Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 201 - Effetti della liquidazione per i creditori e sui rapporti giuridici preesistenti.Effetti della liquidazione per i creditori e sui rapporti giuridici preesistenti.
Dalla data del provvedimento che ordina la liquidazione si applicano le disposizioni del titolo II, capo III, sezione II e sezione IV e le disposizioni dell'art. 66. Si intendono sostituiti nei poteri del tribunale e del giudice delegato l'autorità amministrativa che vigila sulla liquidazione, nei poteri del curatore il commissario liquidatore e in quelli del comitato dei creditori il comitato di sorveglianza. InquadramentoL'articolo estende alla liquidazione coatta amministrativa tutto il complesso delle norme riguardanti gli effetti per i creditori e gli effetti sui rapporti giuridici preesistenti, nonché la revocatoria ordinaria. La riforma della crisi d'impresa e dell'insolvenza (d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14)Per il commento v. sub art. 194. Effetti per i creditoriL'art. 201 regola gli effetti della liquidazione per i creditori, nonché quelli sui rapporti giuridici preesistenti e prevede che a partire dalla data del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa, si applicano le disposizioni del titolo II, capo III, sezione II e sezione IV e le disposizioni dell'art. 66 (primo comma) l.fall., intendendosi sostituiti nei poteri del tribunale e del giudice delegato l'autorità amministrativa che vigila sulla liquidazione, nei poteri del curatore il commissario liquidatore ed in quelli del comitato dei creditori il comitato di sorveglianza. Conseguentemente trovano applicazione anche per la liquidazione coatta amministrativa gli artt. Da 51 a 63 alla cui trattazione si rinvia. Il divieto di azioni esecutive e cautelari individuali ex art. 51 l.fall., è pienamente operante in materia di liquidazione coatta amministrativa, con le eccezioni proprie della procedura fallimentare (Provinciali, Pajardi). A seguito dell'apertura della liquidazione coatta amministrativa i processi in corso aventi ad oggetto l'accertamento dei crediti verso l'imprenditore assoggettato alla procedura diventano improcedibili determinandosi anche in tal caso una esclusività dell'accertamento endoconcorsuale del passivo ex art. 52 l.fall., la quale ha per conseguenza una temporanea improponibilità delle azioni giudiziarie. La temporanea sospensione della cognizione giudiziaria sui crediti non opera nel caso di sentenza di primo grado di accertamento non passata in giudicato in quanto in tal caso il credito va ammesso al passivo, salva impugnazione del curatore ex art. 96 n. 3 l.fall. che non è soggetta a sospensione o interruzione a causa del sopravvenire della liquidazione coatta amministrativa. Dunque il commissario liquidatore, ove non intenda far acquiescenza alla pronuncia dovrà impugnarla pur durante la fase amministrativa di accertamento dei crediti (Ferro). Il divieto di azioni esecutive individuali comprende anche, secondo l'opinione corrente, le azioni cautelari aventi carattere strumentale rispetto al processo esecutivo, come il sequestro conservativo sui beni dell'imprenditore (Bavetta). Quanto ai crediti prededucibili in passato se ne riteneva necessaria la verificazione formale anche nella liquidazione coatta amministrativa, se su di essi sussistevano contestazioni (Bonsignori), soluzione che trova ora riscontro nell'art. 52, comma 2 l.fall., che richiamato dall'art. 201 l.fall. che nel fare riferimento ai crediti di cui all'art. 111 n. 1 l.fall. introduce espressamente la verificazione anche per i crediti verso la massa, mentre i crediti prededucibili possono essere soddisfatti al di fuori del riparto ai sensi dell'art. 111 l.fall. Quanto ai crediti di lavoro, come in ambito fallimentare sono di competenza del giudice del lavoro le azioni costitutive e di mero accertamento, mentre devono essere oggetto di insinuazione le richieste di pagamento somma (Cass. n. 141/2006). Un'eccezione alla regola della improcedibilità del giudizio di accertamento dei crediti è data dalla normativa relativa all'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti. Le possibili alternative per la liquidazione dei sinistri sono due: la liquidazione può avvenire a cura dell'impresa designata dall'Isvap (art. 286 Codice delle Assicurazioni); oppure il decreto che dispone la liquidazione coatta amministrativa può prevedere che la liquidazione venga effettuata dal commissario liquidatore, al quale la disponibilità necessaria viene anticipata dalla Consap. Ai fini del ristoro, i danneggiati, se non è ancora pendente un giudizio nei confronti dell'assicuratore posto in liquidazione coatta amministrativa devono agire contro l'impresa designata e chiamare in causa e chiamare in causa anche il commissario liquidatore; se invece il commissario liquidatore è stato autorizzato a risarcire i danni devono agire direttamente contro costui (Falcone, 2433) che sostanzialmente agisce come sostituto processuale della Consap. Alla Consap viene inoltre riconosciuto il diritto di surrogarsi per il pagamento effettuato in favore del danneggiato, da esercitarsi mediante l'insinuazione al passivo verso l'impresa in liquidazione coatta amministrativa. In merito ai crediti muniti di pegno o privilegio, seppure autorevoli Autori dubitino circa la surrogabilità dell'autorità amministrativa al Giudice Delegato (Bonsignori 158), la tesi preferibile appare quella della possibilità di tale surroga, considerato che l'art. 204 conferisce all'autorità amministrativa il potere di dirigere la liquidazione concorsuale (Del Vecchio). Quanto ai crediti muniti di prelazione e al riconoscimento degli interessi, si rinvia agli artt. 2749, 2788 e 2855 c.c., ma si ritiene che nel caso della liquidazione coatta amministrativa il riferimento all'anno in corso riguardi quello dell'apertura della liquidazione coatta amministrativa (Pajardi-Bocchiola). Sull'operatività della disciplina della compensazione ex art. 56 l.fall., v. Cass. n. 17602/2007; Cass. n. 11030/2007; Cass. n. 535/1999. Effetti sui rapporti giuridici preesistentiIn virtù del richiamo operato dall'art. 201, sono altresì applicabili alla liquidazione coatta amministrativa gli artt. da 72 ad 83 per quanto riguarda gli effetti sui rapporti giuridici preesistenti. La caratteristica peculiare della liquidazione coatta amministrativa riguarda la sostituzione dell'autorità amministrativa nei poteri del tribunale e del giudice delegato e ciò pone problemi interpretativi. Nell'ipotesi di liquidazione coatta amministrativa del compratore, si ritiene che il venditore non possa richiedere all'autorità amministrativa la fissazione di un termine decorso il quale il contratto s'intende sciolto, in quanto tale attività esulerebbe dai compiti istituzionalmente attribuiti all'autorità amministrativa (in tale senso: Bonsignori, 162; Provinciali, 2589). In senso contrario Quatraro propende per il riconoscimento di tale possibilità al venditore affinché lo stesso non sia pregiudicato dallo stato di quiescenza che si viene a creare in relazione al combinato disposto degli artt. 201 e 72. In relazione al contratto di locazione parte della dottrina ritiene non applicabile alla liquidazione coatta amministrativa il comma 2 dell'art. 80 l.fall. che prevede che in caso di fallimento del conduttore il curatore che recede dal contratto deve corrispondere al locatore un equo indennizzo che in caso di disaccordo delle parti deve essere determinato dal giudice delegato (Bonsignori, 162, contra Quatraro, 448). Quanto al rapporto di lavoro, la liquidazione coatta amministrativa non costituisce giusta causa di risoluzione ai sensi dell'art. 2119 c.c., ma può costituire giustificato motivo di recesso ex art. 3 l. n. 604/66. In caso di licenziamento successivo all'apertura della procedura le retribuzioni per il lavoro prestato alle dipendenze dell'impresa in liquidazione sono considerate debiti della massa, prededucibili. L'art. 201, comma 1, richiama l'art. 66 riguardante l'esercizio della revocatoria ordinaria nel fallimento e che quindi trova applicazione anche nella liquidazione coatta amministrativa. Pertanto al commissario liquidatore è attribuita la legittimazione ad agire in revocatoria ordinaria a tutela degli interessi della massa dei creditori. La competenza per la revocatoria ordinaria spetta al Tribunale che ha dichiarato l'insolvenza (Bonsignori). Contra Ragusa Maggiore e Abate. BibliografiaBavetta, La liquidazione coatta amministrativa, Milano, 1974; Bonsignori, Diritto fallimentare, Torino, 1992; Del Vecchio, La liquidazione coatta amministrativa: in generale, delle assicurazioni e delle banche, Milano, 1998; Falcone, la disciplina delle crisi delle imprese assicurative, in Quaderni di giurisprudenza commerciale, Milano, 2009; Ferro, La legge fallimentare. Commentario teorico-pratico, Milano, 2011; Quatraro, Manuale delle procedure concorsuali minori, Milano, 1981. |