Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 62 - Appello cautelare1

Roberto Chieppa

Appello cautelare1

 

1. Contro le ordinanze cautelari è ammesso appello al Consiglio di Stato, da proporre nel termine di trenta giorni dalla notificazione dell'ordinanza, ovvero di sessanta giorni dalla sua pubblicazione.

2. L'appello, depositato nel termine di cui all'articolo 45, è deciso in camera di consiglio con ordinanza. Al giudizio si applicano gli articoli 55, comma 2 e commi da 5 a 10, 56 e 57.

3. L'ordinanza di accoglimento che dispone misure cautelari è trasmessa a cura della segreteria al primo giudice, anche agli effetti dell'articolo 55, comma 11.

4. Nel giudizio di cui al presente articolo è rilevata anche d'ufficio la violazione, in primo grado, degli articoli 10, comma 2, 13, 14, 15, comma 2, 42, comma 4, e 55, comma 13. Se rileva la violazione degli articoli 13, 14, 15, comma 2, 42, comma 4 e 55, comma 13, il giudice competente per l'appello cautelare sottopone la questione al contraddittorio delle parti ai sensi dell'articolo 73, comma 3, e regola d'ufficio la competenza ai sensi dell'articolo 16, comma 3. Quando dichiara l'incompetenza del tribunale amministrativo regionale adito, con la stessa ordinanza annulla le misure cautelari emanate da un giudice diverso da quello di cui all'articolo 15, comma 6. Per la definizione della fase cautelare si applica l'articolo 15, comma 8 2.

 

[1]  Articolo inizialmente modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera b), del D.L. 5 ottobre 2018, n. 115.  Successivamente a norma del Comunicato del Ministero della Giustizia 6 dicembre 2018 (in Gazz. Uff. 6 dicembre 2018, n. 284),   il predetto D.L. 115/2018 non è stato convertito in legge nel termine di sessanta giorni.

Note operative

Appello cautelare (notificazione) 30 giorni dalla notificazione dell'ordinanza
60 giorni dalla pubblicazione dell'ordinanza

Inquadramento

La tutela cautelare in appello può riguardare l'appello cautelare proposto avverso l'ordinanza del Tar, che ha deciso su una domanda cautelare o le misure cautelari concedibili in sede di impugnazione di una sentenza del Tar.

L'appello cautelare è disciplinato dall'art. 62 nel Libro II del Codice, trattandosi di un fase incidentale al processo di primo grado; mentre le misure cautelari assentibili in un giudizio di impugnazione sono disciplinate dall'art. 98 nel libro IV.

L'appello cautelare, già ammesso dalla giurisprudenza, era stato codificato per la prima volta dalla legge n. 205/2000.

L'art. 62 ha ridotto i termini dell'appello cautelare, fissandoli in trenta giorni dalla notificazione dell'ordinanza, ovvero in sessanta giorni dalla sua pubblicazione; il termine lungo, ridotto a sessanta giorni, decorre dalla pubblicazione dell'ordinanza, e non dalla comunicazione del deposito dell'ordinanza da parte della segreteria, come avveniva in precedenza.

Il Consiglio di Stato può, in sede di appello cautelare, regolare d'ufficio la competenza, indicando il Tar competente e annullando le misure cautelari eventualmente emanate dal Tar incompetente

L'appello cautelare

Per l'appello avverso le ordinanze cautelari, l' art. 28 l. n. 1034/1971 - l. Tar prevedeva il termine breve di sessanta giorni decorrenti alla rituale notifica dell'ordinanza, e il termine lungo di centoventi giorni dalla comunicazione del deposito dell'ordinanza da parte della segreteria.

Si ricorda che per le domande cautelari proposte in sede di impugnazione di una sentenza del Tar, il termine coincide con quello di proposizione del ricorso, pur potendo ovviamente le istanze cautelare essere presentate anche con separata istanza.

Il Codice ha ridotto i termini dell'appello cautelare, fissandoli in trenta giorni dalla notificazione dell'ordinanza, ovvero in sessanta giorni dalla sua pubblicazione; va notato che il termine lungo, ridotto a sessanta giorni, decorre dalla pubblicazione dell'ordinanza, e non dalla comunicazione del deposito dell'ordinanza da parte della segreteria, come avveniva in precedenza.

L'appello cautelare è in gran parte disciplinato con un rinvio alle disposizioni del giudizio cautelare di primo grado.

Viene richiamato quasi integralmente l'art. 55; il mancato richiamo dei commi 3 e 4 si giustifica con l'impossibilità di configurare una domanda cautelare autonoma o l'istanza di fissazione in relazione alla sola fase cautelare di appello destinata ad esaurire i propri effetti nell'ambito del giudizio di primo grado, di cui costituisce un incidente.

Il mancato richiamo del comma 11 dipende dal fatto che la fissazione del giudizio di merito riguarda il solo ricorso di primo grado, essendo già previsto che, in caso di mancata fissazione dell'udienza, il Consiglio di Stato, se conferma in appello la misura cautelare, dispone che il tribunale amministrativo regionale provveda alla fissazione della stessa con priorità, trasmettendo a tal fine l'ordinanza a cura della segreteria al primo giudice.

Va, inoltre, ricordata la generalizzazione del meccanismo, finora presente nel solo rito ex art. 23-bis l. Tar, in base al quale il giudice, in sede di esame della domanda cautelare, può limitarsi a fissare la trattazione di merito del ricorso quale meccanismo idoneo a risolvere in tutto o in parte le esigenze poste a base della richiesta cautelare.

Nello stesso senso può provvedere il Consiglio di Stato, motivando sulle ragioni per cui ritiene di riformare l'ordinanza cautelare di primo grado; in tal caso, la pronuncia di appello è trasmessa al tribunale amministrativo regionale per la sollecita fissazione dell'udienza di merito.

È, invece, richiamata integralmente la disciplina del decreto monocratico e delle spese.

Per assicurare, che la fissazione dell'udienza di merito avvenga anche qualora il Consiglio di Stato riformi l'ordinanza del Tar, disponendo misure cautelari, è stato previsto che l'ordinanza venga trasmessa, a tal fine, a cura della segreteria al primo giudice.

Il comma 4 dell'art. 62 è di complessa lettura e contiene numerosi rinvii ad altre disposizioni del Codice, che hanno l'effetto di rendere rilevabili d'ufficio le questioni di giurisdizione e di competenza, pur dovendo il giudice sottoporre le questioni al contraddittorio delle parti ai sensi dell'articolo 73, comma 3.

Pertanto, se in sede di appello cautelare il Consiglio di Stato rileva d'ufficio l'incompetenza del Tar adito, il Collegio deve prospettare la questione alle parti per consentire il contraddittorio e, se ritiene l'incompetenza del Tar adito, il Consiglio di Stato la rileva con ordinanza, indicando il Tar competente e annullando le misure cautelari eventualmente emanate dal T.A.R. incompetente.

In sostanza, il Consiglio di Stato può, in sede di appello cautelare, regolare d'ufficio la competenza, indicando il Tar competente e annullando le misure cautelari eventualmente emanate dal Tar incompetente.

In appello non è inoltre stato previsto che l'ordinanza con cui è disposta una misura cautelare, compresa la sospensione della sentenza, fissi la data di discussione del ricorso nel merito.

L'efficacia dell'ordinanza cautelare resa in appello cessa automaticamente con la pubblicazione della sentenza di merito del Tar, che assorbe l'intera fase cautelare e ogni ulteriore questione può essere fatta valere, anche in via cautelare, in sede di impugnazione della sentenza.

Quando il giudice di primo grado abbia adottato una misura cautelare interinale, in relazione alla rimessione alla corte di una q.l.c., il potere di riesame del giudice d'appello deve attestarsi sugli estremi del pregiudizio connesso all'esecuzione del provvedimento amministrativo impugnato (Cons. St. III, n. 5343/2014).

L'art. 119 comma 6, non prefigura un tertium genus di tutela cautelare — oltre quella prevista dall'art. 62 nei confronti delle ordinanze cautelari e dall'art. 98 contro le sentenze del Tar – ma, senza scissione dell'azione impugnatoria, in relazione alla specificità della materia per le quali è previsto il rito abbreviato, assicura l'anticipazione delle strumento cautelare in presenza della sola pubblicazione del dispositivo ( Cons. St. Ad. plen. , n. 8/2014).

La tutela ante causam, infine, non si applica infine al giudizio in appello, come già previsto dall' art. 245 del d.lgs. n. 163/2006.

Con riferimento alla questione della non impugnabilità dei decreti monocratici emessi in primo grado v. il commento all’art. 56.

Bibliografia

Cannada-Bartoli, Sospensione dell'efficacia dell'atto impugnato, in Nss. D.I., Torino, 1970, 934; Freni, Procedimento cautelare, in Morbidelli (a cura di), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 612; Paleologo, Il giudizio cautelare amministrativo, Padova, 1971; Sandulli M.A., La tutela cautelare nel processo amministrativo, in federalismi.it, 4 novembre 2009; Satta, Giustizia cautelare, in Enc. dir., Aggiornamento, I, Milano, 1997, 595; Travi, Sospensione del provvedimento impugnato, in Dig. pubbl., XIV, Torino, 1999, 372.

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