Codice Civile art. 237 - Fatti costitutivi del possesso di stato1.Fatti costitutivi del possesso di stato1. [I]. Il possesso di stato risulta da una serie di fatti che nel loro complesso valgano a dimostrare le relazioni di filiazione e di parentela fra una persona e la famiglia a cui essa pretende di appartenere. [II]. In ogni caso devono concorrere i seguenti fatti: che il genitore abbia trattato la persona come figlio ed abbia provveduto in questa qualità al mantenimento, all'educazione e al collocamento di essa. che la persona sia stata costantemente considerata come tale nei rapporti sociali. che sia stata riconosciuta in detta qualità dalla famiglia23.
[1] L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo la «Sezione II: "Delle prove della filiazione legittima"» con il «Capo II: "Delle prove della filiazione"». [2] L’art. 12, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154 ha modificato il comma. Il testo precedente recitava: «In ogni caso devono concorrere i seguenti fatti: che la persona abbia sempre portato il cognome del padre che essa pretende di avere; che il padre l'abbia trattata come figlio e abbia provveduto in questa qualità al mantenimento, alla educazione e al collocamento di essa; che sia stata costantemente considerata come tale nei rapporti sociali; che sia stata riconosciuta in detta qualità dalla famiglia». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. [3] La Corte costituzionale, con sentenza 21 dicembre 2016, n. 286, pubblicata in G.U. n. 52 del 28 dicembre 2016, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma desumibile dal presente articolo nella parte in cui non consente ai coniugi, di comune accordo, di trasmettere ai figli, al momento della nascita, anche il cognome materno. Inquadramento.L'art. 237 fornisce le indicazioni esplicative di quel possesso di stato che la disposizione precedente considera come prova legale dello stato di figlio subordinatamente all'indisponibilità dell'atto di nascita. L'una e l'altra di queste norme avevano un significato di rilevanza pratica in momenti storici nei quali non era raro che le persone fossero prive di certificazioni relative alla loro nascita ed alla loro paternità. Oggi esse conservano un valore soprattutto storico e di supplenza. In particolare, l'art. 237 descrive le condizioni che determinano il possesso dello stato di figlio facendo riferimento ad alcuni degli elementi che avevano identica rilevanza nel diritto romano: la fama e il tractatus. Gli elementi in fatto invocati per evidenziare queste situazioni, da chi pretende di avere lo stato di figlio, sono da riferire non soltanto al soggetto nei cui confronti è rivolta la pretesa ma a tutto il nucleo familiare; e devono costituire il riflesso di una considerazione estesa ai terzi che vengono in contatto con il nucleo familiare. Il quadro che ne risulta deve descrivere una posizione protratta nel tempo: la sua continuità è rivelatrice di un atteggiamento perdurante e rispondente ad una situazione di verità condivisa. Per impossibilità oggettiva, non può esigersi il tractatus paterno se il figlio è nato postumo. Ugualmente, non può chiedersi il tractatus materno se la donna è morta dopo il parto (Cattaneo, 152). Il possesso di stato vale come prova soltanto nel difetto dell'atto di nascita; esso ha valore di prova legale ma opera in posizione di sussidiarietà. L'atto di nascita è prova documentale; il possesso di stato risulta da una serie di indizi che devono essere apprezzati congiuntamente. Ciascuno di questi indizi costituisce oggetto di prova. La prova può essere fornita con qualunque mezzo, fatta eccezione per la confessione e per il giuramento, trattandosi di diritti che sono indisponibili. Non è, però, necessaria la proposizione di una azione di status (Cattaneo, op. cit., 149; Cicu, 868; De Filippis, 898). La giurisprudenza di merito attribuisce al giudice il potere di utilizzare circostanze fattuali anche diverse da quelle menzionate nella disposizione in esame. Il tenore letterale di questa è comunque chiaro nell'esigere che gli elementi in essa indicati debbano sussistere tutti e debbano essere apprezzati nel loro complesso. Ciascuno dei detti elementi indiziari deve costituire oggetto di prova. Si è escluso, ad esempio, che fosse sufficiente provare la maternità per poi invocare la presunzione di paternità e farne desumere lo stato di figlio del marito della madre (Cass. n. 1126/1969). Nel giudizio non è consentito il deferimento del giuramento decisorio (Cass. I, n. 2465/1993) e neppure è consentita la prova per interrogatorio formale diretto ad ottenere la confessione del fatto decisivo per il disconoscimento (Cass. I, n. 8087/1998). 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