Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 25 - Domicilio 1

Roberto Chieppa

Domicilio 1

 

1. Fermo quanto previsto, con riferimento alle comunicazioni di segreteria, dall'articolo 136, comma 1:

a) nei giudizi davanti ai tribunali amministrativi regionali, la parte, se non elegge domicilio nel comune sede del tribunale amministrativo regionale o della sezione staccata dove pende il ricorso, si intende domiciliata, ad ogni effetto, presso la segreteria del tribunale amministrativo regionale o della sezione staccata;

b) nei giudizi davanti al Consiglio di Stato, la parte, se non elegge domicilio in Roma, si intende domiciliata, ad ogni effetto, presso la segreteria del Consiglio di Stato.

1-bis. Al processo amministrativo telematico si applica, in quanto compatibile, l'articolo 16-sexies del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221 2

1-ter. A decorrere dal 1° gennaio 2018 il comma 1 non si applica per i ricorsi soggetti alla disciplina del processo amministrativo telematico3.

[2] Comma aggiunto dall'articolo 7, comma 1, lettera a) del D.L. 31 agosto 2016, n. 168, convertito, con modificazioni dalla Legge 25 ottobre 2016, n. 197, a decorrere dal 1° gennaio 2017 . Per l'applicazione vedi i commi da 3 a 5 del medesimo articolo 7.

[3] Comma aggiunto dall'articolo 7, comma 1, lettera a) del D.L. 31 agosto 2016, n. 168, convertito, con modificazioni dalla Legge 25 ottobre 2016, n. 197, a decorrere dal 1° gennaio 2017 . Per l'applicazione vedi i commi da 3 a 5 del medesimo articolo 7.

Inquadramento

L'art. 25 disciplina l'elezione di domicilio, prevedendo al comma 1 l'obbligo d eleggere domicilio nel comune sede del Tar o della sezione staccata e in Roma per i giudizi davanti al Consiglio di Stato, pena, in caso di violazione dell'obbligo, la domiciliazione presso la segreteria del relativo ufficio della giurisdizione amministrativa.

Tale disciplina è cambiata in relazione alla entrata in vigore del processo amministrativo telematico che ha introdotto il c.d. domicilio virtuale.

L'elezione di domicilio

L'elezione di domicilio deve essere fatta nel comune dove ha sede l'ufficio giudiziario competente.

L'elezione di domicilio serve a individuare un luogo certo ove si possa ritenere che le comunicazioni effettuate dalla Segreteria del giudice adito e dalle altre parti abbiano raggiunto lo scopo.

Il domicilio indicato resta fermo fino a nuova elezione, cosicché il mutamento d'indirizzo del domiciliatario, che integra una nuova elezione di domicilio, esplica effetti solo dopo che sia stato reso noto all'ufficio di segreteria, con onere a carico della parte privata, non esistendo alcuna norma che imponga alla segreteria del giudice di ricercare il procuratore domiciliatario nel nuovo indirizzo in cui egli abbia trasferito la sede del suo studio e a nulla rilevando che detto trasferimento risulti dall'Albo degli avvocati (T.A.R. Sicilia (Catania) II, 2 maggio 2013, n. 1276).

Nell'ipotesi in cui, nel corso del processo amministrativo, si sia verificata una variazione del domicilio eletto, perché tale variazione possa avere effetto ai fini della decorrenza dei termini per il gravame, è necessario che sia garantita alla controparte la legale conoscenza dell'atto, non sussistendo infatti prescrizioni particolari di legge quanto all'osservanza di formalità per il mutamento nel corso del giudizio del domicilio eletto; ne deriva che, ove la variazione non avvenga nel corso dell'udienza, con relativa verbalizzazione, essa deve essere resa nota in un atto indirizzato alla controparte, anche se non specificamente rivolto a comunicare il mutamento (Cons. St. IV, n. 722/2017, che ritiene validamente effettuata la nuova elezione di domicilio contenuta nella comparsa conclusionale, della quale la controparte ha legale conoscenza per effetto del mero deposito in cancelleria, in mancanza altresì di espresse prescrizioni del giudice al riguardo, indipendentemente dalla circostanza che la copia della comparsa venga effettivamente ritirata dal procuratore di controparte).

In mancanza di tale elezione, si applica automaticamente il domicilio presso la segreteria dell'ufficio giudiziario (si tratta di una regola già prevista dall'art. 35 del T.U. Cons. Stato e successivamente estesa ai giudizi davanti ai Tar).

Nel processo amministrativo il procuratore, che esercita il suo ministero in un giudizio che si svolge fuori della sede del suo studio, deve intendersi — in difetto di diversa elezione all'atto della costituzione — ex legedomiciliato presso la Segreteria del Tar ai sensi dell'art. 25, domicilio che assume rilievo ai fini dell'impugnazione, da notificare pertanto, presso la segreteria dell'Autorità giudiziaria di primo grado (Cons. St. III, n. 1452/2016). Sul punto si è anche precisato che la notifica dell'atto di appello debba essere fatta ai difensori della parte e non indirizzata direttamente a quest'ultima, posto che, altrimenti, la notifica dell'appello indirizzata direttamente alla parte —- qualora venga effettuata nella segreteria del giudice —- si risolve in un espediente che impedisce, di fatto, alla parte cui la notifica dovrebbe essere diretta, di venire fisiologicamente a conoscenza dell'impugnativa della controparte (Cons. St. IV, n. 5046/2014).

Nel regime precedente, si era stato ritenuto che. ai sensi dell' art. 35 comma 2, t.u. Cons. St. ( r.d. 26 giugno 1924, n. 1054) in virtù del rinvio fatto dall' art. 19, l. Tar, la notificazione dell'atto di appello, alla parte che nel giudizio di primo grado non abbia eletto domicilio nel comune ove ha sede il tribunale amministrativo regionale, è validamente effettuata presso la segreteria del tribunale stesso (Cons. St. V, n. 2929/2004).

Analogamente si è stabilito in sede di opposizione nel giudizio amministrativo, per cui la notificazione dell'opposizione avverso il decreto ingiuntivo emesso dal giudice amministrativo, in caso di mancata elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il tribunale, può essere effettuata presso la segreteria del tribunale stesso, che è luogo in cui si intende eletto il domicilio del ricorrente (Cons. giust. amm. Sicilia n. 310/2014; T.A.R. Calabria II, n. 3154/2003.

La morte del domiciliatario determina l'inefficacia della dichiarazione di domicilio con conseguenze in ordine al luogo della notificazione della eventuale impugnazione.

In tema di impugnazioni, la morte del domiciliatario produce l'inefficacia della dichiarazione di elezione di domicilio e la necessità che la notificazione dell'impugnazione sia eseguita, a norma dell' art. 330, comma 3, c.p.c., alla parte personalmente. Tale principio trova deroga nell'ipotesi in cui l'elezione di domicilio sia stata fatta presso lo studio di un professionista e l'organizzazione di tale studio gli sopravviva, dovendosi in questo caso considerare lo studio del professionista alla stregua di un ufficio (Cass. I, n. 15558/2015; Cass. II, n. 8222/2016). Il Consiglio di Stato ha ritenuto applicabile tale principio anche al caso delle comunicazioni viaPeceffettuate ad un avvocato che nelle more del giudizio era deceduto, utilizzando l'indirizzo Pec all'epoca comunicato e riconducibile al suo studio Cons. St. V, n. 782/2017).

La circostanza della morte del domiciliatario della parte non integra un evento interruttivo del giudizio, ma determina l'applicabilità dell' art. 35 comma 2 r.d. 26 giugno 1924 n. 1054, con conseguente domiciliazione della parte processuale presso la segreteria del giudice. (Cons. St. IV, n. 5249/2000).

Domicilio e processo telematico

L'art. 25 ha subito alcune modificazione in conseguenza della progressiva informatizzazione del processo amministrativo e dell'avvio del processo amministrativo telematico (si rinvia al commento all’art. 136 e alle norme di attuazione).

Con il d.lgs. 15 novembre 2011, n. 195 l'attuale primo comma dell'art. 25 è stato riscritto allo scopo di coordinare l'articolo in questione con il successivo articolo 136, che concerne l'indirizzo di posta elettronica certificata e il recapito di fax. Si è voluto così chiarire il rapporto tra la disciplina della domiciliazione e l'indicazione, per le comunicazioni di segreteria, dell'indirizzo di posta elettronica o del fax, a cui, quindi, a prescindere dalla domiciliazione, la segreteria effettua le comunicazioni. Ai fini della comunicazioni di Segreteria può essere indicato anche un indirizzo pec o fax diverso da quello del domiciliatario.

Tuttavia l'indicazione dell'indirizzo Pec assume rilievo per le comunicazioni di segreteria, mentre non incideva ai fini di altre disposizioni, come ad esempio quella del luogo di notificazione dell'atto.

La disciplina in tema di elezione di domicilio fa espressamente salva la previsione di cui all'art. 136, comma 1, con riguardo alle comunicazioni di segreteria da inviare agli indirizzi di posta elettronica certificata o ai recapiti fax indicati dai difensori nel ricorso o nel primo atto difensivo, in tal modo delineando il rapporto tra disciplina della domiciliazione — che, agli effetti dei connessi istituti processuali (quale, per quanto qui interesse, l'individuazione del luogo di notificazione dell'atto di impugnazione della sentenza di primo grado), trova la sua fonte nell'art. 125 — e disciplina dell'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata o del recapito fax, rilevante ai fini delle sole comunicazioni di segreteria (Cons. St. VI, n. 4286/2015).

Una più profonda modifica è stata apportata dall' art. 7 del d.l. n. 168/2016, che ha previsto:

- a decorrere dal 1° gennaio 2017, l'applicabilità a1 processo amministrativo telematico, in quanto compatibile, dell' articolo 16-sexies d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, comma 1-ter e, a decorrere dal 1° gennaio 2018 (comma 1-bis, dell'art. 25);

- la non applicabilità, a partire dal 1° gennaio 2018, del comma 1 dell'art. 25 per i ricorsi soggetti alla disciplina del processo amministrativo telematico (comma 1-ter, dell'art. 25).

Il citato art. 16-sexies del d.l. n. 179/2012 introduce il c.d. domicilio digitale o virtuale disponendo che quando la legge prevede che le notificazioni degli atti in materia civile al difensore siano eseguite, ad istanza di parte, presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario, alla notificazione con le predette modalità può procedersi esclusivamente quando non sia possibile, per causa imputabile al destinatario, la notificazione presso l'indirizzo di posta elettronica certificata, risultante dagli elenchi di cui all' articolo 6-bis d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82, nonché dal registro generale degli indirizzi elettronici, gestito dal ministero della giustizia.

La nuova norma prevede inoltre il venir meno, dal 1° gennaio 2018, dell'applicazione del comma 1 dell'articolo 25, (che come visto stabiliva, in caso di mancata elezione di domicilio nel comune nel quale ha sede l'ufficio giudiziario adito, la domiciliazione ex lege del difensore presso la Segreteria del tribunale amministrativo regionale o del Consiglio di Stato), solo per quanto riguarda i ricorsi soggetti al processo telematico (resta dunque ferma l'applicabilità di tale norma per i casi di deroga all'obbligo di sottoscrizione digitale e deposito telematico sopra menzionati).

Sottesa alla nozione di domicilio virtuale vi è la conclusione che, nell'ambito del processo civile telematico, l'istituto della domiciliazione non ha più ragione di essere, alla luce del fatto che tutti i depositi sono effettuati in via telematica, a prescindere dal comune in cui ha sede la parte. La decorrenza dal 2018 si spiega appunto perché in tale data cessa l'obbligo di depositare anche una copia cartacea del ricorso e degli scritti difensivi, con attestazione di conformità al relativo deposito informatico (c.d. copia di cortesia, v. art. 7, comma 4, d.l. n. 168/2016).

Le descritte modifiche normative fanno dunque ritenete che, nel processo telematico, l'ambito territoriale del domicilio processuale dell'avvocato coincide con l'intero territorio nazionale, essendo rappresentato con il suo indirizzo Pec e non più presso dalla sede del proprio studio.

Con riferimento al processo civile e, in particolare, all'obbligo di domiciliazione sussistente in relazione ai ricorsi in cassazione, la giurisprudenza di legittimità ha riconosciuto che esigenze di coerenza sistematica e d'interpretazione costituzionalmente orientata inducono a ritenere che, nel mutato contesto normativo, a partire dalla data di entrata in vigore del processo civile telematico, la domiciliazioneex lege presso la cancelleria dell'autorità giudiziaria, innanzi alla quale è in corso il giudizio, ai sensi dell' art. 82 R.d. n. 37/1934, consegue soltanto ove il difensore, non adempiendo all'obbligo prescritto dall' art. 125 c.p.c. per gli atti di parte e dall' art. 366 c.p.c. specificamente per il giudizio di Cassazione, non abbia indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata comunicato al proprio Ordine (Cass. III, n. 7749/2016; Cass. S.U., n. 10143/2012); in materia di notificazioni al difensore, a seguito dell'introduzione del "domicilio digitale", corrispondente all'indirizzo PEC che ciascun avvocato ha indicato al Consiglio dell'ordine di appartenenza, previsto dall'art. art. 16-sexies del d.l. n. 179 del 2012 (conv., con modif., dalla l. n. 221 del 2012), come modificato dal d.l. n. 90 del 2014 (conv., con modif., dalla l. n. 114 del 2014), non è più possibile procedere - ai sensi dell'art. 82 del r.d. n. 37 del 1934 - alle comunicazioni o alle notificazioni presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario innanzi al quale pende la lite, anche se il destinatario ha omesso di eleggere il domicilio nel comune in cui ha sede quest'ultimo, a meno che, oltre a tale omissione, non ricorra altresì la circostanza che l'indirizzo di posta elettronica certificata non sia accessibile per cause imputabili al destinatario (Cass. n. 17048/2017; Cass. I, n. 30139/17, che ritiene che la notificazione effettuata direttamente, ed esclusivamente, presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario, senza che ricorra il presupposto di cui sopra, è affetta da nullità, e non da inesistenza).

Si ricorda che a decorrere dal 1° gennaio 2018 il comma 1 dell'art. 25, che prevede la domiciliazione nella segreteria del Tar o del Consiglio di Stato, non si applica per i ricorsi soggetti alla disciplina del processo amministrativo telematico, come previsto dalle modifiche allo stesso art. 25 introdotte dall'art. 7, d.l. 31 agosto 2016, n. 168; ai sensi del comma 3 dello stesso art. 7, le modifiche hanno efficacia con riguardo ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017; ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme vigenti alla data di entrata in vigore del decreto.

Con riguardo alla questione del rapporto tra elezione di domicilio fisico e PEC, con parere reso il 7 marzo 2018, l'Ufficio Studi del Consiglio di Stato ha fornito alcune precisazioni sulla valenza dell'indirizzo PEC ai fini della elezione di domicilio prevista dall'art. 25. In particolare, è stato precisato che il domicilio digitale, corrispondente all'indirizzo PEC del difensore contenuto nei pubblici registri, costituisce domicilio eletto ex lege. Conseguentemente, il difensore ha l'onere di indicare tale indirizzo PEC e di comunicarne le successive variazioni (ciò almeno sino a quando il PAT non sarà, dal punto di vista tecnico, in grado di assicurare alle parti e alle segreterie degli uffici giudiziari la piena accessibilità ai pubblici registri contenti gli indirizzi PEC al momento detenuti presso il Ministero della Giustizia).  Inoltre, si precisa che è ammissibile l'elezione di domicilio fisico (in aggiunta al domicilio digitale) e, nel solo caso in cui la PEC indicata come domicilio digitale non sia utilizzabile (per causa imputabile al destinatario) e il domicilio fisico sia stato eletto in un comune diverso da quello dove ha sede l'ufficio giudiziario dinanzi al quale pende la lite, può procedersi alle notificazioni presso la segreteria di detto ufficio (artt. 16 sexies d.l. n. 179/2012, 82 r.d. n. 37/1934, la cui applicabilità al processo amministrativo potrebbe ipotizzarsi come norma di chiusura, in considerazione della perdurante rilevanza del domicilio fisico). Nel parere si prevede inoltre come opportuno – quantomeno per un periodo iniziale  – che le segreterie inviino comunicazioni di cortesia, con le quali, in caso di elezione di domicilio fisico in un comune diverso da quello ove ha sede l'ufficio giudiziario dinanzi al quale pende la lite sia evidenziato al difensore che il domicilio eletto corrisponde alla PEC indicata nei propri atti difensivi e, qualora questa non sia operativa per causa imputabile al destinatario, si procederà alle  notificazioni degli atti processuali mediante deposito in segreteria (secondo il parere, tale comunicazione si rende opportuna anche nel caso di preesistente elezione di domicilio presso la Segreteria dell'ufficio giudiziario o di preesistente domiciliazione ex lege presso la Segreteria, al fine di invitare la parte a indicare il proprio domicilio digitale, con l'avviso che, in mancanza di tale indicazione, le notificazioni avranno luogo mediante deposito degli atti in segreteria). Conseguentemente, anche a seguito delle modifiche apportate all'art. 25,  non vi è, perciò, obbligo di eleggere un domicilio fisico: nel caso di omessa indicazione sia del domicilio digitale (o di mancato funzionamento della PEC), sia del domicilio fisico nel comune ove ha sede l'ufficio giudiziario, si procederà alle notificazioni mediante deposito dell'atto presso la segreteria dell'ufficio giudiziario, previo invio alla parte di una comunicazione di cortesia.

Era stata rimessa all'Adunanza plenaria la questione di diritto relativa all'ammissibilità della notifica del ricorso introduttivo via Pec nel processo amministrativo, prima dell'entrata in vigore dell' art. 14, d.p.c.m. n. 40/2016, anche in difetto dell'apposita autorizzazione presidenziale prevista all'art. 52,comma 2 (Cons. St. III, n. 1322/2017). L'adunanza plenaria si è espressa nel senso di ritenere possibile la notificazione del ricorso instaurativo del processo amministrativo avvenuta per posta elettronica certificata (PEC), nel rispetto delle disposizioni che la regolano, anche prima dell'adozione del d.P.C.M. 16 febbraio 2016 n. 40 ed indipendentemente dall'autorizzazione di cui al citato art. 52, comma 2, ciò in ragione della la natura di mezzo ordinario di notificazione riconosciuta alla notifica a mezzo PEC e la sua immediata operatività nell'ambito del processo amministrativo ( Cons. St., Ad. plen., n. 6/2017).

Per gli ulteriori aspetti relativi al processo amministrativo telematico, si rinvia all'art. 136 e alle norme di attuazione.  

Bibliografia

Belli, Avvocatura dello Stato, in Enc. dir., Milano 1959; Caringella - Cocomile, La difesa nel processo amministrativo, in Caringella - De Nictolis - Poli, Manuale di diritto processuale amministrativo, Roma, 2009; Gallo, Legge 3 aprile 1979, n. 103, in Nuove leggi civili commentate, 1980, 303 ss.; Giovagnoli, Il ricorso giurisdizionale, in Giovagnoli - Ieva - Pesce, Il processo amministrativo di primo grado, Milano, 2005; Itri, Avvocatura dello Stato, in Enc. giur. Treccani, Roma, 1988; Lipari, La tutela giurisdizionale del diritto di accesso ai documenti: effettività della tutela e certezza delle regole, in giustizia-amministrativa.it; Mandrioli, Diritto processuale civile, Torino, 2009; Mengozzi, Parti e difensori, in Morbidelli (cur), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 339 ss; Montesano-Arieta, Trattato di diritto processuale civile, Padova, 2001; Virga, La tutela giurisdizionale nei confronti della pubblica amministrazione, Milano, 2003.

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