Diritto di controllo anche per il socio ex amministratore di s.r.l.

19 Marzo 2018

Il socio ex amministratore di S.r.l., che in precedenza non abbia avanzato riserve o contestazioni sulla gestione della società, ovvero abbia votato a favore dell'approvazione dei bilanci di esercizio, o ancora non abbia impugnato le relative delibere di approvazione, preserva comunque il pieno diritto di accesso alla documentazione sociale in base ai poteri di controllo ad esso conferiti dall'art. 2476, comma 2, c.c.
Massima

Il socio ex amministratore di S.r.l., che in precedenza non abbia avanzato riserve o contestazioni sulla gestione della società, ovvero abbia votato a favore dell'approvazione dei bilanci di esercizio, o ancora non abbia impugnato le relative delibere di approvazione, preserva comunque il pieno diritto di accesso alla documentazione sociale in base ai poteri di controllo ad esso conferiti dall'art. 2476, comma 2, c.c., sia a tutela dei propri diritti che nell'interesse della società.

Il caso

La Alfa S.r.l, in qualità di socio ex amministratore della Beta S.r.l., agiva ex art. 700 c.p.c., per ottenere l'accesso a tutti i documenti e le informazioni sulla gestione e sull'andamento dell'attività sociale, richiedendo al giudice sia di ordinare alla Beta S.r.l. di mettere a disposizione di un proprio professionista di fiducia qualsiasi documento attinente all'attività di gestione, sia di disporre che la società fissasse nuovi accessi per adempiere al proprio obbligo anche in futuro.

Le questioni

Le questioni giuridiche sottoposte e risolte dalla pronuncia in rassegna sono essenzialmente due.

In primo luogo, il Tribunale adito ha analizzato l'esercizio del diritto di controllo di cui all'art. 2476, comma 2, c.c. da parte del socio ex amministratore, ricostruendone la natura giuridica, i presupposti applicativi e le modalità di attuazione, che devono essere commisurate ai principi di correttezza e buona fede e al divieto di abuso del diritto.

A tal fine, si è soffermato sia sulla contesta configurabilità del diritto di controllo anche in capo al socio ex amministratore per quanto concerne gli atti e i documenti relativi al periodo in cui quest'ultimo era stato in carica, sia sulla esistenza di limiti a tale diritto di controllo, anche se non positivizzati o statutariamente previsti, qualora questo venisse esercitato solamente per porre in essere degli ostacoli all'attività sociale.

In secondo luogo, il giudice romano ha valutato la possibilità di agire in via cautelare ex art. 700 c.p.c. per addivenire alla tutela e all'esercizio del diritto in esame, spiegando e analizzando l'esplicazione nel caso concreto dei canonici requisiti del fumus bonis iurus e del periculum in mora.

Le soluzioni giuridiche

Prima di addentrarci nell'analisi delle soluzioni offerte dal Tribunale di Roma alle questioni giuridiche precedentemente esposte, appare opportuno chiarire e approfondire il diritto di controllo enunciato nell'art. 2476, comma 2, c.c..

La riforma del diritto societario del 2003 ha operato una profonda e incisiva modifica dell'istituto in esame, il quale era precedentemente molto più circoscritto e limitato.

Il previgente art. 2489 c.c. prevedeva, infatti, in capo al socio non amministratore di S.r.l. priva del collegio sindacale, solamente il diritto di avere dagli amministratori notizie circa lo svolgimento degli affari sociali e di avere accesso al libro dei soci, a quello delle adunanze e delle deliberazioni assembleari.

Il legislatore, perseguendo l'obiettivo di favorire un controllo di tipo interno della gestione societaria e lo scopo di tutelare in maniera più efficace la posizione dei soci che non partecipano all'amministrazione, ha deciso di innovare e modificare sia i presupposti sia lo spettro delle facoltà e dei poteri in capo al socio.

Attualmente, il diritto di controllo si esplica in due categorie di poteri:

1) il diritto all'informazione sociale, consistente nella possibilità di richiedere agli amministratori, senza alcuna formalità, in qualunque momento e in assenza di limiti temporali, notizie circa l'andamento degli affari;

2) il diritto di consultazione, cioè la facoltà di prendere visione e di estrarre copia di tutti i libri sociali ed i documenti relativi all'amministrazione, anche tramite un professionista di propria fiducia.

L'orientamento dottrinale maggioritario e la giurisprudenza configurano la fattispecie in esame come un diritto di natura potestativa, poiché al diritto-potere sussistente in capo al socio corrisponde un vero e proprio obbligo di provvedere nei confronti degli amministratori, il cui inadempimento potrebbe determinare conseguenze civili, penali e amministrative.

Questa “nuova” figura giuridica ha suscitato alcuni problemi, sia teorici che applicativi.

Pertanto, il Tribunale di Roma ha effettuato un'accurata analisi della fattispecie, soffermandosi in particolare sulla questione della legittimazione attiva e sulla possibilità di conformare il diritto potestativo del socio ai principi generali di buona fede e correttezza, perseguendo la finalità di scongiurare un eventuale abuso del diritto di controllo.

In primo luogo, il Tribunale ha ricordato che le uniche condizioni, necessarie ma anche sufficienti, richieste dalla legge perché si possa attribuire al richiedente il diritto di controllo ex art. 2476, comma 2, c.c. sono la qualifica di socio, a prescindere dall'entità della quota sottoscritta di capitale sociale, e la non partecipazione attuale all'amministrazione.

Corollario applicativo è che la legittimazione attiva sussiste anche in capo al socio ex amministratore: l'unico limite esistente riguarda l'attualità della funzione gestoria, la quale rende “inutile” l'esistenza del diritto di controllo, in quanto il socio amministratore è di per sé informato dell'andamento dell'attività sociale, stante la sua carica e l'esercizio delle sue funzioni (cfr., in senso conforme Trib. Bari, 24 gennaio 2012).

Una delle motivazioni per le quali è previsto il diritto di controllo dei soci non amministratori è la sua connessione e strumentalità con l'azione di responsabilità promovibile contro gli amministratori. Da ciò discende che l'approvazione del bilancio, come non comporta il venir meno della responsabilità degli amministratori, così non priva i soci della possibilità di esercitare il controllo sugli atti ad esso relativi, stante la probabile necessità di doverli consultare per poter accertare eventuali atti di mala gestio.

In seconda battuta, nella sentenza in esame, il Collegio giudicante ha ricordato e ribadito l'orientamento della prevalente giurisprudenza di merito relativo alle restrizioni in ordine al diritto di controllo.

Il socio non amministratore di S.r.l., in ossequio ai canoni di buona fede e correttezza, deve astenersi dall'esercitare i poteri di cui all'art. 2476, comma 2, c.c., se da tale attività possa derivare un nocumento o un danno alla società e al regolare svolgimento dell'attività d'impresa. In tal caso, il socio deve astenersi dall'effettuare un'ingerenza nell'attività degli amministratori o deve esercitare il proprio diritto con modalità adeguate a non turbare il regolare svolgimento dell'attività sociale.

Nell'ipotesi in cui il socio, mosso da finalità ostruzionistiche, adoperi le facoltà concesse dalla legge al solo scopo di ostacolare l'operato degli amministratori, sussiste un vero e proprio obbligo in capo agli stessi di rifiutare di adempiere, stante la loro responsabilità nei confronti della società per indebito uso delle informazioni.

In altri termini, in base al divieto di abuso del diritto, l'ordinamento non fornisce tutela al socio che decida di esercitare il diritto di controllo con modalità tali da recare intralcio alla gestione, da svantaggiare la società nei confronti delle imprese concorrenti oppure nel caso in cui la sua richiesta sia stata mossa da finalità puramente emulative, vessatorie e antisociali.

Dopo aver esaminato le questioni di carattere sostanziale, il Tribunale prosegue con la disamina delle condizioni richieste dall'ordinamento per poter agire in via cautelare ex art. 700 c.p.c., cioè la coesistenza del fumus bonis iuris e del periculum in mora.

Per poter richiedere un provvedimento d'urgenza risulta necessario dimostrare sia la verosimile esistenza del diritto sia il fondato motivo per il quale sia necessario provvedere in tempi ristretti, visto il pericolo che il diritto rimanga insoddisfatto qualora si agisca in via ordinaria (cfr., in senso conforme Trib. Milano, 29 settembre 2015 e Trib. Milano, 08 ottobre 2015).

Nel caso posto all'attenzione dei giudici romani entrambi i requisiti risultano soddisfatti: tuttavia, la società, pur in assenza di condotte emulative o meramente antisociali, ha rifiutato di adempiere alla richiesta di consultare i libri sociali sollevata da un socio non attualmente amministratore, precludendogli la possibilità di addivenire a iniziative, sia interne che giudiziarie, atte a tutelare i propri interessi.

Conclusioni

La prevalente giurisprudenza di merito, fra cui possiamo annoverare la pronuncia in rassegna, riconosce tout court al socio ex amministratore di S.r.l. sia il diritto ad essere informato sull'andamento dell'attività sociale sia il diritto a consultare, anche mediante un proprio professionista di fiducia, i libri contabili e i documenti relativi all'amministrazione.

A tal fine, il potere di controllo può essere esercitato anche in via d'urgenza, ex art. 700 c.p.c., previa prova dell'esistenza del fumus bonis iuris e del periculum in mora.

In ogni caso, il diritto in parola deve essere esercitato nel rispetto dei principi di buona fede e correttezza, dacché la richiesta di informazioni o di consultazione di libri contabili e documenti orientata al solo scopo di ostacolare l'attività sociale non è tutelabile, legittimando sine dubio gli amministratori a non adempiervi.

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