Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 15 - Devoluzione del gettito delle sanzioni pecuniarie

Ines Simona Immacolata Pisano

Devoluzione del gettito delle sanzioni pecuniarie

 

1. Il gettito delle sanzioni pecuniarie previste dal codice è versato al bilancio dello Stato, per essere riassegnato allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per le spese di cui all'articolo 1, comma 309, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni.

Inquadramento

L' art. 15, disp. att. c.p.a. dispone che il gettito delle sanzioni pecuniarie previste dal c.p.a. sia versato al bilancio dello Stato, per essere riassegnato allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per le spese relative al pagamento dei debiti pregressi e al funzionamento degli uffici giudiziari di cui all' articolo 1, comma 309, l. n. 311/2004 e successive modificazioni.

L'ambito applicativo della disposizione fa riferimento esclusivo al caso in cui la comminazione della sanzione pecuniaria sia espressamente prevista dal codice del processo amministrativo.

In proposito, si evidenzia innanzitutto l' art. 26, comma 2, c.p.a. ai sensi della quale «Il giudice condanna d'ufficio la parte soccombente al pagamento di una sanzione pecuniaria, in misura non inferiore al doppio e non superiore al quintuplo del contributo unificato dovuto per il ricorso introduttivo del giudizio, quando la parte soccombente ha agito o resistito temerariamente in giudizio. Al gettito delle sanzioni previste dal presente comma si applica l'articolo 15 delle norme di attuazione» (c.d. “lite temeraria”).

È pacifica la natura sanzionatoria della misura pecuniaria in esame, che tipizza uno dei casi di temerarietà del giudizio e che prescinde da una specifica domanda nonché dalla prova del danno subito, ed il cui gettito, commisurato a predeterminati limiti edittali, è destinato al bilancio della giustizia amministrativa, atteso che lo scopo della norma è quello di tutelare la rarità della risorsa giudiziaria, un bene non suscettibile di usi sovralimentati o distorti, soprattutto a presidio dei casi in cui il suo uso è davvero necessario (Cons. St. V, n. 2852/2017).

Ulteriore ipotesi è prevista dall'art. 123, comma 1, lett.a), c.p.a. in materia di appalti, ai sensi della quale, nei casi di cui all' art. 121, comma 4 e 123 comma 4, c.p.a., la sanzione pecuniaria nei confronti della stazione appaltante, di importo dallo 0,5% al 5% del valore del contratto, inteso come prezzo di aggiudicazione, è versata all'entrata del bilancio dello Stato — con imputazione al capitolo 2301, capo 8 «Multe, ammende e sanzioni amministrative inflitte dalle autorità giudiziarie ed amministrative, con esclusione di quelle aventi natura tributaria» — entro sessanta giorni dal passaggio in giudicato della sentenza che irroga sanzione; decorso il termine per il versamento, si applica una maggiorazione pari ad un decimo della sanzione per ogni semestre di ritardo. La sentenza che applica le sanzioni è comunicata, a cura della segreteria, al Ministero dell'economia e delle finanze entro cinque giorni dalla pubblicazione. Ulteriori sanzioni pecuniarie sono comminate nei casi di inammissibilità o reiezione di una istanza di ricusazione ex art. 18, comma 7 del c.p.a.

La norma ne prevede la vincolata riassegnazione allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, per la loro destinazione alle spese di cui all' art. 1, comma 309, della legge n. 311/2004 come in ultimo modificato dalla legge n. 69 /2009. In tal modo le somme versate per le pene pecuniarie disciplinate dal Codice saranno impiegate per far fronte alle esigenze di funzionamento del Consiglio di Stato e dei Tribunali amministrativi regionali, ivi comprese quelle per lo smaltimento dell'arretrato, analogamente al maggior gettito derivante dal versamento del contributo unificato per le controversie introdotte dinanzi agli organi di giustizia amministrativa (Chieppa).

Per completezza, si evidenzia che il recente d.lgs. n. 37/2016 ha dato attuazione alla decisione quadro 2005/214/Gai relativa al reciproco riconoscimento tra gli Stati UE delle decisioni che applicano sanzioni pecuniarie, in adempimento della legge di delegazione europea per il 2014 (art. 18, l. n. 144/2015). La decisione quadro in oggetto, facente parte di un pacchetto totale di sette relative al c.d. terzo pilastro, mira al miglioramento della cooperazione in ambito giudiziario penale; in particolare quella ora attuata si pone l'obiettivo di garantire la riscossione, da parte dello Stato di residenza, delle sanzioni pecuniarie inflitte a titolo definitivo ad una persona fisica o giuridica da un altro Stato membro. Essa si applica, dunque, a provvedimenti definitivi, non suscettibili di impugnazione.

Bibliografia

Chieppa, Il processo amministrativo dopo il correttivo al codice, Milano, 2012, 818

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