Competenza del Tribunale delle imprese su controversie in tema di rapporti societari

Deborah Gallo
18 Gennaio 2017

Il rapporto che si instaura tra una società e gli amministratori della stessa è un rapporto che rientra tra quelli contemplati dalla locuzione “rapporti societari” ex art. 3 del D.lgs. n. 168/2003 e, come tale, l'eventuale controversia che scaturisca da tali rapporti rientra nella competenza della sezione specializzata in materia d'impresa (c.d. Tribunale delle imprese) e non già in quella del tribunale ordinario in funzione di giudice del lavoro.
Massima

Il rapporto che si instaura tra una società e gli amministratori della stessa è un rapporto che rientra tra quelli contemplati dalla locuzione “rapporti societari” ex art. 3 del D.lgs. n. 168/2003 e, come tale, l'eventuale controversia che scaturisca da tali rapporti rientra nella competenza della sezione specializzata in materia d'impresa (c.d. Tribunale delle imprese) e non già in quella del tribunale ordinario in funzione di giudice del lavoro.

Il caso

Il presente lavoro analizza il provvedimento della Suprema Corte avente ad oggetto un regolamento di competenza ex art 42 c.p.c. per regolare la competenza tra il tribunale ordinario e la sezione specializzata in materia d'impresa.

Con giudizio instaurato innanzi al Tribunale di Napoli, sezione specializzata in materia d'impresa, i consiglieri di amministrazione di una Casa di cura S.p.A. impugnavano il provvedimento di revoca anticipata dall'incarico nei loro confronti emesso dall'assemblea ordinaria in data 21 gennaio 2014, chiedendo l'accertamento dell'inesistenza della giusta causa di revoca e la condanna della convenuta società sia al risarcimento del danno che al pagamento dei compensi loro spettanti.

Si costituiva in giudizio la società convenuta e la causa veniva preliminarmente rimessa al Collegio che, con ordinanza depositata il 1 febbraio 2015, rilevava la insussistenza nella specie della competenza (per materia e, nel caso in esame, anche per territorio) della sezione specializzata in materia d'impresa del tribunale di Napoli e, dichiarando la propria incompetenza riteneva che la controversia in esame rientrasse, in ragione della natura di lavoro parasubordinato del rapporto tra gli attori e la società, nella competenza del Tribunale di Avellino (nel cui circondario è ubicata la sede legale della società convenuta) in funzione di giudice del lavoro.

Avverso tale provvedimento veniva proposto regolamento di competenza.

Le questioni giuridiche

La pronuncia in esame affronta la questione relativa alla sussistenza della competenza della sezione specializzata in materia d'impresa in relazione al rapporto che si instaura tra gli amministratori della società e la società stessa.

Infatti, nella pronuncia in oggetto, il collegio aveva sollevato la questione di competenza per materia in favore del tribunale ordinario in funzione di giudice del lavoro con conseguente slittamento del procedimento non solo dal tribunale delle imprese al tribunale ordinario ma anche dal Tribunale di Napoli a quello di Avellino (quindi anche competenza territoriale), avendo la società in questione sede in quest'ultimo circondario.

La Suprema Corte ha preso posizione sulla questione della competenza del Tribunale delle Imprese, statuendo che le controversie relative al compenso degli amministratori rientrano tra quelle riguardanti i «rapporti societari», rimesse alla competenza Tribunale delle Imprese ai sensi dell'art. 3, comma 2, lett. a) del D.lgs. n. 168/2003.

Tale orientamento giurisprudenziale è avvalorato anche da recenti pronunce: più volte la Corte di Cassazione, infatti, ha affermato che il riferimento ai c.d. rapporti societari di cui all'art. 3 del D.lgs. n. 168/2003 si presta ad una interpretazione piuttosto ampia in cui siano comprese tutte le controversie che vedano coinvolti la società e gli amministratori, rientrando in esse anche quelle controversie aventi ad oggetto il compenso degli amministratori; infatti, secondo tale impostazione, non si può distinguere tra le controversie che riguardino l'agire degli amministratori nell'espletamento del rapporto organico ed i diritti ad essi spettanti in forza del rapporto contrattuale intercorrente con la società (in senso conforme: Cass., 9 luglio 2015, n. 14369, in Diritto e Giustizia, con nota di A. Paganini, La controversia relativa alla revoca del consiglio di amministrazione è competenza del tribunale delle imprese).

Infatti, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, il rapporto che intercorre tra la società e gli amministratori della stessa va inteso come un “rapporto di società” in quanto riguarda la diretta gestione dell'attività di impresa e non può essere ricondotto nell'ambito di una mera prestazione d'opera intellettuale.

In tal modo, la Suprema Corte ha, quindi, più volte ribadito che, in relazione all'attività prestata dall'amministratore di società, si esclude che essa possa tradursi in un rapporto di immedesimazione organica che lega l'amministratore alla società e che, come tale, sia riconducibile ad un rapporto di subordinazione o parasubordinazione (tra le molteplici, si veda: Cass., 12 settembre 2008, n. 23557; Cass., 13 novembre 2012, n. 19714; Cass., 17 ottobre 2014, n. 22046, in Diritto e Giustizia Civile, con nota di Greco, Il compenso dell'amministratore di società revocato senza giusta causa non è equiparabile a quello di un dottore commercialista).

Da tali interpretazioni ne consegue che il riferimento ai rapporti societari deve essere comprensivo di tutte le controversie che vedono coinvolti la società e i suoi amministratori, senza poter distinguere quelle relative all'agire degli amministratori nell'espletamento del rapporto organico e i diritti sorti sulla base dell'eventuale contratto stipulato tra la società e l'amministratore.

Osservazioni

Soffermandosi sull'esame della locuzione rapporti societari contenuta nell'art. 3 del D.lgs. n. 168/2003 si può osservare che, sulla scorta di quanto in passato è stato già stato osservato relativamente all'interpretazione del previgente art. 1 del D. Lgs. n. 5/2003, per tale locuzione deve intendersi rapporti endosocietari, cioè quelli che traggono origine dal rapporto di società, con esclusione di quelli che la società intrattiene con i terzi.

La categoria dei rapporti endoasocietari, poi, va interpretata in senso ampio, includendo in essi non solo rapporti tra soci, rapporti tra società, ma anche azioni risarcitorie promosse da creditori di società controllante nei confronti della società controllata.

In tale ottica, rientrano senz'altro anche le impugnazioni delle deliberazioni assembleari o del consiglio di amministrazione, le controversie tra socio e singoli organi societari (ad es. la richiesta del socio di convocazione dell'assemblea ex art. 2367 c.c.) e tra organi societari e società, incidenti direttamente sull'organizzazione sociale (ad es. revoca dell'amministratore o di un componente del collegio sindacale).

Nella locuzione “rapporti societari” sono da ritenersi, quindi, inclusi anche “quelli concernenti l'accertamento, la costituzione, la modificazione o l'estinzione di un rapporto societario”; pertanto, ci si impone di ritenere contemplate nell'ampia categoria dei “rapporti societari” le vicende che concernono l'acquisto e la perdita della qualità di socio per recesso o esclusione, la modificazione del titolo o della misura della sua partecipazione e possibili contestazioni in merito a tali vicende.

Circa le azioni di responsabilità, si riproduce pedissequamente il richiamato art. 1, comma 1, lett. a), D. Lgs. n. 5/2003, con l'aggiunta, peraltro, dell'azione di responsabilità “contro il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari” (art. 2434 c.c.), figura, questa, obbligatoria per le società emittentiquotate aventi l'Italia come Stato membro di origine, facoltativa per le altre, introdotta nell'art. 154-bis TUF ad opera della l. 28 dicembre 2005, n. 262 (c.d. legge sul risparmio), successivamente quindi al citato D. Lgs. n. 5/2003.

L'ultima parte dell'art. 3, comma 2, D. Lgs. n. 168/2003, inoltre, implementa il novero delle azioni nominate con le opposizioni dei creditori sociali alla deliberazione di riduzione del capitale sociale della società per azioni e della responsabilità limitata (artt. 2445, comma 3, e 2482, comma 2, c.c.), alla deliberazione di costituzione del patrimonio destinato (art. 2447-quater, comma 2, c.c.), alla deliberazione di revoca dello stato di liquidazione della società (art. 2487-ter, comma 2, c.c.), alla deliberazione di fusione (art. 2503, comma 2, c.c.) e di scissione (art. 2506-ter, comma 5, c.c.) e con le opposizioni degli obbligazionisti alle deliberazioni anzidette di fusione e scissione (artt. 2503-bis, comma 1, e 2506-ter, comma 5, c.c.), al fine di evitare dubbi interpretativi, potenzialmente generatori di questioni di competenza tra la sezione specializzata e la sezione ordinaria.

Infine, per completezza espositiva, si rammenta che le successive lett. b) e c) dell'art. 3, comma 2, D. Lgs. n. 168/2003 ripropongono le stesse previsioni contenute nel D. Lgs. n. 5/2003: in particolare, mentre la lett. c) della versione originaria, contenuta nel D. L. 1/2012, faceva riferimento generico ai patti parasociali, con la legge di conversione ora sono ricompresi anche quelli diversi da quelli regolati dall'articolo 2341 bis del codice civile”, al pari di quanto era sancito già nel D. Lgs. 5/2003, senza però far riferimento esplicito agli “accordi di collaborazione” di cui agli art. 2341 bis, u.c., c.c.

Conclusioni

Con la pronuncia in commento, la S.C . ha, quindi, confermato l'orientamento già espresso in precedenza sulla sussistenza della competenza della sezione specializzata in materia d'impresa (il c.d. Tribunale delle imprese) rispetto a quella del tribunale ordinario in funzione di giudice del lavoro per le controversie che interessano rapporti rientranti in quelli previsti dalla locuzione rapporti societari” ex art. 3 del D.lgs. n. 168/2003; infatti, con tale locuzione il legislatore ha voluto identificare una categoria di rapporti piuttosto ampia nella quale senza dubbio vi rientrano i rapporti concernenti gli amministratori della società e la società stessa.

In una ottica interpretativa aderente alla migliore trasparenza dei rapporti societari, vale evidenziare come la capacità estensiva proposta dalla Suprema Corte riesce a soddisfare un interesse fondamentale dell'ente societario e dei soggetti che ne compongono la struttura: la piana e facilitata indagine delle dinamiche dei rapporti giuridici oggetto di contestazione.

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