Danno da mancato rilascio del visto per ricongiungimento familiare

Antonio Scalera
19 Giugno 2015

Tizio, rifugiato in Italia, ha proposto ricorso ex 702-bis c.p.c. al Tribunale di Torino, deducendo di aver presentato nel Novembre 2010 l'istanza per la concessione del visto per il ricongiungimento familiare della moglie e dei figli e di avere atteso invano sino al 2014 la conclusione del procedimento
Massima

Il comportamento della Pubblica Amministrazione che omette ingiustificatamente di provvedere sull'istanza di rilascio di un visto per ricongiungimento familiare costituisce lesione di un diritto della persona di rango costituzionale (diritto alla vita familiare) con conseguente obbligo di risarcimento del danno da quantificarsi in via equitativa

Sintesi del fatto

Tizio, rifugiato in Italia, ha proposto ricorso ex art. 702-bis c.p.c. al Tribunale di Torino, deducendo di aver presentato nel Novembre 2010 l'istanza per la concessione del visto per il ricongiungimento familiare della moglie e dei figli e di avere atteso invano sino al 2014 la conclusione del procedimento; ha chiesto, pertanto, che il Tribunale ordinasse alla Amministrazione convenuta il rilascio del visto, oltre alla condanna al risarcimento dei danni.

Si è costituito in giudizio il Ministero convenuto, rilevando che il ritardo nel rilascio dei visti era dovuto ad alcune irregolarità formali concernenti il cognome dei figli e la reale data di nascita di taluni di essi.

La questione

La questione in esame è la seguente: è risarcibile, nel nostro ordinamento, il danno derivante dal silenzio della P.A. che non provvede sull'istanza di rilascio del visto per ricongiungimento familiare presentata dallo straniero cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Torino dà risposta positiva alla questione sopra illustrata.

Preliminarmente, il Giudice qualifica il silenzio serbato dalla P.A. in termini di silenzio-inadempimento, che, in considerazione della particolare natura del diritto soggettivo leso, deve ritenersi soggetto alla giurisdizione del Giudice ordinario e non del Giudice amministrativo, ai sensi dell'art. 30, comma 6, d.lgs. n. 286/1998.

Inoltre, il Tribunale ritiene di potere esaminare nel merito il ricorso, malgrado l'assenza di un provvedimento impugnato, in quanto, diversamente, la parte si troverebbe nell'oggettiva impossibilità di tutelare in giudizio le proprie ragioni.

Poiché la P.A. ha opposto soltanto motivi di carattere formale alla concessione del visto, il Giudice ordina al Ministero convenuto il rilascio del visto, sussistendone i presupposti.

Venendo ad esaminare la domanda risarcitoria, il Tribunale osserva che la condotta omissiva della P.A., protrattasi dal Novembre 2011 sino all'estate del 2014, deve essere considerata illecita.

In particolare, ad avviso del Giudice torinese, ricorre, nel caso di specie, l'elemento soggettivo della colpa, giacché la P.A., dopo un ritardo iniziale, giustificato dalla complessità del caso, ha rinviato inescusabilmente sine die l'adozione del provvedimento.

Sussiste, pertanto, il diritto del ricorrente al risarcimento del danno non patrimoniale conseguente alla lesione del diritto di rango costituzionale alla vita familiare.

Nella quantificazione del danno va tenuto conto della concorrente e paritaria responsabilità del ricorrente, che, da un lato, riportando erroneamente il cognome dei figli sulla documentazione presentata alle autorità italiane, ha ingenerato equivoci; dall'altro, si é disinteressato della procedura sino all'estate del 2014.

La liquidazione del danno deve avvenire necessariamente in via equitativa, avendo riguardo al tempo trascorso, all'atteggiamento di inerzia della P.A., all'oggettivo pregiudizio arrecato alla vita familiare e al concorso di colpa del ricorrente.

Osservazioni

La fattispecie in esame è regolata, anzitutto, dall'art. 22 d.lgs. n. 251/2007, che al comma 1 stabilisce che «È tutelata l'unità del nucleo familiare dei beneficiari dello status di rifugiato (…)».

L'art. 20 d.lgs. n. 150/2011 attribuisce, poi, al Giudice ordinario la giurisdizione sulle controversie che, come quella in oggetto, attengono al diniego del nulla osta per ricongiungimento familiare.

È importante notare che la norma ora richiamata prevede espressamente, in deroga al generale divieto posto dall'art. 4 l. n. 2248/1865, all. E, che il Giudice ordinario possa ordinare alla P.A. il rilascio del visto.

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