La consegna di un opuscolo non esonera il medico dall'obbligo di informare il paziente sulla portata e i rischi dell'intervento

Antonio Scalera
08 Giugno 2016

Non adempie all'obbligo di adeguata informazione sulla portata e sui rischi dell'intervento il medico che consegna al paziente un opuscolo non indicativo della complicanza.
Massima

Non adempie all'obbligo di adeguata informazione sulla portata e sui rischi dell'intervento il medico che consegna al paziente un opuscolo non indicativo della complicanza in concreto verificatasi, rientrante tra gli eventi possibili di rilevanza statistica.

Il caso

Una paziente convenne in giudizio l'Azienda Ospedaliera e l'Università degli Studi, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni patiti in esito ad un intervento chirurgico eseguito presso un Policlinico universitario.

Il Tribunale, all'esito dell'istruttoria (consistita nell'espletamento di ctu medico-legale e di prova orale), rigettò la domanda.

La Corte d'Appello, adita dalla danneggiata, respinse l'impugnazione, modificando soltanto in punto di regolamentazione delle spese processuali la sentenza di primo grado.

La questione

Il quesito che la Suprema Corte si trova a dover esaminare a seguito del ricorso proposto dalla paziente può essere riassunto nei seguenti termini: è sufficiente, al fine di ritenere assolto l'obbligo di informazione gravante sul medico, la consegna di un opuscolo informativo alla paziente?

Le soluzioni giuridiche

Il Supremo Collegio, nel rispondere al quesito, osserva che la consegna di un depliant non vale a ritenere assolto l'obbligo di informazione a carico del medico, se in esso non è contenuta la completa indicazione delle conseguenze pregiudizievoli della prestazione medica (nel caso di specie, trattavasi di intervento di cheratomia radiale).

In particolare, la Corte evidenzia che nel depliant in oggetto non era stata indicata la regressione del visus tra gli eventi statisticamente possibili in interventi eseguiti correttamente, come appunto quello in esame.

Ad avviso della Corte, non è rilevante che la paziente, già sottopostasi ad analogo intervento chirurgico poche settimane prima, fosse stata adeguatamente informata su tutte le relative complicanze. Ciò, infatti, non esime il medico dall'acquisire il consapevole, completo ed effettivo consenso del paziente tramite una rinnovata informazione sulla prestazione medica che si va ad effettuare o, comunque, a saggiare la reale portata del bagaglio di conoscenze specifiche che il paziente medesimo dispone nell'immediatezza di tale prestazione.

La soluzione giurisprudenziale è preceduta dal richiamo dei principi elaborati dalla Corte di legittimità in ordine alle modalità ed ai caratteri del consenso alla prestazione medica.

Si è detto, infatti, che il consenso deve essere personale (salvo i casi di incapacità di intendere e volere del paziente), specifico e esplicito, nonché reale ed effettivo, non essendo consentito il consenso presunto (Cass. n. 7027/2001; Cass. n. 21748/2007, Cass. n. 2847/2010; Cass. n. 20984/2012; Cass. n. 16453/2011; Cass. n. 19220/2013).

Inoltre, il consenso deve essere pienamente consapevole e completo, ossia deve essere "informato", basandosi su informazioni dettagliate fornite dal medico sulla natura dell'intervento medico e/o chirurgico, sulla sua portata ed estensione, sui rischi, sui risultati conseguibili e sulle possibili conseguenze negative.

Non adempie all'obbligo di fornire un valido ed esaustivo consenso informato il medico il quale ritenga di sottoporre al paziente, perché lo sottoscriva, un modulo del tutto generico, da cui non sia possibile desumere con certezza che il paziente medesimo abbia ottenuto in modo esaustivo le suddette informazioni (Cass. n. 24791/2008).

La qualità del paziente non rileva ai fini della completezza ed effettività del consenso, bensì sulle modalità con cui è veicolata l'informazione, ossia nel suo dispiegarsi in modo adeguato al livello culturale del paziente stesso, in forza di una comunicazione che adotti un linguaggio a lui comprensibile in ragione dello stato soggettivo e del grado delle conoscenze specifiche di cui dispone (Cass. n. 19220/2013).

Osservazioni

È poi ormai pacifico che gli obblighi del medico dipendente di una struttura sanitaria nei confronti del paziente – e, tra questi, l'obbligo dell'illustrazione delle conseguenze della terapia o dell'intervento che il professionista consideri necessari od opportuni – trovino la loro fonte nel c.d. “contatto sociale” (Cass. n. 589/1999; Cass. n. 10297/2004; v. F. Claris Appiani, Responsabilità da contatto sociale, in Ri.Da.Re.).

Da questo inquadramento discende la natura contrattuale della responsabilità per l'inadempimento degli obblighi medesimi con conseguente ripartizione dell'onere della prova: risulta a carico del paziente-danneggiato l'onere di allegare l'inadempimento del sanitario all'obbligo di informazione; è posto, invece, a carico del sanitario l'onere di provare che l'obbligo di informazione è stato correttamente adempiuto. Tale prova- in caso di impossibilità di prova documentale - può essere fornita con altri mezzi, come, ad esempio, testimonianze e presunzioni (Cass. 20984/2012).

Guida all'approfondimento
  • F. Salerno, Consenso informato in medicina e qualità soggettive del paziente, in Giur. it. 2014, 2
  • M. F. Lo Moro, Mancato consenso informato e responsabilità del medico, in Danno e Resp.,2013, 11, 1119
  • V. Occorsio, Cartella clinica e “vicinanza” della prova, in Riv. Dir. Civ., 2013, 5, 11249

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