti (art. 2417, comma 1, c.c.) di società per azioni; di curatore di fallimenti (art. 28, comma 1 lett. c, l.fall.) e di commissario giudiziale di concordato preventivo (art. 163, comma 2 n. 3 l.fall.), di tutore e di protutore (artt. 350, n. 5, 355, 424, comma 1, c.c.), di curatore (artt. 393, 424, comma 1, c.c.) di incapaci, di amministratore di sostegno di persone prive in tutto o in parte di autonomia (art. 411, comma 1, c.c.); non può svolgere la professione di avvocato (r.d. n. 1578/1933), di dottore commercialista e di esperto contabile (art. 36 d.lgs. 28 giugno 2005 n. 139) ed anche alcune altre professioni; non può partecipare a pubblici appalti (art. 38 d.lgs. 12 aprile 2006 n. 163); sono inoltre previste altre incapacità (cfr. Norelli, 553 ss.). Queste incapacità speciali riguardano i falliti persone fisiche, ma anche persone giuridiche nel caso in cui le attività o le funzioni vietate possano essere svolte in forma societaria. Tali incapacità non sono venute meno dopo la riforma, atteso che la ratio della loro previsione sta nell'impedire che al fallito, che ha dato prova di non aver saputo condurre gli affari propri, siano affidati incarichi o funzioni che hanno ad oggetto l'amministrazione di beni altrui o la gestione di rilevanti interessi altrui (Cavalli, 906). Alcune altre incapacità speciali, come quella di svolgere attività commerciale, sono state soppresse con la riforma (art. 20 d.lgs. n. 169/2007 con riferimento all'art. 5 d.lgs. n. 114/1998). La più rilevante delle incapacità soppresse è quella relativa alla privazione dell'elettorato attivo, che per il rinvio contenuto in altre leggi impediva l'accesso a vari pubblici uffici (Norelli, 562 s.). L'effetto della soppressione del registro dei falliti e della riformulazione dell'art. 142 l.fall., che disciplinava gli effetti della riabilitazione, istituto che con la riforma è stato anch'esso soppresso, è stato quello di circoscrivere le incapacità speciali previste dalle singole norme dell'ordinamento alla durata della procedura fallimentare. La soppressione dell'istituto della riabilitazione con la quale si ordinava la cancellazione del riabilitato dal registro dei falliti ha, peraltro, fatto venire meno la speciale causa estintiva del delitto di bancarotta semplice di cui all'art. 241 l.fall. BibliografiaCavalli, Gli effetti del fallimento per il debitore, in Ambrosini-Cavalli-Jorio, il Fallimento, in Trattato di diritto commerciale, diretto da G. Cottino, Padova, 2009, 906; Norelli, Gli effetti personali del fallimento, in Le riforme della legge fallimentare, a cura di Didone, Torino, 2009, 562. |