Codice Civile art. 60 - Altri casi di dichiarazione di morte presunta.

Luca Stanziola

Altri casi di dichiarazione di morte presunta.

[I]. Oltre che nel caso indicato nell'articolo 58, può essere dichiarata la morte presunta nei casi seguenti:

1) quando alcuno è scomparso in operazioni belliche alle quali ha preso parte, sia nei corpi armati, sia al seguito di essi, o alle quali si è comunque trovato presente, senza che si abbiano più notizie di lui, e sono trascorsi due anni dall'entrata in vigore del trattato di pace o, in mancanza di questo, tre anni dalla fine dell'anno in cui sono cessate le ostilità;

2) quando alcuno è stato fatto prigioniero dal nemico, o da questo internato o comunque trasportato in paese straniero, e sono trascorsi due anni dall'entrata in vigore del trattato di pace, o, in mancanza di questo, tre anni dalla fine dell'anno in cui sono cessate le ostilità, senza che si siano avute notizie di lui dopo l'entrata in vigore del trattato di pace ovvero dopo la cessazione delle ostilità;

3) quando alcuno è scomparso per un infortunio e non si hanno più notizie di lui, dopo due anni dal giorno dell'infortunio o, se il giorno non è conosciuto, dopo due anni dalla fine del mese o, se neppure il mese è conosciuto, dalla fine dell'anno in cui l'infortunio è avvenuto [61-63; 206 ss., 837 s. c. nav.].

Inquadramento

Accanto all'ipotesi ordinaria di morte presunta, di cui all'art. 58, vi sono alcune ipotesi speciali  di accertamento presuntivo del decesso, tutte accomunate dall'abbreviazione del termine, a causa della natura particolarmente catastrofica degli eventi previsti nell'art. 60 che, nella normalità dei casi, non dovrebbero permettere la sopravvivenza del soggetto che ne è colpito.

Si tratta delle fattispecie di c.d. «scomparsa in pericolo di vita»

. In particolare, la norma in commento intende riferirsi alla scomparsa a seguito di operazioni belliche, senza che si abbiano più notizie dello scomparso (n. 1), alla prigionia o comunque alla restrizione della libertà personale dell'interessato da parte del “nemico” (n. 2), nonché alla scomparsa a seguito di “infortunio” (n. 3).

Poiché, data la natura particolarmente catastrofica di tali eventi, è dato ritenere (con un elevato grado di certezza) la morte della persona di cui si tratta, il legislatore si accontenta del decorso di un lasso di tempo più breve rispetto all'ipotesi ordinaria (in particolare, due anni, dall'entrata in vigore del trattato di pace o, in mancanza di questo, tre anni dalla fine dell'anno in cui sono cessate le ostilità, per quanto riguarda la scomparsa a seguito di operazioni belliche e di prigionia, ai sensi dell'art. 60, nn. 1 e 2, seppur con diversa decorrenza; due anni dal giorno dell'infortunio o, se il giorno non è conosciuto, dopo due anni dalla fine del mese o, se neppure il mese è conosciuto, dalla fine dell'anno in cui l'infortunio è avvenuto, nel caso di scomparsa per infortunio, ai sensi dell'art. 60, n. 3, c.c.).

Quanto al termine “infortunio”, ritiene la dominante dottrina quest'ultimo vada interpretato in senso ampio, comprensivo quindi di tutti i fatti accidentali o meno, sia causati dall'uomo (incendio, naufragio, esplosione), che naturali (alluvioni, inondazioni terremoti) (Barillaro, 355).

Per un risalente precedente, App. Bologna, 16 febbraio 1950, secondo cui può essere dichiarata la morte presunta di chi sia scomparso in seguito a fatti dipendenti dalla situazione politico-militare bellica e postbellica, anche se l'ultima notizia dello scomparso non sia tale da farne ritenere l'avvenuta morte.

Il Trib. Oristano, 31 maggio 1983, ha poi ritenuto che la morte presunta può essere dichiarata ai sensi dell'art. 60 n. 3 c.c., anche in relazione alla scomparsa di un soggetto conseguente a sequestro di persona a scopo di estorsione, nel caso in cui l'interruzione delle trattative per il rilascio dell'ostaggio, seguita dalla totale e prolungata mancanza di notizie di quest'ultimo, faccia apparire altamente probabile il decesso dello scomparso.

In generale, e più di recente, Trib. Ascoli Piceno I, dicembre 2010, secondo cui A norma dell'art. 60 c.c., oltre che nel caso indicato dall'art. 58 c.c. che presuppone la già avvenuta dichiarazione di assenza di chi sia scomparso da almeno due anni (art. 49 c.c.), la morte presunta può essere dichiarata, tra l'altro, quando qualcuno è scomparso in operazioni belliche alle quali ha preso parte senza che si abbiano più notizie di lui e siano trascorsi due anni dall'entrata in vigore del trattato di pace ovvero tre anni dalla cessazione delle ostilità.

Accertamento indiretto della morte vs. scomparsa in pericolo di vita

Diverse sono le ipotesi di accertamento indiretto della morte, in caso di assenza o irriconoscibilità del cadavere, dove, a differenza delle ipotesi esaminate in precedenza, la morte appaia ragionevolmente certa. Qui, non essendo necessario far ricorso alla disciplina della morte presunta (in cui l'evento morte è presumibile, non certo), sarà sufficiente la redazione di un verbale, da parte dell'ufficiale di stato civile, che attesti l'esatta descrizione degli avvenimenti che fanno apparire ragionevolmente certo l'evento infausto (art. 78, d.P.R. n. 396/2000; per le ipotesi di morte verificatasi a seguito di viaggio marittimo o aereo e per ferrovia, si vedano gli artt. 79 e 80 del medesimo d.P.R., n. 396/2000). A conferma della sostanziale diversità tra le fattispecie qui in esame, si veda l'art. 62 c.c., secondo cui «La dichiarazione di morte presunta nei casi indicati dall'articolo 60 può essere domandata quando non si è potuto procedere agli accertamenti richiesti dalla legge per la compilazione dell'atto di morte», che pone quindi il principio dell'alternatività tra dichiarazione di morte presunta e l'accertamento indiretto della morte (effettiva).

Queste ultime ipotesi, seppur avvicinandosi, in termini di ratio e di disciplina normativa, alle ipotesi di morte presunta, devono essere da essa distinte, poiché qui non è necessario alcun intervento dell'autorità giudiziaria, ma basta la mera redazione di un documento ufficiale il quale attesti, senza ombra di dubbio, la fatalità degli avvenimenti (Zatti, 1249 ss.). Secondo autorevole dottrina, la diversità si coglie in virtù del fatto che «secondo la legge, deve sempre preferirsi l'accertamento della morte effettiva», sia pur in modo indiretto, «la dichiarazione di morte presunta essendo un provvedimento di ripiego»: Messineo, I, 259; così anche Bianca, 267, secondo cui, a differenza dell'ipotesi di morte presunta, l'accertamento indiretto della morte presuppone invece «la verifica del cadavere ovvero circostanze che attestano senza ragionevole dubbio il decesso della persona»). Questa è la posizione della dottrina assolutamente dominante (sul carattere sussidiario della disciplina della morte presunta rispetto alle diverse condizioni e modalità di accertamento della morte (naturale) previste da altre disposizioni di legge, Sgroi, 110, «nel senso che la dichiarazione di morte presunta trova spazio ed è destinata ad operare là dove la disciplina dettata per i casi ordinari di accertamento della morte non riesca applicabile, al fine di ovviare alle incertezze venutesi a determinare nella sfera dei rapporti facenti capo alla persona scomparsa»).

Bibliografia

V. sub art. 58 c.c.

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