Sequestro giudiziarioFonte: Cod. Proc. Civ. Articolo 111
15 Febbraio 2016
Inquadramento
Nel disciplinare il sequestro giudiziario, l' art. 670 c.p.c. distingue tra sequestro di beni e sequestro di prove.
In particolare, il sequestro giudiziario di beni può essere concesso quando vi sia una controversia sulla proprietà o il possesso di beni e sia opportuno provvedere alla loro custodia o gestione temporanea.La giurisprudenza ha interpretato in senso estensivo l'ambito di applicazione dell'istituto, ricomprendendovi anche l'esercizio di uno jus ad rem riferito ad una mera detenzione, da cui derivi, nell'ipotesi di accoglimento della domanda, la condanna alla consegna o alla restituzione del bene controverso (v., tra le più recenti, Trib. Rimini 23 marzo 2015). È controverso se possa ottenersi anche il sequestro giudiziario di immobili, atteso che, per alcuni, il periculum non potrebbe configurarsi in ragione della possibilità di trascrivere la domanda giudiziale.
Il sequestro giudiziario può inoltre avere ad oggetto documentazione necessaria per desumere elementi di prova in giudizio: sono discussi i rapporti tra tale istituto e l'ordine di esibizione. Sequestro di beni
Ai sensi dell' art. 670, n. 1, c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni, quando ne è controversa la proprietà o il possesso, ed è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea. Il sequestro giudiziario di beni è una misura cautelare strumentale alla conservazione ed alla gestione di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni oggetto di una controversia, attuale o anche soltanto potenziale ( ZUMPANO, 113).
La giurisprudenza appare incline ad individuare estensivamente il novero delle controversie in ordine alla proprietà o al possesso che giustificano la richiesta di un sequestro giudiziario di beni: si è costantemente affermato, infatti, che la controversia cui fa riferimento l' art 670 n. 1, c.p.c. non presuppone soltanto il jus in rem delle azioni di rivendicazione della proprietà e di reintegrazione o manutenzione del possesso, ma anche l'esercizio di uno jus ad rem riferito ad una mera detenzione, da cui derivi, nell'ipotesi di accoglimento della domanda, la condanna alla consegna o alla restituzione del bene controverso (Trib. Rimini 23 marzo 2015;Trib. Foggia, 21 agosto 2013 , in Giur. Merito, 2013, n. 11, 2369; Trib. Monza, 13 dicembre 2004 , in Corr. Giur., 2005, 269).
Fumus boni juris
È discussa la portata del requisito del fumus boni juris per ottenere la concessione di una misura cautelare di sequestro giudiziario di beni. Invero, in accordo con una prima tesi, dominante nella prassi più recente, per l'emanazione del sequestro giudiziario non soltanto deve ricorrere, sul piano dell'ammissibilità, una controversia tra le parti sulla proprietà o sul possesso del bene ma, inoltre, sotto il profilo del fumus boni iuris, è necessaria la sommaria dimostrazione da parte del ricorrente della sussistenza del proprio diritto, all'esito del giudizio di merito, ad ottenere la restituzione del bene (v., tra le altre, Trib. Nola, 25 giugno 2010 , in Giur. Merito, 2010, n. 10, 2248; Trib. Napoli 4 marzo 2003, in GIUS, 2003, 1907; Trib. Brindisi 30 novembre 1990, in Riv. dir. sportivo, 1992, 115, con nota di VIDIRI; Trib. Viterbo 15 luglio 1983, NDA, 1983, 656). In senso diverso, peraltro, si segnala un orientamento minoritario per il quale ai fini della concessione del sequestro giudiziario sarebbe necessaria, oltre al periculum in mora, soltanto l'esistenza di una controversia sulla proprietà o sul possesso (Trib. Torino, 14 gennaio 1989, in Foro it., 1990, I, 2655). In tale prospettiva si è ritenuto, ad esempio, che il giudice può autorizzare, ai sensi dell' c.p.c. , il sequestro giudiziario di una farmacia privata nei casi in cui la proprietà della stessa sia controversa ed appaia opportuno, in vista dell'attuazione in via definitiva del diritto in favore di una o dell'altra parte, provvedere alla sua conservazione poiché sussistono fatti che tendono a modificarne lo stato (App. Caltanissetta 3 giugno 1999, RDF, 2002, 702).Periculum in mora
Il periculum in mora tipico del sequestro giudiziario di beni costituito dall'opportunità di provvedere alla custodia o alla gestione temporanea del bene controverso.
Sotto un profilo generale, la giurisprudenza ha evidenziato che il periculum in mora a fronte del quale può essere richiesta la concessione di un sequestro giudiziario costituisce un particolare forma di periculum in mora, più leggera del periculum "standard" e consistente nel pericolo anche astratto (cfr. Cass. civ., sez. III, 12 febbraio 1982, n. 854; Trib. Monza, 17 aprile 2001, in Gius,2001, 2292) che i beni controversi subiscano deterioramenti, alterazioni o sottrazioni nel corso del giudizio di merito nonché nella conseguente necessità di sottrarre i beni stessi alla libera disponibilità del sequestrato, allo scopo di assicurare l'utilità pratica del futuro eventuale provvedimento sul merito della controversia (Trib. Bari, sez. III, 16 nov. 2014 , in Giustiziacivile.com, 2015, con nota di COSTABILE). Per una recente applicazione in tema di sequestro giudiziario di beni ereditari (v. Trib. Savona 30 ottobre 2013 ). La prima forma di periculum che può venire in rilievo a fronte della domanda di concessione di un sequestro giudiziario è quindi quella concernente l'opportunità di una custodia o gestione temporanea del bene che, qualora lasciato nella disponibilità del convenuto sino all'emanazione della decisione di merito, potrebbe essere danneggiato o disperso, così vanificando la fruttuosità dell'eventuale esecuzione in forma specifica per la consegna del bene al termine della lite (CAPONI 157 ss.).Questa situazione può verificarsi, ad esempio, laddove nelle more dell'emanazione della pronuncia di merito la natura “produttiva” del bene renda opportuna la custodia del medesimo (v., ex ceteris, Trib. Monza 17 aprile 2001; Trib. Napoli 21 settembre 1999, in Gius, 2000, n. 4, 455; Trib. Bologna 13 gennaio 1997, in DF, II, 1032; Trib. Pescara 7 agosto 1995, in Giur. Merito, 1996, 242).
Mediante la richiesta di un sequestro giudiziario di beni la parte ricorrente può, in secondo luogo, tutelarsi dal pericolo derivante dall' art. 1153 c.c., ossia dalla possibilità che un terzo di buona fede acquisiti il bene a titolo originario dal sequestrato: a riguardo è opportuno ricordare che, sebbene l' art. 111 c.p.c. disponga in via generale che la decisione resa tra le parti originarie ha effetto anche nei confronti dell'avente causa, fa salvo il caso dell'acquisto in buona fede dei beni mobili ai sensi dell' art. 1153 c.c. In altri termini, l'emanazione del sequestro giudiziario è in questo caso funzionale a sottrarre la materiale disponibilità del bene a colui che potrebbe far acquistare ad un terzo l'acquisto a titolo originario a seguito della consegna ( LUISO 2015, IV, 244).
È, invece, oggetto di dibattito in dottrina come in giurisprudenza l'ammissibilità di un sequestro giudiziario di beni immobili o beni mobili registrati finalizzata a tutelare il sequestrante contro l'alienazione del bene a terzi di buona fede da parte del sequestrato: occorre, infatti, tenere conto anche delle norme sulla trascrizione delle domande giudiziali.
Oggetto
L'oggetto del sequestro giudiziario è definito, in termini ampi, in quello di beni mobili, beni immobili, aziende o altre universalità di beni. Peraltro è discussa la possibilità di assoggettare a tale misura cautelare alcuni particolari beni mobili. Con riguardo, in primo luogo, ai titoli di credito, intesi come documenti materiali suscettibili di proprietà o possesso, l'opinione contraria è stata affermata evidenziando che si tratta di crediti, di per sé insuscettibili di sequestro, e che quest'ultima misura finirebbe con l'incidere sul regime di circolazione del titolo ( ANDRIOLI 1968, IV, 150).
La giurisprudenza più recente tende a ritenere ammissibile il sequestro giudiziario delle cambiali e dei titoli di credito in genere , potendo essere gli stessi oggetto di proprietà e possesso, qualora la controversia attenga alle titolarità del credito sotteso alla cambiale ( T rib. Latina, ord. 27 ottobre 2009 ). Analogamente, si è evidenziato che i titoli di credito trasmissibili per girata sono suscettibili di essere sequestrati qualora possano risultare emessi sine causa per il venir meno del rapporto fondamentale a seguito di una pronuncia risolutoria exart. 1453 c.c. , sempreché sia certo che i titoli stessi siano nella disponibilità del prenditore diretto ( T rib. Nola, 01 aprile 2007 ). La medesima S.C., in un pur risalente precedente, affermando implicitamente l'ammissibilità del sequestro nelle altre ipotesi, ha affermato il principio per il quale non è ammissibile il sequestro giudiziario di cambiali che, a seguito di una serie continua di girate, siano in possesso di persona diversa dal contraente diretto di colui il quale richiede il sequestro, in quanto, ai sensi dell' art. 1994 c.c. il terzo portatore di un titolo di credito in conformità delle norme che ne disciplinano la circolazione non è soggetto a rivendicazione, onde nei suoi confronti non può essere invocato quello ius ad rem, che riposa soltanto su un rapporto diretto sottostante all'emissione o al trasferimento e che costituisce il presupposto della misura cautelare, fondata sulla possibilità di una controversia sulla proprietà o sul possesso (Cass. civ., sez. I, 17 gennaio 1985, n. 106).
Sequestro di prove
A norma dell' art. 670, n. 2), c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di libri, registri, documenti, modelli, campioni e di ogni altra cosa da cui si pretende desumere elementi di prova, quando è controverso il diritto alla esibizione o alla comunicazione, ed è opportuno provvedere alla loro custodia temporanea per evitare che siano dispersi o sottratti. Pertanto il documento del quale si domanda il sequestro deve, da un lato, risultare al giudice della cautela anche astrattamente utile quale mezzo di prova idoneo a dimostrare la fondatezza della pretesa già dedotta o che sarà fatta valere nell'instaurando giudizio di merito e, da un altro, deve esserne opportuna la custodia temporanea per evitarne un'alterazione o distruzione da parte dell'attuale detentore.
È tradizionalmente controversa l'interpretazione della portata del riferimento, operato dall' art. 670, n. 2, c.p.c. alla sussistenza di una controversia sul diritto all'esibizione o alla comunicazione del documentopoiché la stesa attiene direttamente ai rapporti tra il sequestro giudiziario di beni ed il diritto alla esibizione dei documenti exart. 210 c.p.c. ( GRAZIOSI, 355). In particolare, è dibattuto se mediante il sequestro probatorio si possa ottenere il risultato dell'esibizione del documento, anche in assenza di una condotta collaborativa della controparte o del terzo, così superando gli angusti limiti posti dall' art. 210 c.p.c. alla coercibilità dell'ordine di esibizione.Secondo una tesi, autorevolmente suffragata ma rimasta minoritaria, invero, il sequestro giudiziario di prove costituirebbe l'espressione cautelare del diritto processuale all'esibizione sancito dallo stesso art. 210 c.p.c. , di talché al quesito ora prospettato dovrebbe essere fornita una risposta positiva ( ANDRIOLI 1968, IV, 151; LA CHINA, 257). Tale tesi è stata avallata da una non risalente decisione di merito edita ( T rib. Verona 5 giugno 2006 , in Corr. Giur., 2007, 551, con note di ARIETA e GASPERINI).
È tuttavia prevalente la differente impostazione secondo cui se il sequestro consente di porre il bene al riparo dai pericoli di deterioramento e distruzione mediante l'affidamento al custode, quest'ultimo non diventerà comunque titolare del diritto all'esibizione del documento, con la conseguenza che, se il giudice, nel corso del processo di cognizione, emanerà l'ordine di esibizione il sequestrato potrà anche evitare di adempiere allo stesso, con le limitate conseguenze previste dall'art. 118 (CAVALLONE, 155). Riferimenti
CAPONI, Il sequestro giudiziario di beni nel processo civile. Profilo storico sistematico, Milano 2000;
CAVALLONE, Esibizione delle prove e sequestro giudiziario,in Riv. dir. proc., 1970, 155;
LA CHINA, L'esibizione delle prove nel processo civile,Milano 1960;
LUISO, Diritto processuale civile, IV, 8a ed., Milano 2015;
ZUMPANO, voce Sequestro giudiziario, EdD, XLII, Milano, 1990, 111. |