Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 57 - Spese del procedimento cautelareSpese del procedimento cautelare
1. Con l'ordinanza che decide sulla domanda il giudice provvede sulle spese della fase cautelare. La pronuncia sulle spese conserva efficacia anche dopo il provvedimento che definisce il giudizio, salvo diversa statuizione espressa nella sentenza di merito1. [1] Comma modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera o), del D.Lgs. 15 novembre 2011, n. 195. InquadramentoCon l'art. 57 viene generalizzata la condanna alle spese della fase cautelare, non più limitata ai casi di reiezione della domanda cautelare e la statuizione sulle spese della fase cautelare è resa autonoma, conservando efficacia anche dopo la sentenza che definisce il giudizio, salvo diversa statuizione espressa nella sentenza. Le spese del procedimento cautelareL'art. 57 disciplina il regolamento delle spese del procedimento cautelare, con esiti potenzialmente autonomi rispetto a quelli del giudizio di merito. In precedenza, l'art. 21, comma 11, della l. T.A.R. consentiva la condanna alla rifusione delle spese del procedimento cautelare solo in caso di ordinanza che rigettava la domanda cautelare o l'appello contro un'ordinanza cautelare ovvero li dichiarava inammissibili o irricevibili. La condanna alle spese avveniva, inoltre, «in via provvisoria». Il Codice generalizza la condanna alle spese, non più limitata ai casi di reiezione della domanda cautelare e, soprattutto, la rende autonoma, conservando efficacia anche dopo la sentenza che definisce il giudizio, salvo diversa statuizione espressa nella sentenza. La condanna alle spese non viene, quindi, assorbita dalla statuizione sulle spese contenuta nella sentenza che definisce il merito del ricorso, ma assume un carattere autonomo, che rende possibile che a seguito della reiezione della domanda cautelare, il ricorrente possa essere condannato alle spese per la soccombenza in tale fase del giudizio, anche se poi il ricorso venga accolto nel merito con vittoria anche delle spese, che non incide sulla precedente condanna della fase cautelare, a meno che il giudice non disponga in senso diverso. Tale principio è confermato anche in ipotesi di istanza di esecuzione di una ordinanza cautelare restata inattuata, per la quale anche la liquidazione delle spese operata prescinde da quella conseguente al giudizio di merito, salvo diversa statuizione espressa nella sentenza. Deve ritenersi che il giudice debba sempre pronunciare sulle spese della fase cautelare, potendo eventualmente anche compensarle e che non possa omettere di decidere sul punto. Il vigente codice del processo amministrativo non prevede che la cancellazione dal ruolo delle sospensive della domanda cautelare possa rappresentare un atto di rinuncia, allo stato e salvo riproposizione ex art. 58 c.p.a., alla richiesta di cautela e dunque alla relativa fase del giudizio. Invero, l'art. 57 prescrive l'obbligo di assumere comunque una pronuncia sulle spese del procedimento cautelare al termine di questo e, dunque, anche se lo stesso si concluda con una pronuncia di estinzione per intervenuta rinuncia (cfr. art. 35, comma 2), nel caso in cui le parti evocate in giudizio siano già costituite al momento della rinuncia stessa. Alla fattispecie risulta applicabile analogicamente la regola, di cui all'art. 84, comma 2, per cui il rinunciante al ricorso deve pagare le spese per gli atti compiuti, salvo che il collegio, avuto riguardo a ogni circostanza, ritenga di compensarle ( T.A.R. Veneto II, 21 ottobre 2010, n. 719). Ai sensi dell'art. 57 del Codice, va condannato al pagamento delle spese per il giudizio cautelare il ricorrente che dichiara di voler rinunciare all'istanza cautelare ( T.A.R. Lazio (Roma) I, 24 settembre 2010, n. 4107). In sostanza, la parte può solo rinunciare alla domanda cautelare, ma non chiedere una impropria cancellazione dal ruolo e, in caso di rinuncia, la fase cautelare si chiude e con l'ordinanza si statuisce sulle spese, anche compensandole ovviamente. Se non rinuncia e non sussistono i presupposti per un rinvio a data fissa, l'istanza cautelare si deve decidere. A volte è stata utilizzata la prassi della cancellazione dal ruolo del ricorso fissato per l'esame della domanda cautelare ma deve ritenersi tale prassi non corretta né prima né dopo l'entrata in vigore del Codice. Tale prassi poteva essere posta in dubbio anche con riguardo alla cancellazione dal ruolo dell'udienza di merito, ma ora l'art. 71 comma 1 del Codice (oggetto sul punto di una modifica da parte del governo) richiama la cancellazione della causa dal ruolo ai fini del termine di perenzione (dovendosi però intendere solo la cancellazione dal ruolo di udienza). Non si può invece statuire sulle spese in caso di rinvio al merito dell'esame della domanda cautelare, con cui la fase cautelare non si chiude ma viene «abbinata» al giudizio di merito e può comportare l'adozione di una ordinanza soprattutto in quei casi in cui non è previsto o richiesto il dispositivo. Per i criteri di liquidazione delle spese nella fase cautelare si rinvia all'art. 26 e alle norme del codice di procedura civile richiamate da tale disposizione. BibliografiaCannada-Bartoli, Sospensione dell'efficacia dell'atto impugnato, in Nss D.I., Torino, 1970, 934; Freni, Procedimento cautelare, in Morbidelli (a cura di), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 612; Paleologo, Il giudizio cautelare amministrativo, Padova, 1971; Sandulli M.A., La tutela cautelare nel processo amministrativo, in federalismi.it, 4 novembre 2009; Satta, Giustizia cautelare, in Enc. dir., Aggiornamento, I, Milano, 1997, 595; Travi, Sospensione del provvedimento impugnato, in Dig. pubbl., XIV, Torino, 1999, 372. |