Danni a scuola subiti dall’alunno e riparto dell’onere della prova

14 Maggio 2015

In caso di danni subiti dall'alunno a scuola, l'art. 2048 c.c. solleva il danneggiato dall'onere di provare la colpa del maestro o precettore, ma non da quello di provare la causa del danno.
Massima

L'art. 2048 c.c. solleva il danneggiato dall'onere di provare la colpa del maestro o precettore, ma non da quello di provare la causa del danno.

Il caso

La vicenda posta all'attenzione della Suprema Corte riguarda un caso di danni subiti da un minore all'interno di un istituto scolastico.

In particolare, i giudici di legittimità, sul rilievo che l'art. 2048 c.c. pone a carico del danneggiato l'onore di provare la causa del danno – tenuto conto che è esonerato solo dalla prova della colpa del maestro –, hanno rigettato la domanda risarcitoria proposta dai genitori di una bambina sul duplice presupposto che le cause dell'infortunio erano rimaste oscure e che in ogni caso la scuola aveva dimostrato di aver tenuto una condotta diligente poichè le insegnanti erano presenti al momento dell'infortunio non essendo elementi dai quali desumere il difetto degli obblighi di sorveglianza.

In motivazione

«L'art. 2048 c.c., trova applicazione quando il danno di cui si chiede il risarcimento sia stato causato da persona affidata al maestro di cui si invoca la responsabilità. L'applicazione di tale norma, presuppone, dunque, che sia accertata l'esistenza d'un valido nesso causale tra la condotta dell'allievo ed il danno, ivi compreso quello arrecato agli altri allievi».

La questione

La questione in esame è la seguente: in caso di responsabilità ex art. 2048 c.c., come si ripartisce l'onere della prova tra danneggiato e danneggiante?

Le soluzioni giuridiche

Il fatto che il minore subisca un danno nel periodo di tempo in cui è affidato all'insegnante pone a carico di quest'ultimo – e quindi della amministrazione scolastica - una presunzione di omesso rispetto dell'obbligo di vigilanza imposto dal codice civile: i maestri ed i precettori rispondono ex art. 2048 c.c. dei danni derivati ai minori loro affidati.

In tema di responsabilità civile dei maestri e dei precettori rilevano le circostanze che il minore sia stato affidato e la conseguente valutazione sul grado di maturità fisica e psichica raggiunta dal minore, mentre i genitori devono provare che il fatto lesivo si sia verificato nel tempo in cui il minore era sottoposto alla vigilanza degli insegnanti, sussistendo in capo all'insegnante una presunzione di omesso rispetto dell'obbligo di vigilanza, restando ferma la prova che il fatto si sia verificato per causa non imputabile all'obbligato.

Pertanto, è orientamento giurisprudenziale costante (Cass. n. 24997/2008) che, in tema di responsabilità dell'amministrazione scolastica ex L. n. 312/1980, art. 61, sul danneggiato incombe l'onere di provare soltanto che il danno è stato cagionato al minore durante il tempo in cui lo stesso era sottoposto alla vigilanza del personale scolastico, il che è sufficiente a rendere operante la presunzione di colpa per inosservanza dell'obbligo di sorveglianza, mentre spetta all'amministrazione scolastica dimostrare di aver esercitato la sorveglianza sugli allievi con diligenza idonea ad impedire il fatto. La valutazione circa il raggiungimento o meno della prova liberatoria, da parte di detta amministrazione, attiene al merito della vicenda ed è, pertanto, insindacabile in sede di legittimità se congruamente motivata.

È, altresì, pacifico (Cass. n. 2657/2003) che, per superare la presunzione di responsabilità che ex art. 2048 c.c., grava sull'insegnante per il fatto illecito dell'allievo, non è sufficiente la sola dimostrazione di non essere stato in grado di spiegare un intervento correttivo o repressivo, dopo l'inizio della serie causale sfociante nella produzione del danno, ma è necessario anche dimostrare di aver adottato, in via preventiva, tutte le misure disciplinari o organizzative idonee ad evitare il sorgere di una situazione di pericolo favorevole al determinarsi di detta serie causale. In particolare, l'insegnante (rectius: il Ministero) si libera dalla presunzione di responsabilità in quanto provi di essere stato impossibilitato ad impedire il compimento dell'atto illecito causativo di danno per la sua repentinità e imprevedibilità, che non ha consentito un tempestivo ed efficace intervento. Il contenuto del dovere di vigilanza non è assoluto, bensì relativo all'età e al normale grado di maturazione degli alunni; la vigilanza, perciò, deve raggiungere il massimo grado di continuità e attenzione nelle prime classi elementari (Cass. n. 894/1977, con riferimento ad un pugno inferto da un minore frequentante la prima classe elementare ad un compagno di classe).

E' onere della scuola dimostrare in concreto, benché anche solo per presunzioni, che le lesioni sono state conseguenza di una sequenza causale ad essa non imputabile (Cass. n. 5067/2010; Cass. n. 2559/2011; Cass. n. 9325/2011; Cass. n. 9542/2009), se non anche (come si esprime Cass. n. 9542/2009) quella di avere adottato, in via preventiva, le misure organizzative e disciplinari idonee ad evitare prevedibili situazioni di pericolo favorevoli all'insorgere della serie causale sfociante nella produzione del danno.

Osservazioni

In linea di diritto, tutte le volte che l'amministrazione riesca a fornire la prova della repentinità dell'evento, e l'adozione di misure preventive necessarie a consentire sia la libertà dei movimenti degli allievi, sia l'ordinato svolgimento della lezione, deve essere esclusa la responsabilità ex art. 2048 c.c..

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