Codice Civile art. 248 - Legittimazione all'azione di contestazione dello stato di figlio. Imprescrittibilità (1) (2).

Francesco Bartolini

Legittimazione all'azione di contestazione dello stato di figlio. Imprescrittibilità (1) (2).

[I]. L'azione di contestazione dello stato di figlio spetta a chi dall'atto di nascita del figlio risulti suo genitore e a chiunque vi abbia interesse (3).

[II]. L'azione è imprescrittibile [2934 2].

[III]. Quando l'azione è proposta nei confronti di persone premorte o minori o altrimenti incapaci, si osservano le disposizioni dell'articolo precedente.

[IV]. Nel giudizio devono essere chiamati entrambi i genitori [102 c.p.c.].

[V]. Si applicano il sesto comma dell'articolo 244 e il secondo comma dell'articolo 245 (4).

(1)L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo la «Sezione III: " «Dell’azione di disconoscimento e delle azioni di contestazione e di reclamo di legittimità» con: «Capo III. "Dell’azione di disconoscimento e delle azioni di contestazione e di reclamo dello stato di figlio"»

(2) Rubrica sostituita dall'art. 20, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Il testo recitava: «Legittimazione all'azione di contestazione della legittimità. Imprescrittibilità». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. L'articolo era già stato sostituito dall'art. 99 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(3) Comma sostituito dall'art. 20, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Il testo recitava: «L'azione per contestare la legittimità, spetta a chi dall'atto di nascita del figlio risulti suo genitore e a chiunque vi abbia interesse». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

(4) Comma inserito dall'art. 20, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

Inquadramento

La disposizione dettata dall'art. 248 era riferita, prima della riforma del diritto di famiglia disposta dal d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154, all'azione di contestazione dello stato di figlio legittimo, risultante dall'atto di nascita. Dopo la soppressione di ogni differenza in ordine allo status dei figli essa è attualmente riferibile alla contestazione dello stato di figlio, tout court, quale risulta dall'atto di nascita. Per il resto la norma è stata lasciata invariata, nelle sue articolazioni, salvo per l'introduzione dell'ultimo comma, che richiama alcune disposizioni degli articoli precedenti.

La normativa di cui all'art. 248 completa quella contenuta nell'art. 240, che dell'azione di contestazione indica i presupposti. In proposito va ricordato che i presupposti dell'azione di contestazione sono costituiti dalla asserita supposizione di parto o dalla pretesa avvenuta sostituzione di neonato; e che l'azione non ha per scopo la contestazione della paternità ma l'esistenza del matrimonio tra i genitori o la maternità: vale a dire, le circostanze dalle quali risulta applicabile la presunzione di paternità e sulla quale è fondato l'atto di nascita. In ordine alla legittimazione, questa spetta a chi dall'atto di nascita risulta essere il genitore ed a chiunque vi abbia interesse. L'espressione utilizzata a quest'ultimo proposito può apparire eccessivamente generica, in quanto attributiva di legittimazione a «chiunque»: si è ipotizzato che si sia voluto far intendere che per i genitori l'interesse ad agire si presume e non deve darsene prova in giudizio (Cattaneo, 213). Sussiste, tuttavia, contrasto in ordine alla prova dell'interesse ad agire negli altri legittimati. La giurisprudenza di merito ha escluso che in proposito sussista un onere di prova e ha affermato che l'interesse può essere anche di natura morale (Trib. Milano, 30 aprile 1958). La dottrina afferma, invece, che l'interesse deve essere apprezzabile e attuale (Bianca, 382). Tra i legittimati attivi si ritiene non sia compreso il pubblico ministero.

Il richiamo, quanto alla legittimazione attiva, agli artt. 244, sesto comma, e 245, secondo comma, comporta che:

- l'azione di contestazione può essere promossa da un curatore speciale nominato dal giudice, assunte sommarie informazioni, su istanza del figlio minore che ha compiuto i quattordici anni ovvero del pubblico ministero o dell'altro genitore, quando si tratta di figlio in età inferiore;

- quando il figlio si trova in stato di interdizione ovvero versa in condizioni di abituale grave infermità di mente, che lo renda incapace di provvedere ai propri interessi, l'azione può essere promossa da un curatore speciale nominato dal giudice, assunte sommarie informazioni, su istanza del pubblico ministero, del tutore o dell'altro genitore;

- quando si trovano nelle situazioni di cui sopra altri soggetti legittimati, l'azione può essere proposta da un curatore speciale, previa autorizzazione del giudice.

Legittimati passivi sono i titolari del rapporto di filiazione, genitori e figlio, litisconsorti necessari nel giudizio. L'art. 248 non detta indicazioni precise, sul punto, e si limita a disciplinare il caso in cui manchi, per morte, o non abbia capacità di agire, per minore età o per infermità, la parte contro la quale l'azione deve essere esercitata. Per questi casi è disposto che:

- se la persona da convenire in giudizio (padre, madre o figlio) è premorta, l'azione è proposta nei confronti delle persone indicate nell'art. 246 (cioè coloro che sono legittimati passivi all'azione di disconoscimento, in quanto identificati dalla trasmissione, ad essi, dell'azione per la morte del titolare originario di questa: ascendenti, discendenti, coniuge, ecc...) o, in loro mancanza, nei confronti di un curatore nominato dal giudice;

- se la persona da convenire in giudizio è minorenne o interdetta per infermità di mente, l'azione è proposta nei confronti di un curatore speciale nominato dal giudice; se la detta persona è un minore emancipato o inabilitato, l'azione è proposta contro la stessa, assistita da un curatore nominato dal giudice.

La giurisprudenza ha precisato che il preteso padre naturale del figlio che, nato da madre coniugata, abbia lo stato di figlio legittimo del marito di questa, in forza dell'atto di nascita, non ha legittimazione alla contestazione di tale paternità legittima, di cui all'art. 248, perché questa disposizione ha carattere residuale e non trova applicazione con riguardo alle fattispecie in cui si mette in discussione la paternità, compiutamente regolate dagli artt. 243-bis e 244, in tema di disconoscimento della paternità (Cass. I, 4035/1995; Cass. I, 25/1989, entrambe riferite all'art. 235, poi sostituito dall'art. 243-bis). L'azione di contestazione di cui all'art. 248 ha natura di disposizione residuale, per le contestazioni diverse da quelle inerenti alla paternità (Cass. I, 9463/1995). La sua sfera di applicazione va circoscritta alle ipotesi di contestazione non contemplate da altre disposizioni specifiche; quando l'azione di contestazione mira a mettere in discussione la paternità del marito deve farsi utilizzo dell'azione di disconoscimento di paternità (Cass. I, 3259/2000; Cass. I, 25/1989).

Diritto intertemporale

L'art. 35 del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, di riforma del processo civile, dispone che le  nuove norme si applicano ai procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023; le nuove norme sulle impugnazioni con appello si applicano ai gravami proposti successivamente alla stessa data. Ai procedimenti pendenti a tale data continuano ad applicarsi le norme  in quel momento vigenti.  

Bibliografia

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