Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 177 - Maggioranza per l'approvazione del concordato 1 .Maggioranza per l'approvazione del concordato1.
Il concordato e' approvato dai creditori che rappresentano la maggioranza dei crediti ammessi al voto. Ove siano previste diverse classi di creditori, il concordato e' approvato se tale maggioranza si verifica inoltre nel maggior numero di classi. Quando sono poste al voto piu' proposte di concordato ai sensi dell'articolo 175, quinto comma, si considera approvata la proposta che ha conseguito la maggioranza piu' elevata dei crediti ammessi al voto; in caso di parita', prevale quella del debitore o, in caso di parita' fra proposte di creditori, quella presentata per prima. Quando nessuna delle proposte concorrenti poste al voto sia stata approvata con le maggioranze di cui al primo e secondo periodo del presente comma, il giudice delegato, con decreto da adottare entro trenta giorni dal termine di cui al quarto comma dell'articolo 178, rimette al voto la sola proposta che ha conseguito la maggioranza relativa dei crediti ammessi al voto, fissando il termine per la comunicazione ai creditori e il termine a partire dal quale i creditori, nei venti giorni successivi, possono far pervenire il proprio voto con le modalita' previste dal predetto articolo. In ogni caso si applicano il primo e secondo periodo del presente comma2. I creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, ancorche' la garanzia sia contestata, dei quali la proposta di concordato prevede l'integrale pagamento, non hanno diritto al voto se non rinunciano in tutto od in parte al diritto di prelazione. Qualora i creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca rinuncino in tutto o in parte alla prelazione, per la parte del credito non coperta dalla garanzia sono equiparati ai creditori chirografari; la rinuncia ha effetto ai soli fini del concordato. I creditori muniti di diritto di prelazione di cui la proposta di concordato prevede, ai sensi dell'articolo 160, la soddisfazione non integrale, sono equiparati ai chirografari per la parte residua del credito. Sono esclusi dal voto e dal computo delle maggioranze il coniuge del debitore, i suoi parenti e affini fino al quarto grado, la societa' che controlla la societa' debitrice, le societa' da questa controllate e quelle sottoposte a comune controllo, nonche' i cessionari o aggiudicatari dei loro crediti da meno di un anno prima della proposta di concordato3. [1] Articolo sostituito dall'articolo 2, comma 1 del D.L. 14 marzo 2005, n. 35convertito, con modificazioni, in legge 14 maggio 2005, n. 80 e dall'articolo 15, comma 2, del D.Lgs. 12 settembre 2007 n. 169, con la decorrenza indicata nell'articolo 22 del medesimo D.Lgs. 169/2007. [2] Comma modificato dall'articolo 3, comma 5, lettera a), del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132 ; per l'applicazione vedi l'articolo 23, comma 1, del medesimo decreto. [3] Comma modificato dall'articolo 3, comma 5, lettera b), del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132 ; per l'applicazione vedi l'articolo 23, comma 1, del medesimo decreto. InquadramentoLa norma in commento contiene la disciplina delle maggioranze nel concordato preventivo, materia oggetto di incisive cambiamenti, inizialmente ad opera del il d.l. n. 35/2005, convertito con modificazioni dalla l. n. 80/2005, poi in forza del d.lgs. n. 169/2007, da ultimo in virtù del d.l. n. 83/2015, convertito con modificazioni, dalla legge n. 132/2015. Nella disciplina primigenia della legge fallimentare era contemplata l'esigenza di una doppia maggioranza, occorrendo quella numerica dei votanti e quella dei due terzi degli ammessi al voto. Nel contesto del favor per le soluzioni concorsuali alternative al fallimento si è, invece, scelta la via della semplificazione del meccanismo maggioritario di approvazione del concordato. È ora sufficiente il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto. In altri termini, il concordato è approvato, indipendentemente dal numero dei creditori favorevoli, qualora la somma dei crediti di costoro rappresenti la maggioranza assoluta degli ammessi al voto. In ipotesi di suddivisione dei creditori per classi, a detta maggioranza, dovrà aggiungersi quella meramente numerica delle classi medesime. Nel primo comma si è inserita un'articolata modificazione, dettata da una indispensabile ragione di raccordo con la nuova disciplina delle proposte concorrenti (art. 163). Posto che le proposte messe ai voti possono essere plurime, il legislatore ha innestato nel sistema ulteriori criteri selettivi. Pertanto, ove siano poste al voto più proposte di concordato ai sensi dell'articolo 175, quinto comma, si considera approvata la proposta che ottiene la maggioranza più elevata dei crediti ammessi al voto; in caso di parità, prevale quella del debitore o, in caso di parità fra proposte di creditori, quella presentata per prima. Quando nessuna delle proposte concorrenti poste al voto sia stata approvata con le maggioranze necessarie, il g.d. apre un «tempo supplementare» rimettendo al voto la sola proposta «più votata», ai fine di verificare se, nei venti giorni successivi, i creditori decidano di «recuperarla», votandola favorevolmente. Legittimazione al votoLegittimati al voto sono i creditori che figurano nell'elenco depositato dal debitore in allegato al ricorso e quelli che, pur non essendovi contemplati, hanno nondimeno preso parte alla discussione in adunanza e non sono stati esclusi dal g.d. Votano, innanzitutto, i creditori chirografari, le cui ragioni poggino su titolo e causa anteriore alla data della pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese, trattandosi dei soggetti destinatari degli effetti della procedura ai sensi degli artt. 168 e 184 l.fall.. Costoro votanto ancorché la proposta ne preveda la soddisfazione integrale (Trib. Pescara, 16 ottobre 2008; contra Trib. Perugia, 16 luglio 2012). Legittimati al voto devonsi reputare anche i titolari di rapporti giuridici pendenti, in quanto anch'essi creditori concorsuali (App. Catania, 11 agosto 1988, Trib. Roma 27 novembre 1982; contra App. Roma, 11 marzo 1986 e Trib. Catania, 16 dicembre 1987). Analogamente il diritto di voto spetta ai creditori sociali che abbiano garanzie reali su beni immobili o mobili dei soci, soggetti invero distinti dalla società (App. Bologna, 13 maggio 1980). Benché siano destinati ad essere soddisfatti solo con i residui dei chirografari, dovrebbero essere ammessi al voto i postergati, dal momento che la postergazione affievolisce l'attitudine al soddisfacimento, non la incide sulla qualità del credito, che tale rimane (Trib. Milano, 8 giugno 2006; Trib. Padova, 23 febbraio 2006; Trib. Modena, 18 maggio 2005). La legittimazione al voto compete anche ai creditori obbligazionisti, che lo esprimono attraverso un rappresentante comune. In virtù del richiamo dell'art. 55 da parte dell'art. 169, partecipano alla procedura ed esercitano il diritto di voto anche i crediti condizionali e quelli gravati da patto di preventiva escussione di un obbligato principale. Creditori prelatiziSecondo una disciplina che ricalca quella in tema di concordato fallimentare, hanno diritto di voto, a mente del comma 2 della norma in commento, anche i creditori titolari di pegno, ipoteca o privilegio, che rinuncino alla prelazione e, ovviamente, nei limiti in cui vi rinuncino. Qualora, viceversa, sia loro assicurato il pagamento integrale, essi non votano non avendovi interesse, quand'anche la garanzia sia contestata. La rinuncia, ad avviso della giurisprudenza, è necessariamente espressa e qualunque voto esercitato in mancanza di preventiva o contestuale rinuncia è nullo, non assumendo alcun significato implicito (Cass. n. 3274/2011; Trib. L'Aquila 16 marzo 2011). Del pari hanno diritto al voto i privilegiati falcidiati, ai sensi dell'art. 160 l.fall., per la parte residua del credito, con equiparazione ai chirografari. È, in altri termini, il caso dell'insufficiente capienza della prelazione. Ciò detto, in materia di concordato preventivo, la regola generale è quella del pagamento non dilazionato dei creditori privilegiati, sicché l'adempimento con una tempistica superiore a quella imposta dai tempi tecnici della procedura (e della liquidazione, in caso di concordato cosiddetto «liquidativo») equivale a soddisfazione non integrale degli stessi in ragione della perdita economica conseguente al ritardo, rispetto ai tempi «normali», con il quale i creditori conseguono la disponibilità delle somme ad essi spettanti. La determinazione in concreto di tale perdita, rilevante ai fini del computo del voto ex art. 177, terzo comma, l.fall., costituisce un accertamento in fatto che il giudice di merito deve compiere alla luce della relazione giurata ex art. 160, secondo comma, l.fall., tenendo conto degli eventuali interessi offerti ai creditori e dei tempi tecnici di realizzo dei beni gravati in ipotesi di soluzione alternativa al concordato, oltre che del contenuto concreto della proposta nonché della disciplina degli interessi di cui agli artt. 54 e 55 l.fall. (richiamata dall'art. 169 l.fall.) (Cass. n. 10112/2014). Esclusioni dal votoCon previsione di natura eccezionale (Trib. Reggio Emilia 1 marzo 2007; Trib. Chieti 5 settembre 1986, in Fall. 1987, 631) il legislatore ha escluso dal voto e dal computo delle maggioranze il coniuge del debitore, i suoi parenti e affini fino al quarto grado, i cessionari o aggiudicatari dei loro crediti da meno di un anno prima della proposta di concordato. La «ratio» di tale norma risiede nell'opportunità di evitare che l'approvazione o meno della proposta di concordato possa essere condizionata da espressioni di voto che, prescindendo da valutazioni obiettive sulla convenienza della proposta e sulla possibilità di risanamento dell'impresa, mirino a favorire l'imprenditore in crisi. Si pone ancora oggi il problema dell'esclusione dal voto di coloro i quali abbiano acquistato il credito dal coniuge del debitore e dai suoi parenti e affini fino al quarto grado successivamente alla presentazione di proposta di concordato preventivo. Un primo orientamento, muovendo dal carattere eccezionale della norma, che non sia possibile escludere dal voto simili creditori (Trib. Catania 1 luglio 1986), un altro avviso, sul presupposto che il termine indicato dall'art. 177 rilevi solo quale dies a quo e non anche ad quem, conclude per l'applicabilità della previsione anche ai creditori che abbiano acquistato il loro diritto di credito successivamente alla domanda di concordato preventivo (Trib. Macerata 30 maggio 1995). La norma non è applicabile quando il debitore sia una società di capitali. Non opera, pertanto, nei confronti del coniuge o dei parenti degli amministratori o azionisti della società (Trib. Milano 9 dicembre 1987; Trib. Chieti 5 settembre 1986). Non opera, altresì, quando i soggetti indicati dal comma in commento agiscono quali rappresentanti di persone giuridiche (Trib. Reggio Emilia 1 marzo 2007). La norma è, invece, applicabile alle società di persone (Trib. Chieti 5 settembre 1986; Trib. Prato 16 febbraio 1982, che ha giustificato l'applicazione della norma sul presupposto della responsabilità del socio, pur sussidiaria, solidale ed illimitata per le obbligazioni sociali). Novella del 2015 Nel testo dell'art. 177, comma 4, l.fall., partorito dalla riforma dell'ordinamento era omessa la riproduzione dell'art. 127 in tema di concordato fallimentare, che estrometteva dal voto la categoria rappresentata dalle «società controllanti o controllate o sottoposte a comune controllo». L'eccezionalità della disposizione la sottraeva, peraltro, ad interpretazioni d'indole estensiva o analogica; si finiva per riconoscere, in ambito concordatario preventivo, il diritto di voto alle società controllate o controllanti o sottoposte a comune controllo. Non erano mancate, peraltro, voci tese a sostenere l'applicabilità dell'art. 127, comma 6, anche al concordato preventivo (Trib. Verona, 27 marzo 2013, in Fall., 2014, 3, 328, con nota di D'Attorre). Tuttavia, è con la fissazione di un divieto espresso, attraverso la novellazione dell'art. 177, ultimo comma, che il vuoto sembra effettivamente colmato. Dalla «lista» dei votanti tutti quei creditori sono oggi esclusi tutti coloro che si mostrino in qualche modo collegati o controllati dal debitore, sulla base di una presunzione di conflitto d'interessi manifestamente evidente. Nel suo tenore asciutto, la norma mira ad impedire a ciascun soggetto collegato al debitore di concorrere all'approvazione della proposta, sia esprimendo voto favorevole, che esprimendo voto ostile. L'inserimento tra i votanti del creditore collegato o controllato consentirebbe, infatti, a costui di risultare decisivo nell'eventuale approvazione della proposta, consentendo, sia pur mediatamente, di influire sull'epilogo della procedura concorsuale. Il legislatore nell'omettere volutamente, nella nuova cornice dell'art. 177, comma 4, l.fall., una puntualizzazione dei concetti di collegamento e di controllo, ha probabilmente ritenuto ab implicito preferibile il ricorso alle norme (e alle categorie) del codice (e, in generale, del diritto civile), non solo in materia di società, ma pure in tema di contratti e sulla responsabilità civile. In questa prospettiva, la disposizione in esame sembra riferibile, nella sua intenzionale genericità semantica, a fattispecie di controllo suscettibili di collocarsi sia entro il recinto dell'art. 2350 c.c. che entro quello dell'art. 2497 c.c. 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