Warrant: esercizio dell’opzione ed oscillazione del mercato ad esito di operazioni di natura straordinaria involgenti l’emittente degli strumenti finanziari

14 Gennaio 2016

Affinchè possa dirsi violata la libertà negoziale, è necessario che il proponente faccia dichiarazioni false, tali che l'oblato faccia scelte negoziali che altrimenti (ossia conoscendo la verità) non avrebbe fatto. Nel caso concreto, le previsioni in ordine al futuro andamento delle azioni – peraltro implicite nella rivalutazione del prezzo di opzione del 15% annuo – non hanno un'attitudine ingannatoria, ossia non sono tali da incidere illecitamente sulle scelte negoziali dei terzi, in quanto non consistono in una falsa dichiarazione di una situazione obiettiva, risolvendosi esclusivamente in mere ipotesi sul futuro andamento del titolo.
Massima

Affinchè possa dirsi violata la libertà negoziale, è necessario che il proponente faccia dichiarazioni false, tali che l'oblato faccia scelte negoziali che altrimenti (ossia conoscendo la verità) non avrebbe fatto. Nel caso concreto, le previsioni in ordine al futuro andamento delle azioni – peraltro implicite nella rivalutazione del prezzo di opzione del 15% annuo – non hanno un'attitudine ingannatoria, ossia non sono tali da incidere illecitamente sulle scelte negoziali dei terzi, in quanto non consistono in una falsa dichiarazione di una situazione obiettiva, risolvendosi esclusivamente in mere ipotesi sul futuro andamento del titolo.

Il caso

Tizio, Caio, Sempronio e Mevio, adìvano il Tribunale di Milano affinché quest'ultimo condannasse la Società Alfa al risarcimento di tutti i danni subiti sia a titolo contrattuale che extracontrattuale derivanti dall'impossibilità di esercitare il diritto di opzione, acquisito mediante pagamento di corrispettivo, per operazioni di natura straordinaria, poste in essere dall'emittente gli strumenti finanziari, tali da rendere diseconomico il relativo esercizio.

La Corte di Appello di Milano, confermando in toto la sentenza resa in prime cure, ha respinto il gravame proposto per inconsistenza e totale infondatezza dei motivi avanzati dagli appellanti.

La questione

La fattispecie in esame pone all'attenzione dell'Interprete il seguente quesito: se sia possibile, una volta sottoscritti dei “warrant” a determinate ed accettate condizioni, un successivo esercizio, da parte dell'acquirente, di un diritto di modificazione del fattore di correzione sulla scorta dei comportamenti posti in essere dall'emittente, anche di natura straordinaria, in grado di influenzare il valore del titolo sottostante e se, in particolare, tali comportamenti integrino un'omessa e/o inveritiera e/o soltanto parziale informazione da parte dell'emittente degli strumenti finanziari.

Le soluzioni giuridiche

La Corte di Appello di Milano, Sezione specializzata in materia bancaria e di intermediazione finanziaria, ancora una volta fornisce una chiave di lettura esemplare per fattispecie, quantomeno prima facie, connotate da una complessa esegesi.

Preliminarmente esaminando la questione avanzata dagli appellanti circa una presunta responsabilità di natura extracontrattuale in capo all'emittente dei “warrant” per avere questi fornito inveritiere informazioni circa l'andamento futuro del titolo sottostante e, quindi, del controvalore dei “warrant” medesimi.

In particolare, il regolamento, prevedente una rivalutazione del prezzo di esercizio pari al 15% in aumento, secondo gli appellanti avrebbe fornito l'erroneo convincimento di futuri migliori realizzi.

La Corte, del tutto condivisibilmente, disattendeva le argomentazioni in thesi dei sottoscrittori agenti in sede di gravame.

Il Collegio, originando da uno dei principi cardine del nostro ordinamento, ovverosia quello di libertà delle parti in ordine alla determinazione di un regolamento contrattuale dispiegante i propri effetti tra le stesse, ha rettamente sostenuto che nella fattispecie de qua le informazioni unicamente indefettibili fossero quelle inerenti lo stato economico finanziario dell'emittente coevo alla sottoscrizione dei “warrant”, non già quello futuro, come ovvio sfuggente a ragioni di obiettività permanendo nell'ambito dell'eterea supposizione.

Nondimeno, la presenza nel regolamento “warrant” di una prospettiva di incremento pari al 15% annuo, lungi dal poter essere considerato un dato certo circa il futuro andamento del titolo, si risolve del tutto evidentemente in un semplice meccanismo correttivo imposto dalla normativa settoriale.

Circa gli ulteriori profili di responsabilità, questa volta contrattuale, oggetto di specifica doglianza, gli appellanti hanno ritenuto di censurare direttamente il fattore di correzione, come visto inserito nel regolamento “warrant” stilato e siglato con l'emittente, in quanto asseritamente inadeguato ad indennizzare gli acquirenti in occasione di realizzazione, come nel caso de quo, di operazioni di carattere straordinario da parte dell'emittente (rectius, aumenti di capitale ed incorporazioni per fusione).

I Decidenti, dapprima hanno inteso richiamare il Regolamento dei Mercati Organizzati e Gestiti da Borsa Italiana S.p.a. laddove, all'art. 2.2.16 rubricato «Requisiti dei warrant», in termini senz'altro inequivoci, è dato evincere che «(...) Borsa Italiana richiede che sia prevista a livello regolamentare l'effettuazione di rettifiche in occasione di eventi di natura straordinaria che riguardano l'emittente le azioni derivanti dall'esercizio dei warrant. Le rettifiche devono essere informate a metodologie di generale accettazione e tendere a neutralizzare il più possibile gli effetti distorsivi dell'evento (...)».

Ciò posto, il dato incontrovertibile nella presente vicenda è costituito proprio dall'intrinseca natura e fine precipuo del fattore di correzione previsto per i “warrant” (quivi, per ragioni di completezza espositiva, PCUM-PEX).

Conseguentemente, ben hanno i Giudici colto in tale fattore non già un'esimente dalla sempiterna aleatorietà accompagnantesi a qualsivoglia investimento finanziario, bensì un perequatore tra prezzo di esercizio del “warrant” e valore del titolo sottostante ogniqualvolta l'emittente ponga in essere operazioni eccedenti l'ordinario in grado di alterare il lineare andamento del controvalore dello strumento.

Gli appellanti, nella vertenza posta al vaglio della Corte milanese, fornivano poi un ulteriore spunto argomentativo all'Interprete.

Investita della questione in commento, circa la sussistenza o meno di un obbligo in capo all'emittente di rivedere il meccanismo di correzione a fronte della perdita di valore del titolo di compendio a fronte di operazioni di finanza e ristrutturazione straordinarie, la Corte ancora una volta in termini dirimenti poneva in luce come le stesse non solo apparissero ictu oculi lecite, ma addirittura risultassero consequenziali alle strategie prospettate sin dall'illustrazione dell'offerta di emissione dei “warrant”, come tali senz'altro prevedibili dai sottoscrittori poiché pienamente rispondenti ai piani di finanziamento dell'emittente.

Escluso, quindi, che le operazioni straordinarie in questione integrassero un abuso del diritto da parte dell'emittente, i Giudicanti hanno ritenuto, come del resto ovvio, l'assunta nullità della clausola relativa al fattore di correzione, motivata sulla scorta dell'art. 1229 c.c., del tutto infondata.

Conclusioni

In conclusione, una corretta informazione, circa lo strumento finanziario oggetto di sottoscrizione, non ha quali requisiti indefettibili la previsione sull'andamento futuro della società emittente, bensì solo e soltanto una compiuta identificazione nonché veritiera rappresentazione economico-giuridica di quella che in concreto risulta essere la situazione coeva alla stipula.

Quand'anche l'emittente rappresentasse ai propri sottoscrittori un margine di guadagno determinato da futuri accadimenti, allo stato ignoti, tale informazione dovrebbe ragionevolmente ritenersi ultronea ed inconferente, non già un impegno contrattualmente assunto in ordine alla certezza del verificarsi dell'evento e del correlativo realizzo.

Come pure il ricordato meccanismo di correzione, imposto dalla normativa del settore, non assurge al ruolo di scongiurare l'alea connaturata all'investimento finanziario, bensì dovendosi intendere quale opportuno strumento atto a controbilanciare gli effetti sul titolo generate da operazioni straordinarie idonee ad alterarne il valore e il normale andamento del mercato.

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