Decreto legislativo - 31/12/1992 - n. 546 art. 26 - Assegnazione del ricorso.

Ernestino Bruschetta

Assegnazione del ricorso12.

1. Il presidente della corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado assegna il ricorso ad una delle sezioni; al di fuori dei casi di cui all'art. 29, comma 1, il presidente della commissione potrà assumere gli opportuni provvedimenti affinché i ricorsi concernenti identiche questioni di diritto a carattere ripetitivo vengano assegnati alla medesima sezione per essere trattati congiuntamente.

[1] Per l'abrogazione del presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 130, comma 1, lettera d), del D.Lgs. 14 novembre 2024, n. 175. Vedi, anche, l'articolo 130, comma 3, del D.Lgs. 175/2024 medesimo.

[2] Per le nuove disposizioni legislative in materia di giustizia tributaria, di cui al presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 26 del D.Lgs. 14 novembre 2024, n. 175.

Inquadramento

La norma esaurisce la sua funzione nel disciplinare l'organizzazione del lavoro della commissione che è interamente affidata al suo presidente. Solo al presidente della commissione spetta infatti — senza apparenti limiti o vincoli di numero e qualità — assegnare i ricorsi alle singole sezioni.

Assegnazione dei ricorsi

Dall'art. 26 l'assegnazione dei ricorsi alle sezioni è attribuita in via esclusiva al presidente della commissione senza alcun apparente limite o vincolo di numero e qualità. Il potere discrezionale di organizzare il lavoro della commissione in questo senso delegato al suo presidente — almeno per come è stata scritta la norma — sembra essere pertanto fuori discussione. E da ciò è stata fatta discendere la pratica conseguenza che l'assegnazione dei ricorsi da parte del presidente della commissione non possa essere in alcun modo contestata e ciò anche se la stessa fosse in contrasto con già instaurate prassi stabilenti la distribuzione alle sezioni in via automatica e predeterminata (Finocchiaro, Finocchiaro, 512). Sennonché rimane il dubbio che la disposizione sia in effetti quella più idonea a dar attuazione al diritto che ciascuno ha di vedere giudicati anche i ricorsi tributari dal giudice naturale precostituito per legge siccome previsto — anche con valenza interna agli uffici giudiziari — dall'art. 25, comma 1, Cost. (Patrone, in Il nuovo processo, a cura di Gilardi, Loi, Patrone, Scuffi, 193).

La Corte costituzionale ha dichiarato manifestamente inammissibile la questione di legittimità che era stata sollevata anche con riferimento all'art. 26. E questo perché la norma che avrebbe dovuto invece censurarsi sarebbe stata quella diversa contenuta l'art. 24, comma 1, lett. f) g) d.lgs. n. 545/1992 che prevede che il consiglio di presidenza della giustizia tributaria — oltre a stabilire «i criteri di massima per la formazione delle sezioni e dei collegi giudicanti» — debba anche stabilire «i criteri di massima per la ripartizione dei ricorsi nell'ambito delle commissioni tributarie divise in sezioni» (Corte cost. n. 309/2007). L'art. 24, comma 1, lett. f)g) d.lgs. 545/1992 è comunque norma che non contempla sanzioni in caso di sua violazione — ferme però quelle «esterne» disciplinari — cosicché potrebbe con riguardo all'art. 26 anche essere replicata la mai smentita giurisprudenza formatasi sull'omologo art. 168-bis c.p.c. che sebbene molto indietro nel tempo ha affermato che i presidenti dei tribunali o delle corti d'appello potevano togliere al giudice istruttore civile il fascicolo già in precedenza assegnatoli (Cass. III, 1197/1996; Cass. III, 11688/1993).

Assegnazione alla medesima sezione di ricorsi «concernenti identiche questioni di carattere ripetitivo»

Stabilisce inoltre l'art. 26 che il presidente della commissione possa «assumere gli opportuni provvedimenti» al fine di assegnare alla medesima sezione «i ricorsi concernenti identiche questioni di diritto a carattere ripetitivo» perché siano «trattati congiuntamente». E ciò anche se i ricorsi di che trattasi — non essendo tra di loro connessi — non possano essere riuniti ai sensi dell'art. 29 (Russo, 473). La dottrina ha evidenziato il carattere discrezionale anche di questa disposizione — che in effetti si esaurisce in una insindacabile valutazione di opportunità lasciata integralmente al presidente della commissione — al fine di consentire con la trattazione congiunta più celeri e uniformi decisioni relativamente a ricorsi cosiddetti seriali che presentano identiche e comunque ripetitive questioni di diritto. Dottrina secondo cui anche la trattazione congiunta sarebbe discrezionale con la conseguenza che la sua mancanza — dopo l'assegnazione presidenziale dei ricorsi seriali — non darebbe luogo a vizi di attività del giudice (Finocchiaro, Finocchiaro, 514; Bartolini, Repregosi, 159).

La forma del provvedimento di assegnazione dei ricorsi

In dottrina è stato affermato — pur in assenza di espressa previsione — che il presidente della commissione deve assegnare i ricorsi con provvedimento avente forma scritta munito di firma (Finocchiaro, Finocchiaro, 512).

Bibliografia

Bartolini, Repregosi, Il codice del nuovo contenzioso tributario, Piacenza, 1996; Finocchiaro, Finocchiaro, Commentario al nuovo contenzioso tributario, Milano, 1996; Gilardi, Loi, Patrone, Scuffi, Il nuovo processo tributario, Milano, 1993; Russo, Manuale di diritto tributario, Milano, 1996.

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