Codice Civile art. 122 - Violenza ed errore (1).

Giuseppe Buffone

Violenza ed errore (1).

[I]. Il matrimonio può essere impugnato da quello dei coniugi il cui consenso è stato estorto con violenza [1434] o determinato da timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne allo sposo.

[II]. Il matrimonio può altresì essere impugnato da quello dei coniugi il cui consenso è stato dato per effetto di errore sull'identità della persona o di errore essenziale su qualità personali dell'altro coniuge [1429 n. 3].

[III]. L'errore sulle qualità personali è essenziale qualora, tenute presenti le condizioni dell'altro coniuge, si accerti che lo stesso non avrebbe prestato il suo consenso se le avesse esattamente conosciute [1429 n. 3] e purché l'errore riguardi:

1) l'esistenza di una malattia fisica o psichica o di una anomalia o deviazione sessuale, tali da impedire lo svolgimento della vita coniugale;

2) l'esistenza di una sentenza di condanna per delitto non colposo alla reclusione non inferiore a cinque anni, salvo il caso di intervenuta riabilitazione prima della celebrazione del matrimonio [178-181 c.p.]. L'azione di annullamento non può essere proposta prima che la sentenza sia divenuta irrevocabile [576 c.p.p.];

3) la dichiarazione di delinquenza abituale o professionale [102, 103 c.p.];

4) la circostanza che l'altro coniuge sia stato condannato per delitti concernenti la prostituzione a pena non inferiore a due anni. L'azione di annullamento non può essere proposta prima che la condanna sia divenuta irrevocabile;

5) lo stato di gravidanza causato da persona diversa dal soggetto caduto in errore, purché vi sia stato disconoscimento ai sensi dell'articolo 233, se la gravidanza è stata portata a termine.

[IV]. L'azione non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo che siano cessate la violenza o le cause che hanno determinato il timore ovvero sia stato scoperto l'errore [119 2, 120 2, 123 2, 2964; 70 n. 2, 72 3 c.p.c.].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 17 l. 19 maggio 1975, n. 151.

Inquadramento

Il matrimonio, in linea con la disciplina generale prevista per il negozio giuridico, è suscettibile di caducazione là dove il consenso sia prestato in virtù di violenza o per effetto di errore. D'altro canto, la disciplina offerta dal Legislatore è settoriale e specifica in virtù delle componenti caratterizzanti il vincolo matrimoniale affatto assimilabili tout court agli altri negozi comuni. Sono cause di annullabilità: la violenza o il timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne allo sponsale (vis et metus), l'errore sull'identità della persona o sulle qualità personali dell'altro coniugi. Per tutti queste ipotesi, l'azione non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo che siano cessate la violenza o le cause che hanno determinato il timore ovvero sia stato scoperto l'errore.

Qualora il fatto di cui all'ultimo comma dell'art. 122 c.c. — cioè la coabitazione per un anno dalla scoperta dell'errore — risulti dagli atti, la decadenza della relativa azione può essere rilevata d'ufficio dal giudice, essendo la materia del matrimonio sottratta alla disponibilità delle parti (Cass. n. 18988/2011).

Violenza

La violenza che rileva ai fini dell'azione ex art. 122 c.c. è quella morale (Sesta, 406; Cian, Trabucchi, 215); la violenza fisica, infatti, determina nullità del vincolo per mancanza di consenso (peraltro, in concreto, essa risulta difficilmente verificabile in presenza dell'ufficiale di Stato Civile). opinione condivisa quella che predica, in materia di violenza matrimoniale, la necessaria sussistenza dei requisiti generali previsti per il negozio ex art. 1435 c.c. affinché si configuri un vizio del consenso (metus ab extrinseco): lo sposo, pertanto deve subire una minaccia specificamente finalizzata ad estorcere il consenso alla conclusione del matrimonio, proveniente dalla controparte o da un terzo e di natura tale da incidere, con efficienza causale, sul determinismo del soggetto passivo, che in assenza della minaccia non avrebbe concluso il negozio. Non è sempre facile distinguere la violenza dal timore. Alcune ipotesi, tuttavia, sono state ricondotte dalla giurisprudenza alla violenza morale: le nozze contratte sotto minaccia del suicidio da parte del familiare; le nozze contratte sotto minaccia di ricorrere alla pratica abortiva in caso di mancato consenso al matrimonio.

Errore

Causa di annullamento l'errore sulle qualità personali che sia, però «essenziale»: l'essenzialità ricorre qualora, tenute presenti le condizioni dell'altro coniuge, si accerti che lo stesso non avrebbe prestato il suo consenso se le avesse esattamente conosciute. Ciò però non è sufficiente in quanto la falsa rappresentazione della realtà deve riguardare una delle ipotesi di cui ai numeri 1 — 5 dell'art. 122 c.c. In particolare, l'errore essenziale può ricadere sull'esistenza di una malattia fisica o psichica o di una anomalia o deviazione sessuale, tali da impedire lo svolgimento della vita coniugale. La giurisprudenza più recente ha operato una lettura restrittiva di questa disposizione ritenendo che l'anomalia o deviazione debba costituire un impedimento oggettivo e non superabile allo svolgimento della vita coniugale. Tale lettura della norma appare coerente all'intento del legislatore che, se pure ha voluto allargare le ipotesi di rilevanza dell'errore, dando rilievo al consenso dei futuri coniugi e rendendo pertanto rilevante, nei casi indicati dall'art. 122 c.c., comma 3, n. 1), l'errore soggettivamente determinante su qualità della persona, ha, nello stesso tempo, richiesto che l'errore verta su un quadro di qualità o requisiti dell'altro coniuge non solo indicati nella norma, ma tali anche da impedire oggettivamente la loro eliminazione. Si spiega in questa prospettiva perché la giurisprudenza di merito sia stata particolarmente rigorosa nel riconoscimento dell'ipotesi di nullità per errori concernenti anomalie o deviazioni sessuali.

Anche l'ipotesidella impotentia generandi, per esempio, è stata sottoposta, in giurisprudenza e dottrina, a revisione critica in relazione alla possibilità di ricorrere a terapie o a tecniche di procreazione medicalmente assistita; significativamente sono state invece riconosciute come oggettivamente rilevanti le ipotesi in cui l'errore aveva avuto ad oggetto la condizione di impotentia coeundi permanente del coniuge o il suo transessualismo (cfr. Cass. n. 3407/2013). Oggetto di discussioni è la sorte del matrimonio contratto dal coniuge nell'ignoranza circa l'omosessualità del partner, da questi taciuta: le opinioni prevalenti sono convergenti nel senso di ritenere predicabile una ipotesi invalidatoria ex art. 122 c.p.c. sub specie di errore. La giurisprudenza più recente ha, però, chiarito che, in questo caso, l'annullamento «non può essere richiesto ai sensi dell'art. 122 comma III n. 1 c.c., in quanto l'errore non riguarda una malattia o anomalia o deviazione sessuale, nessun lessico giuridico, medico, sociale ed etico collocando la omosessualità in tale paradigma nosografico; l'annullamento può essere richiesto ai sensi dell'art. 122 comma II c.c., in quanto l'errore cade sulla ‘identità sessuale' del consorte, che ne definisce l'orientamento e la direzione del comportamento sessuale e che non è, né può essere, una mera ‘qualità' della persona ma ne indica uno degli aspetti che costituiscono, compongono, definiscono la sua identità complessiva, la specifica individualità, la sua soggettività» (Trib. Milano, 13 febbraio 2013).

Questa lettura risulta condivisa in Dottrina (Sesta, 411).

Timore

Il consenso è viziato anche nel caso in cui sia stato determinato da timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne allo sposo. Si tratta di una causa di invalidità inedita nel sistema dei negozi, in cui il matrimonio è visto come lo strumento per sottrarsi al male insito a fatti esterni, i quali non si traducono in una minaccia diretta a far celebrare le nozze non volute. Si adduce come esempio il matrimonio contratto per sfuggire a persecuzioni politiche o razziali.

Bibliografia

Benedetti, Il procedimento di formazione del matrimonio e le prove della celebrazione, in Tr. ZAT, I, Milano, 2011; Bianca, Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Cian, Trabucchi - a cura di -, Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Ferrando, L'invalidità del matrimonio in Tr. ZAT, I, Milano 2002; Finocchiaro, Matrimonio in Comm. S. B., artt. 84 - 158, Bologna - Roma, 1993; Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta - a cura di -, Codice della famiglia, Milano, 2015; Spallarossa, Le condizioni per contrarre matrimonio, in Tr. ZAT, I, Milano 2011.

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