Il mancato rispetto dell'obbligo di precedenza non esclude il dovere del conducente favorito di osservare le norme sulla circolazione stradale

Raffaella Caminiti
02 Novembre 2016

La graduazione delle responsabilità, ai fini del risarcimento dei danni, va effettuata con esclusivo riguardo al loro grado di incidenza eziologica e alla gravità della colpa di ciascuno dei concorrenti.
Massima

In tema di circolazione stradale, l'accertamento della violazione da parte di uno dei conducenti dell'obbligo di dare la precedenza, non dispensa il giudice dal verificare il comportamento dell'altro conducente onde stabilire se quest'ultimo abbia violato le norme sulla circolazione stradale e i normali precetti di prudenza, potendo l'inosservanza di tali norme comportare l'affermazione di una colpa concorrente. La graduazione delle responsabilità, ai fini del risarcimento dei danni, va effettuata con esclusivo riguardo al loro grado di incidenza eziologica e alla gravità della colpa di ciascuno dei concorrenti, senza attribuire specifica rilevanza alla priorità temporale delle violazioni.

Il caso

Un autocarro, dopo essersi fermato allo stop, effettuava una manovra di svolta a sinistra, omettendo di dare la precedenza a un motociclo. Il motociclista decedeva durante il trasporto in ospedale, a causa delle lesioni gravissime riportate in seguito all'urto.

Il Tribunale penale di Busto Arsizio - sezione distaccata di Gallarate, ritenuto il conducente dell'autocarro colpevole del reato di omicidio colposo, condannava quest'ultimo e il suo assicuratore per la RC auto, citato quale responsabile civile, al risarcimento del danno in favore delle parti civili, ovvero la moglie, anche in qualità di esercente la potestà genitoriale sul figlio minore, i genitori e la sorella della vittima, riconoscendo loro una provvisionale, rimettendo le parti davanti al giudice civile per la liquidazione del danno. La sentenza era impugnata dal conducente dell'autocarro. La Corte d'appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, pur confermando la responsabilità penale dell'imputato per la morte del motociclista, ha ritenuto esistente un concorso di colpa della vittima nella misura del 40%, avendo la motocicletta percorso la strada a una velocità superiore ai limiti massimi stabiliti in quell'area urbana.

Avverso la predetta sentenza proponevano ricorso per cassazione le parti civili, sostenendo l'erroneità e la contraddittorietà della decisione della Corte di merito. La Corte di cassazione annullava la sentenza «limitatamente alla determinazione della misura del concorso di colpa», rinviando al giudice civile in grado di appello. Era, quindi, adìta la Corte d'appello di Milano dalla moglie del deceduto, anche quale esercente la potestà genitoriale sul figlio minore, nei confronti del conducente dell'autocarro. Avverso la medesima sentenza era proposto appello in riassunzione anche dai genitori e dalla sorella della vittima, nei confronti del conducente dell'autocarro, dell'assicuratore per la RC auto e della società proprietaria del mezzo, dichiarata contumace. Le due cause venivano riunite.

La questione

In caso di condotte di guida indipendenti, entrambe in violazione dei normali precetti di prudenza e delle norme del codice della strada, l'una per omessa precedenza, l'altra per superamento dei limiti di velocità, sussiste una colpa concorrente dei conducenti coinvolti nel sinistro stradale?

Le soluzioni giuridiche

Con la sentenza in commento la Corte d'appello di Milano, chiamata a determinare il grado di colpa del conducente dell'autocarro e del motociclista nella causazione del sinistro stradale, rileva anzitutto che il profilo colposo nella condotta della vittima è stato individuato, in sede penale, nell'eccesso di velocità che – pur non costituendo, di norma, evento eccezionale e imprevedibile da parte degli altri utenti della strada, tale da escludere il nesso di causa tra la loro condotta e gli incidenti stradali (Cass. civ., sez. III, 12 giugno 2012, n. 9528) –, può tuttavia concorrere alla determinazione dell'evento dannoso secondo i criteri della causalità giuridica o, addirittura, interrompere il nesso causale tra altre violazioni alle regole della circolazione stradale, come l'omesso rispetto della precedenza, e l'evento lesivo (Cass. civ., sez. VI, 20 giugno 2013, n. 15504). La sentenza riafferma il consolidato principio giurisprudenziale (ex multis, Cass. civ., sez. VI, 14 aprile 2015 n. 7447; Trib. Torre Annunziata, 1 settembre 2014, n. 2327; Trib. Perugia, sez. II, 6 novembre 2013 n. 1421; Cass. civ., sez. VI, 16 settembre 2013, n. 21130; Trib. Bari, sez. III, 13 settembre 2012, n. 2881; Trib. Monza, sez. II, 16 ottobre 2007 n. 2841; Cass. civ., sez. III 29 aprile 2006, n. 10031; Cass. civ., sez. III 27 ottobre 2004 n. 20814), secondo cui «l'accertamento della intervenuta violazione, da parte di uno dei conducenti, dell'obbligo di dare la precedenza, non dispensa il giudice dal verificare il comportamento dell'altro conducente onde stabilire se quest'ultimo abbia a sua volta violato o meno le norme sulla circolazione stradale cd i normali precetti di prudenza, potendo l'eventuale inosservanza di dette norme comportare l'affermazione di una colpa concorrente» (G. Spina, L'accertamento della responsabilità da sinistro stradale nella recente giurisprudenza. Profili sostanziali e processuali, in Resp. Civ. Prev., fasc. 6, 2014, pag. 1806B). Osserva, inoltre, la Corte di merito che – accertato che entrambi i conducenti dei veicoli venuti in collisione hanno concorso a cagionare l'evento dannoso, – la graduazione delle responsabilità ai fini del risarcimento dei danni va effettuata con esclusivo riguardo al loro grado di incidenza eziologica e alla gravità della colpa di ciascuno dei concorrenti, senza attribuire specifica rilevanza alla priorità temporale delle violazioni (Cass. civ., sez. III, 15 gennaio 2003, n. 484). Secondo il Collegio giudicante – pur dovendosi ritenere, secondo la preponderanza dell'evidenza, ovvero del principio del «più probabile che non», che la condotta del conducente dell'autocarro abbia concorso in misura non marginale alla causazione del sinistro –, la velocità eccessiva alla quale il motociclista conduceva il mezzo non solo non è stato un fattore causalmente ininfluente nella verificazione del sinistro stradale, ma ha avuto un ruolo non trascurabile nella sua causazione, avendo determinato la brusca frenata che ha indotto il motociclista a perdere il controllo del mezzo cadendo per terra. Se, da un lato, il conducente dell'autoarticolato non avrebbe potuto non vedere il motociclo sopraggiungere, se avesse adottato una condotta diligente, dall'altro, il motociclista non poteva non avvedersi, prestando attenzione, del camion in manovra, a cento metri circa di distanza su un rettilineo in ottime condizioni meteorologiche, in orario diurno e avrebbe dovuto prudentemente rallentare, evitando di porre in essere una manovra di emergenza all'ultimo momento. Se il contributo causale del camionista è preponderante – conclude la Corte d'appello – molto rilevante è stato il contributo causale del motociclista, il quale, oltre a procedeva a velocità eccessiva, ha tardivamente attivato la manovra di frenata rispetto alla condotta esigibile nel caso concreto. La misura del concorso di colpa nella causazione del sinistro da parte del conducente dell'autocarro e del motociclista è stata confermata dalla Corte d'appello civile, come già in sede penale, rispettivamente nel 60% e nel 40%.

Osservazioni

Premesso che il concorso di una causa preesistente idonea a cagionare da sola l'evento esclude il nesso di causalità (App. Roma, sez. I, 1 marzo 2011, n. 136), nel caso di specie la Corte d'appello di Milano ha ritenuto che non valga ad escludere la colposa causalità della condotta del motociclista la circostanza che il conducente dell'autocarro non abbia rispettato l'obbligo di dare la precedenza, evento non imprevedibile che imponeva, quindi, al conducente favorito di moderare la velocità o di porre in essere prima la manovra di frenata. Come affermato dalla giurisprudenza di legittimità, il conducente favorito dal diritto di precedenza deve comunque non abusarne, non trattandosi di un diritto assoluto e tale da consentire una condotta di guida negligente e pericolosa per gli altri utenti della strada, anche se eventualmente in colpa (Cass. pen., sez. IV, 6 febbraio 2015, n. 30989), moderando in particolare la velocità così da poter affrontare qualsiasi evenienza, ivi compresa quella che non gli sia accordata la precedenza. Esclusa l'interruzione del nesso di causalità tra la mancata cessione della precedenza e l'evento, si determina, al più, un concorso di colpa dei due conducenti la cui intensità deve essere accertata dal giudice di merito (Trib. Torre Annunziata, 6 maggio 2014, n. 1610; v., inoltre, Cass. civ., sez. VI, 20 giugno 2013, n. 15504, cit.). Più in generale, l'accertata sussistenza di una condotta antigiuridica di uno degli utenti della strada con violazione di specifiche norme di legge o di precetti generali di comune prudenza non rende di per sé presumibile l'esistenza della causalità tra tale condotta e l'evento dannoso, che va sempre provata e che deve essere esclusa quando sia dimostrato che l'incidente si sarebbe ugualmente verificato senza quella condotta o è stato, in ogni caso, determinato esclusivamente da una causa diversa. Infatti, per poter affermare la responsabilità, occorre non solo la causalità materiale tra la condotta e l'evento dannoso, ma anche la c.d. causalità della colpa, vale a dire la dimostrazione del nesso in concreto tra la condotta violatrice e l'evento (Cass. pen., sez. IV, 18 maggio 2011, n. 27735; più recentemente, Cass. pen., sez. IV, 25 febbraio 2016, n. 11642, con nota di A. Ferretti, La fiducia nel rispetto altrui delle norme non esonera dalla responsabilità nel caso di incidente stradale, in D&G, fasc.15, 2016, pag. 21).

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