Decreto ministeriale - 23/12/2013 - n. 163 art. 7 - Indirizzo di posta elettronica certificataIndirizzo di posta elettronica certificata Art. 7 1. L'indirizzo di posta elettronica certificata, le cui credenziali di accesso sono state rilasciate previa identificazione del titolare ai sensi dell'articolo 65, comma 1, lett. c) bis, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e' quello dichiarato dalle parti nel ricorso o nel primo atto difensivo ed e' riportato nella nota di iscrizione a ruolo. 2. Per i professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato, l'indirizzo di posta elettronica certificata di cui al comma 1 deve coincidere con quello comunicato ai rispettivi ordini o collegi, ai sensi dell'articolo 16, comma 7, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, pubblicato nell'INI-PEC. 3. Per i soggetti di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 31 dicembre 1992 n. 546, abilitati all'assistenza tecnica dinanzi alle Commissioni tributarie, l'indirizzo di posta elettronica certificata di cui al comma 1 deve coincidere con quello rilasciato da un gestore in conformita' a quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005, n. 68, previa identificazione del soggetto medesimo. 4. Per le societa' e le imprese individuali iscritte nel registro delle imprese, l'indirizzo di posta elettronica certificata di cui al comma 1 deve coincidere con quello comunicato al momento dell'iscrizione, ai sensi dell'articolo 16 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2 e dell'articolo 5 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, pubblicato nell'INI-PEC. 5. Per gli enti impositori, l'indirizzo di posta elettronica certificata di cui al comma 1 e' quello individuato dall'articolo 47, comma 3, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, pubblicato nell'IPA. 6. Fermo restando quanto stabilito al comma 1 dell'articolo 6, al fine di garantire l'invio delle notificazioni e delle comunicazioni mediante posta elettronica certificata, in caso di errata indicazione dell'indirizzo di PEC negli atti difensivi, possono, altresi', essere utilizzati gli elenchi di cui all'articolo 16, commi 6 e 7 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, con le modalita' di cui all'articolo 6, comma 1-bis, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, consultabili nell'INI-PEC. 7. Gli indirizzi di PEC degli uffici di segreteria delle Commissioni tributarie, utilizzati per le comunicazioni di cui al presente decreto, oltre che nell'IPA, sono pubblicati sul portale internet indicato nel decreto di cui all'articolo 3, comma 3. InquadramentoL'articolo 7 del presente Regolamento riproduce, in modo pressoché integrale, l'articolo 5 del Decreto Ministeriale 26 aprile 2012, rubricato «Indirizzo di PEC», ed effettua la trattazione circa gli indirizzi di PEC delle parti, dei difensori, degli Enti Impositori e degli Uffici di Segreteria, dai medesimi utilizzabili nelle comunicazioni di cui all'art. 16 bis del d.lgs. n. 546/1992, e vengono altresì fissati i criteri per il regolare reperimento degli indirizzi stessi. Conseguentemente viene dato risalto alla piena conoscibilità degli indirizzi PEC, i quali vengono collocati in regime di assoluta trasparenza, dovendo, per tutti i soggetti anzidetti, risultare adeguatamente pubblicizzato in elenchi, liberamente disponibili al pubblico e la cui consultazione avviene in maniera rapida e senza assunzione di oneri da parte del richiedente. Come osservato in dottrina (Sacchetto, PEC, notifica del ricorso/appello e comunicazioni delle Segreterie (PTT», in ilprocessotelematico.it, 2016), ai fini della regolarità della notifica, l'indirizzo PEC deve essere necessariamente tratto da tali appositi registri tenuti dalla Pubblica Amministrazione, quali INIPEC o IPA. La necessità di imporre la coincidenza del domicilio digitale degli anzidetti soggetti con quelli esposti nei pubblici registri diviene chiara con la disposizione che rinveniamo nel sesto comma dell'articolo 7, ove si specifica che le Segreterie delle Commissioni Tributarie, in caso di errata indicazione dell'indirizzo PEC negli atti difensivi, sono autorizzati ad utilizzare validamente quelli contenuti nei pubblici elenchi dianzi richiamati. La norma in commento si occupa anche di escludere dal novero di quelli utilizzabili come domicilio digitale, così qualificato ai sensi del rinvio compiuto dal precedente articolo, gli indirizzi di Posta Elettronica Certificata che non risultassero rilasciati ai sensi dell'art. 65, comma 1, lettera c) bis, del d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82, ossia quelli le cui credenziali di accesso non siano state rilasciate previa identificazione del titolare, anche per via telematica, e ciò sia attestato dal gestore del sistema nel messaggio o in un suo allegato. Natura giuridica e ratio legisL'articolo in commento si articola su sette commi in cui vengono esplicitati gli aspetti principali connessi all'individuazione degli indirizzi PEC delle parti, dei difensori, degli Enti e degli Uffici di Segreteria da utilizzarsi ai fini del Processo Tributario Telematico. Le norme ivi contenute hanno una natura giuridica mista, poiché in parte impongono il comportamento da tenersi a cura delle parti (natura imperativa) ed in parte descrivono una situazione fattuale (natura descrittiva) attraverso tecniche di rinvio. Il comma primo risulta di particolare rilevanza, poiché fissa il criterio, assolutamente prioritario nel PTT, di preventiva identificazione del soggetto titolare dell'indirizzo PEC, imponendo che l'indirizzo, espressamente verificato nelle maniere previste dal CAD, sia anche quello utilizzato nel processo e dichiarato negli atti difensivi. Il secondo ed il terzo comma impongono l'onere per professionisti e difensori non iscritti all'Albo di servirsi di indirizzo di PEC comunicato al proprio Ordine o comunque adeguatamente verificato dal gestore. Il quarto comma ed il quinto comma individuano l'indirizzo di PEC, onerando i soggetti iscritti al Registro Imprese e gli Enti Impositori di utilizzare i medesimi indirizzi oggetto di iscrizione rispettivamente agli indirizzi INIPEC ed IPA, la cui menzione è eminentemente descritta e sulla cui gestione viene operato rinvio espresso. Il sesto comma opera un criterio sussidiario indicando il requisito fruibile in caso di erronea indicazione dell'indirizzo, attribuendo la facoltà di utilizzare i registri previsti dall'INIPEC, la cui trattazione viene formulata in maniera descrittiva ed attraverso una clausola di rinvio. L'ultimo comma individua infine gli indirizzi di Segreteria ed impone l'utilizzo dell'IPA, con indicazione suppletiva su altro portale internet, definito in maniera descrittiva e con clausola di rinvio. La ratio delle norme di inquadramento dell'indirizzo PEC utilizzabile si pone in stretto contatto con i principi ispiratori del PTT ed in particolare con le garanzie di sicurezza retrostanti all'intero percorso di informatizzazione dell'attività giudiziaria. Dalla lettura coordinata del presente articolo con l'Epigrafe, emerge come sia stata sentita in maniera intensa, per ragioni di garanzia dei dati immessi e per la sicurezza del sistema nel suo insieme, l'esigenza della previa identificazione del titolare dell'indirizzo PEC, così da poter attribuire paternità del medesimo indirizzo, certezza circa l'identità dei soggetti abilitati all'accesso al SIGIT e tracciabilità circa l'attività da questi svolta. L'Indirizzo di Posta Elettronica Certificata
Ammesso quale domicilio digitale se il titolare risulti univocamente identificato Abbiamo già evidenziato come l'articolo in commento formuli la disciplina relativa alla qualificazione ed individuazione dell'indirizzo PEC eleggibile ai fini delle comunicazioni e delle notificazioni, ma in effetti il primo comma, per effetto dello specifico rinvio ad esso operato dal precedente articolo 6, fissa, quale criterio di assoluto rilievo, la sua coincidenza con il domicilio digitale dichiarato ai fini processuali, con la ulteriore specificazione che le credenziali di accesso della PEC debbano essere rilasciate previa identificazione del titolare; tale aggiunta intende portare l'attenzione sulla questione dell'autenticità ed ascrivibilità dell'indirizzo PEC ad un soggetto adeguatamente individuato e verificato, esigenza particolarmente sentita in ambito PTT e caratterizzante il medesimo. In ambito di Processo Tributario, tale concetto è stato espressamente ripreso e testualmente introdotto nell'art. 16-bis comma 4 del d.lgs. n. 546/1992 in seguito al d.lgs. n. 156/2015, venendo così integrato nella fonte basilare del diritto tributario processuale. In dottrina (Fedele, Domicilio Digitale, in ilprocessotelematico.it, 2016) è stato osservata una stretta interrelazione tra il sistema PEC ed il domicilio digitale e che il medesimo abbia segnato «l'evoluzione del concetto base di «domicilio» già intrinsecamente legato ad un'ubicazione fisica, verso la sua virtualizzazione mediante l'individuazione di un recapito telematico, assistito da determinate garanzie di affidabilità che ne rendano vantaggiosa l'utilizzazione nelle comunicazioni»; in tal maniera, offrendosi «garanzie in ordine all'identità degli autori della comunicazione, all'invio ed alla ricezione dei messaggi ed al riferimento temporale» viene assicurata l'autenticità del messaggio e si realizza in maniera valida ed efficace l'equivalenza tra trasmissione di un documento informatico a mezzo PEC e la notificazione a mezzo posta; di conseguenza la PEC risulta lo strumento privilegiato per lo sviluppo del domicilio digitale, luogo virtuale in grado di effettivamente «agevolare le comunicazioni anche in campo giudiziario». Pertanto, secondo il primo comma in esame, a prescindere del soggetto di riferimento, potrà essere utilizzato come domicilio digitale processuale unicamente quell'indirizzo di Posta Elettronica Certificata rilasciato ai sensi dell'art. 65, comma 1, lettera c) bis, del d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82, ossia quello le cui credenziali di accesso siano state rilasciate previa identificazione del titolare, anche per via telematica, e ciò sia attestato dal gestore del sistema nel messaggio di rilascio o in un suo allegato, ma risulti dimostrabile a richiesta di chi ne abbia interesse o titolo, e con esclusione di registrazioni contenenti acronimi o nomi di fantasia. Individuazione degli indirizzi eleggibili per le parti processuali e per gli uffici di segreteria Nei successivi commi viene ulteriormente precisato che, oltre alla estensione ai soggetti abilitati all'assistenza tecnica dinanzi alle Commissioni Tributarie della preclusione di cui al primo comma in ordine al possesso di indirizzi Posta Elettronica Certificata non rilasciati previa identificazione del titolare, per particolari figure o categorie, presenti come parti processuali, gli indirizzi di Posta Elettronica Certificata dovranno altresì coincidere con quelli comunicati ai sensi dell'art. 16 del d.l. 29 novembre 2008, n. 185 o individuati dall'art. 47, comma 3, del d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82. In particolare viene previsto che i professionisti iscritti ad un Albo non possano indicare un indirizzo PEC qualsiasi, laddove ne dispongano di plurimi, ma occorre che esso sia espressamente quello comunicato al proprio Ordine di appartenenza, mentre per quanto alle società, le stesse sono onerate di indicare il medesimo indirizzo comunicato all'atto dell'iscrizione al Registro Imprese. Uno dei motivi che ha indotto il legislatore ad obbligare all'uso esclusivo degli indirizzi anzidetti possiamo ritrovarlo nella duplice verifica, per altro svolta in maniera periodica e continua, circa identità e qualità dei soggetti possessori di indirizzo PEC, effettuata da parte dei Gestori dei Pubblici Elenchi e degli Ordini Professionali e del Registro Imprese, la quale pare consona ad assicurare e mantenere quelle esigenze di effettività, sicurezza e certezza, intrinseche al sistema PEC. Il comma 5 viene dedicato agli Enti Impositori, i cui indirizzi, emessi in accordo con il d.lgs. n. 82/2005,, risultano dall'Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA), gestito dall'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID) ed in cui confluiscono, previa verifica ed aggiornamento, i dati delle Pubbliche Amministrazioni, ivi compresi i dati per la Fatturazione Elettronica; al riguardo, rileviamo una significativa delimitazione al luogo dove reperire tale indirizzo, rispetto alla analoga previsione operata dall'art. 5 del d.m. 26 aprile 2012, in quanto risulta rimossa la dicitura «l'indirizzo di PEC ... è consultabile anche su IndicePA (IPA)» che diviene «l'indirizzo di PEC è quello individuato dal d.lgs. n. 82/2005, pubblicato nell'IPA», senza offrire alternative, che in realtà avrebbero reso più arduo il compito di reperire l'indirizzo corretto per lo svolgimento delle notifiche. Il sesto comma rende manifesta l'intenzione della norma contenuta nei commi precedenti, in quanto in esso si specifica che, al fine di garantire l'invio delle notificazioni e delle comunicazioni mediante Posta Elettronica Certificata, in caso di errata indicazione di tale indirizzo negli atti difensivi, possono essere validamente utilizzati gli elenchi dianzi richiamati. Anche per l'anzidetta disposizione rileviamo una restrizione rispetto alla analoga norma contenuta nel citato d.m. del 2012, nel comma 4 del quale, difatti, il criterio sussidiario di utilizzo dei pubblici elenchi è ammesso anche in presenza della omessa indicazione dell'indirizzo di Posta Elettronica Certificata negli atti difensivi; l'eliminazione del termine si giustifica essendo stata l'omissione parificata a condotta colposa e negligente ed espressamente sanzionata dalle norme con il raddoppio del CUT dovuto, anche se tale disposizione risulta di fatto abrogata a seguito della analoga abrogazione del comma 1-bis dell'art. 16 del d.lgs. n. 546/1992, effettuata dal d.lgs. 24 settembre 2015, n. 156, a decorrere dal 1 gennaio 2016. Con riferimento invece all'individuazione degli indirizzi PEC delle Segreterie, onde consentire senza dubbi la trasmissione del messaggio al soggetto effettivamente deputato ad inviarlo, l'ultimo comma dell'articolo in commento opera un'inversione dei requisiti di pubblicazione, rispetto a quelli previsti dal già citato d.m. del 2012; non si ha più una priorità del portale internet del MEF rispetto al Registro IPA, ma viene espressamente indicato che la pubblicazione avviene, oltre che sull'IPA anche sul portale internet ministeriale. BibliografiaChindemi-Parente, Guida pratica al Processo Tributario Telematico, Milano, 2016; Melis-Salvini (a cura di) Il processo tributario telematico: l'introduzione delle nuove tecnologie informatiche e telematiche nel contenzioso tributario, Roma, 2013. |