Codice Civile art. 77 - Limite della parentela.

Luca Stanziola

Limite della parentela.

[I]. La legge non riconosce il vincolo di parentela oltre il sesto grado [572], salvo che per alcuni effetti specialmente determinati [433 n. 3].

Inquadramento

Il codice, con l'articolo in commento, riconosce rilevanza al vincolo di parentela sino al sesto grado, pertanto la parentela oltre il suddetto limite è irrilevante per l'ordinamento.

In chiave storica, giova premettere che l'art. 48 del codice del 1865, al contrario, assegnava valore giuridico alla parentela sino al decimo grado, e pertanto con l'attuale codice del 1942 si registra un sensibile restringimento del limite di parentela giuridicamente rilevante.

Riprendendo quanto già detto sub art. 74, il computo dei gradi diverge a seconda che interessi la linea retta ovvero quella collaterale (sebbene in entrambe le ipotesi esso possa avvenire sia in direzione ascendente che discendente): in particolare, in virtù di quanto disposto dall' art. 76 c.c. , comma 1, i gradi sono tanti quante le generazioni nella linea retta, con esclusione dello stipite, sicché ad es. nella relazione padre figlio vi è parentela di primo grado; secondo quanto dispone l' art. 76 c.c. , comma 2, in caso di parentela collaterale, i gradi vengono computati con riferimento al numero di generazioni in via ascendente su un lato e discendente sull'altro, escluso sempre lo stipite comune, sicché ad es. tra fratelli v'è parentela in linea collaterale di secondo grado, mentre tra zio e nipote vi è un vincolo di parentela di terzo grado, in quanto rispetto all'ascendente comune lo zio è parente di primo grado e, sempre rispetto all'ascendente comune, il nipote è parente di secondo grado.

Pertanto, nella linea retta il calcolo dei gradi di parentela avviene sommando tanti gradi quante sono le generazioni ed escludendo lo stipite, mentre nella linea collaterale i gradi si computano dalle generazioni, salendo da uno dei parenti fino allo stipite comune e da questo discendendo all'altro parente, sempre restando escluso lo stipite.

Ad ogni grado corrisponde una generazione.

La parentela può essere bilaterale son riguardo sia alla linea materna che a quella paterna, ovvero unilaterale se ha riguardo ad una sola delle due. Per questo motivo, si distingue tra fratelli germani (se hanno in comune entrambi i genitori), consanguinei o uterini (se hanno in comune il solo padre o la sola madre).

Il computo dei gradi, sino al sesto, oltre il quale il rapporto di parentela diviene giuridicamente irrilevante, assume particolare importanza soprattutto in tema di diritto successorio. Ed invero, stante quanto affermato dall' art. 572 c.c. in tema di successione legittima degli «altri parenti», in mancanza di parenti stretti, la successione si apre a favore dei parenti più prossimi, senza distinzione di linea, sempre però considerato il limite della parentela entro il senso grado (limite oltre il quale, ai sensi dell' art. 586 c.c. , la successione si devolve in favore dello stato).

Si noti, tuttavia, che l'art. 469 c.c. in tema di estensione del diritto di rappresentazione prevede che la rappresentazione ha luogo “in infinito” anche in caso di uguaglianza di grado (rispetto al de cuius) dei discendenti o di unicità della stirpe. Rileva ancora la parentela in linea retta all'infinito con riguardo agli impedimenti a contrarre matrimonio (art. 87 nn. 1 e 4) e con riguardo al riconoscimento dei figli incestuosi (art. 251), per il quale si veda il paragrafo che segue.

Le deroghe all'art. 77

Il legislatore ha, però, inteso il suddetto limite passibile di deroga per espressa volontà di legge.

Ciò significa che, se da un lato, in assenza di espressa previsione legislativa, il suddetto limite deve ritenersi inderogabile, dall'altro lato, invece, in presenza di una previsione legislativa speciale che statuisce in modo difforme rispetto all'art. 77, deve essere quest'ultima a trovare applicazione.

Ad esempio, costituisce previsione speciale, destinata quindi a trovare applicazione in sostituzione alla disciplina generale, la disciplina dettata in tema di azione di riconoscimento dall'art. 251 c.c. , il quale espressamente ammette, nei riguardi del figlio incestuoso, l'esperibilità della suddetta azione ben oltre il sesto grado di parentela, in ragione evidentemente di ampliare le possibilità del figlio nato fuori dal matrimonio da persone tra le quali sussiste un vincolo di parentela di essere riconosciuto (art. 278).

Altra disposizione che deroga all'art. 77 è l'art. 469 c.c., dettato in tema di rappresentazione, secondo cui «la rappresentazione ha luogo in infinito, siano uguali o diseguali il grado dei discendenti e il loro numero in ciascuna stirpe». Anche in questo caso è evidente l'interesse ad ampliare l'ambito di applicazione di un istituto – la rappresentazione – dettato in favore dei discendenti del rappresentato e, più in generale, in favore di una esigenza di tutela del nucleo familiare.

Le disposizioni che eccezionalmente derogano all'art. in commento, in ogni caso, riaffermano implicitamente il principio che è dato ricavare dall'art. 77, secondo cui, in assenza di diversa volontà legislativa, dettata a tutela di interessi superiori, il limite del sesto grado di parentela è da considerarsi inderogabile.  

Bibliografia

V. sub art. 74 c.c.

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