La responsabilità dell’istituto scolastico per danni al minore a seguito di incidente avvenuto nel cortile antistante la scuola

Roberta Nocella
13 Maggio 2014

L'accoglimento della domanda di iscrizione, con la conseguente ammissione dell'allievo a scuola, determina l'instaurazione di un vincolo negoziale dal quale sorge a carico dell'istituto l'obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l'incolumità dell'allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni e, quindi, di predisporre gli accorgimenti necessari affinché nei locali scolastici non si introducano persone o animali che possano arrecare danno agli alunni; ne consegue che, al fine di adempiere tale obbligazione di vigilanza, la predisposizione degli accorgimenti necessari, da parte della direzione scolastica, deve essere strettamente legata alle circostanze del caso concreto: da quelle ordinarie, tra le quali l'età degli alunni, che impone una vigilanza crescente con la diminuzione dell'età anagrafica; a quelle eccezionali tra le quali deve comprendersi l'esistenza di lavori di manutenzione dell'immobile, che implicano la prevedibilità di pericoli derivanti dalle cose (cantiere aperto) e da persone estranee alla scuola e non conosciute dalla direzione didattica, ma autorizzate a circolare liberamente per il compimento della loro attività.
Massima

Cass. civ., sez. III, sent. 4 ottobre 2013 n. 22752

L'accoglimento della domanda di iscrizione, con la conseguente ammissione dell'allievo a scuola, determina l'instaurazione di un vincolo negoziale dal quale sorge a carico dell'istituto l'obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l'incolumità dell'allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni e, quindi, di predisporre gli accorgimenti necessari affinché nei locali scolastici non si introducano persone o animali che possano arrecare danno agli alunni; ne consegue che, al fine di adempiere tale obbligazione di vigilanza, la predisposizione degli accorgimenti necessari, da parte della direzione scolastica, deve essere strettamente legata alle circostanze del caso concreto: da quelle ordinarie, tra le quali l'età degli alunni, che impone una vigilanza crescente con la diminuzione dell'età anagrafica; a quelle eccezionali tra le quali deve comprendersi l'esistenza di lavori di manutenzione dell'immobile, che implicano la prevedibilità di pericoli derivanti dalle cose (cantiere aperto) e da persone estranee alla scuola e non conosciute dalla direzione didattica, ma autorizzate a circolare liberamente per il compimento della loro attività.

Sintesi del fatto

I genitori hanno agito in giudizio quali legali rappresentanti della figlia, all'epoca minore, per ottenere il risarcimento dei danni da quest'ultima subiti a seguito del sinistro occorsole all'interno del piazzale delimitato da un cancello, antistante la scuola elementare frequentata, che era stato già aperto da personale della medesima prima dell'inizio delle lezioni proprio al fine di consentire l'accesso degli alunni. La bambina, dopo essere stata lasciata dallo scuolabus nel suddetto piazzale, cadeva da un muretto delimitante l'area sottostante ove si trovava l'ingresso del seminterrato locale caldaia, così riportando una frattura alla tibia.

La questione

Si amplia la casisitica relativa alla responsabilità dell'istituto scolastico (in generale, dei precettori e dell'ente scolastico, pubblico o privato). Per la Suprema Corte non rileva che l'incidente al minore sia avvenuto all'interno dell'edificio scolastico né durante l'orario di lezione, essendo sufficiente – al fine di stabilire la responsabilità della scuola e quindi del Ministero della Pubblica Istruzione - che esso abbia avuto luogo in una pertinenza di cui l'istituto abbia la custodia/disponibilità, come è il cortile di cui il personale scolastico gestisce la chiusura ed apertura a mezzo di un cancello al fine di consentire l'accesso all'edificio prima che le lezioni siano iniziate.

Tra gli altri casi venuti all'attenzione della Cassazione, si ricorda quello del minore che si era procurato danni durante l'orario scolastico, origine dell'importante arresto contenuto in Cass. civ. S.U., 27 giugno 2002 n. 9346; ancora, quello della minore che, dopo essere stata accompagnata in bagno dalla maestra della scuola materna che poi ve l'aveva lasciata per tornare alla classe di oltre venti bambini, si era ferita l'occhio con il gancio dello scarico che si era rotto tirandolo (Cass. civ., sez. III, sent. 26 aprile 2010 n. 9906); il caso delle lesioni riportate da un minore a seguito dell'aggressione subita da altro minore, che lo aveva colpito ripetutamente sulla schiena con la cartella durante il servizio di trasporto sullo scuolabus (Cass. civ., sez. III, sent. 19 novembre 2010 n. 23464); quello della minore che era stata addentata alla mano, quando le lezioni erano ormai finite e la medesima stava uscendo dall'edificio scolastico, da un cane incustodito e senza museruola che si trovava nel cortile antistante quest'ultimo (Cass. civ., sez. III, sent. 15 febbraio 2011 n. 3680); ancora, la vicenda della sedicenne che, mentre si trovava in gita scolastica, cadeva dalla terrazza posta a livello del balcone della stanza al secondo piano dell'albergo in cui la scolaresca soggiornava (Cass. civ., sez. III, sent. 8 febbraio 2012 n. 1769).

Orbene, dalla sopra menzionata sentenza a Sezioni Unite 27 giugno 2002 n. 9346 la Cassazione ha definitivamente optato per la soluzione secondo cui in caso di danno arrecato dall'allievo a se stesso (ma anche a terzi), la responsabilità dell'istituto scolastico e dell'insegnante va ricondotta nell'ambito della responsabilità contrattuale: il “fatto” generatore del vincolo è l'accoglimento della domanda di iscrizione con la conseguente ammissione dell'allievo all'istituto scolastico; tra le conseguenti obbligazioni assunte da quest'ultimo “deve ritenersi sicuramente inclusa quella di vigilare anche sulla sicurezza e l'incolumità dell'allievo nel tempo in cui fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni, anche al fine di evitare che l'allievo procuri danno a se stesso”.

Tale ricostruzione ha conseguenze in tema di ripartizione dell'onere probatorio (si veda anche Cass. civ., sez. III, sent. 8 febbraio 2012 n. 1769): il regime applicabile è quello di favore previsto dall'art. 1218 c.c. e non quello di cui all'art. 2043 c.c. (prova di tutti gli elementi costitutivi del fatto illecito). E' opportuno richiamare, a questo punto, la fondamentale sentenza a Sezioni Unite della Suprema Corte secondo cui il creditore che agisce per la risoluzione contrattuale, per il risarcimento del danno ovvero per l'adempimento deve dare la prova della fonte negoziale o legale del suo diritto, limitandosi alla mera allegazione della circostanza dell'inadempimento o dell'inesatto adempimento della controparte, mentre il debitore convenuto è gravato dall'onere della prova del fatto estintivo, costituito dall'avvenuto adempimento, di dimostrare l'avvenuto esatto adempimento dell'obbligazione (Cass. civ. S.U., 30 ottobre 2001 n. 13533, citata anche da Cass. civ. SS. UU. dell'11 novembre 2008 n. 577, in tema di responsabilità contrattuale della struttura sanitaria pubblica o privata a seguito di accettazione del paziente in ospedale per ricovero o visita ambulatoriale: c.d. contratto di spedalità o di assistenza sanitaria che ingloba al suo interno, oltre alla prestazione principale medica, anche una serie di obblighi c.d. di protezione accessori).

Le soluzioni giuridiche

Nel caso in esame, la Suprema Corte parla espressamente di ““contratto di protezione” in base al quale, tra gli interessi da realizzarsi da parte dell'istituto scolastico rientra quello alla integrità fisica dell'allievo…secondo criteri di normalità, da apprezzarsi in relazione (anche) alla sua capacità tecnico-organizzativa”. In particolare, l'istituto scolastico ha l'obbligo di organizzare “mezzi adeguati per il raggiungimento degli obiettivi in condizioni di normalità…in ragione delle circostanze del caso”; il medesimo potrà quindi ritenersi esonerato da responsabilità laddove – a fronte della prova data da parte attrice che un certo danno si è verificato nel corso dello svolgimento del rapporto – riesca a dimostrare che l'evento dannoso è stato determinato da causa a sé non imputabile, ovvero di aver adottato “in relazione alle condizioni della cosa e alla sua funzione, tutte le misure idonee ad evitare il danno e che il danno si è ciononostante verificato per un evento non prevedibile né superabile con la diligenza normalmente adeguata in relazione alle circostanze concrete del caso”. In questi termini e con queste “correzioni” viene individuata la “diligenza esigibile” da parte del debitore.

Ebbene, nel caso specifico si trattava di una bambina delle scuole elementari e pertanto in tenera età; non solo, ma il seminterrato locale caldaia era delimitato da un muretto (da cui la bambina cadeva, fratturandosi la tibia) in alcun modo protetto da recinzioni o segnalato da indicazioni e, pertanto, indubbiamente si configurava una situazione pericolosa relativamente alla quale l'istituto scolastico non aveva predisposto (o comunque non ha dimostrato di aver predisposto) alcuna cautela, di talché non può che essere esclusa la prova dell'inevitabilità ed imprevedibilità della sequenza causale che ha originato l'evento lesivo.

Nella sentenza in esame non viene citata la tematica del contatto sociale (si veda, invece, ad es. Cass. civ., sez. III, sent. 26 aprile 2010 n. 9906) tra precettore/dipendente dell'istituto scolastico ed allievo, evidentemente perché, da un lato, anche tale tipo di responsabilità è ormai pacificamente ritenuta di natura contrattuale, dall'altro perché il caso – mancata sorveglianza da parte del personale non docente, ovvero quello addetto all'apertura e chiusura dei cancelli dell'edificio - non si prestava a tale ricostruzione (l'insegnante, proprio perché dipendente dell'istituto scolastico, assume, nel quadro del complessivo obbligo di istruire ed educare, anche quello specifico di protezione e vigilanza, mentre per il personale “parascolastico” potrebbe dirsi che l'oggetto principale della prestazione è proprio quello di sorvegliare edificio, pertinenze e alunni).

Osservazioni e suggerimenti pratici

I contratti nel cui contenuto sono riconosciuti come tacitamente inclusi anche obblighi c.d. di protezione in capo al debitore attengono a campi particolarmente delicati, quali l'istruzione (nel caso in esame e negli altri sopra citati, rapporto con l'istituto scolastico a cui il minore è stato ammesso) e la sanità (pubblica o privata; contratto c.d. di spedalità o di assistenza sanitaria) in cui è individuabile una “parte debole” (il minore e il paziente). Orbene, la riportata ricostruzione giuridica del rapporto fatta dalla Cassazione comporta, da un lato, uno sgravio in favore dei genitori dall'onere di provare la colpa dell'insegnante o dell'istituto quando l'alunno abbia riportato danni a seguito di evento verificatosi in occasione della prestazione scolastica intesa in senso ampio, ovvero in tutte le sue espressioni (anche durante lo stazionamento nel cortile della scuola dopo la discesa dallo scuolabus); dall'altro, la struttura (scuola, ospedale, clinica) dovrà investire in misure organizzative preventive e controlli, potenziando la sicurezza della propria attività (si veda l'analisi fatta da F. Di Ciommo, “La responsabilità contrattuale della scuola (pubblica) per il danno che il minore si procura da sé: verso il ridimensionamento dell'art. 2048 c.c.”, in F.I., 2002, I, 2636) al fine sia di garantire un livello qualitativo elevato della propria prestazione sia di non subire i costi connessi al rischio di esercitare una attività che, in senso lato, potrebbe definirsi “pericolosa”.

Conclusioni

E' ipotizzabile che, in futuro, si amplierà la discussione su quale sia la diligenza esigibile da parte di una struttura scolastica od ospedaliera. Il problema è, almeno per quanto riguarda il settore pubblico, comprendere quali misure, in tempi di “spending review”, saranno effettivamente apprestate. Ad esempio, in un caso simile a quello in oggetto, l'istituto scolastico dovrebbe avere la disponibilità di sufficiente personale non docente che controlli l'edificio scolastico e le sue pertinenze, nonché strutture che non siano “cantieri a cielo aperto”; ovvero (ad es. nel caso di Cass. civ., sez. III, sent. 26 aprile 2010 n. 9906) una maestra di scuola materna dovrebbe avere la certezza che, se accompagna un alunno in bagno, può assentarsi un tempo ragionevole senza la preoccupazione di lasciarne altri venti in classe da soli.

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