Decreto ministeriale - 23/12/2013 - n. 163 art. 6 - Elezione di domicilio digitale e sue variazioniElezione di domicilio digitale e sue variazioni Art. 6 1. L'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata di cui all'articolo 7, ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, contenuta nel ricorso introduttivo o nell'istanza di reclamo e mediazione notificati tramite PEC, equivale ad elezione di domicilio digitale ai fini delle comunicazioni e notificazioni telematiche. 2. Le variazioni dell'indirizzo di posta elettronica certificata di cui all'articolo 7 sono effettuate con le modalita' tecnico-operative stabilite dal decreto di cui all'articolo 3, comma 3, ed hanno effetto dal decimo giorno successivo a quello in cui siano state notificate alla segreteria della Commissione tributaria e alle parti costituite ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546. 3. Le disposizioni dei commi precedenti si applicano anche nei successivi gradi del processo, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546. InquadramentoIl concetto di domicilio digitale quale luogo unico per le notificazioni e comunicazioni telematiche processuali è l'argomento introdotto dall'art. 6, anticipando, quindi, nel Processo Tributario Telematico l'innovazione in tema di luogo delle notifiche della Pubblica Amministrazione introdotto ai fini della futura Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente — ANPR, dall'art. 3 bis del d.lgs. 7 marzo 2005, n.82. L'articolo pone la specifica che esso dovrà essere un indirizzo di Posta Elettronica Certificata con le caratteristiche indicate dal successivo art. 7 e dovrà essere contenuto nel ricorso introduttivo, o nell'istanza di reclamo e mediazione, notificati a loro volta tramite Posta Elettronica Certificata, quest'ultima evidentemente coincidente con quella eletta a domicilio. L'articolo si completa richiamando le disposizioni del decreto delle regole tecnico-operative per quanto alle modalità di variazione dell'indirizzo connesso al domicilio digitale eletto, la quale, analogamente a quanto fissato per la versione analogica, per avere valore dovrà essere notificata sia alla segreteria della Commissione tributaria che alle altre parti costituite ed avrà effetto a partire dal decimo giorno da cui quest'ultima è stata perfezionata, ex art. 17 del d.lgs. 31 dicembre 1992, n. 546. Sempre come già stabilito dal citato art. 17 per la modalità analogica, le disposizioni in tema di domicilio digitale e relativa variazione si applicheranno anche al grado successivo, se scelte in sede di notifica del ricorso in primo grado. Natura giuridica e ratio legisL'articolo in commento, composto di tre commi, ha natura eminentemente imperativa, in quanto disciplina la delicata questione dell'elezione e variazione del domicilio digitale. In tutte le disposizioni che compongono il testo vengono operate delle clausole di rinvio alle norme primarie ed in particolare al d.lgs. 31 dicembre 1992 n. 546; ancorché inerenti, non vengono operati rinvii alle disposizioni del d.lgs. n. 82/2005 (CAD), del d.P.R. n. 68/2005 (Regolamento PEC), i cui aspetti salienti vengono pressoché testualmente richiamati dal comma secondo del presente articolo. Il comma terzo individua altresì una norma dicoordinamento, attraverso la quale viene estesa l'attuazione di quanto precedentemente previsto anche ai gradi successivi del processo. La ratio della norma, in cui viene inquadrato il principio di equivalenza tra domicilio eletto e domicilio digitale, è quello di ridurre costi e problematiche inerenti le notifiche effettuate mediante le modalità cartacee, assicurando, attraverso l'individuazione di un luogo virtuale di svolgimento delle notifiche, quelle esigenze di certezza, speditezza ed economicità delle comunicazioni rese in via telematica, strettamente collegate con i principi ispiratori dell'applicazione telematica all'ambito processuale. Introduzione del concetto di domicilio digitale per le comunicazioni e notificazioni telematicheSecondo la definizione introdotta dal d.lgs. 7 marzo 2005, n.82 il domicilio digitale corrisponde all'indirizzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato, di cui al Regolamento (UE) 23 luglio 2014 n. 910 del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno — «Regolamento e IDAS», il quale consenta di attestare il momento della ricezione di una comunicazione tra una Pubblica Amministrazione ed i soggetti giuridici e sia basato su standard o norme riconosciute nell'ambito dell'unione europea. L'art. 3-bis del medesimo d.lgs. n. 82/2005 stabilisce, poi, che al fine di facilitare la comunicazione tra pubbliche amministrazioni e cittadino, ognuno di essi ha facoltà di indicare al comune di residenza un proprio domicilio digitale, il quale sarà inserito nella futura Anagrafe nazionale della popolazione residente-ANPR e reso disponibile a tutte le pubbliche amministrazioni e ai gestori o esercenti di pubblici servizi, per costituire il mezzo esclusivo di comunicazione e notifica da parte di questi soggetti con il titolare del domicilio stesso. L'articolo 6 del decreto in commento anticipa l'applicabilità del domicilio digitale, prescrivendone l'obbligatorio utilizzo ai fini processuali per tutte le comunicazioni e notifiche intercorrenti tra le parti e tra esse e la segreteria della Commissione tributaria, se il ricorrente abbia indicato tale indirizzo di posta elettronica certificata nel primo atto introduttivo del ricorso o nell'istanza di reclamo e mediazione. In effetti, per quanto descritto dalla norma nel primo comma dell'articolo, tale domicilio digitale si troverà a coincidere con l'indirizzo di Posta Elettronica Certificata utilizzato per la notifica del ricorso o dell'istanza anzidetti ed esso dovrà rispettare le regole stabilite dal successivo articolo 7, in relazione alle modalità di rilascio ed alla coincidenza, per le specifiche categorie elencate, con quello presente nei pubblici registri INI-PEC ed IPA. Modalità ed effetto delle variazioni di domicilio digitaleIl secondo comma stabilisce le modalità e decorrenza delle variazioni che il titolare del domicilio digitale dovesse voler apportare ad esso, rinviando, per quanto alle modalità di esecuzione, al decreto delle regole tecnico-operative, di cui all'art. 3, comma 3, del Regolamento; se andiamo, però, a leggere il decreto 4 agosto 2015, che il comma richiama, unico punto in cui troviamo un possibile riferimento alla gestione dell'indirizzo di Posta Elettronica Certificata è l'articolo 6, rubricato Notificazioni e Comunicazioni, il quale, a sua volta, rinvia alle modalità tecnico operative stabilite dal decreto direttoriale del 26 aprile 2012 e, finalmente, in quest'ultimo rinveniamo, all'art. 6, le regole con cui la parte processuale può procedere a variare l'indirizzo PEC esposto quale domicilio digitale, quale eventualità successiva rispetto all'indicazione, nel primo atto difensivo. Le ragioni per un cambiamento di indirizzo PEC possono essere molteplici, concretizzate generalmente nella scelta di un nuovo Gestore del Servizio PEC ovvero nella variazione anche parziale del dato testuale del medesimo indirizzo; in ragione di tale modifica e per rendere la stessa nota in ambito processuale, onde evitare la mancata consegna dei messaggi e l'applicazione dei metodi sussidiari di notificazione delle comunicazioni, si rende necessaria la previsione di uno strumento che consenta il tempestivo aggiornamento dei dati. Tale strumento, secondo il decreto citato del 2012, consiste nella dichiarazione, resa dalla parte e comunicata alla Segreteria della Commissione Tributaria ed alle parti costituite, in cui viene evidenziata la circostanza dell'intervenuta variazione dell'indirizzo PEC, con contestuale richiesta di aggiornamento del relativo dato nel fascicolo di riferimento. La norma, come anche esplicitamente richiamato nel secondo comma dell'articolo 6 del Regolamento in commento, precisa che la dichiarazione di variazione dell'indirizzo PEC non risulta efficace immediatamente, ma fissa un termine di giorni dieci che devono decorrere compiutamente dalla data di notifica della richiesta di variazione in Segreteria ed alle parti, affinché la stessa possa produrre effetto. Tale termine, così come specificato, pone il problema, per la parte che si avvalga della comunicazione di variazione, di avere attenzione alla data di effettiva notifica ai singoli soggetti che il comma anzidetto prevede, in quanto i dieci giorni previsti devono essere decorsi per ognuno di essi in particolare, nel caso in cui la notifica si fosse perfezionata in date diverse per la segreteria e per le altre parti, occorrerà calcolare il decorso dei dieci giorni anch'esso differito per essere certo di utilizzare in modo valido il nuovo indirizzo PEC connesso al Domicilio Digitale processuale. Estensione ai gradi successiviIl terzo comma, come già detto, si limita a riprodurre la disposizione contenuta anche per la modalità processuale analogica nell'art. 17, comma 2, del d.lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, per cui se la variazione di domicilio digitale venga effettuata nel corso del primo grado di giudizio, essa sarà valevole anche nei gradi successivi del processo. BibliografiaChindemi-Parente, Guida pratica al Processo Tributario Telematico, Milano, 2016; Melis-Salvini (a cura di) Il processo tributario telematico: l'introduzione delle nuove tecnologie informatiche e telematiche nel contenzioso tributario, Roma, 2013. |