Codice Civile art. 164 - Simulazione delle convenzioni matrimoniali (1).Simulazione delle convenzioni matrimoniali (1). [I]. È consentita ai terzi la prova della simulazione delle convenzioni matrimoniali [1415 2]. [II]. Le controdichiarazioni scritte possono aver effetto nei confronti di coloro tra i quali sono intervenute, solo se fatte con la presenza ed il simultaneo consenso di tutte le persone che sono state parti nelle convenzioni matrimoniali. (1) Articolo così sostituito dall'art. 45 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoLa codificazione del 1942 c.c. escludeva che potesse essere offerta prova della simulazione delle convenzioni matrimoniali. Il vecchio testo dell'art. 164 c.c., infatti, recitava: «non é ammessa alcuna prova della simulazione delle convenzioni matrimoniali, anche se risulta da controdichiarazioni scritte». Con la sentenza Corte cost. n. 188/1970, la Corte Costituzionale ebbe a rilevare la irragionevolezza di questa norma: pur avendo essa la sua ragione nello scopo di garantire la stabilità economica della famiglia, doveva essere posta a lettura correttiva. Il citato principio, infatti, secondo la Corte delle Leggi, tendeva a garantire l'intangibilità dei beni destinati effettivamente a sostenere gli oneri del matrimonio e non di quelli che solo fittiziamente avessero una tale destinazione. Da qui l'incostituzionalità dell'art. 164 c.c. nella parte in cui non ammetteva i terzi a provare la simulazione delle convenzioni matrimoniali. Simulazione delle convenzioni matrimonialiPer effetto dell'intervento della Corte Costituzionale del 1970, il Legislatore del 1975 ha riscritto l'art. 164 c.c. nel tentativo di adeguarlo ai principi enunciati dal giudice delle Leggi: al comma 1, infatti, ha espressamente consentito ai terzi la prova della simulazione delle convenzioni matrimoniali, sulla falsa riga della regola generale enucleata nell'art. 1417 c.c. Ciò nondimeno, con la norma di cui al secondo comma ha generato dubbi negli interpreti. Dopo la falcidia, la simulazione delle convenzioni matrimoniali restava disciplinata, quanto all'impugnazione e alla prova da parte dei terzi, dalle norme dettate per la simulazione in generale (Cass. n. 96/1974): molti, pertanto, hanno finanche dubitato dall'opportunità dell'intervento di riscrittura ad opera del legislatore della riforma. Prevede il nuovo articolato che le controdichiarazioni scritte possano aver effetto nei confronti di coloro tra i quali sono intervenute, solo se fatte con la presenza ed il simultaneo consenso di tutte le persone che sono state parti nelle convenzioni matrimoniali. Ebbene, non è chiaro che i terzi, pur non incontrando alcun limite probatorio, possano far valere solo quelle intese formate con le modalità descritte dal comma 2, oppure anche quella simulazione che, per carenza di quelle modalità, sarebbe irrilevante tra le parti (Cian, Trabucchi, 300). È dubbio, inoltre, se all'ipotesi della domanda di accertamento della simulazione proposta da una delle parti si applichi la deroga alla limitazione dei mezzi di prova sancita dalla norma generale in materia di contratti (art. 1417 c.c.) per il caso di simulazione illecita. La dottrina sembra propendere per la tesi negativa, facendo prevalere la disposizione speciale del capoverso dell'art. 164 c.c. (Sesta, 695). Unione civileLa normativa sull'unione civile, all'art. 1 comma 20, l. n. 76/2016, prevede una clausola generale di estensione delle norme ordinamentali dedicate ai coniugi. Questa estensione però ha dei limiti. Infatti, in via generale, è previsto che le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso. In via di eccezione, tuttavia, è espressamente previsto che questa disposizione «non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge». Pertanto, si applicano alle unioni civili solo le disposizioni del c.c. richiamate in modo esplicito. La disposizione qui in commento è tra quelle espressamente richiamate e, quindi, applicabili. BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Cian, Trabucchi - a cura di -, Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., Matrimonio in Comm. S. B., artt. 84 - 158, Bologna - Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta - a cura di -, Codice della famiglia, Milano, 2015. |