Caduta dalla scale in condominio per carenza manutentiva e pulizia inidonea: possibile liquidare il danno da ritardato conseguimento della somma dovuta?

24 Febbraio 2016

In tema di responsabilità per danni cagionati da cose in custodia, sul condomino danneggiato incombe l'onere di provare, oltre al danno ed al nesso di causalità, che le lesioni subite derivino direttamente dall'azione di una cosa, senza che nella produzione dell'evento lesivo intervenga l'attività dell'uomo. A carico del custode sussiste una presunzione iuris tantum di colpa che può essere vinta unicamente dalla prova del caso fortuito, inteso nel senso più ampio, comprensivo anche del fatto del terzo e della colpa del danneggiato.
Massima

In tema di responsabilità per danni cagionati da cose in custodia, sul condomino danneggiato incombe l'onere di provare, oltre al danno ed al nesso di causalità, che le lesioni subite derivino direttamente dall'azione di una cosa, senza che nella produzione dell'evento lesivo intervenga l'attività dell'uomo. A carico del custode sussiste una presunzione iuris tantum di colpa che può essere vinta unicamente dalla prova del caso fortuito, inteso nel senso più ampio, comprensivo anche del fatto del terzo e della colpa del danneggiato. Quest'ultima tuttavia può escludere la responsabilità del custode solo in quanto intervenga nella produzione dell'evento dannoso con un impulso autonomo e con i caratteri dell'imprevedibilità ed inevitabilità, i quali non ricorrono nel fatto che il custode può prevenire esercitando i poteri di vigilanza che gli competono. Il danno «da ritardato conseguimento della somma dovuta», legittima un incremento della somma risarcitoria che viene posta a carico solidale del custode e della sua assicuratrice in conseguenza dell'accoglimento della domanda di surroga formulata ex art. 2900 c.c. dall'attore.

Il caso

La presenza di olio sui gradini delle scale interne ad un condominio, non chiaramente visibile a causa del suo colore e della scarsa illuminazione del luogo, è confermata dai testi escussi essere unica causa della caduta dell'attore che, in conseguenza di ciò, riporta lesioni con postumi permanenti accertati nella misura del 12% ed è costretto a complessivi 90 giorni di invalidità temporanea totale e parziale. L'inerzia del condominio custode, obbliga il danneggiato a tutelare in via giudiziale le proprie ragioni risarcitorie per surroga anche nei confronti della compagnia assicuratrice dello stesso. Esperita istruttoria orale e accertata l'entità dei danni, il Tribunale di Napoli accoglie la domanda attorea con la motivazione infra riportata, peculiare soprattutto per quanto attiene il profilo del riconoscimento dell'aumento della somma liquidata, a titolo di risarcimento da ritardata liquidazione del danno.

La sentenza in argomento, pronunciata ex art. 281-sexies c.p.c., si pone nel solco della giurisprudenza ormai consolidata nel decidere su controversie riferibili al disposto di cui all'art. 2051, ribadendo i presupposti necessari all'accoglimento della domanda attorea e confermando gli oneri probatori gravanti sulle parti. Di rilievo anche se, difficilmente comprensibile a causa della totale assenza di motivazione, è la decisione del Tribunale partenopeo di incrementare la somma risarcitoria liquidando equitativamente un ulteriore significativo importo a titolo di ristoro «del danno da ritardato conseguimento della somma dovuta». Da segnalare infine la condanna del condominio in solido con la compagnia sua assicuratrice, in conseguenza della domanda di surroga formulata dall'attore ex art. 2900 c.c..

La questione

In ambito di responsabilità per danni cagionati da cose in custodia ex art. 2051 c.c., la ritardata liquidazione del danno legittima un aggravio del risarcimento?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Napoli accerta e afferma l'esclusiva responsabilità del condominio quale custode della scala interna allo stabile per i danni conseguiti all'attore che, intento a scenderle, scivolava su di una macchia d'olio non visibile e non prevedibile ivi esistente.

La disamina e la motivazione addotta dal Giudice del merito partenopeo a fondamento della propria decisione, non si discostano dal consolidatissimo orientamento giurisprudenziale esistente in materia.

La riconduzione del danno da caduta alla fattispecie di cui all'art. 2051 c.c., è prima facie possibile attraverso un'interpretazione in senso ampio dell'espressione «cosa sotto custodia» (cioè cosa «soggetta al controllo di un custode») in modo tale da includervi tutte le ipotesi in cui un soggetto (in questo caso il condominio) sia tenuto, a qualsiasi titolo, a vigilare sulla cosa affinché essa non arrechi pregiudizio ai terzi con cui venga in contatto.

Affinché un pregiudizio sia effettivamente riconducibile alla sola res l'attore è onerato di fornire prova non solo del danno e del nesso di causalità tra questo e la res, ma anche del fatto che le lesioni subite siano derivate direttamente dall'azione della cosa senza che sia intercorsa alcuna attività dell'uomo nella produzione dell'evento lesivo; nessun agire umano deve quindi interporsi tra la cosa fonte del danno e l'effettivo verificarsi delle lesioni.

Considerato il nesso di causalità diretto tra l'operato della res e le lesioni come condizione necessaria ma non sufficiente della configurazione di una responsabilità del condominio, è ulteriormente richiesto che l'evento si sia svolto nel contesto di un normale utilizzo della res.

Non è infatti riconducibile alla fattispecie di cui all'art. 2051 c.c. il caso di una lesione derivante, anche solo in parte, da un comportamento colposo od imprudente del danneggiato; si tratta infatti di eventualità non prevedibili dal custode, nell'esercizio dei poteri di vigilanza che gli competono.

Per tali motivi, la presunzione iuris tantum di colpa, vigente a carico del custode, può essere vinta unicamente mediante prova del fatto fortuito: la colpa del danneggiato può «escludere la responsabilità del custode solo in quanto intervenga nella produzione dell'evento dannoso con un impulso autonomo e con i caratteri dell'imprevedibilità ed inevitabilità» (richiama il Tribunale di Napoli la sentenza Cass. civ. n. 9047/1995).

Stabilita la responsabilità del condominio nel caso in esame, per la determinazione del quantum debeatur il Giudice richiama gli esiti della consulenza medica, rapportata ai criteri di liquidazione indicati nella tabella del Tribunale di Milano. Questa, di fatto, viene citata dal Giudice come se fosse normativa. Vero è che sul punto, la decisione assunta non viene neppure motivata.

Vanno annotate a questo punto due peculiarità della sentenza tali da caratterizzarla: la prima attiene la condanna dei conventi a titolo di «danno da ritardato conseguimento della somma dovuta» al risarcimento ulteriore liquidato «equitativamente» nel non trascurabile importo di € 10.000,00. La seconda questione, attiene l'accoglimento della domanda di surroga ex art. 2900 formulata dall'attore nei confronti del condominio verso la Compagnia assicuratrice «intervenuta in giudizio».

Per quanto attiene al primo punto, come detto, il Tribunale di Napoli aggrava l'entità del risarcimento della somma ulteriore di 10.000,00 € a titolo di «liquidazione equitativa del danno da ritardato conseguimento della somma dovuta».

La motivazione non è esplicitata e tanto meno è dato di conoscere la data del sinistro, risultando così impossibile apprezzare in primo luogo la gravità del ritardo.

Dunque resta solo un richiamo ad una risalente sentenza resa dalla Suprema Corte a Sezione Unite (Cass. civ., 17 febbraio 1995, n. 1712) che, in ambito totalmente differente ma, singolarmente, su questione decisa sempre da Corte napoletana, aveva espresso il seguente principio di diritto: «in tema di risarcimento del danno da fatto illecito extracontrattuale, se la liquidazione viene effettuata per equivalente, e cioè con riferimento al valore del bene perduto dal danneggiato all'epoca del fatto illecito, espresso poi in termini monetari che tengano conto della svalutazione monetaria intervenuta fino alla data della decisione definitiva (anche in sede di rinvio), è dovuto inoltre il danno da ritardo e cioè il lucro cessante provocato dal ritardato pagamento della suddetta somma, che deve essere provato dal creditore. La prova può essere data e riconosciuta dal giudice mediante criteri presuntivi ed equitativi e quindi anche mediante l'attribuzione degli interessi, ad un tasso stabilito valutando tutte le circostanze obiettive e soggettive inerenti alla prova del pregiudizio subito per il mancato godimento - nel tempo - del bene o del suo equivalente in denaro».

Il semplice raffronto tra il detto principio, i presupposti anche fattuali e probatori ivi richiamati e quelli annotati nella sentenza in commento , è sufficiente per affermare la loro totale assenza nella vicenda qui esaminata. Talchè è agevole concludere rilevando quanto meno la carenza di motivazione della decisione che il Giudice del Tribunale di Napoli ha assunto a tale proposito anche ma non solo sotto il profilo della determinazione della entità dell'aumento risarcitorio che non può certo essere giustificata con un mero richiamo all'equità e cioè a criterio suppletivo e non già sostitutivo degli oneri probatori gravanti sulle parti.

Per quanto attiene infine alla domanda di surroga formulata dall'attore nei confronti del condominio verso l'assicuratrice, nel silenzio della parte motiva, si può solo ritenere che il danneggiato abbia dedotto e documentato l'inerzia del condominio nei confronti della Compagnia propria assicuratrice ovvero abbia paventato il rischio di non trovare soddisfazione diretta dal patrimonio del debitore principale

Osservazioni

La serietà degli oneri difensivi che è chiamato ad assolvere il custode dell'area ove si è verificato il danno, non alleggerisce gli oneri probatori che gravano sull'attore che, in tema di art. 2051 c.c. resta tenuto a provare validamente il danno e dunque la sua verificazione e il nesso di causalità che deve essere diretto della cosa in custodia senza interferenza dell'azione umana. È dunque più che opportuno che la promozione dell'azione giudiziale abbia ad essere anteposta una rigorosa attività istruttoria che nella fattispecie dovrà riguardare esistenza, rilevanza e pertinenza degli elementi probatori. Questi, per ipotesi fattuali quali quelle oggetto della vicenda in esame, potranno concretizzarsi in fotografie dello stato dei luoghi con particolare attenzione ai profili considerati insidiosi e andranno completati con idonei rilievi testimoniali. Prova, entità e gravità delle lesioni, come di consueto, andranno affidate ai certificati medici e verranno meglio supportate e sintetizzate da una relazione medico legale. L'eventuale colpevole inerzia del condominio nel coinvolgere la propria assicuratrice, ove provata, potrà legittimare il danneggiato a formulare domanda di surroga ex art. 2900 c.c..

La difesa del condominio potrà invocare il caso fortuito provando di aver disposto regolari pulizie delle parti comuni al custode piuttosto che ad impresa appaltatrice e di aver adeguatamente vigilato sugli esatti adempimenti degli onerati che, in ambito condominiale, troverebbero certamente preventivo assenso dei condomini in sede di deliberazione assembleare. La prova della tempestiva denuncia del sinistro alla assicuratrice e della completezza della stessa, porrà il Condominio e l'amministratore al riparo da pronunce sanzionatorie afferenti ad ipotesi di ritardato risarcimento del danno.

In ambito di art. 2051 c.c. sono ormai chiari i presupposti fattuali che i giudici ritengono necessari per poter valutare il fondamento delle domande e delle difese delle parti. Allo stesso modo non residua incertezza riguardo la ripartizione degli oneri probatori gravanti sulle parti.

La tabella milanese ha assunto ormai valenza pressoché normativa tanto che alcune pronunce omettono di motivare la decisione con la quale adottano tale criterio liquidativo. L'inerzia del condominio nei confronti della propria assicuratrice, può legittimare il danneggiato alla surroga ex art. 2900 c.c. Rilevante, quanto non comprensibile e immotivata appare la decisione del Tribunale partenopeo di incrementare equitativamente in misura consistente l'entità del risarcimento a compensazione di un asserito «danno da ritardato conseguimento della somma dovuta».

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