Codice di Procedura Penale art. 599 bis - Concordato anche con rinuncia ai motivi di appello 1Concordato anche con rinuncia ai motivi di appello 1 1. Le parti possono dichiarare di concordare sull'accoglimento, in tutto o in parte, dei motivi di appello, con rinuncia agli altri eventuali motivi. Se i motivi dei quali viene chiesto l'accoglimento comportano una nuova determinazione della pena o la sostituzione della pena detentiva con una delle pene sostitutive di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, il pubblico ministero, l'imputato e la persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria indicano al giudice anche la pena sulla quale sono d'accordo. La dichiarazione e la rinuncia sono presentate nelle forme previste dall'articolo 589 e nel termine, previsto a pena di decadenza, di quindici giorni prima dell'udienza. Nell'ipotesi di sostituzione della pena detentiva con una pena sostitutiva di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 598-bis, ma il consenso dell'imputato è espresso, a pena di decadenza, nel termine di quindici giorni prima dell'udienza2. [2. Sono esclusi dall'applicazione del comma 1 i procedimenti per i delitti di cui all'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, i procedimenti per i delitti di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, primo, secondo, terzo e quinto comma, 600-quater, secondo comma, 600-quater.1, relativamente alla condotta di produzione o commercio di materiale pornografico, 600-quinquies, 609-bis, 609-ter, 609-quater e 609-octies del codice penale, nonché quelli contro coloro che siano stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza.]3 3. Quando procede nelle forme di cui all'articolo 598-bis, la corte, se ritiene di non poter accogliere la richiesta concordata tra le parti, dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione di queste e indica se l'appello sarà deciso a seguito di udienza pubblica o in camera di consiglio, con le forme previste dall'articolo 127. Il provvedimento è comunicato al procuratore generale e notificato alle altre parti. In questo caso la richiesta e la rinuncia perdono effetto, ma possono essere riproposte in udienza4.
3-bis. Quando procede con udienza pubblica o in camera di consiglio con la partecipazione delle parti, la corte, se ritiene di non poter accogliere la richiesta concordata tra le parti, dispone la prosecuzione del giudizio5. 3-ter. La richiesta e la rinuncia ai motivi non hanno effetto se la corte decide in modo difforme dall'accordo6. 4. Fermo restando quanto previsto dal comma 1 dell'articolo 53, il procuratore generale presso la corte di appello, sentiti i magistrati dell'ufficio e i procuratori della Repubblica del distretto, indica i criteri idonei a orientare la valutazione dei magistrati del pubblico ministero nell'udienza, tenuto conto della tipologia dei reati e della complessità dei procedimenti. [1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 56, l. 23 giugno 2017, n. 103. Ai sensi dell'art. 1, comma 95, l. n. 103, cit., la stessa legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 154 del 4 luglio 2017). [2] Comma modificato dall'articolo 34, comma 1, lett. f) num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 che ha sostituito le seguenti parole : «Le parti possono dichiarare di» alle parole: «La corte provvede in camera di consiglio anche quando le parti, nelle forme previste dall'articolo 589, ne fanno richiesta dichiarando di» e ha aggiunto, dopo il secondo periodo, il seguente: «La dichiarazione e la rinuncia sono presentate nelle forme previste dall'articolo 589 e nel termine, previsto a pena di decadenza, di quindici giorni prima dell'udienza.». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17 , comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. Successivamente dall'art. 2, comma 1, lett. aa) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31, che al secondo periodo, dopo le parole: «determinazione della pena» ha inserito le seguenti: «o la sostituzione della pena detentiva con una delle pene sostitutive di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689» e dopo il terzo periodo ha aggiunto il seguente: «Nell'ipotesi di sostituzione della pena detentiva con una pena sostitutiva di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 598-bis, ma il consenso dell'imputato e' espresso, a pena di decadenza, nel termine di quindici giorni prima dell'udienza.» [3] Comma abrogato dall'articolo 98, comma 1, lett. a) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17 , comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. [4] Comma sostituito dall'articolo 34, comma 1, lett. f) num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, il testo precedente era il seguente: <<3. Il giudice, se ritiene di non poter accogliere, allo stato, la richiesta, ordina la citazione a comparire al dibattimento. In questo caso la richiesta e la rinuncia perdono effetto, ma possono essere riproposte nel dibattimento.>>. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17 , comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. [5] Comma inserito dall'articolo 34, comma 1, lett. f) num. 3) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17 , comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. [6] Comma inserito dall'articolo 34, comma 1, lett. f) num. 3) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17 , comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. InquadramentoDopo la sua re-introduzione del 2017, l'istituto del concordato in appello, è stato ulteriormente valorizzato (e rimodulato) con la riforma del 2022. La vigenza dell'istituto nel sistema processuale è stata – dunque – intermittente: a) dal 24 ottobre 1989 (testo originario del codice) sino al 10 ottobre 1990 (sent. Corte cost. n. 435/1990che ne dichiarò la illegittimità per eccesso di delega, evidenziando come in tal modo potesse derogarsi alla forma dibattimentale anche nelle ipotesi in cui ad essere oggetto dell'appello era l'affermazione di penale responsabilità); b) dall'entrata in vigore della l. n. 14/1999, che lo reintrodusse in toto, sino al 23 maggio 2008 (abolizione); c) nuovamente introdotto nel 2017 (l. n. 103/2017), con alcune limitazioni di applicabilità; d) esteso nel 2022, posto che con la disciplina attualmente vigente cadono i limiti soggettivi e oggettivi in precedenza stabiliti (abrogazione del comma 2) Viene dunque da chiedersi, prima ancora di esaminare i contenuti normativi attuali, quali siano le ragioni di tale – non usuale in tema di disciplina delle impugnazioni – pendolarismo legislativo. Sul punto, va ricordato che la ragione essenziale dell'abolizione in via legislativa (2008) dell'istituto – se si esamina il dibattito parlamentare dell'epoca – fu rappresentata dalla “presa d'atto” di un diseguale utilizzo dello strumento, con picchi – specie in sedi giudiziarie molto gravate – di “eccessiva premialità”, e con correlato sbilanciamento, in via di fatto, tra i valori della semplificazione processuale (da un lato) e della piena verifica giurisdizionale della risposta sanzionatoria a fatti di notevole gravità (dall'altro). L'attuale ‘rilancio' (dopo 5 anni di vigenza) dell'istituto appare correlato alla necessità di ulteriore contenimento dei tempi di trattazione del procedimento penale. Restano ferme le disposizioni del comma4 e, pertanto, ci si affida al potere dei Procuratori Generali circa l'adeguatezza e uniformità dei criteri dettati per orientare le valutazioni dei singoli magistrati dell'Ufficio, non solo nella udienza (che potrebbe essere non partecipata) ma soprattutto nella prassi di fattibilità o meno del concordato. La correlazione tra concordato e contestuale rinunzia ad uno o più motivi – pur non ritenuta indispensabile dal legislatore, potendosi anche concordare sull'unico motivo proposto lì dove ciò comporti rideterminazione della pena – rappresenta tuttora il fondamento sistematico dell'istituto e ne inquadra la concreta utilità, posto che è in funzione della semplificazione del giudizio di appello (sul motivo oggetto di rinunzia parziale vi è mera presa d'atto dell'esercizio del potere con sopravvenuta inammissibilità, condizionata all'accoglimento della proposta) che viene a determinarsi – in concreto – un favor per l'accoglimento della proposta congiunta. Ciò comporta, lì dove vi sia contestuale rinunzia, la previa o contestuale attribuzione espressa al difensore della parte privata del relativo potere, mediante conferimento di procura speciale (v. sub art. 589). La sequenza procedurale muove, come si è detto in via generale (v. sub art. 598-bis) dalla emissione del decreto di citazione di cui all'art.601. Le parti hanno un tempo apprezzabile per determinarsi (da qui l'innalzamento a 40 giorni del termine di comparizione) posto che la dichiarazione e la contestuale rinunzia vanno depositate nel termine massimo di quindici giorni prima di quello dell'udienza. Una volta acquisita la proposta, la Corte se ne condivide i contenuti emetterà la decisione all'udienza originariamente fissata (sia essa una camerale non partecipata, una camerale partecipata o una pubblica). Più articolata è la disciplina del ‘dissenso' della Corte. Dovendosi adattare le forme del sub-procedimento alle diverse modalità di trattazione. Se l'udienza è stata fissata come ‘camerale non partecipata', la Corte dispone la trasformazione del rito in udienza partecipata (camerale o pubblica a seconda dell'oggetto), ne fa dare avviso alle parti che all'udienza ‘fisica' potranno, se del caso, riproporre l'accordo. Se l'udienza era già fissata come ‘partecipata' (per avvenuta richiesta di parte o di ufficio), la legge prevede laconicamente la prosecuzione del giudizio. Ci si chiede, pertanto, se in tale seconda ipotesi sia o meno possibile una riformulazione della proposta congiunta. La risposta è apparentemente negativa, fermo restando che mancano orientamenti di giurisprudenza e che la mancata previsione della facoltà di riproposizione in apertura di udienza potrebbe dare luogo a incidente di legittimità costituzionale per irragionevolezza. Quanto al regime intertemporale va ritenuto che il nuovo testo della disposizione (anche nella sua parte più favorevole) sia applicabile nella sola ipotesi di trattazione del giudizio di appello in epoca posteriore alla vigenza del d.lgs. n. 150 del 2022, dovendo trovare applicazione il principio tempus regit actum in ragione della natura processuale della disposizione (che tende a semplificare le modalità di trattazione del giudizio di secondo grado attraverso il rapporto tra rinunzia a taluni motivi e accoglimento di altri con accordo tra le parti sulla determinazione della pena). In tal senso si è registrato il primo arresto della Suprema Corte (Cass. VI, n. 9188/2023). Quanto al momento di verifica giurisdizionale ed alle conseguenze dell'accordo va ricordato che, quanto al primo profilo: a) il giudice cui la proposta è rivolta esercita – ovviamente – il potere di valutazione sulle singole componenti dell'accordo che implichino la dichiarazione di fondatezza dei motivi non rinunziati, con obbligo di motivazione sul punto; b) in particolare, mentre sui motivi oggetto di rinunzia è da ritenersi assente, per inammissibilità sopravvenuta, il potere cognitivo, va ricordato che l'adesione all'accordo da parte del giudice implica la valutazione di fondatezza dei motivi non rinunziati e l'intervento modificativo della prima decisione in senso conforme a tali motivi e alla conseguente proposta; lì dove, peraltro, l'adesione al contenuto del motivo comporti l'esercizio di poteri discrezionali in punto di commisurazione della pena, il giudice può respingere il concordato lì dove ritenga che la misura della pena da esso risultante sia inidonea ad assicurare il fine di rieducazione (argomentandosi sulla base di Corte cost. n. 313/1990); c) non può, ovviamente, essere emessa sentenza in base al concordato e nel cui ambito si modifichi, da parte del giudice, il contenuto dell'accordo (in tal caso la richiesta perde effetto e la decisione è da ritenersi affetta da vizio di nullità deducibile con ricorso per cassazione). Quanto al secondo profilo, va ricordato che, già in rapporto alla normativa vigente sino al 2008 era stato ritenuto che nel cd. patteggiamento della pena in appello, le parti esercitano il potere dispositivo loro riconosciuto dalla legge, dando vita a un negozio processuale liberamente stipulato che, una volta consacrato nella decisione del giudice, non può essere unilateralmente modificato – salva l'ipotesi di illegalità della pena concordata – da chi lo ha promosso o vi ha aderito, mediante proposizione di apposito motivo di ricorso per cassazione (così Cass. S.U., n. 5466/2004). In tal senso, è da ritenersi che le uniche ipotesi di ricorribilità per cassazione di detta decisione siano quelle relative al vizio di manifestazione della volontà dell'imputato (ad es. assenza di procura speciale per la rinunzia parziale), illegalità della pena o intervenuta modifica da parte del giudice dei contenuti dell'accordo, non potendo invocarsi, quanto ai motivi oggetto di rinunzia parziale, l'applicazione dell'art. 129, anche in rapporto a quanto di recente riaffermato da Cass. S.U., n. 12602/2016 (v. sub art. 589). In tal senso, è espressamente stato introdotto uno strumento semplificato di rilevazione (senza formalità di procedura, dunque de plano) della eventuale inammissibilità del ricorso per cassazione proposto avverso la particolare sentenza pronunziata ai sensi dell'art. 599-bis (v. sub art. 610). Con la riforma del 2022 è stato espressamente previsto che la richiesta e la rinuncia ai motivi non hanno effetto se il giudice decide in modo difforme dall'accordo. Ciò crea le condizioni per un annullamento con rinvio della sentenza da parte della Corte di Cassazione, peraltro già previsto dalle disposizioni anteriormente vigenti. La previsione di atti di indirizzo in via gerarchica e i controlli sulla incidenza di tale tipologia di definizioneCome si è anticipato, il legislatore del 2017 ha espressamente introdotto strumenti ordinamentali tesi ad evitare il riproporsi di quelle diseguaglianze prasseologiche che avevano determinato, in larga misura, la scelta di abolire il previgente istituto. Va dunque evidenziato che da un lato è prevista (al comma 4 della disposizione in esame), ferma restando l’autonomia del magistrato requirente in udienza, la indicazione di criteri generali per l’esercizio del particolare potere di accogliere proposte di concordato, con attribuzione di tale compito al Procuratore Generale presso la Corte di Appello, dall’altro è stato previsto che i Presidenti delle Corti di Appello forniscano nella relazione annuale sulla amministrazione della giustizia dati e notizie sull’andamento dei giudizi di appello definiti ai sensi dell’art. 599-bis. Le indicazioni giurisprudenziali sulla disposizione del 2017La linea interpretativa della S.C. successiva alla entrata in vigore della nuova disposizione, come si è anticipato al par.1, si muove nel solco della elaborazione maturata tra il 1999 e il 2008, con l'unica novità rappresentata dalla adozione, per le ipotesi di inammissibilità del ricorso, della procedura semplificata di cui all'art. 610 comma 5 bis. La natura processuale dell'istituto, in assenza di norme transitorie, comporta l'applicazione del principio generale ‘tempus regit actum' (Cass. V, n. 27626/2019). È stato, in particolare precisato che il giudice destinatario della richiesta mantiene il potere di respingerla ove ritenga la pena non congrua(Cass. I, n.31247/2019), fermo restando che non è possibile modificare il contenuto dell'accordo (Cass. VI, n. 4665/2020). Inoltre si è evidenziato (Cass. V n. 18299/2018; Cass. II n. 30990/2018) che una volta intervenuta la rinunzia ai motivi, la cognizione del giudice di secondo grado è limitata ai motivi non rinunziati, il che comporta la impossibilità di prendere in esame (in rapporto al contenuto dei motivi coperti da rinunzia) eventuali cause di proscioglimento previste dall'art. 129 c.p.p. (v. Cass., II, n. 50062/2023). Si è ritenuto, al contempo , ammissibile il ricorso avverso la sentenza emessa ex art. 599-bis che deduca motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato in appello, al consenso del Procuratore generale sulla richiesta ed al contenuto difforme della pronuncia del giudice, o eventuali profili di illegalità della pena (Cass. I, n. 944/2020; Cass. II n. 30990/2018 ; Cass. VI, n. 41254/2019). Si è inoltre precisato che la richiesta formulata direttamente nel corso del dibattimento - ove respinta - non può essere riproposta (Cass. IV n. 46426/2018). In caso di rigetto dell'accordo proposto dalle parti, è nulla la sentenza pronunziata senza che sia stata disposta la prosecuzione del dibattimento nelle forme ordinarie ( Cass. V, n. 47574/2019). Sul piano processuale si è escluso che il diniego dell'accordo possa comportare profili di incompatibilità del giudice di appello ( Cass. III, n. 12061/2020; Cass. II n. 8745/2020 e Cass.VI n. 2180/2022 con diniego di questione di legittimità costituzionale). Si è altresì precisato che in caso di processo cumulativo l'avvenuta definizione con concordato in appello da parte di uno dei coimputati non può essere estesa – nei suoi contenuti favorevoli – agli altri imputati che abbiano a loro volta proposto un concordato diverso (Cass. II, n. 47844/2019). Si è ritenuta non censurabile con il ricorso per cassazione la revoca del consenso da parte del procuratore generale intervenuta prima della decisione del giudice (Cass. V, n. 7751/2021). Il provvedimento di rigetto del concordato di pena ex art. 599-bis c.p.p. è stato ritenuto ricorribile per cassazione unitamente alla sentenza resa all'esito del giudizio (Cass.VI, n. 31556/2022; Cass. II n. 30634/2023; Cass. III n. 28018/2023). In senso contrario v. Cass., VI, n. 17875/2022, Cass. II n. 3124/2023; Cass. I, n. 41533/2023; va dunque segnalata l'esistenza di un contrasto interpretativo sul tema. Nel giudizio di rinvio, è ammissibile, in assenza di specifiche preclusioni normative, il concordato sulla pena previsto dall'art. 599-bis cod. proc. pen. nel caso in cui residuino margini di discrezionalità nella decisione del giudice del rinvio imposti dall'art. 627 cod. proc. pen. Magi (Cass., II, n. 46283/2022 ; III, n. 27797/2021). In tema di patteggiamento in appello, la sopravvenuta illegalità della pena concordata dalle parti sulla base di limiti edittali divenuti illegali per effetto di declaratoria di incostituzionalità inficia "in toto" l'accordo sulla pena, sì che la relativa sentenza, impugnata con ricorso per cassazione, deve essere annullata senza rinvio. L'annullamento lascia libere le parti di rinegoziare l'accordo sulla base dei corretti limiti edittali ovvero di proseguire il giudizio di appello nei modi ordinari (Cass., VI, n. 16192/2021). Risolvendo un contrasto interpretativo, le Sezioni Unite hanno affermato che nei confronti della sentenza resa all'esito di concordato in appello è proponibile il ricorso per cassazione con cui si deduca l'omessa dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione maturata anteriormente alla pronuncia di tale sentenza (Cass. S.U., n. 19415/2022). Le modifiche introdotte dal collegato Cartabia.Con il d.lgs. n.31 del 2024 è stata armonizzata la disciplina del concordato in appello con quella della sostituzione della pena detentiva nei limiti di cui all'art.20-bis c.p.. E' dunque stato previsto in modo espresso che l'accordo possa avere ad oggetto anche la sostituzione della pena detentiva con una delle pene sostitutive. A tal fine è tuttavia necessario che, a pena di decadenza, l'imputato debba esprimere il consenso alla sostituzione nel termine di quindici giorni prima dell'udienza (medesimo termine della domanda di concordato). La modifica normativa risulta più che opportuna, atteso che si era evidenziata in giurisprudenza la illegittimità di una sostituzione della pena detentiva con una delle sanzioni sostitutive avvenuta ex officio (v. Cass., IV. n. 4398/2023). La giurisprudenza posteriore al 30 dicembre 2022Va segnalato che in tema di deducibilità del vizio di incompetenza per territorio, in caso di concordato in appello (con contestuale rinuncia al motivo sulla incompetenza) non è ammissibile il ricorso per cassazione che introduca la deduzione rinunziata, né la incompetenza per territorio risulta rilevabile di ufficio (Cass., III, 51557/2023). In tema di pena sospesa, è stato affermato che la concessione del beneficio, ove non abbia formato oggetto dell’accordo è rimessa alla valutazione del giudice anche nel caso in cui la questione sia stata a quest’ultimo devoluta dal solo imputato (Cass. III, n.3690/2023). BibliografiaSpangher, Atti processuali penali, Milano, 2013; Gaeta-Macchia, L'appello, in Spangher, Trattato di procedura penale, Torino, 2009; Bargis, Impugnazioni, in Conso-Grevi-Bargis, Compendio di procedura penale, Padova, 2012; Garavelli, Art. 599, in Chiavario, Commento al nuovo codice di procedura penale, Torino, 1989-1991. |