Sinistro cagionato da veicolo sconosciuto: occorre o no la denuncia-querela del danneggiato?

Mauro Di Marzio
23 Dicembre 2014

Nel caso di sinistro stradale causato da veicolo non identificato, l'omessa denuncia dell'accaduto all'autorità non è sufficiente a rigettare la domanda di risarcimento proposta, ai sensi dell'art. 283 cod. ass., nei confronti del Fondo di garanzia per le vittime della strada; allo stesso modo, la presentazione di denuncia o querela contro ignoti non vale, in sé, a dimostrare che il sinistro sia senz'altro accaduto: entrambe le suddette circostanze possono, al più, costituire indizi dell'effettivo verificarsi del sinistro
Massima

Cass. civ. sez., III, sent., 4 novembre 2014 n. 23434

Nel caso di sinistro stradale causato da veicolo non identificato, l'omessa denuncia dell'accaduto all'autorità non è sufficiente a rigettare la domanda di risarcimento proposta, ai sensi dell'art. 283 Cod. Ass., nei confronti del Fondo di garanzia per le vittime della strada; allo stesso modo, la presentazione di denuncia o querela contro ignoti non vale, in sé, a dimostrare che il sinistro sia senz'altro accaduto: entrambe le suddette circostanze possono, al più, costituire indizi dell'effettivo verificarsi del sinistro

Sintesi del fatto

Nel territorio di Aversa (in provincia di Caserta), che fu un tempo parte dell'antica Terra di Lavoro, altresì nota come Campania Felix, e che oggi altrettanto felice pare non sia, una donna viene - o per meglio dire verrebbe - investita mentre attraversa sulle strisce pedonali da un'autovettura allontanatasi senza prestare soccorso.

La donna giunge, non sappiamo come, al pronto soccorso e nulla riferisce ai sanitari dell'investimento ad opera del veicolo sconosciuto; neppure, in seguito, denuncia il fatto alla pubblica autorità, affinché il pirata della strada venga assicurato alla giustizia. Ella, invece, avendo subito lesioni, agisce in giudizio contro il Fondo di garanzia per le vittime della strada, il quale, come sappiamo, risponde dei sinistri causati da «veicoli non identificati», ai sensi dell'art. 283 Cod. Ass..

Il Giudice di pace rigetta la domanda. Lo stesso fa, in appello, il Tribunale, il quale, ritenendo che la mancata identificazione non debba dipendere da colpa del danneggiato, pone per l'appunto l'accento sulle due circostanze poc'anzi evidenziate (il silenzio dinanzi al personale del pronto soccorso e l'omessa denuncia-querela), traendone la conseguenza del mancato assolvimento dell'onere probatorio al quale la vittima dell'investimento era soggetta.

La causa giunge in Cassazione. La donna lamenta che il Tribunale non abbia tenuto conto di una testimonianza dalla quale emergeva che era stata effettivamente investita, mentre attraversava le strisce pedonali, da un'autovettura bianca e che il veicolo si era allontanato senza che i presenti riuscissero a rilevarne la targa. Ed inoltre - aggiunge la stessa vittima - lo stesso giudice non aveva neppure ammesso un'ulteriore testimonianza volta a comprovare la medesima circostanza.

La questione

Ecco dunque la questione: quali oneri probatori gravano sul danneggiato da un'autovettura rimasta sconosciuta il quale agisca in giudizio nei confronti del Fondo di garanzia per le vittime della strada ai sensi dell'art. 283 Cod. Ass.? Ed in particolare quale ruolo riveste la proposizione di una denuncia-querela nei confronti dell'ignoto investitore?

Le soluzioni giuridiche

Emerge dal rapporto ANIA su «L'assicurazione italiana 2012-2013» che la Campania è la regione d'Italia in cui il fenomeno delle truffe alle assicurazioni è più diffuso: a Napoli e a Caserta l'incidenza è stimata rispettivamente a 8,91% e a 8,13%. Ciò consente di comprendere una certa riottosità dei Giudici di merito, facile a rilevare per la verità su tutto il territorio nazionale, ad accogliere le domande proposte contro il Fondo in dipendenza del verificarsi di spesso ben poco plausibili sinistri cagionati da veicoli rimasti sconosciuti; né del resto può pretendersi che il giudice sia tranquillizzato da testimoni (non di rado cognati, altri lontani parenti o antichi compagni di scuola, che deambulavano, casualmente, proprio sul luogo dei fatti, magari all'altro capo della città se non in aperta campagna) la cui presenza, non rilevata da alcuno al momento dell'incidente (raramente, chissà perché, nel caso di sinistri cagionati da pirati della strada, i presenti prendono l'iniziativa di tirare fuori il cellulare e chiamare la polizia), si palesi magicamente in occasione del giudizio.

Lasciando da parte il retropensiero che con qualche probabilità era alla base della decisione assunta nel nostro caso in sede di merito, occorre dire che, per il sorgere di una responsabilità del Fondo, devono ricorrere simultaneamente tre condizioni:

  1. l'incidente deve essere stato cagionato da un veicolo soggetto all'obbligo di assicurazione;
  2. il conducente del veicolo deve essere in tutto o in parte responsabile del sinistro;
  3. la mancata identificazione del veicolo non deve essere dipesa da colpa della vittima.

Su quest'ultimo punto basterebbe rammentare che il principio di autoresponsabilità (quis ex culpa sua damnum sentit, non intelligitur damnum sentire: D.50.17.203) permea l'intero mondo del diritto, sicché non è certo lecito immaginare che le conseguenze di un sinistro debbano ricadere non sul responsabile, ma sulla collettività, per il tramite del Fondo, per il fatto che la vittima abbia a suo piacimento preferito girarsi dall'altra parte e non identificare il veicolo danneggiante. Ma, a voler cercare dei riscontri a detto rilievo, è facile osservare che la S.C. non ha mai dubitato che la mancata identificazione del veicolo danneggiante debba essere incolpevole (Cass., sez. III, sent., 10 giugno 2005 n. 12304; Cass., sez. III, sent., 1° agosto 2001, n. 10484; Cass., sez. III, sent., 25 luglio 1995 n. 8086; Cass., sez. III, sent., 19 settembre 1992, n. 10762; Cass., sez. III, sent., 8 marzo 1990 n. 1860). Proprio in quest'ottica, anzi, si è detto che alla vittima «è sufficiente dimostrare che, dopo la denuncia dell'incidente alle competenti autorità di polizia, le indagini compiute da queste o disposte dall'autorità giudiziaria, per l'identificazione del veicolo o natante investitore, abbiano avuto esito negativo» (Cass., sez. III, sent., 8 marzo 1990 n. 1860).

Ciò induce a dissentire dall'affermazione contenuta nella sentenza in commento secondo cui «l'accertamento non deve concernere il profilo della diligenza della vittima nel consentire l'individuazione del responsabile, ma esclusivamente la circostanza che il sinistro sia stato effettivamente provocato da un veicolo non identificato»: al contrario, il profilo della diligenza della vittima rileva eccome, secondo quanto si è visto.

Orbene, con specifico riguardo al rilievo della denuncia-querela da parte della vittima, si è anche di recente affermato, sulla scia del precedente del 1990 poc'anzi ricordato, che quest'ultima sarebbe tenuta ad un onere di diligenza da assolversi mediante «formale denuncia dei fatti ed esaustiva esposizione degli stessi», non potendosi viceversa addebitare al danneggiato l'onere di ulteriori indagini articolate o complesse (Cass., sez. III, sent., 13 luglio 2011 n. 15367). La soluzione non è campata in aria: «proprio la natura pubblicistica - si legge in tale decisione - impone al danneggiato una condotta "diligente" mediante formale denuncia oppure mediante esposizione esaustiva dei fatti a chi alla denunzia o referto è tenuto». In senso opposto si è ritenuto che la vittima di un sinistro stradale causato da un veicolo non identificato non ha alcun onere od obbligo di presentare una denuncia od una querela contro ignoti. L'omissione della denuncia non sarebbe infatti che un mero indizio, da valutare nel contesto delle complessive risultanze istruttorie, per stabilire se il diritto al risarcimento da parte del Fondo c'è o no (Cass., sez. III, sent., 2 settembre 2013 n. 20066; Cass., sez. III, sent.,3 settembre 2007 n. 18532). Insomma, è ben possibile che la sedicente vittima abbia proposto denuncia-querela contro ignoti e che la sua domanda nei confronti del Fondo venga respinta; è ben possibile che la vittima non abbia proposto denuncia-querela e che la sua domanda sia invece accolta, quando il giudice disponga di elementi istruttori tali da dimostrare che il sinistro è da addebitare effettivamente ad un veicolo rimasto incolpevolmente sconosciuto.

Osservazioni e suggerimenti pratici dell'Autore

Dato il tema, verrebbe voglia di suggerire, a quella pur minima parte del ceto forense che indulge in comportamenti non proprio commendevoli, di non proporre domande contro il Fondo inventate di sana pianta, o almeno di sostenere tesi plausibili: ma chissà se il suggerimento verrebbe accolto.

Ciò che merita allora ribadire è che la formula adottata dall'art. 283 Cod. Ass., il quale stabilisce che il Fondo «risarcisce i danni causati dalla circolazione dei veicoli … per i quali vi è obbligo di assicurazione, nei casi in cui … il sinistro sia stato cagionato da veicolo … non identificato», non sta a significare che il diritto al risarcimento sussiste per il fatto in sé considerato che il veicolo non sia stato identificato, indipendentemente dallo scrutinio dell'addebitabilità del sinistro a colpa del suo conducente. L'applicazione del congegno previsto già dall'art. 19 della legge n. 990 del 1969 ed oggi dall'art. 283 Cod. Ass. presuppone che il sinistro si sia verificato per la condotta dolosa o colposa del conducente del veicolo non identificato perché la garanzia assicurativa prestata dal Fondo è volta soltanto a rafforzare la tutela sanzionatoria della responsabilità civile e non assicurare comunque un risarcimento al danneggiato, come accade negli ordinamenti ispirati al sistema cosiddetto no-fault.

Dunque, nel proporre la domanda contro il Fondo bisogna dedurre, come si è detto, che il veicolo danneggiante era sottoposto all'obbligo assicurativo, che la mancata identificazione non è colpevole, che il sinistro si è verificato in tutto o in parte per colpa del conducente del veicolo sconosciuto. Ove sia dimostrato il verificarsi dell'urto, peraltro, potrà invocarsi l'applicazione della presunzione di cui al secondo comma dell'art. 2054 c.c. (Cass., sez. III, sent., 21 marzo 1995 n. 3237).

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