Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 50 - Intervento volontario in causa

Ciro Daniele Piro

Intervento volontario in causa

 

1. L'intervento è proposto con atto diretto al giudice adito, recante l'indicazione delle generalità dell'interveniente. L'atto deve contenere le ragioni su cui si fonda, con la produzione dei documenti giustificativi, e deve essere sottoscritto ai sensi dell'articolo 40, comma 1, lettera d).

2. L'atto di intervento è notificato alle altre parti ed è depositato nei termini di cui all'articolo 45; nei confronti di quelle costituite è notificato ai sensi dell'articolo 170 del codice di procedura civile.

3. Il deposito dell'atto di intervento di cui all'articolo 28, comma 2, è ammesso fino a trenta giorni prima dell'udienza.

Note operative

Termini per l'intervento
Atto di intervento (deposito) Trenta giorni decorrenti dall'ultima notificazione (15 gg., in caso di rito abbreviato) e comunque fino a trenta giorni prima dell'udienza

Inquadramento

L'intervento in giudizio avviene mediante atto diretto al giudice adito e deve contenere le indicazioni dell'interveniente, le ragioni dell'intervento e la produzione di documenti giustificativi.

L'atto deve essere notificato alle altre parti ed è depositato in giudizio nei termini ordinari.

Nel caso di soggetti diversi dai contraddittori necessari, l'atto deve essere depositato fino a trenta giorni prima dell'udienza.

Intervento volontario

La norma in esame contiene le modalità attuative dell'istituto dell'intervento volontario in causa, disciplinato in linea generale, quanto ai suoi presupposti sostanziali, dall'art. 28, comma 2.

Nel processo amministrativo, chiunque abbia interesse in base all'art. 28 comma 2 e non sia decaduto dall'esercizio delle relative azioni, può intervenire in giudizio nei termini e con le forme previste dall'art. 50, accettando lo stato e il grado di giudizio in cui si trova. (T.A.R. Campania (Napoli) VII, 7 gennaio 2015 , n. 22).

In giurisprudenza è stato ritenuto inammissibile un intervento ad adiuvandum effettuato sulla base della sola circostanza per cui l'interveniente è parte in un giudizio in cui venga in rilievo una quaestio iuris analoga a quella divisata nell'ambito del giudizio principale; infatti, nel caso in cui si ammettesse la possibilità di spiegare l'intervento volontario a fronte della sola analogia fra le quaestiones iuris controverse nei due giudizi, si finirebbe per introdurre nel processo amministrativo una nozione di “interesse” del tutto peculiare e svincolata dalla tipica valenza endoprocessuale connessa a tale nozione e potenzialmente foriera di iniziative anche emulative, potenzialmente avulse dall'oggetto specifico del giudizio cui l'intervento si riferisce (Cons. St. Ad. plen., n. 3/2017; Cons. St., III, n. 23/2016) .

Si è invece valorizzata l'esistenza di un interesse mediato e riflesso al mantenimento della situazione giuridica creata dal provvedimento impugnato al fine di ritenere ammissibile un intervento ad opponendum (TRGA Bolzano, 6 aprile 2016, n. 128). In particolare tale interesse è stato ritenuto sussistente in capo al pubblico dipendente (nella specie tecnico istruttore e responsabile dell'ufficio tecnico) intervenuto a contrastare il ricorso promosso avverso un diniego in materia edilizia al fine di evitare eventuali riflessi in termini di ricadute patrimoniali (es., azioni di responsabilità) e professionali (T.A.R. Puglia (Lecce) I, 25 agosto 2017, n. 1423). Tale interesse può essere anche di mero fatto, rispetto a quello vantato dalle parti principali, mentre non è ammissibile un intervento volto a far valere un interesse immediato e diretto alla tutela della posizione soggettiva incisa dal provvedimento(T.A.R. Sicilia, III, n. 458/2018; T.A.R. Lazio, II, n. 5631/2019).

Si rinvia al commento sub art. 28, con particolare riferimento all'individuazione dei soggetti legittimati all'intervento.

La norma in commento si limita a disciplinare la forma e le modalità di proposizione dell'atto di intervento, nel seguito esaminati

Segue. Contenuto dell'atto di intervento

L'atto di intervento ha un contenuto identificato dal comma 1 dell'art. 50, ai sensi del quale deve indicare:

- il giudice adito;

- le generalità dell'interveniente;

- le ragioni su cui si fonda l'intervento;

- eventuali documenti giustificativi delle ragioni;

- la sottoscrizione dell'intervento e, se non abilitato a stare in giudizio personalmente, l'autenticazione del difensore con procura speciale ad litem (ai sensi dell'art. 40, comma 1, lett. d), ivi richiamato).

Nel processo amministrativo, ai sensi dell'art. 50, l'atto d'intervento è proposto al giudice davanti al quale pende la controversia principale; deve contenere le generalità dell'interventore, le ragioni su cui si fonda, la sottoscrizione della parte, il patrocinio del difensore e la relativa procura; è notificato a tutte le altre parti, costituite e non, nel giudizio principale; a pena di decadenza deve essere depositato nella segreteria del giudice adito entro trenta giorni dalla notificazione e, comunque, non oltre trenta giorni prima dell'udienza fissata per la discussione del ricorso ( Cons. St. V, n. 1640/2012).

Segue. Modalità e termini di proposizione dell'atto di intervento

L'intervento si propone mediante notifica. A tal fine si distingue tra parti costituite e non costituite.

Per le prime, la notifica avviene presso il domicilio eletto con l'atto di costituzione (v. art. 170 c.p.c., a norma del quale, dopo la costituzione in giudizio, tutte le notificazioni e le comunicazioni si fanno al procuratore costituito, salvo che la legge disponga altrimenti: «[l]e notificazioni e le comunicazioni alla parte che si è costituita personalmente si fanno nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto»). Per le parti non costituite valgono le regole generali in tema di notifica dell'atto introduttivo.

In giurisprudenza è stato ritenuto inammissibile l'atto di intervento che non risulti notificato alle parti del giudizio, come invece previsto dall'art. 50, comma 2 (T.A.R. Campania (Napoli) V 3 febbraio 2015 n. 679). Non può valere quale atto di intervento ad adiuvandum la memoria che non risulti notificata ritualmente nei termini di cui all'art. 50 comma 2 (T.A.R. Lazio (Roma) III, 4 maggio 2012, n. 3975).

Con riferimento ai termini, va segnalato che il termine ultimo per intervenire è rapportato alla data di svolgimento dell'udienza di merito, dovendo avvenire il deposito dell'atto di intervento, previamente notificato alle altre parti, fino a trenta giorni prima dell'udienza (termine che coincide con quello per la produzione di memorie ex art. 73 del Codice; mentre, in precedenza, l'intervento si riteneva consentito fino al passaggio della causa in decisione). Tale termine si aggiunge a quello ordinario di cui all'art. 45, che l'interventore ad adiuvandum deve comunque rispettare.

Per gli altri soggetti, essendo parti necessarie, l'intervento è ammesso fino all'udienza di discussione e il deposito del relativo atto di intervento notificato deve avvenire nei termini di cui all'art. 45 (ossia entro 30 giorni dal momento in cui l'ultima notificazione si è perfezionata).

Si tratta di termini perentori, da osservarsi a pena di decadenza e validi unicamente per l'intervento di soggetti diversi dal contraddittore necessario pretermesso (De Nictolis, Proc. amm., 684; Bartolini, 382).

L'intervento volontario ad adiuvandum, proposto da chiunque abbia interesse al giudizio, è ammesso, a pena di inammissibilità, solo fino a trenta giorni prima dell'udienza di merito (T.A.R. Abruzzo I, 11 gennaio 2011, n. 1; T.A.R. Sardegna II, 5 marzo 2014, n. 201). È pertanto inammissibile l'atto d'intervento che sia stato depositato solo il giorno prima dell'udienza di discussione (Cons. St. V, n. 6010/2012), o comunque oltre il citato termine di 30 giorni prima dell'udienza (Cons. St. VI, n. 6149/2014; Cons. St., VI, n. 1618/2019; T.A.R. Lazio, II, n. 5631/2019 e n. 1840/2019).

La previsione di un termine perentorio per l’intervento assolve, da un lato, alla funzione di garantire un pieno contraddittorio con le altre parti costituite in giudizio (sulle quali grava l’onere di depositare le memorie difensive almeno trenta giorni prima dell’udienza pubblica di discussione) e, dall’altro, di consentire un ordinato svolgimento del processo, offrendo al giudice elementi di cognizione per poter decidere la causa nella udienza di discussione, a prescindere dal relativo esito.

In caso di abbreviazione dei termini, nelle controversie ricadenti nell'art. 119, il termine di 30 giorni prima dell'udienza è ridotto della metà.

È irricevibile l'atto di intervento ad opponendum, proposto da una parte non necessaria del giudizio, e che sia stato depositato tardivamente oltre il termine dimidiato di 15 giorni dall'udienza di discussione previsto dal combinato disposto degli artt. 50 comma 3, e 119 comma 2 (T.A.R. Campania (Napoli) I, 1 dicembre 2015, n. 5530). Ciò vale anche nel giudizio elettorale di impugnazione della proclamazione degli eletti, soggetto a dimidiazione dei termini, nel quale pertanto l'atto d'intervento volontario adesivo è proponibile anche in appello ma, ai sensi dell'art. 50 comma 2, deve essere depositato a pena d'inammissibilità quindici giorni prima dell'udienza (Cons. St. V, n. 5626/2011).

Data la natura perentoria dei termini previsti dalla norma, la tardività o altra irregolarità dell'atto di intervento non è ritenuta sanabile dalla eventuale acquiescenza delle altre parti costituite.

La sottoposizione del deposito dell'atto di intervento ad un duplice e inderogabile limite temporale (ossia, a pena di decadenza deve essere depositato nella segreteria del giudice adito entro trenta giorni dalla notificazione e, comunque, non oltre trenta giorni prima dell'udienza fissata per la discussione del ricorso) produce la conseguenza per cui la tardività del deposito non sarebbe neanche sanabile ex post, per acquiescenza delle controparti, in quanto i termini perentori sono espressivi di un precetto di ordine pubblico processuale essendo posti a presidio del contraddittorio e dell'ordinato lavoro del giudice (Cons. St. IV, n. 2446/2013; T.A.R. Piemonte I, n. 3712 del 2012).

La giurisprudenza ha esteso le forme di costituzione dell'interventore anche al soggetto che assume essere subentrato nella posizione del ricorrente, richiedendo la previa notifica alle controparti dell'atto di intervento (T.A.R. Lazio (Roma) II, 12 giugno 2015, n. 8226).

In base al principio di conservazione degli atti, l’opposizione di terzo avanzata da chi difetta di una posizione soggettiva autonoma rispetto al thema decindendum, può nondimeno essere qualificata alla stregua di intervento ad adiuvandum, in virtù della posizione collegata da un nesso di dipendenza o derivazione (o comunque meramente secondaria e accessoria) rispetto a quella di una delle parti in causa (Cons. giust. amm. Regione Sicilia, n. 27/2021).

La disciplina è applicabile anche in altre forme speciali di giudizio, quali il giudizio promosso con il ricorso per l'efficienza delle amministrazioni previsto dall' art. 1 d.lgs. 20 dicembre 2009 n. 198, nel quale l'intervento in giudizio va proposto con le modalità previste dal codice del processo amministrativo (T.A.R. Lazio (Roma) III, 20 gennaio 2011, n. 552), ovvero nel giudizio di ottemperanza, sempre nel rispetto dei requisiti generali necessari per l'intervento nel processo amministrativo (Cons. St. IV, n. 8363/2010).

Trattandosi di intervento adesivo dipendente, la giurisprudenza ha ritenuto che un eventuale difetto o errore nella notifica dell'atto di intervento ai soli appellanti non determina necessariamente l'inammissibilità dell'intervento e la conseguente estromissione dal giudizio, stante la sussistenza di un interesse del medesimo segno rispetto a quello delle predette amministrazioni. Piuttosto, facendo applicazione del principio di cui all'art. 157, comma 2 (per cui solo la parte nel cui interesse è stabilito un requisito può opporre la nullità dell'atto), l'eventuale irritualità nella notifica dell'atto di intervento che non è tale da pregiudicare specifiche esigenze difensive del resistente o di controinteressati, non può essere da questi eccepito (Cons. St. VI, n. 832/2015).

Bibliografia

Bartolini, Intervento, in Morbidelli (cur.), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 375; Benvenuti, Contraddittorio, Enc. Dir., IX, Milano, 1961, 738; Cintioli, Intervento, in Quaranta-Lopilato (cur.), Il processo amministrativo, Milano, 2011, 259; D'Orsogna, L'intervento nel processo amministrativo: uno strumento cardine per la tutela dei terzi, in Dir. proc. Amm., 1999, 381; Calderaro, Recenti sviluppi in tema di intervento e di opposizione di terzo ordinaria nel processo amministrativo (nota a CGARS, 13 gennaio 2021, n. 27), in giustiziainsieme.it, 2 marzo 2021; Lubrano, L'intervento nel processo amministrativo, Roma, 1988; Sessa, Intervento in causa e trasformazioni del processo amministrativo, Napoli, 2012; Pellegrino, Intervento volontario in causa, in Quaranta-Lopilato (cur.), Il processo amministrativo, Milano, 2011, 470; Traina, Intervento volontario in causa, in Morbidelli (cur.), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 603 (si veda, inoltre, la bibliografia citata sub art. 28).

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