Codice Civile art. 48 - Curatore dello scomparso.

Luca Stanziola

Curatore dello scomparso.

[I]. Quando una persona non è più comparsa nel luogo del suo ultimo domicilio [43] o dell'ultima sua residenza [43 2] e non se ne hanno più notizie, il tribunale dell'ultimo domicilio o dell'ultima residenza, su istanza degli interessati o dei presunti successori legittimi o del pubblico ministero [69 c.p.c.], può nominare un curatore che rappresenti la persona in giudizio o nella formazione degli inventari e dei conti e nelle liquidazioni o divisioni in cui sia interessata, e può dare gli altri provvedimenti necessari alla conservazione del patrimonio dello scomparso [721 c.p.c.; 206 ss., 834 ss. c. nav.].

[II]. Se vi è un legale rappresentante, non si fa luogo alla nomina del curatore. Se vi è un procuratore, il tribunale provvede soltanto per gli atti che il medesimo non può fare.

Inquadramento

La disciplina normativa contenuta negli articoli che seguono, risponde all'evidente esigenza di assicurare la corretta conservazione e gestione del patrimonio di chi si sia allontanato senza motivo dal proprio domicilio o dalla propria residenza, senza lasciare tracce ovvero, per usare la terminologia di cui all' art. 48, comma 1, c.c. , di cui «non se ne hanno più notizie», sicché, pur non essendo certa la sua morte, rimane incerta la sua stessa esistenza.

Può dirsi, quindi, che la scomparsa è un fatto giuridico che si identifica nell'irreperibilità di una persona di cui si sono perdute le tracce per un periodo di tempo superiore a quello comunemente giustificato dai normali allontanamenti per ragioni di lavoro, di salute o di svago (Bianca,257). Al riguardo, vi è chi (Rescigno, 461) pone in risalto il requisito dell'ignoranza circa l'esistenza della persona, rispetto all'ignoranza del luogo in cui essa si trova, arg. ex artt. 49 e 58 c.c..

La dottrina (Rescigno, 1366) parla, in questo caso, di «morte giuridica» che, contrapposta a quella «naturale», comprende, oltre alle ormai superate ipotesi di morte civile (e cioè della privazione della capacità giuridica, anche per chi fosse in vita), le ipotesi presunte di commorienza (qualora sia incerto il momento della morte, essendo però certo l'evento infausto: si veda il commento sub art. 4 c.c. ) e di morte presunta (se sia incerta la stessa esistenza del soggetto). Presunzioni che rispondono all'evidente esigenza «di ovviare alle incertezze venutesi a determinare nella sfera dei rapporti facenti capo alla persona scomparsa» (Sgroi, 110), esigenza particolarmente avvertita soprattutto a seguito del secondo conflitto mondiale, per scongiurare l'ipotesi dell'imputazione di beni o di situazioni giuridiche soggettive in capo a chi è dubbio che sia ancora in vita. Vi è poi l'altra, evidente, esigenza di gestione di un patrimonio temporaneamente privo di titolare, nelle more della situazione di incertezza venutasi a creare (all'esigenza di evitare «una paralisi di attività che può procurare conseguenze dannose per lo scomparso, per chi vanti diritti o abbia aspettative nei suoi confronti, e per l'economia generale stessa», si richiama Romagnoli, 133, secondo cui, però, nella disciplina della scomparsa è particolarmente avvertita «la necessità di tutelare gli interessi dello scomparso»); che può venir meno o con il ritorno dello scomparso/assente ( art. 56 c.c. ), oppure con la prova effettiva della sua morte ( art. 57 c.c. ), che comporta l'apertura della sua successione.

Anche se non può non essere rilevato, in senso critico, che così facendo si determina un «arbitrio giuridico», in cui emerge l'evidente contrasto tra realtà fattuale e realtà giuridica (così Mazzoni - Piccinni, 284: «il diritto crea una realtà diversa da quella sensibile»).

La scomparsa

Tra queste situazioni di incertezza, la scomparsa è quella meno grave. Essa è disciplinata dal legislatore (che vi dedica un solo articolo) come una situazione transitoria, destinata cioè a durare per breve tempo, evolvendosi o nel ripristino dello status quo ante (in caso di ritorno dello scomparso), oppure nelle diverse ipotesi di assenza e poi di morte presunta.

Per la dottrina, quindi, la scomparsa si traduce in una mera «possibilità di morte» (Giardina, I, 267). Per queste ragioni, si preferisce parlare dio secondo altri in una «probabilità di vita o di morte», a seconda del perdurare nel tempo della mancanza di notizie (così Dogliotti, 440).

Ai sensi dell' art. 48 c.c., qualora una persona si sia allontanata, facendo perdere le proprie tracce, dal luogo della sua ultima residenza o domicilio, e non vi sia una ragionevole motivo di tal allontanamento, è consentito far ricorso all'autorità giudiziaria (al Tribunale in camera di consiglio, sentito il pubblico ministero: art. 473 bis.59 c.p.c., così come recentemente introdotto dal d.lgs. n. 149/2022, mutuando tuttavia la medesima disposizione del “vecchio” art. 721 c.p.c.) affinché, nelle more della situazione di incertezza, venga nominato (con decreto motivato: art. 737 c.p.c.) un curatore del patrimonio dello scomparso, con l'intento di tutelarlo, rappresentarlo in giudizio, e comunque di adottare tutti i provvedimenti necessari alla conservazione ed alla gestione del suo patrimonio, salvo che vi sia un legale rappresentante, o un procuratore, nel qual caso non si fa luogo alla nomina del curatore (art. 48, comma 2, c.c.).

La nomina di un curatore allo scomparso (o per meglio dire, per la gestione del patrimonio dello scomparso) ha quindi carattere suppletivo, nel senso che è reputata superflua nel caso in cui lo scomparso abbia già un rappresentante, legale o volontario (Romagnoli, 128), come nel caso in cui lo scomparso sia un minore o un interdetto. Quando invece vi è già un procuratore dello scomparso, si può avvertire la necessità di procedere, comunque, alla nomina di un curatore dello scomparso per il compimento di tutti quegli atti conservativi non contemplati nella procura speciale oppure per il compimento degli atti che il procuratore generale non sarebbe legittimato a compiere.

Si osserva, poi, che sarebbe opportuno procedere alla nomina di un curatore speciale per lo scomparso anche nel caso di conflitto di interessi tra questi ed il suo procuratore, precedentemente nominato.

Il decreto di nomina del curatore, adottato dal Tribunale in composizione collegiale in camera di consiglio ex art. 737 c.p.c. con tipico provvedimento a carattere discrezionale, secondo l'opinione comune della dottrina è da annoverare tra i provvedimenti di volontaria giurisdizione, in quanto non è volto a dirimere un conflitto tra soggetti contrapposti, ma bensì a perseguire l'interesse pubblico della protezione del patrimonio dello scomparso (Romagnoli, 171; Santarcangelo, 11; sulla natura giuridica dei procedimenti di volontaria giurisdizione, tendenti all'amministrazione del diritto privato affidata ad organi giurisdizionali, la cui precipua caratteristica è ravvisabile nella revocabilità e modificabilità dei relativi provvedimento, che non sono quindi idonei a passare in giudicato, Madrioli - Carratta, IV, 413).

In questo senso, la nomina del curatore dello scomparso può essere richiesta da chiunque abbia un apprezzabile interesse alla conservazione del suo patrimonio e, dunque, in prima istanza, dai presunti successori legittimi dello scomparso ed ancora da parte di coloro che devono instaurare un giudizio nei confronti dello scomparso o, in ultima analisi, anche dal pubblico ministero in ragione dell'interesse pubblico sotteso alla conservazione e gestione del suo patrimonio.

E' tuttavia richiesto un interesse diretto ed attuale in capo a chi dall'abbandono del patrimonio dello scomparso possa risentire, in concreto, un danno (Romagnoli, 132). In questo senso, quindi, deve trattarsi di «un interesse di natura patrimoniale, diretto ed attuale, facente capo a chi, dall'abbandono della gestione patrimoniale dello scomparso, risentirebbe un danno, quale titolare di un diritto sui relativi beni o comunque nei confronti della persona dello scomparso, o magari sia titolare di posizioni dipendenti dalla morte di questo» (così Dogliotti, 444).

Il rinvio che la norma fa ai luoghi tradizionali di localizzazione della persona è stato giustificato in dottrina, in termini esclusivamente probatori, nel senso che «l'allontanamento dalla residenza sembra [...] costituire un elemento di prova della mancanza di notizie» (così Mazzoni - Piccinni, 285: «Pare infatti del tutto ovvio che colui che non dà più notizie di sé si sia allontanato dalla propria residenza»).

La dichiarazione di scomparsa presuppone, quindi, che la persona di cui si tratta sia irreperibile, e cioè che alla situazione di abbandono si aggiunga anche la mancanza di notizie della stessa, il che provoca la situazione di incertezza circa le sue sorti.

Il provvedimento che dichiara la scomparsa non incide sullo stato giuridico del interessato, ma rappresenta solo «una vicenda della persona rilevante a fini conservativi del patrimonio» (Romagnoli, 76), che la nomina del curatore, ove necessaria (art. 48, comma 2), dovrebbe garantire: in altre parole, si è in presenza di una mera situazione fattuale, il cui presupposto giuridico è la semplice mancanza di notizie, da cui a sua volta deriva l'ignoranza circa l'esistenza in vita della persona. Così la scomparsa, quale situazione di fatto, si traduce in «una specie di impossibilità di agire» per la persona in questione (Messineo, 255; parla di «soggetto privo di attitudini all'esercizio dei propri diritti»).

La norma detta inoltre – con disposizione di carattere processuale – un criterio di competenza territoriale, ancorato all'ultimo domicilio o all'ultima residenza dello scomparso.

Si tratta di una competenza inderogabile (art. 28 c.p.c.), superabile soltanto qualora non sia nota l'ultima residenza o domicilio dello scomparso, nel qual caso diverrà competente il giudice del luogo ove risiede il ricorrente in applicazione della regola generale di cui all'art. 18 c.p.c..

Secondo alcuni (Barillaro, 168) vi è un rapporto di alternatività tra i due fori in precedenza indicati, mentre secondo altri (Romagnoli, 132) il foro della residenza ha carattere sussidiario rispetto a quello del domicilio.

Il procedimento si conclude con il decreto (motivato) di nomina del curatore, il quale è sia reclamabile che revocabile da parte del giudice che l'ha emanato, revoca che si ritiene ammessa sia in base a fatti sopravvenuti (con effetto irretroattivo) che per illegittimità del provvedimento (con effetto retroattivo e conseguente nullità di tutti gli atti posti in essere dal curatore, salvo la tutela dei terzi di buona fede ex art. 742 c.p.c. che è presunta: Dogliotti, 445).

Anche per la giurisprudenza, la scomparsa è una mera situazione di fatto, non essendo quest'ultima atta a produrre effetti sullo status e sulla capacità dello scomparso: la ratio di tale disciplina è infatti diretta esclusivamente alla tutela della sfera di interesse dello scomparso.

In questi termini si è ad esempio espressa la Cass. II, n. 7364/1991, secondo cui, in adesione alla tesi che vede la scomparsa quale mera situazione di fatto – idonea ad incidere sulla legittimazione passiva e sulla capacità processuale del beneficiario a condizione che il provvedimento di nomina del curatore sia stato formalmente comunicato ai contro interessati – «la semplice scomparsa di un soggetto dal luogo del suo ultimo domicilio o dall'ultima residenza, presa in considerazione dall' art. 48 c.c., non incide sulla capacità o sugli status del soggetto e neppure sulla generalità dei rapporti che a lui fanno capo (a differenza di quanto accade in ipotesi di dichiarazione di assenza o di morte presunta)».

In questo senso, ancor più chiaramente, Cass. I, n. 2672/1983, secondo cui la semplice scomparsa, definita dall' art. 48 c.c. come l'allontanarsi della persona dall'ultimo domicilio e dall'ultima residenza senza che vi faccia ritorno o dia proprie notizie, consente di nominare un curatore che rappresenti lo scomparso in giudizio ovvero in determinati negozi od operazioni e di impartire altri provvedimenti necessari alla conservazione del suo patrimonio, ma, a differenza di quanto si verifica in conseguenza della dichiarazione di assenza o di morte presunta, non incide sulla capacità o sugli status del soggetto, e neppure sulla generalità dei rapporti che a lui fanno capo, unitariamente considerati; essa, pertanto, non produce, di per sé, conseguenze sulla legittimazione passiva del soggetto ovvero sulla sua capacità processuale, con la conseguenza che, anche quando sia stato nominato un curatore allo scomparso, se tale nomina non sia stata formalmente comunicata a colui che agisce, legittimamente la domanda viene proposta nei confronti dello scomparso, essendo onere del curatore rendere noto il potere di rappresentanza e costituirsi al suo posto.

Il curatore del patrimonio dello scomparso

Con particolar riguardo al curatore, nominato «su istanza degli interessati o dei presunti successori legittimi o del pubblico ministero» (artt. 48 c.c. e 721 c.p.c.), egli ha il compito di provvedere alla conservazione del patrimonio dello scomparso, nella prospettiva di restituirlo integro al suo titolare o ai suoi aventi causa e di mantenerne integra altresì la potenzialità economica.

I suoi poteri cessano di diritto nel momento in cui viene meno lo stato di incertezza, e cioè con il ritorno dello scomparso, con la notizia del suo decesso, ovvero con la dichiarazione di assenza o di morte presunta dello stesso.

Va richiamata, al riguardo, la pronuncia resa da Corte Cost. n. 220/1986 secondo cui sono costituzionalmente illegittimi, per contrasto con l'art. 24, comma 1 e 2, cost., gli art. 75 e 300 c.p.c. nella parte in cui non prevedono, ove emerga una situazione di scomparsa del convenuto, la interruzione del processo e la segnalazione, ad opera del giudice, del caso al pubblico ministero perché promuova la nomina di un curatore, nei cui confronti debba l'attore riassumere il giudizio, risultando contrario all'ideale del processo giusto, garantito dall'art. 24, comma 1 e 2, cost., il processo nel quale lo "scomparso" non sia rappresentato dal curatore. Il giudice si deve quindi adoperare perché il processo non si esaurisca in pronunce procedurali, attinenti a presupposti processuali, ma sfoci nella pronuncia di merito, per verificare la sussistenza dell'azione in senso sostanziale, attivandosi, di fronte alla situazione di scomparsa del convenuto dandone notizia al p.m. perché questi provveda a richiedere la nomina del curatore, non potendosi fare affidamento pieno sulla istanza di nomina avanzata dai contraddittori, ad essa egualmente legittimati, che potrebbero non avervi concreto interesse. Spetta al giudice investito della causa verificare in concreto la sussistenza delle situazioni giustificanti la nomina del curatore allo scomparso.

Nel medesimo senso si è pronunciata Cass. II, n. 1906/1974 secondo cui l'assoluta mancanza di notizie in ordine ad un soggetto allontanatosi dal luogo del suo ultimo domicilio (an et ubi sit) determina una paralisi di attività per chi vanta diritti o abbia aspettative nei confronti dello scomparso, privo di un rappresentante legale o di un procuratore. A tale situazione e possibile ovviare soltanto attraverso l'emanazione del provvedimento di nomina del curatore speciale, a norma del combinato disposto degli artt 48 comma 1 c.c. e 721 c.p.c., nei cui confronti e consentito instaurare un regolare rapporto processuale.

D'altra parte, secondo una risalente pronuncia (Cass. I, n. 2672/1983) nel nostro ordinamento la semplice scomparsa, definita dall'art. 48 c.c. come l'allontanarsi della persona dall'ultimo domicilio e dall'ultima residenza senza che vi faccia ritorno o dia proprie notizie, consente di nominare un curatore che rappresenti lo scomparso in giudizio ovvero in determinati negozi od operazioni e di impartire altri provvedimenti necessari alla conservazione del suo patrimonio, ma, a differenza di quanto si verifica in conseguenza della dichiarazione di assenza o di morte presunta, non incide sulla capacità o sugli status del soggetto, e neppure sulla generalità dei rapporti che a lui fanno capo, unitariamente considerati; essa, pertanto, non produce, di per sé, conseguenze sulla legittimazione passiva del soggetto ovvero sulla sua capacità processuale, con la conseguenza che, anche quando sia stato nominato un curatore allo scomparso, se tale nomina non sia stata formalmente comunicata a colui che agisce, legittimamente la domanda viene proposta nei confronti dello scomparso, essendo semmai onere del curatore rendere noto il potere di rappresentanza e costituirsi al suo posto.

Nello stesso senso, Cass. II, n. 7364/1991 secondo cui la scomparsa del creditore, con la nomina di un curatore speciale (art. 48 c.c.), non implica di per sè che il debitore debba eseguire od offrire la prestazione a detto curatore, tenendo conto che tale evento non incide sulla capacità o sullo "status" del soggetto (a differenza di quanto si verifica nei casi di dichiarazione di assenza o di morte presunta), e che è onere del curatore medesimo di dare notizia della sua nomina, indicando luogo, tempo e modalità dell'adempimento.

Secondo alcuni il curatore si atteggerebbe a curatore speciale (Romagnoli, 134; Ruperto, 536), ovvero a rappresentante (Callegari, 1124) dello scomparso, mentre per altri egli sarebbe piuttosto un titolare di un ufficio di diritto privato, in quanto l'ordinamento gli attribuisce poteri nell'interesse altrui, affinché il patrimonio venga correttamente salvaguardato (così, in particolare, Bianca, 258, e Santarcangelo, 2).

Il curatore, di regola, sarebbe legittimato a compiere soltanto atti meramente conservativi del patrimonio dello scomparso, essendogli preclusa qualsiasi attività comportante la modificazione del compendio patrimoniale in gestione: trattasi, quindi, di atti di ordinaria amministrazione, quali quelli elencati nell' art. 48 c.c. (rappresentanza processuale; formazione di inventari; attività di liquidazione o di divisione: Romagnoli, 134, che avverte l'esigenza che con il provvedimento di nomina vengano indicati puntualmente i compiti del curatore). Avendo, però, l'elenco di cui all'art. 48 carattere meramente esemplificativo (come attesta l'inciso dell' art. 48 c.c. secondo cui il curatore «può dare gli altri provvedimenti necessari alla conservazione del patrimonio dello scomparso»), il curatore ben può trovarsi a dover compiere atti con finalità non solo conservativa, ma anche gestoria (in senso dinamico) del patrimonio momentaneamente privo di titolare (si pensi al compendio aziendale, che necessita una gestione dinamica e produttiva: Callegari, 1123). Ne consegue che il curatore debba poter compiere tutte le attività richieste nel caso concreto, anche se implicanti il compimento di atti eccedenti l'ordinaria amministrazione (sempre però previa autorizzazione del tribunale: App. Bari, 22 Gennaio 1997; in dottrina, Bianca, 258 e Dogliotti, 442).

La funzione del curatore, in ogni caso, è quella di provvedere alla corretta conservazione del patrimonio dello scomparso affinché sia restituito integro al titolare, qualora dovesse tornare, o ai suoi eredi, e ne sia mantenuta la potenzialità economica per il soddisfacimento di eventuali altri soggetti che dovessero accampare pretese creditorie sul patrimonio stesso.

Osserva infine la dottrina (Dogliotti, 445) che, quanto al regime di validità degli atti compiuti dal curatore, essi non vengono meno con il ritorno dello scomparso o l'accertamento della morte naturale o della dichiarazione di morte presunta successivamente intervenuta; i conflitti tra gli aventi causa dallo scomparso, dopo il suo ritorno, e gli aventi causa dal curatore si risolvono facendo applicazione della disciplina dettata in tema di alienazioni di beni mobili (art. 1153 e 1155 c.c.) e di trascrizione (art. 2644 c.c.), in quanto compatibili.

Nel senso che la scomparsa determina solo la quiescenza dei rapporti giuridici facenti capo allo scomparso, e la necessità di conservazione del suo patrimonio, a cui provvede il curatore all'uopo nominato, non essendo ivi concessa alcuna immissione neppure temporanea degli eredi nel possesso dei beni, come si prevede invece per il caso di assenza (art. 50 secondo comma c.c.), e nemmeno alcuna liberazione né sospensione dell'obbligazione assunta verso lo scomparso, al contrario di quanto si prevede per il caso di assenza, in cui (art. 50 quarto comma) coloro che per effetto della morte dell'assente sarebbero liberati dall'obbligazione, possono essere temporaneamente esonerati dall'adempimento, si veda la Cass. lav., n. 1253/2005.

E' stato in particolare sostenuto che Il curatore dello scomparso, in quanto abilitato, ai sensi dello art. 48 c. c., alla conservazione del patrimonio della persona scomparsa, nel quale rientra anche il diritto, precedentemente acquisito dalla stessa, al trattamento di pensione di vecchiaia, è legittimato a riscuotere, non iure proprio ma in nome e per conto dello scomparso, i ratei pensionistici a questo spettanti, senza che a tale legittimazione - la quale, in mancanza di limiti temporali imposti dal provvedimento di nomina, permane per tutto il periodo della scomparsa, fino alla promozione del procedimento per la dichiarazione di assenza (art. 49 c. c.) - sia di ostacolo la mancata prova dell'esistenza in vita del pensionato ai sensi dello art. 69 c.c., essendo tale norma inapplicabile alla specie per l'indubitabile anteriorità dell'insorgenza del diritto alla pensione rispetto alla scomparsa del suo titolare (Cass. sez. lav., n. 4338/1989). Più in generale, si sostiene la legittimazione del curatore a provvedere alla tutela degli interessi dello scomparso anche se, decorso il termine di due anni dal giorno a cui risale l'ultima notizia di costui, non sia stato promosso il procedimento per la dichiarazione di assenza (Cass. I, n. 692/1963), mentre dopo tale dichiarazione la rappresentanza spetta ai presunti successori mortis causa dell'assente che vengono immessi nel possesso temporaneo dei beni (Cass. II, n. 2247/1972).

Più di recente, Cass. II, n. 4081/2014 secondo cui, premessa la ratio della disciplina della scomparsa – consistente nell'approntare gli strumenti necessari alla «conservazione del patrimonio», determinandosi, con la scomparsa, una situazione di quiescenza dei rapporti giuridici facenti capo allo scomparso, senza immissione neppure temporanea degli eredi nel possesso dei beni, né liberazione o sospensione delle obbligazioni assunte nei confronti dello scomparso – si ritiene necessario puntualizzare come la nozione di «conservazione del patrimonio» si declina innanzitutto, e centralmente, come «assunzione di tutte le misure necessarie ad evitare la distruzione della ricchezza, conseguente allo stato di incertezza che si determina nei rapporti giuridici che fanno capo allo scomparso». Sicché, in definitiva, il contenuto dell'attività svolta dal curatore deve essere coerente con la finalità esclusivamente conservativa dell'istituto, di modo che il patrimonio non subisca pregiudizio, per effetto della momentanea assenza del titolare: ne consegue «che, pur non configurandosi come intrinsecamente dinamica, la conservazione del patrimonio dello scomparso può implicare la «gestione» di attività economiche anche molto complesse» (nel caso di specie il curatore venne nominato a seguito della scomparsa del soggetto, a causa dello tsunami che aveva colpito il sud-est asiatico il 26 dicembre 2004; lo stesso aveva adottato alcuni provvedimenti in qualità di amministratore delle società del gruppo facenti capo allo scomparso; è stato quindi ritenuto che la gestione del patrimonio dello scomparso può anche implicare la gestione di attività economiche anche complesse, come la partecipazione alle società che facevano capo all'imprenditore scomparso, previa autorizzazione del Tribunale).

Sempre in tema di scomparsa, ancora più di recente, Cass. II, n. 23760/2016 , circa la notificazione a persona presumibilmente scomparsa, ma mai dichiarata tale.

È sorta in giurisprudenza la questione se il curatore abbia un vero e proprio obbligo di redigere l'inventario dei beni, in assenza di una esplicita disposizione normativa che statuisca al riguardo.

Secondo il Trib. Piacenza, 16 settembre 2005 , il curatore dello scomparso non ha un vero e proprio dovere legale di redigere l'inventario, sia per la mancanza di una specifica disposizione normativa in tal senso (a differenza di quanto previsto in tema di assenza e morte presunta dagli artt. 52 e 64, comma 2, c.c., ritenuti inapplicabili per via analogica al caso di specie), sia perché la scomparsa, quale situazione tipicamente transitoria, destinata da essere al più presto superata, si traduce in una gestione del patrimonio con finalità esclusivamente cautelare, non incidendo la dichiarazione di scomparsa sullo status giuridico del soggetto. In definitiva l'inventario della consistenza e del valore di un patrimonio, appare utile ed è ritenuto necessario dal legislatore solo in caso di amministrazione dinamica, mentre si rivela superflua (e in quanto tale non è imposta dalla legge) in caso di attività statica, come è quella meramente conservativa del curatore dello scomparso.

Secondo Cass. II, n. 4081/2014, al curatore speciale spetta un compenso per l'attività svolta da determinarsi in via equitativa, salvo che il curatore appartenga a un determinato ordine professionale, nel qual caso troverà applicazione la norma generale in materia di contratto d'opera intellettuale (cfr. l' art. 2233, comma 1, c.c.).

Di recente, la Cass. II, n. 11182/2021 ha ritenuto che lo scomparso è parte principale nel giudizio promosso in sua rappresentanza dal curatore e ne conserva tale qualità anche se venga successivamente accertato che egli era deceduto ancora prima dell'instaurazione del processo; in questo caso, quindi, il giudizio dovrà essere necessariamente proseguito in contraddittorio di tutti gli eredi dello scomparso.  

Diritto internazionale privato

La l. n. 218/1995 (legge di riforma del diritto internazionale privato) si occupa dell'istituto della scomparsa, assenza e morte presunta all'art. 22, predicando l'applicazione del criterio della legge nazionale del soggetto di cui si tratta, ed in particolare della sua “ultima legge nazionale”, precisando tuttavia la sussistenza della giurisdizione italiana qualora: (a) l'ultima legge nazionale sia quella italiana; (b) l'ultima residenza della persona è italiana; (c) l'accertamento della scomparsa, assenza e morte presunta è suscettibile di produrre effetti nell'ordinamento italiano.

Si precisa che non risulta applicabile, nella specie, il  Regolamento (UE) n. 650/2012 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 4 luglio 2012 relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni e all'accettazione e all'esecuzione degli atti pubblici in materia di successioni e alla creazione di un certificato successorio europeo, alla luce del chiaro dettato normativo di cui all'art. 1 comma 2 lett. c) del citato Regolamento.

Bibliografia

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