Codice Penale art. 593 bis - Interruzione colposa di gravidanza 1

Maria Teresa Trapasso

Interruzione colposa di gravidanza1

[I]. Chiunque cagiona a una donna per colpa l'interruzione della gravidanza è punito con la reclusione da tre mesi a due anni.

[II]. Chiunque cagiona a una donna per colpa un parto prematuro è punito con la pena prevista dal primo comma, diminuita fino alla metà.

[III]. Nei casi previsti dal primo e dal secondo comma, se il fatto è commesso con la violazione delle norme poste a tutela del lavoro la pena è aumentata. 

 Competenza: Trib. monocratico

 Arresto: non consentito

 Fermo: non consentito

 Custodia cautelare in carcere: non consentita

 Altre misure cautelari personali: non consentite

 Procedibilità: d’ufficio

Inquadramento

Con la previsione di cui all'art. 593-bis il legislatore delegato (art. 2, lett. e, d.lgs. n. 21/2018) ha trasferito la previsione originariamente prevista nell'art. 17 l. n. 194/1978 che punisce l'interruzione di gravidanza non consensuale colposa.

Per tale fattispecie (unitamente a quella ora contenuta nell'art. 593-ter , “Interruzione di gravidanza non consensuale”), si è prevista l'introduzione di un nuovo Capo - I-bis del Titolo XII del libro II del codice penale, collocato dopo i delitti contro la vita e l'incolumità personale - rubricato “Dei delitti contro la maternità

L'intendimento che ha animato il legislatore (come ha spiegato nella Relazione allo Schema di d.lgs.) nella decisione di trasferire nel codice penale la disposizione di cui all'art. 17 l. n. 194/1978, è stato quello del rafforzamento della salvaguardia dei soggetti deboli, nel caso di offesa alla donna - ed in particolare alla sua integrità fisica e al suo progetto di maternità - e al nascituro.

In tal senso il disvalore preso in considerazione nel provvedimento normativo di cui al d.lgs. n. 21/2018 appare del tutto eterogeneo rispetto a quello sotteso alle fattispecie criminose di aborto consensuale ma illecito, che rimane invece all'interno della legge speciale.

Soggetti

L’interruzione colposa di gravidanza è un reato comune, che può essere commesso da “chiunque”.

In sede interpretativa si è esclusa la possibilità di annoverare la gestante quale soggetto attivo del reato (Dolcini-Gatta, 2067).

Materialità

La fattispecie prevede due ipotesi: l'una – l'interruzione di gravidanza – più grave; l'altra – l'aver determinato un parto prematuro - punita meno gravemente, entrambe reati a forma libera.

Il reato è integrato dalla condotta colposa che, comportando l'interruzione del normale e completo ciclo fisiologico della gravidanza, determini pericolo per la salute della gestante o del nascituro, senza che assuma rilevanza la distinzione tra parto prematuro e parto pretermine. (Cass.IV, n. 11703/2021; la Corte ha ritenuto immune da censure la sentenza che aveva ritenuto sussistente il reato in una fattispecie in cui il parto, indotto da un sinistro stradale, non garantendo certezza sulla maturità polmonare e fetale del nascituro, aveva determinato un pericolo per la salute della gestante e del feto, sebbene il neonato non avesse presentato particolari sofferenze o patologie alla nascita).

Nel caso in cui il reato sia realizzato nella forma omissiva, la qualifica di “garante” è stata riconosciuta in sede di legittimità anche in capo al medico curante esterno rispetto alla struttura ospedaliera nella quale la gestante era stata ricoverata (Cass. V, n. 5581/2014).

Elemento psicologico

Il delitto è punito a titolo di colpa.

Nel caso in cui il soggetto attivo sia un esercente la professione sanitaria, trovano applicazione i criteri in materia di ascrizione colposa dell'evento descritti dall'art. 590-sexies, comma 2 (che , nelle ipotesi di responsabilità per imperizia, esclude la responsabilità penale nel caso in cui siano state rispettate le linee-guida – o le c.d buone pratiche – e le stesse fossero adeguate alla specificità del caso concreto).

In sede di legittimità si è osservato come, la prevedibilità dell'evento, ai fini dell'addebito a titolo di colpa, debba essere valutato tenendo conto di tutti gli elementi del fatto tipico e vada escluso laddove non sia ravvisabile alcun elemento noto da cui possa inferirsi la concreta possibilità di una simile evenienza (Cass. IV, n. 25552/2017).

Forme di manifestazione

È previsto un aggravamento di pena per entrambe le ipotesi di cui al comma 1 e 2, nel caso in cui le condotte descritte siano commesse con violazione delle norme a tutela del lavoro (in ciò uniformandosi a quanto previsto per i casi di lesione o omicidio laddove realizzati colposamente, si v. artt. 589, cpv, 590, comma 3). In sede interpretativa si è osservata la necessaria ricorrenza del nesso causale tra la violazione delle norma inerente la tutela del lavoro e l'interruzione di gravidanza (Galli, 288)

Rapporti con altri reati

Il criterio distintivo tra la fattispecie di interruzione colposa della gravidanza e quella di omicidio colposo si individua nell'inizio del travaglio e, dunque, nel raggiungimento dell'autonomia del feto. (Fattispecie nella quale, ai fini dell'integrazione del reato di omicidio colposo, è stato ritenuto che la morte era sopraggiunta a travaglio iniziato quando il feto, benché ancora nell'utero, aveva raggiunto una propria autonomia con la rottura del sacco contenente il liquido amniotico, Cass. IV, n. 7967/2013 ).

Qualora oltre all'interruzione della gravidanza vengano cagionate alla gestante delle lesioni personali colpose, si configura il concorso di reati.

Casistica

Risponde del reato di aborto colposo il ginecologo che, in presenza di una grave sofferenza fetale, non interviene con un parto cesareo per anticipare la nascita del bambino, ma rinvia la gestante ad un ulteriore approfondimento diagnostico in cui viene, poi, riscontrata la morte del feto (in sede di legittimità si è infatti ritenuto come il decesso intrauterino del feto vada posto in stretto nesso di causalità con il comportamento gravemente colposo del medico che - per imprudenza e imperizia - non abbia correttamente interpretato la portata patologica dei tracciati che avevano evidenziato la sofferenza fetale, omettendo così di disporre il ricovero della partoriente per sottoporla ad immediato cesareo che avrebbe consentito la nascita di un bimbo vivo, Cass. V, n. 44155/2008).

La condotta dell'ostetrica che, incaricata di eseguire un "tracciato cardiotocografico" all'esito del quale si evidenzi un'anomalia cardiaca del feto, ometta di informare tempestivamente il medico di turno, integra il reato in commento, in quanto la violazione della regola cautelare, consistente nella richiesta di intervento immediato del sanitario, ha cagionato o contribuito significativamente a cagionare l'evento morte (Cass. V, n. 20063/2014).

Profili processuali

Il delitto è procedibile d’ufficio.

La competenza è del Tribunale Monocratico.

Non è consentito né l’arresto, né il fermo, né la misura cautelare in carcere, né le altre misure cautelari personali.

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