Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 175 - Discussione della proposta di concordato.

Salvo Leuzzi

Discussione della proposta di concordato.

 

Nell'adunanza dei creditori il commissario giudiziale illustra la sua relazione e le proposte definitive del debitore e quelle eventualmente presentate dai creditori ai sensi dell'articolo 163, comma quarto1.

[La proposta di concordato non puo' piu' essere modificata dopo l'inizio delle operazioni di voto.]2

Ciascun creditore puo' esporre le ragioni per le quali non ritiene ammissibili o convenienti le proposte di concordato e sollevare contestazioni sui crediti concorrenti. Il debitore puo' esporre le ragioni per le quali non ritiene ammissibili o fattibili le eventuali proposte concorrenti. Quando il tribunale ha disposto che l'adunanza sia svolta in via telematica, la discussione sulla proposta del debitore e sulle eventuali proposte concorrenti e' disciplinata con decreto, non soggetto a reclamo, reso dal giudice delegato almeno dieci giorni prima dell'adunanza3.

Il debitore ha facoltà di rispondere e contestare a sua volta i crediti, e ha il dovere di fornire al giudice gli opportuni chiarimenti.

Sono sottoposte alla votazione dei creditori tutte le proposte presentate dal debitore e dai creditori, seguendo, per queste ultime, l'ordine temporale del loro deposito4.

[1] Comma modificato dall'articolo 3, comma 4, lettera a), del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132.

[2] Comma aggiunto dall'articolo 15, comma 1, del D.Lgs. 12 settembre 2007 n.169, con la decorrenza indicata nell'articolo 22 del medesimo D.Lgs. 169/2007 e successivamente soppresso dall'articolo 3, comma 4, lettera b), del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132 ; per l'applicazione vedi l'articolo 23, comma 1, del medesimo decreto.

[3] Comma sostituito dall'articolo 3, comma 4, lettera c), del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132 ; per l'applicazione vedi l'articolo 23, comma 1, del medesimo decreto. Da ultimo modificato dall'articolo 6, comma 1, lettera e), del D.L. 3 maggio 2016, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla Legge 30 giugno 2016, n. 119.

[4] Comma aggiunto dall'articolo 3, comma 4, lettera d), del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132 ; per l'applicazione vedi l'articolo 23, comma 1, del medesimo decreto.

Inquadramento

La norma in commento disciplina contenuti e modalità di svolgimento della discussione fra creditori e debitore della proposta di concordato.

L'esordio è riservato al commissario giudiziale, cui è rimesso l'adempimento cruciale dell'esposizione della propria relazione e della proposta debitoria di concordato (comma 1); il commissario si curerà, se del caso, ovviamente di spiegare contenuto, caratteristiche ed eventuali criticità anche delle proposte pervenute dai creditori ai sensi e per gli effetti dell'art. 163 (comma 1). L'illustrazione del commissario è coessenziale alla formazione, in capo ai creditori, di un'opinione consapevole e genuina sulle ipotesi concordatarie che, di lì a breve, andranno ad avallare o a precludere con il proprio voto.

Nell'ottica del confronto ad «ampio spettro» (v. art. 174), ciascun creditore è legittimato ad esprimersi sul merito e sulla legittimità delle proposte rappresentategli, contestandone la convenienza, la legalità o la fattibilità. Oltre che sulle proposte, ogni creditore è parallelamente abilitato a veicolare, nel corso della discussione, eventuali doglianze sull'entità e sul rango assegnato ai crediti, il che si spiega con l'esigenza di evitare l'alterazione del meccanismo del voto, perseguibile mediante la valorizzazione di ragioni creditorie fittizie e insussistenti, quindi con l'opportunità indefettibile di preservare la genuina formazione delle maggioranze (comma 2).

Nel corso dell'adunanza, il commissario dovrà illustrare ai creditori anche le proposte concorrenti, rispetto alle quali il debitore può esprimere le proprie ragioni di non ammissibilità o non fattibilità (comma 3). In altri termini, in una cornice diffusamente dialettica, al debitore è consentito di «difendere» la sua proposta, evidenziando le carenze che, a suo parere, affliggono le proposte altrui sul piano dell'ammissibilità e della fattibilità, quindi pure della convenienza (comma 2). Chiaramente anche per il debitore varrà il «doppio binario» che in parallelo contraddistingue l'ambito della discussione, atteso che, oltre che sulle proposte, egli sarà chiamato, se del caso, a pronunciare il suo punto di vista sui crediti, che potrà contestare e confutare, in ogni caso fornendo al giudice gli «opportuni chiarimenti» strumentali alle determinazioni del magistrato in punto di ammissione ed esclusione ex art. 176.

Illustrazione della relazione commissariale

La descrizione della relazione del commissario giudiziale assurge a fulcro dell'adunanza, posto che solo suo tramite i creditori sono resi edotti del contenuto dei piani e delle condizioni delle proposte concordatarie, venendo a disporre, non solo degli elementi cognitivi utili a valutarle, ma, altresì, a compararle ai fini del voto. Esponendo la sua relazione, unitamente alle proposte di soluzione della crisi pervenute, il commissario adempie ai propri basilari compiti informativi su tutti gli aspetti rilevanti ai fini della costruzione di una volontà consapevole. Ovviamente il commissario si concentrerà precipuamente sull'ostensione degli aspetti tecnico-aziendalistici, ma non trascurerà nella sua disamina ogni ulteriore situazione rimarchevole.

In particolare, benché siano ormai estranei all'esame del tribunale sia la meritevolezza del debitore che la convenienza economica della sua proposta, sia l'una che l'altra rimangono «capitoli» fondamentali della relazione, posto che i creditori devono essere messi al corrente al corrente ciascun profilo valga ad accrescerne la complessiva cognizione di causa sull'ipotesi concorsuale alternativa (v. Trib. Bologna 25 gennaio 2006, in Fall. 2006, 676).

L'essenzialità del ruolo assolto, implica ex se la necessità della presenza del commissario e la non delegabilità dell'incombenza assegnatagli. D'altronde, un'attività che è chiarificatrice in punto di legittimità, convenienza, attuabilità, quindi tenuta della proposta e del piano che vi si collega non può prescindere dal suo autore. Pertanto, la mancata comparizione del commissario, impedito o meno, comporterà, ai sensi del comma 3 dell'art. 178, la redazione di un processo verbale dell'udienza contenente la menzione dell'assenza e l'indefettibile differimento dell'adunanza.

Discussione

Dall'assenza di puntualizzazioni e prescrizioni sulle modalità della discussione, si ricava che il confronto in cui essa si risolve – se avrà ad oggetto per un verso, i contenuti, i vantaggi e le criticità delle proposte, per altro verso, gli importi e i ranghi correlati ai crediti (v. 1) – è stato immaginato dal legislatore alla stregua di momento fondamentale di contraddittorio fra creditori, debitore e commissario, da svolgersi a «schema libero», quindi in forma orale ed immediata e senza formalità.

I creditori assunta compiutamente contezza delle proposta del debitore (o di altri), ne misurano la convenienza in funzione dell'espressione del voto, condividendo in chiave dialettica le proprie valutazioni favorevoli o meno.

Il dibattito si apre, in altri termini, non solo al fisiologico contraddittorio tra debitore, creditori e commissario giudiziale, ma anche alle contestazioni incrociate tra creditori e tra questi ultimi ed il debitore in ordine, tanto in ordine alla quantificazione e alla natura dei crediti, quanto alla legittimità o alla maggiore o minore convenienza dell'una proposta rispetto all'altra, fra quelle pervenute.

Non è neppure escluso che i creditori colgano nel segno individuando aspetti che suggeriscono approfondimenti da parte del commissario, conseguentemente inducendo il giudice di disporli.

Nessuna preclusione rileva ai fini dell'esibizione o della produzione di documenti. Viceversa la «concentrazione» propria del processo concordatario non si presta a parentesi volte all'assunzione di prove costituende.

Nella prassi è frequente che il dibattito pensato dal legislatore si riduca ad un simulacro di contraddittorio, posto che spesso i creditori neppure presenziano, contentandosi d'aver esaminato prima la relazione del commissario e poggiando sulla disamina in disparte le proprie determinazioni e il proprio voto.

Del resto, è ben possibile per il singolo creditore – quand'anche non presente – esprimere il proprio consenso o il proprio diniego sulla proposta ai sensi dell'art. 178, quarto comma, quindi posteriormente all'adunanza.

Messa ai voti delle proposte

In virtù dell'introduzione, in virtù della riforma attuata con il d.l. n. 83/2015, conv., con modificazioni, dalla legge n. 132/2015 della facoltà di presentazione di proposte concorrenti (163), anche l'art. 175 è stato interpolato con l'aggiunta di un quinto comma volto a puntualizzare che al voto dei creditori vanno sottoposte «tutte le proposte presentate dal debitore e dai creditori, seguendo, per queste ultime, l'ordine temporale del loro deposito».

In buona sostanza, diversamente da quanto accade nell'ambito del concordato fallimentare, laddove è rimessa all'approvazione dei creditori la sola proposta «scelta» dal comitato dei creditori, salvo diversa determinazione del giudice delegato (v. art. 125, comma 2), nel concordato preventivo devono sempre essere sottoposte alla votazione tutte le proposte concorrenti che abbiano positivamente superato il filtro di ammissibilità del tribunale.

In buona sostanza, ciò che avverrà – in funzione della massima contendibilità dei valori aziendali – sarà la messa ai voti «in contemporanea», quindi in un medesimo contesto, di ciascuna proposta pervenuta.

Bibliografia

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