Codice Civile art. 79 - Effetti.InquadramentoSin dall'epoca romana, è ammesso che due persone possano liberamente promettersi di contrarre matrimonio (il diritto romano classico attribuiva alla promessa di matrimonio una rilevanza quasi esclusivamente sociale). Nel silenzio del legislatore, l'istituto richiama il concetto sostanziale di «fidanzamento» e, in particolare, con la locuzione «promessa di matrimonio», la dottrina intende, in generale, la dichiarazione bilaterale con cui i nubendi si promettono reciprocamente di contrarre matrimonio (Cian, Trabucchi, 163). La promessa di matrimonio non è un negozio giuridico (Bianca C. M): tuttavia, il fatto di non mantenerla può dar luogo a conseguenze giuridiche indennitarie. La Dottrina suole distinguere la promessa in «solenne» e promessa «semplice». È solenne la promessa fatta vicendevolmente per atto pubblico o per scrittura privata oppure risultante dalla richiesta della pubblicazione, secondo, dunque, le prescrizioni formali tipizzate nell'art. 81 c.c. La promessa semplice è invece quella perfezionatasi senza particolari formalità e consistente in «una dichiarazione espressa o tacita, normalmente resa pubblica nell'ambito della parentela, delle amicizie e delle conoscenze, di volersi frequentare con il serio proposito di sposarsi, affinché ciascuno dei promessi possa acquisire la maturazione necessaria per celebrare responsabilmente il matrimonio» (Cass. n. 3015/ 1983). L'istituto trova la sua disciplina giuridica negli articoli 79,80 e 81 del codice civile: quanto agli effetti (art. 79 c.c.), la promessa di matrimonio non obbliga mai a contrarlo; quanto alle conseguenze del matrimonio non contratto nonostante la promessa (art. 80 c.c.), l'amante deluso ha diritto alla restituzione dei doni fatti a causa del fidanzamento, ma non altro; quanto all'eventuale risarcimento del danno/indennizzo (art. 81 c.c.), dove previsto ed ammesso dalla Legge, corrisponde unicamente alla refusione delle spese sostenute in vista e preparazione del matrimonio (Buffone, XIII). Libertà matrimonialeIl carattere non vincolante della promessa fatta dai nubendi è collegato al fondamentale principio della libertà matrimoniale (Sesta, 295) secondo il noto brocardo antiquitus placuit libera matrimonia esse. Il diritto di sposarsi configura un diritto fondamentale della persona riconosciuto sia a livello sovranazionale (artt. 12 e 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, artt. 8 e 12 CEDU e ora all'artt. 7 e 9 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea proclamata a Nizza il 7-12-2000), sia a livello costituzionale (artt. 2,29 Cost.). Al lume di questa libertà, il vincolo matrimoniale è, e deve rimanere, il frutto di una libera scelta autoresponsabile, attenendo ai diritti intrinseci ed essenziali della persona umana e alle sue fondamentali istanze, e, pertanto, esso si sottrae ad ogni forma di condizionamento, anche indiretto (Corte cost. n. 1/1992; Corte cost. n. 450/ 1991; Corte cost. n. 189/ 1991). Ove questa libertà venga lesa dall'autonomia dei privati, si dà luogo a un negozio invalido: l'art. 79 c.c. contiene una massima d'ordine pubblico (Loi, 87) ed è per questo che la sua violazione determina nullità. Sulla scorta di questi principi, la giurisprudenza ha ritenuto nulla la condizione, apposta ad una disposizione testamentaria, che subordini la efficacia della stessa alla circostanza che l'istituito contragga matrimonio, in quanto contraria alla esplicazione della libertà matrimoniale, fornita di copertura costituzionale attraverso gli artt. 2 e 29 Cost. Pertanto, essa si considera non apposta, salvo che risulti che abbia rappresentato il solo motivo ad indurre il testatore a disporre, ipotesi nella quale rende nulla la disposizione testamentaria (Cass. n. 8941/ 2009). Sempre a difesa della libertà matrimoniale, la Dottrina è concorde nell'affermare la nullità non solo di ogni tipo di penale apposta alla promessa di future nozze, ma anche di un'eventuale caparra (Oberto, 333). Perplessità sono invece sorte in riferimento all'obbligazione assunta da un terzo di pagare una somma al fidanzato abbandonato in caso di inadempimento della promessa. Alcuni autori predicano la nullità di queste clausole, tesi che sembrerebbe ricevere conforto dal dato letterale costituito dall'uso della forma impersonale («...si fosse convenuto»); altri, tuttavia, ne affermano la nullità poiché negozi di questo genere non colliderebbero con la ratio della disposizione. La nullità della clausola in questione andrebbe, invero, verificata indagando i rapporti interni tra garante e garantito: ove, ad esempio, per effetto del pagamento della somma all'amante che subisce la rottura della promessa, il terzo avesse diritto a rivalersi verso il garantito, indubbiamente si verificherebbe una influenza indiretta sulla libertà matrimoniale, sufficiente a condurre alla patologia caducante. Deve, al contrario, stimarsi valida la pattuizione con cui il terzo si impegni a versare una somma di denaro al nubendo ove mantenga la promessa di matrimonio: questa clausola premiale non ha altro fine se non quello di incoraggiare le nozze, così non incidendo in modo limitante sulla libertà matrimoniale (Sesta, 296). D'altro canto, è comune ad alcuni costumi che, in alcuni casi, i genitori dei nubendi si impegnino a future liberalità in favore dei nubendi, sotto condizione del loro matrimonio: in disparte altre considerazioni (v. ad es., artt. 771,785 c.c.), certamente queste clausole non ledono la libertà matrimoniale perché ricadono sempre in un'ottica premiale. Ha, invece, carattere viziante (poiché influenza la libertà matrimoniale) la clausola che subordini una progressione (o il conseguimento) del rapporto di lavoro al fatto che un determinato matrimonio sia stipulato (si pensi all'impegno che il datore faccia assumere in tal senso a un suo dipendente). Struttura dell'istitutoLa promessa di matrimonio si configura là dove siano rispettati i seguenti requisiti di forma e sostanza: in primo luogo, vicendevolezza della promessa. Entrambi i nubendi devono «promettersi» di diventare marito e moglie. Requisito fondamentale è la capacità di agire dei promittenti, atteso che la promessa deve nascere da una volontà sana e capace di comprendere gli effetti della dichiarazione. Quanto alla forma, per la promessa formale, è necessario l'atto pubblico o la scrittura privata oppure la richiesta delle pubblicazioni matrimoniali. Se i requisiti sono rispettati, la promessa è idonea a creare un affidamento, giuridicamente apprezzabile, nell'altro promittente circa il suo adempimento, sicché l'ingiustificato rifiuto viola l'obbligo generale di comportarsi in ogni rapporto secondo buona fede e giustifica così l'obbligo del risarcimento dei danni (seppure contenuto entro i margini ristretti configurati dalla legge: Cass. n. 3015/ 1983). Diritto internazionale privatoL'articolo 26 della legge 31 maggio 1995, n. 218 dedica un regime giuridico all'istituto in esame, nel capo IV dedicato ai rapporti di famiglia. In virtù della disciplina vigente, la promessa di matrimonio e le conseguenze della sua violazione sono regolate dalla legge nazionale comune dei nubendi o, in mancanza, dalla legge italiana. Il diritto italiano, pertanto, opera in via residuale là dove non sia possibile applicare il criterio principale che è quello della nazionalità comune dei nubendi. Sussistono dubbi in merito alle regole europee applicabili alla promessa di matrimonio, nel caso di controversia transfrontaliera. I Regolamenti nn. 2201 del 2003 (anche nella sua rifusione nel Regolamento 1111 del 2019) e 1259 del 2010 non contemplano espressamente l'istituto. Potrebbe allora ipotizzarsi che esso trovi regolamentazione secondo le regole eurounitarie in materia di obbligazioni contrattuali (v. Reg. n. 1215/2012) dove, però, in genere, e con una ampia latitudine, i rapporti latu sensu riconducibili alla famiglia sono esclusi. È opinione preferibile quella che esclude l'istituto della promessa di matrimonio dal novero di quelli armonizzati: si tratta di opzione regolata dal diritto nazionali e, quindi, dalle regole di diritto interno in materia di diritto internazionale privato. Promessa di unione civileL'art. 79 non è tra quelli richiamati dalla legge n. 76/ 2016: ne consegue che l'istituto della promessa di matrimonio non è applicabile all'unione civile. Ciò vuol dire che una eventuale «promessa di unione civile» non è regolata dagli artt. 79-81 c.c. ma trova la propria disciplina nei principi generali. In virtù dei principi generali, una promessa di unione civile non avrà comunque effetti vincolanti per i promittenti, tenuto conto del principio di libera autodeterminazione che è insuscettibile di coercizioni. La rottura della promessa potrà esporre a responsabilità civile solo ed esclusivamente nei limiti dell'art. 2043 c.c. In tempi recenti, la dottrina più autorevole (Bianca, 2018, 20) ha osservato che, nonostante il mancato richiamo impedisca l'applicazione della disposizione di cui all'art. 79 c.c. all'unione civile, “in virtù della preferibile interpretazione del comma 20 dell'art. 1 della legge n. 76/2016, non può che giungersi sul piano ermeneutico alla soluzione della non cogenza di un'eventuale promessa di contrarre unione civile”, proprio per il principio di libertà di determinazione che anima l'intera disciplina in questione. Si esclude, così, radicalmente, che possa trovare applicazione in via analogica l'art. 81 c.c (Dosi, 31). BibliografiaBianca, Le unioni civili e le convivenze: commento alla legge n. 76/2016, Torino, 2018; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Bocchini, Sulla restituzione dei doni tra fidanzati, nota a T. Napoli, 29-7-1965, in Dir. giust. 1966, 62 ss; Buffone, La seduzione con promessa di matrimonio, in Cendon, Rossi, Trattato diFamiglia e Responsabilità Civile, 2014, XIII; Cian, Trabucchi - a cura di -, Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Dosi, La nuova disciplina delle unioni civili e delle convivenze: commento alla l. 20 maggio 2016, n. 76, al d.p.c.m. 23 luglio 2016, n. 144, e al d.m. 28 luglio 2016, Milano, 2016; Giorgianni, La dichiarazione di morte presunta, Milano, 1943; Loi, voce Promessa di matrimonio, Diritto civile, in Enc. dir., XXXVII, Milano, 1988; Maniaci, La priomessa di matrimonio, Milano, 2015; Oberto, La promessa di matrimonio, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, Milano, 2011; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Santoro - Passarelli, Promessa di matrimonio. Responsabilità per danni. Legittimazione ad agire, in Dir. giust. 1946, 155 ss.; Sesta, a cura di, Codice della famiglia, Milano, 2015. |