Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 113 bis - Scioglimento delle ammissioni con riserva 1Scioglimento delle ammissioni con riserva1
Quando si verifica l'evento che ha determinato l'accoglimento di una domanda con riserva, su istanza del curatore o della parte interessata, il giudice delegato modifica lo stato passivo, con decreto, disponendo che la domanda deve intendersi accolta definitivamente. [1] Articolo inserito dall'articolo 103 del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5. InquadramentoIl legislatore, con l'introduzione dell'articolo in esame, ha recepito l'orientamento giurisprudenziale in base al quale l'adozione di un apposito decreto del g.d. è strumento necessario allo scioglimento della riserva, idoneo a modificare lo stato passivo con accoglimento o esclusione in via definitiva della domanda di insinuazione. L'articolo prevede quindi che, al verificarsi dell'evento che ha determinato l'accoglimento di una domanda con riserva, ad istanza del creditore o del curatore, il g.d. adotti con decreto un provvedimento di modifica dello stato passivo, disponendo la definitiva ammissione della domanda. Secondo la giurisprudenza, tale sistema supera la necessità di proporre opposizione allo stato passivo al fine di ottenere lo scioglimento della riserva documentale (Cass. n. 6010/2003 e Cass. n. 738/1999). Quindi, superata la prassi diffusa di verificare l'avvenuto scioglimento delle riserve non documentali solo in sede di ripartizione dell'attivo, il curatore avrà l'obbligo, e il creditore la facoltà, di promuovere l'adozione da parte del g.d. del decreto di definitiva ammissione della domanda, con conseguente modifica dello stato passivo già esecutivo. Operatività della normaIl legislatore ha demandato al giudice delegato il potere di sciogliere la riserva, senza distinguere fra riserva dell'uno o dell'altro tipo, così eliminando ogni differenza di trattamento tra le riserve relative ai crediti condizionali e quelle connesse alla produzione di documenti (Di Corrado, Sub art. 113 bis, in M. Ferro (a cura di), La legge fallimentare, Padova, 2008 p. 918). Altri autori hanno evidenziato che la regola «chiarificatrice» di cui all'art. 113-bis l.fall. sia applicabile soltanto ai crediti condizionali ammessi con riserva e non anche nelle ipotesi di scioglimento della riserva per deposito di documenti, atteso che mentre nella prima ipotesi la domanda di ammissione al passivo è stata già favorevolmente delibata dal giudice, solo che l'ammissione definitiva dipende dal verificarsi di un evento futuro ed incerto che sfugge alla disponibilità del creditore, nel secondo caso — difettando la documentazione probatoria — vi è stato soltanto un giudizio sommario in ordine all'esistenza ed opponibilità del credito, che deve necessariamente essere integrato da un'ulteriore pronuncia di merito dopo la presentazione dei documenti (Pellegrino, I giudizi di accertamento del passivo nel fallimento, Milano, 2006 p.154). Tale interpretazione, tuttavia, appare criticabile alla luce tanto della complessiva formulazione dell'articolo, quanto della sua rubrica, che portano a propendere per una generale applicazione della disposizione in esame, anche in considerazione del ruolo di terzietà riacquistato dal giudice delegato e dell'efficacia endofallimentare di ogni tipo di ammissione (Ruggiero, Sub art. 113 bis, in Jorio-Fabiani (diretto e coordinato da), Il nuovo diritto fallimentare, Bologna, 2007 p.1874). Lo scioglimento della riservaAnche per lo scioglimento della riserva dopo la cessazione della procedura fallimentare, nel caso in cui l'evento condizionante non sia ancora verificato al momento della chiusura, è necessario ricorrere ad un decreto dell'organo giurisdizionale. L'attuale disciplina non prevede un termine finale di efficacia dell'ammissione con riserva del credito sottoposto a condizione sospensiva, considerato che l'art. 117, comma 4, l.fall., fissa un termine di cinque anni per la permanenza delle somme dovute ai creditori che non si presentano o sono irreperibili. Ciò implica che le somme accantonate a favore dei creditori sottoposti a condizione sospensiva, restino accantonate a tempo indeterminato (Corrado, 919). Dopo la chiusura del fallimento, il decreto di scioglimento della riserva e i provvedimenti seguenti, consistenti nell'attribuzione al creditore della somma accantonata o nel riparto supplementare della stessa, devono essere emessi dal tribunale, su istanza dei creditori interessati. Ciò in quanto il g.d. cessa le sue funzioni, e il tribunale che ha dichiarato il fallimento resta l'unico organo idoneo a mantenere le sue funzioni per l'espletamento delle attività conseguenti alla procedura concorsuale. Pertanto lo strumento di scioglimento della riserva previsto con l'art. 113-bis l.fall. si riferisce a tutti i casi di ammissione con riserva come regolati dall'art. 96, che elenca la categoria dei crediti ammissibili con riserva nella nuova legge fallimentare, e che ha visto l'eliminazione della necessità dell'opposizione allo stato passivo quale mezzo di scioglimento della riserva per i crediti ammessi con riserva di produzione di documenti giustificativi. Non a caso l'art. 96, al secondo comma, non fa più uso dell'espressione «riserva di documenti giustificativi», ma ha inserito l'espressione «riserva del titolo di credito»; si ritiene così che il legislatore abbia voluto restringere la possibilità di riserva al solo documento che di per sé è prova sufficiente del preteso diritto (es. cambiale, titolo esecutivo stragiudiziale), rendendo la verifica in sede di scioglimento della riserva compatibile con la valutazione meramente formale e obbiettiva, richiesta per l'emissione del provvedimento da parte del g.d. Alcuni autori, in considerazione del ruolo del provvedimento, che influisce sulla formazione dello stato passivo, alla stregua dei provvedimenti emessi a norma degli artt. 95 e 96 l.fall., ritengono, da un lato, che il decreto di scioglimento della riserva debba essere comunicato sia al creditore interessato che a tutti gli altri creditori ammessi e, dall'altro, che lo stesso sia impugnabile ex art. 98 tanto dall'uno quanto dagli altri: pertanto il creditore interessato potrà opporsi al decreto che rigetta definitivamente la sua domanda d'insinuazione, mentre i creditori già ammessi ed il curatore dovrebbero poter impugnare l'eventuale decreto di definitiva ammissione (Ruggiero,1874). Altri autori, invece, sostengono che il decreto di scioglimento della riserva sarebbe reclamabileex art. 26 l.fall., sottolineando che quest'ultima disposizione stabilisce che laddove, come in questo caso, non sia diversamente previsto, i decreti del giudice delegato devono essere sempre impugnati mediante reclamo (Bruschetta, in A. Didone (a cura di), Le riforme della legge fallimentare, Torino, 2009 p. 1285). È controverso in dottrina se la disposizione in commento sia applicabile anche alle ammissioni con riserva dei crediti erariali, prevista per le ipotesi di pretese tributarie per le quali siano sorte contestazioni. La riforma del 2006 non ha previsto né una esplicita né una implicita abrogazione dell'art. 88 d.P.r. n. 602/1973, ma sulla scorta del principio lex posterior generalis non derogat priori speciali, si ritiene di dover concludere che la norma speciale per la riserva dei crediti erariali non sia stata intaccata dalla norma generale prevista dall'art. 113-bis (Maffei Alberti, 800). In conclusione, pertanto, una volta scaduto il termine per impugnare il ruolo o la cartella di pagamento dinanzi agli organi di giustizia tributaria, o una volta concluso il giudizio tributario con il riconoscimento della relativa pretesa, per lo scioglimento della riserva del credito erariale deve provvedersi tramite il procedimento disciplinato dalla norma speciale, che impone al curatore di darne comunicazione al concessionario e consente a questo di proporre reclamo al tribunale entro dieci giorni dalla comunicazione. In tema di formazione dello stato passivo fallimentare, ferma l'immediata impugnabilità del decreto di ammissione del credito con riserva, adottato ai sensi dell'articolo 96 l.fall., tanto da parte del creditore che abbia chiesto l'ammissione pura e semplice, quanto del curatore e degli altri creditori, il decreto di scioglimento della riserva ex art. 113 bis della stessa legge è soggetto, per tutto quanto non divenuto incontestabile in esito alla adozione dell'iniziale provvedimento di ammissione con riserva, all'impugnazione mediante l'opposizione allo stato passivo di cui all'art. 98 l.fall., in quanto momento terminale della fase di accertamento ed ammissione al passivo (Cass. I, ord. n. 20068/2022). |