Costituzione in giudizio dell’impresa gestionaria in nome e per conto della debitrice: è legittimo

Filippo Rosada
24 Novembre 2016

Il mandato in forza del quale si costituisce la compagnia gestionaria non è nullo per illiceità della causa ex art. 1343 c.c. in quanto la gestionaria agisce in qualità di mandataria della compagnia debitrice: le conseguenze di un'eventuale sentenza di condanna si produrrebbero unicamente su quest'ultima.
Massima

La norma processuale in forza della quale si costituisce la compagnia gestionaria in nome e per conto della debitrice deve essere individuata nell'art. 77 c.p.c.

In tema di rappresentanza processuale, il potere rappresentativo può essere riconosciuto soltanto a colui che sia investito di potere rappresentativo di natura sostanziale in ordine al rapporto dedotto in giudizio.

Il mandato in forza del quale si costituisce la compagnia gestionaria non è nullo per illiceità della causa ex art. 1343 c.c. – poiché volto ad eliminare la facoltà del danneggiato di agire nei confronti dell'assicuratore del responsabile civile – in quanto la gestionaria agisce in qualità di mandataria della compagnia debitrice e pertanto, le conseguenze di un'eventuale sentenza di condanna si produrrebbero unicamente su quest'ultima.

Il caso

La danneggiata in conseguenza di un incidente stradale agisce nei confronti del responsabile civile e del suo assicuratore ai sensi dell'art. 148 C.d.A.

Si costituisce la compagnia di assicurazione dell'attrice sia in proprio che quale mandataria della compagnia debitrice ai sensi dell'art. 1-bis della convenzione CARD.

Il Giudice di Pace e il Tribunale confermano la validità del mandato con rappresentanza conferito dalla compagnia debitrice.

Ricorre in Cassazione la danneggiata, eccependo la violazione o la falsa applicazione dell'art. 77 c.p.c. oltre che la nullità del mandato per illiceità della causa.

La questione

La questione concerne la legittimità del mandato con rappresentanza conferito dalla compagnia di assicurazione debitrice alla compagnia gestionaria in forza dell'art. n. 1-bis della convenzione CARD.

Le soluzioni giuridiche

La ricorrente ha impugnato la decisione del Tribunale denunciando la violazione o la falsa applicazione dell'art. 77 c.p.c. oltre che la nullità del mandato per illiceità della causa, in quanto non consentirebbe al danneggiato di esercitare la facoltà di rivolgere le pretese risarcitorie nei confronti dell'assicuratore del responsabile civile.

La Suprema Corte, forse con eccessiva sinteticità, argomenta sull'infondatezza delle eccezioni mosse dalla ricorrente, rilevando come la fonte normativa che legittima la concessione del mandato alla compagnia gestionaria sia da individuarsi nell'art. 77 c.p.c.

Essendo stata respinta l'eccezione sul punto, l'estensore della sentenza ha motivato che il mandato conferito tra le imprese aderenti alla convenzione ex art. 1-bis CARD sia da ritenersi valido ed efficace, atteso che la società debitrice è un soggetto giuridico investito di potere rappresentativo di natura sostanziale in ordine al rapporto dedotto in giudizio.

La sentenza, successivamente, si sofferma anche sulla sollevata eccezione di nullità del mandato, per illiceità della causa.

Sul punto i giudici di ultima istanza osservano come in nessun modo la costituzione in giudizio della società di assicurazione gestionaria limiti il diritto del danneggiato di convenire in giudizio la compagnia debitrice, facendo presente che la gestionaria che interviene in nome e per conto della compagnia debitrice, non tutela un interesse proprio, bensì quello dell'assicuratore dell'effettivo responsabile, tant'è che la sentenza di condanna svolgerebbe i suoi effetti proprio nei confronti di quest'ultimo.

In merito alla legittimità del mandato conferito tra le compagnie di assicurazione ai sensi dell'art. 1-bis CARD si erano formati indirizzi giurisprudenziali contrastanti; da ultimo, però, la giurisprudenza di merito sembrava essersi assestata sulla ritenuta sua illegittimità.

Trib. Bologna, sent. 16 aprile 2014 n. 20563: Il “mandato” CARD è espressamente conferito per i sinistri “rientranti nell'applicazione dell'art. 149″. Ne consegue che se il danneggiato opta per la procedura cosiddetta ordinaria ex art. 148 C.d.A. la fattispecie non rientra nell'ambito di applicazione di questa diversa azione. Il mandato peraltro è espressa derivazione di una altrettanto illegittima premessa, ovvero che la procedura di risarcimento diretto ex art. 149 C.d.A. è considerata dalle imprese come “obbligatoria”: premessa che, ponendosi in illegittimo contrasto con l'art. 149 C.d.A. come costituzionalmente interpretato dall'Alta Corte.

Né può essere invocato l'istituto della delegazione cumulatoria non liberatoria ex art. 1268 c.c., in quanto sotto il profilo sostanziale tale artificio avrebbe l'effetto di frustrare il diritto del danneggiato di rivolgersi al responsabile così come previsto dalla Corte Costituzionale, il che esclude che l'interesse dell'assicuratore all'intervento possa ritenersi meritevole di tutela.

Sotto il profilo processuale non può poi omettersi di considerare l'anomalia che si verrebbe a creare ove il convenuto responsabile proponesse a sua volta domanda risarcitoria riconvenzionale nei confronti dell'attore e della sua compagnia di assicurazione, con eventuale intervento in causa dell'originale convenuta e dunque con la presenza di entrambe le assicurazioni sia in proprio sia nel loro reciproco interesse a parti invertite, ove sono del tutto palesi i profili di conflitto di interesse correlati e senz'altro non ammissibili. (cfr.: Giud. Pace Bologna, sent. non def. 5 aprile 2013, n. 1688; Giud. Pace Fidenza, sent. 24 gennaio 2012, n. 34; Giud. Pace Torino, sent. 28 novembre 2011, n. 10842; Giudice di Pace di Torino, sent. 18 aprile 2011, n. 3781; Trib. Torino, sent. 22 gennaio 2013, n. 389).

Osservazioni

La questione risolta dalla Sentenza in commento nei modi sopra esposti, è oggetto di “aspre” battaglie giudiziarie volte a tutelare, da un lato l'interesse dei danneggiati ad avere in giudizio la compagnia di assicurazione effettivamente convenuta e dall'altro quello delle compagnie di assicurazione firmatarie della convenzione CARD di vedersi riconosciuto il diritto avente origine dall'art. 1-bis del predetto accordo infra compagnie.

Le dispute sono sorte inseguito all'entrata in vigore dell'art. 149 C.d.A. che prevede il diritto del danneggiato da un sinistro derivante dalla circolazione stradale di rivolgere la pretesa risarcitoria nei confronti della propria compagnia di assicurazione.

La discussa norma ha reso necessario anche l'intervento della Corte Costituzionale (C. Cost, 19 giugno 2009, n. 180), che ha rigettato la sollevata eccezione di illegittimità costituzionale, osservando come il danneggiato abbia una “facoltà” e non un “obbligo” di chiamare in causa la propria compagnia di assicurazione.

Sulla natura giuridica del rapporto sostanziale sottostante comportante la sostituzione del soggetto passivo del rapporto obbligatorio, si è espresso anche il Tribunale di Milano con la nota sentenza n. 13052/2011 (Trib. Milano, 28 ottobre 2011 n. 13052), che ha ritenuto che esso integri la fattispecie della delegazione cumulativa non obbligatoria prevista dall'art. 1268 c.c.

Osservato quanto sopra, pur non essendo del tutto chiaro l'interesse del danneggiato ad avere in giudizio la compagnia di assicurazione che copre il rischio del responsabile civile, piuttosto che la propria – salvo che per motivi processuali collegati ad una supposta maggior facilità di un giudizio svolto con la contumacia dell'unico convenuto, in conseguenza della ritenuta illegittimità della costituzione della compagnia gestionaria – si deve presumere che la sinteticità della motivazione del provvedimento non consentirà un deciso cambio di rotta della giurisprudenza di merito sul punto.

Guida all'approfondimento

M. ROSSETTI, Il diritto delle Assicurazioni, Vol. III, L'Assicurazione della responsabilità civile, Padova, 2013, pp. 464 ss.

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