Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 237 - Liquidazione coatta amministrativa1.Liquidazione coatta amministrativa1.
L'accertamento giudiziale dello stato di insolvenza a norma degli articoli 195 e 202 è equiparato alla dichiarazione di fallimento ai fini dell'applicazione delle disposizioni del presente titolo. Nel caso di liquidazione coatta amministrativa, si applicano al commissario liquidatore ed alle persone che lo coadiuvano nell'amministrazione della procedura le disposizioni degli articoli 228, 229 e 230. Nel caso di risoluzione, si applicano al commissario speciale di cui all'articolo 37 del decreto di recepimento della direttiva 2014/59/UE e alle persone che lo coadiuvano nell'amministrazione della procedura le disposizioni degli articoli 228, 229 e 2302. [1] Articolo sostituito dall'articolo 99 del D.Lgs. 8 luglio 1999, n. 270. [2] Comma aggiunto dall'articolo 100, comma 2, del D.Lgs. 16 novembre 2015, n. 180. InquadramentoLe imprese bancarie sono soggette alle disposizioni penali fallimentari in relazione ai fatti dalle stesse previste commessi nel corso della gestione delle medesime, in quanto nei loro confronti si procede all'accertamento giudiziale dello stato d'insolvenza, atto equiparato dall'art. 237 l.fall. alla dichiarazione di fallimento (Cass. pen. n. 32143/2013) In tema di società cooperative, il rinvio operato dall'art. 1 l. n. 400/1975 alle norme contenute nel titolo quinto della legge fallimentare e dunque anche all'originaria formulazione dell'art. 203 della stessa legge, che prevedeva l'applicabilità delle norme penali fallimentari all'imprenditore soggetto alla procedura di liquidazione coatta amministrativa, deve ritenersi di tipo «mobile» e pertanto in tale prospettiva tuttora operante sebbene riferibile, dopo le modifiche apportate dal d.lgs. 8 luglio 1999, n. 270, alla disposizione contenuta nell'art. 237 l.fall. (Cass. pen. V, n. 3229/2012). L'accertamento giudiziale dello stato d'insolvenza dell'impresa soggetta alla procedura di liquidazione coatta amministrativa è presupposto necessario e sufficiente per l'applicabilità delle norme incriminatrici in materia di bancarotta ancorché effettuato in epoca antecedente alla modifica degli artt. 203 e 237 l.fall. ad opera del d.lgs. n. 270/1999 (Cass. pen. V, n. 3229/2012). L'applicabilità delle norme incriminatrici in materia di bancarotta nel caso di impresa soggetta alla procedura di liquidazione coatta amministrativa presuppone l'accertamento giudiziale del suo stato d'insolvenza, equiparato, ai sensi dell'art. 237 l.fall., alla sentenza dichiarativa di fallimento e, come quest'ultima, insindacabile in sede penale anche qualora sottoposto a gravame (Cass. pen. V, n. 3229/2012). La data di commissione dei reati di bancarotta fraudolenta prefallimentare coincide, in caso di liquidazione coatta amministrativa, con quella dell'accertamento giudiziale dello stato di insolvenza (Cass. pen. V, n. 29915/2009). La previsione incriminatrice di cui all'art. 220 l.fall. che prevede l'obbligo di procedere al deposito dei bilanci e della scritture contabili non si applica all'imprenditore soggetto a liquidazione coatta amministrativa, sia che si abbia riguardo alla disciplina previgente alla novella introdotta con d.lgs. n. 270/1999, sia che si abbia riguardo alla nuova regolamentazione della materia introdotta con il nuovo testo dell'art. 237 l.fall. (Cass. pen. V, n. 9724/2004). Raccordi con altre normeLe disposizioni degli artt. 228, 229 e 230 l.fall. vengono estese, mediante la tecnica del rinvio, al commissario liquidatore della liquidazione coatta amministrativa e ai suoi coadiutori. La precedente lacuna legislativa del mancato rinvio all'art. 230, che aveva suscitato non pochi dibattiti in dottrina, è stata ora colmata dalla nuova formulazione della norma che espressamente rinvia anche all'art. 230. La relazione sul d.lgs. in oggetto chiarisce, inoltre, che «l'art. 99 dà attuazione alla direttiva di cui all'art. 1, comma 2, lett. r), seconda parte, della legge delega, apportando alla vigente disciplina penale della liquidazione coatta amministrativa le modifiche necessarie al fine di evitare sperequazioni di trattamento sanzionatorio rispetto al neo introdotto regime punitivo dell'amministrazione straordinaria». Tale indicazione scioglie i nodi interpretativi che si avvolgevano intorno al mancato riferimento all'imprenditore individuale e all'institore (La Monica, 285). Estensione della disciplina penale fallimentare all'amministrazione straordinariaIl d.lgs. n. 270/1999, che ha ridisciplinato ex novo l'istituto dell'amministrazione straordinaria, ha posto fine al vivace dibattito in dottrina, prevedendo, espressamente all'art. 95, che la dichiarazione dello stato di insolvenza, a norma degli artt. 3 e 82 della legge medesima, è equiparata alla dichiarazione di fallimento, ai fini dell'applicazione delle disposizioni dei capi I, II e IV del Titolo VI della legge fallimentare. Così operando, il legislatore ha sostituto al discusso rinvio della previgente legge «Prodi», un'integrale recepimento delle disposizioni penali relative al fallimento. Il secondo comma dell'art. 95 precisa che «Ai fini dell'applicazione dell'art. 220 legge fallimentare, l'obbligo previsto dall'art. 16, comma 2, n. 3 della medesima legge si intende sostituito dall'obbligo previsto dall'art. 8, comma 1, lett. c), del presente decreto». La relazione governativa chiarisce che la norma mira «ad evitare possibili dubbi interpretativi, anche in rapporto al principio di stretta legalità che domina la materia penale», sicché «il comma 2... si premura... di surrogare il richiamo all'art. 16, n. 3, l.fall. – contenuto nell'art. 220 della stessa legge in funzione sanzionatoria della mancata ottemperanza all'ordine di deposito dei bilanci o delle scritture contabili impartito con la sentenza dichiarativa di fallimento – con il richiamo alla corrispondente disposizione di cui all'art. 8, comma1, lett. c, del decreto». L'art. 96 dispone che, in caso di amministrazione straordinaria di grandi imprese in stato di insolvenza, al commissario giudiziale, al commissario straordinario ed ai rispettivi coadiutori, si applicano le disposizioni degli artt. 228, 229 e 230 l.fall. Inutile precisare che al commissario straordinario, così come al curatore, non sono applicabili le fattispecie di cui all'art. 216 e 223. BibliografiaLa Monica, Amministrazione straordinaria, aspetti penali della nuova disciplina, in Fall. 2000, 285. |