Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 122 - Concorso dei vecchi e nuovi creditori.

Valentino Lenoci

Concorso dei vecchi e nuovi creditori.

 

I creditori concorrono alle nuove ripartizioni per le somme loro dovute al momento della riapertura, dedotto quanto hanno percepito nelle precedenti ripartizioni, salve in ogni caso le cause legittime di prelazione.

Restano ferme le precedenti statuizioni a norma del Capo V1.

Inquadramento

La sentenza di riapertura del fallimento riapre il concorso tra i creditori, al quale partecipano sia quelli che hanno titolo anteriore alla prima dichiarazione di fallimento, sia quelli con titolo formatosi successivamente e fino alla nuova sentenza di fallimento.

L'attivo fallimentare sarà composto dai beni eventualmente residuati al momento della chiusura del primo fallimento, e dai beni sopravvenuti. Nel caso di riapertura a seguito di prestazione di garanzia per il pagamento del 10% dei crediti vecchi e nuovi, l'attivo sarà costituito dall'esistenza di tale garanzia.

Con riguardo alle modalità di ripartizione dell'attivo, resta inteso che, a norma dell'art. 122, comma 1, l.fall., i vecchi creditori possono partecipare al concorso esclusivamente in relazione alle somme loro dovute al momento della riapertura del fallimento, dedotto, tuttavia, quanto da loro già percepito nelle precedenti ripartizioni, e fatte ovviamente salve, in ogni caso, le cause legittime di prelazione (Capo, 551).

Invero, sono privi di effetto nei confronti dei creditori gli atti a titolo gratuito e quelli di cui all'art. 69 l.fall., posteriori alla chiusura e anteriori alla riapertura del fallimento. Quindi quanto percepito dai creditori anteriori è, ovviamente, dedotto dal nuovo ripartibile.

La maggiore chiarezza del testo normativo esclude quindi che il fallimento riaperto possa considerarsi nuovo e diverso da quello precedente, così potendosi finalmente porre termine ad un contrasto registratosi nel precedente sistema; sicché, in questi termini, non trattandosi di nuovo fallimento, è verosimilmente da escludere che la riapertura sia condizionata dalla scadenza del termine di cui all'art. 10 l.fall. con decorrenza della precedente chiusura (Forgillo, 1345).

Il concorso dei creditori

Come già detto, al fallimento riaperto sono chiamati a partecipare sia i vecchi creditori, ossia i creditori già ammessi al passivo nel fallimento chiuso [così definiti dalla disposizione dell'art. 121, comma 2, n. 2), l.fall.), sempre che abbiano ancora ragioni di credito verso il debitore al momento della riapertura, sia i nuovi creditori, ossia tutti gli altri che al momento della riapertura vantano crediti nei confronti del fallito, tanto se tali crediti siano anteriori alla dichiarazione di fallimento e non siano stati insinuati, quanto se siano sorti dopo l'apertura della procedura fallimentare, pur durante questa.

Non sono ammessi a partecipare, invece, i creditori già esclusi con provvedimento definitivo (sia del giudice delegato, sia del tribunale), vale a dire divenuto non più impugnabile prima della chiusura.

Fra i nuovi crediti sono compresi gli interessi sui crediti chirografari anteriori, il cui corso è rimasto sospeso «agli effetti del concorso» nel fallimento chiuso (art. 55, comma 1, l.fall.), come si evince dalla disposizione dell'art. 121, comma 2, n. 2), l.fall., la quale consente l'insinuazione — al passivo del fallimento riaperto — di tali interessi, maturati fino alla data della sentenza di riapertura.

I creditori (vecchi e nuovi) concorrono al passivo nel fallimento riaperto nel rispetto delle rispettive prelazioni nell'ambito di un'unica massa, senza, quindi, che si debba fare alcuna distinzione di masse passive, non essendo ciò previsto dalla legge (Grossi 1654).

Dall'analisi della norma, si evince anche che i vecchi creditori possono limitarsi a chiedere la conferma del provvedimento di ammissione; infatti, ai sensi del secondo comma dell'articolo in commento, restano ferme le precedenti statuizioni a norma del capo V, di talché essi debbono essere nuovamente ammessi, per le somme e con le prelazioni di cui alla precedente ammissione, sulla base della semplice richiesta di «conferma» senza che sia necessario produrre nuovamente i documenti dimostrativi del diritto (Caiafa, 1098). Inoltre va precisato che tali creditori sono solo quelli che sono stati ammessi al passivo (nel fallimento già chiuso) con provvedimenti definitivi, ossia con decreti (del giudice delegato ex artt. 96 o 101 l.fall. o del tribunale ex art. 99 l.fall.) divenuti non più impugnabili prima della chiusura; difatti, essi conservano le prelazioni già riconosciute loro nel fallimento chiuso («salve in ogni caso le cause legittime di prelazione»), a meno che, trattandosi di prelazioni speciali, i beni che ne erano oggetto siano definitivamente usciti dal patrimonio del fallito.

È evidente che le cause legittime di prelazione assumeranno rilievo soltanto nella misura in cui non siano già fatte valere nell'ambito delle ripartizioni dell'attivo avvenute prima della chiusura del fallimento (Bertacchini, Gualandi, Pacchi, Scarselli, 356).

Le eventuali impugnazioni

Con la riapertura del fallimento è necessario redigere un nuovo stato passivo che viene formato in parte accogliendo le domande degli interessati.

Per i vecchi creditori, come già visto in precedente (sub art. 121), non è chiaro se essi debbano essere inseriti d'ufficio nel nuovo stato passivo, o debbano comunque presentare una domanda di conferma del credito anteriormente ammesso (dal che discende anche l'obbligo del curatore di inviare ai creditori già ammessi la comunicazione ex art. 92 l.fall.).

Premesso ciò, avverso tale stato passivo (e quindi anche con riferimento all'eventuale rigetto delle domande di conferma) sono proponibili le impugnazioni previste dagli art. 98 e ss. l.fall. Si tende in questo modo ad escludere che, dopo la riapertura, possa iniziarsi la revocazione ex art. 102 l.fall. avverso l'ammissione al passivo di crediti o garanzie effettuate prima della chiusura del fallimento (Maffei Alberti, Commentario breve alla legge fallimentare (e alle leggi sulle procedure concorsuali), Padova, 2013, 122). Non è quindi consentito rimettere in discussione quanto già fatto oggetto di decisione e di riparto ai creditori nel precedente fallimento (Pajardi 896). Infatti, in base al comma 2 della norma in commento, «restano ferme le precedenti statuizioni a norma del capo V», e quindi i provvedimenti definitivi adottati nella precedente fase fallimentare.

Bibliografia

v. sub art. 121.

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