Codice Civile art. 156 - Effetti della separazione sui rapporti patrimoniali tra i coniugi 1.Effetti della separazione sui rapporti patrimoniali tra i coniugi 1. [I]. Il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a vantaggio del coniuge cui non sia addebitabile la separazione [151 2] il diritto di ricevere dall'altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri [548 1, 585 1]. [II]. L'entità di tale somministrazione è determinata in relazione alle circostanze e ai redditi dell'obbligato. [III]. Resta fermo l'obbligo di prestare gli alimenti di cui agli articoli 433 e seguenti [438 2]2. [IV]. Qualora sopravvengano giustificati motivi il giudice, su istanza di parte, può disporre la revoca o la modifica dei provvedimenti di cui ai commi precedenti [710 c.p.c.].
[1] Articolo così sostituito dall'art. 37 l. 19 maggio 1975, n. 151. [2] Gli originari commi IV, V, VI sono abrogati dall'art. 1, comma 2, lett. a), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il citato decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".Si riporta il testo anteriore alla suddetta modificazione: « Il giudice che pronunzia la separazione può imporre al coniuge di prestare idonea garanzia reale o personale se esiste il pericolo che egli possa sottrarsi all'adempimento degli obblighi previsti dai precedenti commi e dall'articolo 155. - La sentenza costituisce titolo per l'iscrizione dell'ipoteca giudiziale ai sensi dell'articolo 2818. - In caso di inadempienza, su richiesta dell'avente diritto, il giudice può disporre il sequestro di parte dei beni del coniuge obbligato e ordinare ai terzi, tenuti a corrispondere anche periodicamente somme di danaro all'obbligato, che una parte di esse venga versata direttamente agli aventi diritto». Precedentemente la Corte cost., con sentenza 31 maggio 1983, n. 144 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'originario comma 6 «nella parte in cui non prevede che le disposizioni ivi contenute si applichino a favore dei figli di coniugi consensualmente separati» e successivamente con sentenza 19 gennaio 1987, n. 5 «nella parte in cui non prevede che le disposizioni ivi contenute si applichino ai coniugi consensualmente separati»; e con sentenza 6 luglio 1994, n. 278 «nella parte in cui non prevede che il giudice istruttore possa adottare, nel corso della causa di separazione, il provvedimento di ordinare ai terzi debitori del coniuge obbligato al mantenimento, di versare una parte delle somme direttamente agli aventi diritto» e, ancora, con sentenza 19 luglio 1996, n. 258 «nella parte in cui non prevede che il giudice istruttore possa adottare, nel corso della causa di separazione, il provvedimento di sequestro di parte dei beni del coniuge obbligato al mantenimento». InquadramentoL'art. 156 c.c., nella versione oggi vigente per effetto delle modifiche apportate dalla legge 151 del 1975, ha elettivo riguardo ai soli rapporti patrimoniali tra i coniugi, per effetto della pronuncia di separazione. Assegno di mantenimentoPer effetto della pronuncia di separazione, il giudice può riconoscere a uno dei coniugi il diritto a percepire un assegno di mantenimento, stabilendone la periodicità. I presupposti del diritto in questiono sono: da un lato, che la separazione non sia addebitabile al coniuge richiedente l'assegno, dall'altro, che l'avente diritto non abbia adeguati redditi propri. Come noto, secondo la giurisprudenza consolidata della Suprema Corte, l'assegno di separazione deve tendere a ricostituire il tenore di vita goduto in costanza di convivenza di matrimonio. Indice di tale tenore di vita può essere anche solo il divario reddituale attuale tra i coniugi. L'acquisizione contemporanea della giurisprudenza è, però, che la conservazione del precedente tenore di vita coniugale costituisca un obiettivo solo tendenziale (Cass. n. 18200/ 2006), dovendosi tenere conto degli effetti della disgregazione familiare, in primis, l'impoverimento dei partners. Per effetto della separazione, infatti, marito e moglie si trovano ad affrontare più spese vive e viene meno la possibilità di sopportare, in comune, i costi fissi. Questo dato non può essere ignorato in quanto deve essere consentito al coniuge onerato di tenere un tenore di vita tendenzialmente analogo a quello goduto prima della separazione (Cass. n. 14081/2009). È bene ricordare «la totale autonomia dei giudizi di separazione e divorzio e la diversa natura dei relativi assegni» (Cass. n. 5481/ 2013): infatti, la determinazione dell'assegno di divorzio, alla stregua dell'art. 5 della legge 1 dicembre 1970 n. 898, modificato dall'art. 10 della legge 6 marzo 1987 n. 74, è indipendente dalle statuizioni patrimoniali operanti, per accordo tra le parti e in virtù di decisione giudiziale, in vigenza di separazione dei coniugi, poiché, data la diversità delle discipline sostanziali, della natura, struttura e finalità dei relativi trattamenti, correlate e diversificate situazioni, e delle rispettive decisioni giudiziali, l'assegno divorzile, presupponendo lo scioglimento del matrimonio, prescinde dagli obblighi di mantenimento e di alimenti, operanti nel regime di convivenza e di separazione, e costituisce effetto diretto della pronuncia di divorzio, con la conseguenza che l'assetto economico relativo alla separazione può rappresentare mero indice di riferimento nella misura in cui appaia idoneo a fornire utili elementi di valutazione (Cass. n. 25010/2007). Nemmeno l'assegno divorzile può tradursi in una impropria rendita di posizione nel senso di essere riconosciuto, tout court, per il divario reddituale trai coniugi, realizzandosi, per tal via, una alterazione della funzione dell'assegno divorzile che travalica il limite della ragionevolezza (v. Trib. Firenze, ordinanza 22 maggio 2013). È corrente l'opinione nel senso, però, che l'assegno di separazione costituisca il «tetto massimo» dell'eventuale futuro assegno divorzile. GaranzieL'art. 156 c.c. munisce l'assegno di mantenimento di specifiche garanzie: in primo luogo, il giudice può imporre al coniuge di prestare idonea garanzia reale o personale se esiste il pericolo che egli possa sottrarsi all'adempimento degli obblighi previsti a suo carico, per coniuge o figli. In secondo luogo, in caso di inadempienza, su richiesta dell'avente diritto, il giudice può disporre il sequestro di parte dei beni del coniuge obbligato e ordinare ai terzi, tenuti a corrispondere anche periodicamente somme di danaro all'obbligato, che una parte di essa venga versata direttamente agli aventi diritto. Il regime delle garanzie è, oggi, unificato in seno al cd. “rito unitario” introdotto dal dlgs n. 149 del 2022 in seno agli artt. 473-bis.36 e ss c.p.c. Riforma CartabiaIl decreto legislativo n. 149 del 2022 (cd. Riforma Cartabia) ha modificato il codice di procedura civile prevedendo, in particolare, nuove disposizioni nel libro II, titolo VI-bis ove sono state introdotte: «Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», cd. pPMF). Quanto al campo di applicazione del nuovo rito unitario – che non è più un procedimento speciale – l'art. 473-bis c.p.c. prevede che le disposizioni contenute nel nuovo titolo IV-bis si applichino a tutti i procedimenti (di natura contenziosa) relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del tribunale ordinario, di quello per i minorenni e del giudice tutelare, salvo che non sia diversamente stabilito e salve le esclusioni espressamente indicate dallo stesso articolo. Queste riguardano, in particolare, sia i procedimenti che in questa materia siano espressamente sottoposti dal legislatore ad altra disciplina processuale, sia i procedimenti volti alla dichiarazione dello stato di adottabilità, dei procedimenti di adozione dei minori, sia, infine, i procedimenti (di diversa natura e oggetto) attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. La clausola generale di esclusione del rito unitario poggia le basi su due circostanze: 1) che il procedimento “non sia contenzioso”; 2) che sia “diversamente stabilito”.. In virtù della cd. Riforma Cartabia, il procedimento per le garanzie che assistono gli obblighi alimentari e di mantenimento è ora regolato specificamente dalle norme di cui agli artt. 473-bis.36 e ss c.p.c. BibliografiaBuffone, Fondo a tutela del coniuge in stato di bisogno (DM 15 dicembre 2016) in Guida dir. 2017, 7, 13 e ss; Cian, Trabucchi - a cura di -, Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro, Matrimonio in Comm. S. B., artt. 84 - 158, Bologna - Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta - a cura di -, Codice della famiglia, Milano, 2015. |